Nella bozza di Costituzione europea solo un accenno alla materia e nessun riferimento esplicito dell’esistenza di un Sistema statistico europeo. Eppure, è già stata raggiunta una notevole integrazione tra sistemi nazionali e un ulteriore passo avanti servirebbe a dare a politici e operatori strumenti migliori per competere con gli altri grandi paesi industrializzati. Il riconoscimento di una statistica comunitaria e la definizione dei principi sui quali si deve basare sono invece fondamentali per lo sviluppo della democrazia oltreché dell’economia.

Nella bozza di Costituzione europea che verrà discussa nella prossima Conferenza intergovernativa è stato inserito un riferimento alla statistica, interamente mutuato da quanto già scritto nel Trattato di Amsterdam.

Un riferimento che appare del tutto insufficiente ad assicurare un netto miglioramento del sistema statistico europeo nel breve-medio termine. Non garantisce quindi una produzione statistica di qualità comparabile con quella disponibile negli altri grandi paesi industrializzati (in primo luogo gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia).
Purtroppo, l’attenzione dei media e dei policy makers sembra oggi concentrata unicamente sulle difficoltà gestionali di Eurostat. Manca invece una visione strategica per la statistica europea, con il rischio che la situazione, invece di migliorare, si deteriori rapidamente. È una preoccupazione che si avverte sia in sede internazionale, sia nell’ambito degli Istituti nazionali di statistica.

Un sistema senza fondamento giuridico

Ciò che abitualmente si definisce “Sistema statistico europeo” – cioè l’insieme dell’Ufficio statistico delle Comunità europee (Eurostat), degli Istituti nazionali di statistica (Ins) e degli altri soggetti pubblici fornitori di dati statistici (per l’Italia, l’Inps, l’Inail, etc.) – non ha alcuna base giuridica.
Ciononostante, grazie allo spirito di partnership instaurato tra queste istituzioni, ai finanziamenti erogati per lo sviluppo della statistica comunitaria e nazionale, all’adozione di nuove tecnologie, la situazione della statistica comunitaria è migliorata sensibilmente nel corso degli ultimi dieci anni, sostenendo fondamentali processi politici ed economici come l’Unione monetaria e l’allargamento dell’Unione ai nuovi paesi.

La statistica europea, in altre parole, rappresenta uno dei pochi casi in cui l’integrazione effettiva è andata ben al di là di quella codificata in norme giuridiche.
Questa evoluzione ha mostrato a tutti i vantaggi e l’inevitabilità di un approccio sistemico. A confermarlo sono proprio i paesi che fino a pochi anni fa difendevano unicamente le proprie prerogative di autonomia in campo statistico, e che oggi si trovano nel gruppo di chi spinge per una maggiore integrazione dei sistemi nazionali e la nascita di un vero e proprio “Sistema statistico europeo”.

Nel marzo 2003, il Comitato per il programma statistico (Cps, il comitato Eurostat nel quale siedono i presidenti e i direttori generali degli Ins) ha proposto di emendare il testo del Trattato di Amsterdam, per confermare l’importanza della statistica comunitaria e dei principi sui quali essa si deve basare e per introdurre esplicitamente il riferimento all’esistenza di un Sistema statistico europeo (Sse) (1). Nonostante il supporto di molti politici europei per la formulazione delCps, la Convenzione non ha ritenuto opportuno accettare la proposta e ha confermato il testo preesistente.

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I rischi di sottovalutare la statistica

Per i non addetti ai lavori tutto ciò può sembrare poco importante, ma due esempi possono aiutare a rendere più evidenti i rischi associati al mantenimento dell’attuale testo.

Il primo è il consistente ritardo con il quale vengono pubblicati, rispetto ai dati americani, gli indicatori necessari per monitorare l’evoluzione ciclica dell’economia europea. Citato spesso dagli analisti e dai policy makers (in primo luogo, la Banca centrale europea) come una delle cause della percezione generale secondo la quale l’economia europea “segue” quella americana e non viceversa, questo ritardo ha motivazioni di carattere tecnico, ma soprattutto istituzionale. È chiaro, infatti, che il processo di produzione degli indicatori europei basato sulla pura aggregazione dei dati nazionali non riuscirà mai a essere altrettanto tempestivo del sistema americano, pensato per fornire i risultati di un’intera economia. D’altra parte, per passare a un sistema simile a quello americano è necessario adottare approcci statistici pienamente coerenti tra i paesi e differenziare il ruolo di Eurostat e quello dei singoli paesi, sviluppare cioè un approccio “sistemico”.

Un secondo esempio riguarda la globalizzazione e lo sviluppo di relazioni tra imprese residenti in diversi paesi dell’Unione. Le legislazioni nazionali sulla protezione della confidenzialità delle informazioni raccolte per motivi statistici consentono (a certe condizioni) lo scambio tra istituti pubblici di uno stesso paese, ma (in generale) non ammettono lo scambio con altri sistemi statistici. Di conseguenza, l’assenza di una connotazione “sistemica” per l’insieme dell’Unione europea impedisce una rappresentazione accurata ed efficace dei risultati economici di porzioni importanti delle economie europee, ponendo gli operatori e i policy makers europei in condizioni svantaggiate rispetto a quelle prevalenti negli Stati Uniti, in Canada o in altri grandi paesi.

Le difficoltà di Eurostat

Se l’Europa intende veramente raggiungere gli obiettivi concordati alcuni anni fa a Lisbona, e fare dell’Unione europea una economia e una società basata sulla conoscenza e leader a livello mondiale, deve dotarsi di un sistema statistico degno di questo nome, avanzato sul piano tecnologico e istituzionale.
Esiste poi un fattore “congiunturale” che dovrebbe imporre ai politici europei maggiormente interessati allo sviluppo dell’Unione un’azione rapida ed efficace per lo sviluppo del Sistema. È rappresentato dalle difficoltà nelle quali oggi si trova Eurostat a seguito delle indagini su presunte anomalie di carattere amministrativo.
Comunque finisca questa vicenda, il danno all’immagine di Eurostat e della statistica europea è già stato rilevante. Peraltro, è molto probabile che nei prossimi mesi vengano decisi tagli di bilancio e di attività, mentre potrebbero tornare alle Direzioni generali che le finanziano altre funzioni svolte oggi da Eurostat.

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Il risultato finale di una tale riorganizzazione sarebbe quindi una perdita di coerenza e qualità complessiva delle statistiche europee e una difficoltà ancora maggiore a fronteggiare nuove sfide conoscitive. Con danni gravissimi per la collettività europea e internazionale, visto il ruolo strategico che la statistica pubblica svolge nella “società dell’informazione”.

Un chiaro riferimento nella nuova Costituzione al Sistema statistico europeo e ai principi fondamentali per il suo funzionamento sarebbe un contributo fondamentale per dare finalmente un’adeguata sostanza giuridica e organizzativa a una funzione fondamentale per la democrazia, la qualità della politica e lo stesso sviluppo economico della Unione. Si eviterebbe inoltre di disperdere un patrimonio faticosamente (e in modo lungimirante) accumulato nel corso dell’ultimo decennio.

(1) Il testo proposto è articolato in due commi:

1. Measures for the production and dissemination of official statistics of the European Union (European Statistics), where necessary for the performance of the tasks of the Union, shall be laid down by Law, without prejudice to Article 5 of the Protocol of the Statute of the European System of Central Banks and the European Central Bank.

2. The European Statistical System shall comprise the Union’s Statistical Service and the National Statistical Institutes and other statistical authorities of the Member States. It shall produce and disseminate European Statistics in conformity with the principles of relevance, reliability, impartiality, professional independence, equality of access, statistical confidentiality and cost-effectiveness; and it shall not entail excessive burden on respondents.

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