L’intenzione di diminuire i costi della brevettazione è certamente lodevole. Ma l’abolizione delle tasse di deposito e mantenimento non è la strada da intraprendere. Il provvedimento non incentiverà l’innovazione delle Pmi. Anzi rafforzerà la posizione delle grandi imprese straniere. Si dovrebbe invece puntare alla armonizzazione delle norme internazionali e impegnarsi per una rapida realizzazione del tanto atteso “brevetto comunitario”. Il precedente Governo non ha brillato per la sua iniziativa in questo campo. Speriamo che il nuovo sappia fare di meglio. La Finanziaria 2006, ai commi 351 e 352, dispone labrogazione di tutte le tasse di deposito, pubblicazione e rinnovo di brevetti per invenzione e per modelli di utilità, nonché per i modelli e disegni ornamentali. È un provvedimento deciso quasi a fine legislatura, che avrà effetti nellimmediato futuro. Vale dunque la pena tornare a discuterne. Interventi estemporanei È la seconda volta che un provvedimento in materia di proprietà intellettuale giunge del tutto inaspettato, per il tramite incongruo della legge Finanziaria. Chi beneficia dellabolizione Per capirlo, limitiamoci a discutere dei brevetti dinvenzione. Per saperne di più Legge 23 dicembre 2005, n. 266 “Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge finanziaria 2006)”. Gu n. 302 del 29-12-2006-Suppl. ordinario n. 211. (1) Vedi la sua intervista al New York Times del 23 gennaio 2006. (2) Cespri-Idc (2006), “Intellectual property: a key tool for European competitiveness”, workshop proceedings
La prima volta era stata nel 2001, con lestemporanea introduzione del “privilegio accademico” per la brevettazione dei risultati della ricerca universitaria, poi parzialmente ritrattata a seguito di proteste e osservazioni critiche provenienti da giuristi, economisti e imprenditori. In quelloccasione, si era sottolineato come liniziativa del Governo italiano fosse in controtendenza rispetto alle iniziative intraprese, nel medesimo campo, dagli altri paesi europei.
Con queste norme, però, il Governo Berlusconi sembra aver agito in controtendenza con se stesso. Come già rilevato da Francesco Daveri, ancora nel febbraio 2005 il decreto legislativo n. 7 aveva introdotto un aumento di circa il 30 per cento per le tasse ora eliminate. A marzo 2005, poi, è entrato in vigore il nuovo Codice della proprietà industriale (decreto legislativo n. 30 del 10.2.2005), ovvero il tanto atteso testo unico che raccoglie e unifica le innumerevoli leggi, si conta fossero più di quaranta, in materia di proprietà industriale accumulatesi in oltre cinquanta anni di storia repubblicana.
A prima vista labolizione delle tasse brevettuali può apparire utile per incentivare linnovazione, soprattutto della piccola e media impresa: se brevettare costa meno, anche gli inventori di pochi mezzi e molto ingegno potranno finalmente proteggere le proprie invenzioni, ed essere incentivati a produrne sempre di più.
In realtà, questo provvedimento genererà effetti completamente differenti, se non opposti. La sua principale conseguenza sarà il rafforzamento della posizione di mercato delle imprese straniere in Italia, a discapito delle compagnie del nostro paese, proprio nei settori maggiormente innovativi.
La maggior parte dei brevetti validi in Italia sono estensioni, sul nostro territorio, di quelli internazionali detenuti per lo più da imprese straniere, soprattutto multinazionali.
In seguito alla cancellazione delle tasse di mantenimento, nessun brevetto verrà abbandonato prima della sua scadenza, anche quando giacesse inutilizzato. Può sempre darsi, ragionerà il detentore, che qualche impresa italiana, magari media o piccola, scopra come sviluppare o mettere a frutto la mia tecnologia; e per farlo, dovrà pagarmi una royalty o scambiare il suo potenziale brevetto con il mio. Le aziende italiane che vogliano sviluppare un progetto innovativo correranno sempre più il rischio di incappare in soluzioni tecniche già protette da brevetti inutilizzati, ma rinnovati grazie alla convenienza derivante dallabolizione delle tasse di mantenimento; o di dover subire azioni legali, costose anche ove fossero vinte, per presunte infrazioni.
Peggio ancora, labolizione delle tasse di deposito genera un incentivo alla proliferazione dei cosiddetti brevetti-spazzatura, ovvero brevetti a basso valore inventivo realizzati prevalentemente per ostacolare e limitare lattività dei concorrenti. Nei paesi, come lItalia, dove lesame delle domande di brevetto è limitato agli aspetti formali, sono già numerosi. Senza tasse, lItalia rischia di diventare un paradiso “brevettale” e cè da temere una vera e propria esplosione. Tra laltro, le tasse servono a finanziare loneroso processo desame: come si potrà ora migliorare e rendere rigoroso lesame di tutte le domande?
Labolizione delle tasse brevettuali comporterà anche un aggravio, seppur modesto, dei conti pubblici. In primo luogo, perché le spese desame delle domande di brevetto saranno interamente a carico dello Stato. Secondo, perché in base ai vigenti accordi internazionali lo Stato italiano deve comunque versare allUfficio brevetti europeo una cifra concordata per ogni brevetto europeo esteso e mantenuto in vita in Italia, per un ammontare complessivo che, in tempi recenti, si è aggirato attorno ai 25 milioni di euro annui.
Infine, il provvedimento lede limmagine dello Stato italiano in un momento molto critico, nel quale si punta al rilancio della nostra economia e del cosiddetto made in Italy. Labolizione delle tasse brevettuali, infatti, non trova riscontro nella normativa di nessuno Stato al mondo. Ed è stata criticata dal capo economista dellUfficio brevetti europeo, Bruno Van Pottelsberghe, perché in netta controtendenza rispetto allimpegno della Comunità europea, per unarmonizzazione delle regole in materia di proprietà industriale. (1)
Lintenzione di diminuire i costi della brevettazione è certamente da lodare. Ma la strada da intraprendere, almeno in Europa, non è quella della riduzione delle tasse, bensì quella della armonizzazione delle norme internazionali. Più che cercare di forzare la logica economica dei brevetti nazionali, è importante impegnarsi per una rapida realizzazione del tanto atteso “brevetto comunitario”. (2) Il precedente Governo non ha brillato per la sua iniziativa in questo campo. Speriamo che il nuovo sappia fare di meglio.
http://www.governo.it/GovernoInforma/Dossier/finanziaria_2006/index.html
Meller P. (2006), “As Europe Tries for United Patents, Italy moves alone, New York Times 17 gennaio.
Moshinsky B. (2006a), “Italy’s filing fee halt triggers criticism”, Managing Intellectual Property Weekly News, 23 gennaio 2006. E “Italy halts patent fees amidst criticism”, Managing Intellectual Property Monthly News, febbraio 2006.
Ordine dei consulenti in proprietà industriale (2006), “Codice dei diritti di proprietà industriale – Relazione Illustrativa”, http://www.ordine-brevetti.it/codicePI/Relazione_illustrativa.htm
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