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Un “tesoretto” per chiudere con la finanza creativa

Secondo gli ultimi dati del ministero del Tesoro, il miglioramento nei conti pubblici del 2007 rispetto alle stime del giugno scorso è di circa 40 miliardi. Meno della metà è attribuibile alla Finanziaria appena varata. E un ruolo l’ha svolto la ripresa economica. E’ bene comunque evitare correzioni di rotta e utilizzare le risorse aggiuntive solo per abbattere il debito. Semmai, vale la pena rimuovere l’ultima operazione di finanza creativa: il dirottamento del Tfr all’Inps, che scoraggia il decollo della previdenza complementare.

C’è un “tesoretto” al ministero del Tesoro. Ma è un vero miglioramento nei conti o solo un’ulteriore revisione delle stime? Secondo gli ultimi dati del ministero dell’Economia, il miglioramento nei conti pubblici del 2007 rispetto alle stime del giugno scorso è di circa 40 miliardi. Meno della metà è attribuibile alla Finanziaria appena varata. Fin quando non si spiega il perché di questo “miracolo”, è bene evitare correzioni di rotta rispetto ad essa e utilizzare le risorse aggiuntive solo per abbattere il debito. Se proprio si vuole intervenire, vale la pena rimuovere l’ultima operazione di finanza creativa: il dirottamento del Tfr all’Inps. Questa misura sta scoraggiando il decollo della previdenza integrativa ed è un trucco contabile che maschera l’andamento effettivo dei nostri conti pubblici. La vera lezione da trarre dal miracolo del 2006 è che la mancata trasparenza è un’arma a doppio taglio.

I dati della Trimestrale

Tecnicamente, la presentazione congiunta e integrata della Trimestrale di cassa e della Relazione previsionale e programmatica è un fatto positivo. Molte piccole riforme della pubblica amministrazione si possono fare con aggiustamenti di questo tipo. Ed è anche un passo importante nella direzione della semplificazione nella rendicontazione.

Il miglioramento della finanza pubblica presentato è impressionante.
Il disavanzo delle pubbliche amministrazione previsto per il 2007 è pari al 2,3 percento. Ma il dato più appariscente riguarda l’andamento dell’avanzo primario, ossia l’indebitamento al netto degli interessi sul debito pubblico. A maggio 2006, prima del decreto Visco-Bersani, l’avanzo primario per il 2007 era stimato vicino allo zero per cento. Mentre dovrebbe essere intorno al tre per cento per ridurre il debito pubblico. Nelle nuove stime l’avanzo primario è previsto al 2,6 per cento.
Il miglioramento netto, in soli dieci mesi, è quindi pari a quasi 40 miliardi di euro. La Finanziaria e la manovra estiva dovrebbero aver corretto il disavanzo del 2007 per 15-20 miliardi. E il resto? Delle due l’una. O si è compiuto un vero miracolo, un vero e proprio “turnaround”, a una velocità di attuazione forse irraggiungibile anche per i migliori gestori del settore privato. Oppure è evidente che l’analisi della scorsa estate era troppo pessimista.

L’effetto della ripresa economica è certamente importante. Tenendone conto, il recupero è meno clamoroso. L’indebitamento netto, depurato dagli effetti del ciclo e al netto delle misure una-tantum, si riduce nel biennio 2006-2007 di 1,8 punti percentuali, vale a dire lo 0,2 per cento di riduzione in più rispetto a quanto negoziato con la Commissione europea nel luglio 2005. L’applicazione del nuovo Patto di stabilità appare quindi perfetta. È un fatto positivo, per il paese, che un accordo stipulato da un governo in uscita sia mantenuto dal governo entrante.
Il miglioramento non è peraltro dovuto a un contenimento della spesa. È invece legato alle maggiori entrate. L’incremento strutturale viene stimato dalla Trimestrale in 8-10 miliardi. Se fosse davvero così, si sarebbe riusciti a sostituire le famose una-tantum presenti nei conti degli ultimi anni.
Ma in base a quale ragionamento si ritengono strutturali entrate che fino a pochi mesi fa non venivano neanche previste? È vero che una sottostima delle entrate c’è stata anche in Germania, Spagna, Irlanda e Svezia. Molti di questi governi hanno però dato spiegazioni chiare. In Germania, ad esempio, si sostiene che l’aumento delle entrate è legato a una crescita di consumi in anticipazione di un imminente incremento dell’Iva. Gli 8-10 miliardi di cui parla il ministero del Tesoro vengono ritenuti strutturali nell’introduzione della relazione, mentre più avanti sono definiti come residuali, rimancando giustamente che “non è possibile né prudente considerare tale residuo come interamente strutturale”.

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Abolire il trasferimento del Tfr

Il dibattito politico è ora incentrato su cosa fare del “tesoretto”. L’elenco delle possibili richieste di spese o dei possibili tagli di imposte, è molto ampio. Sommandole tutte si arriva a una manovra netta, tra minore entrate e maggiore spese, che potrebbe arrivare a 24 miliardi e mezzo (si veda la tabella qui sotto), più grande di quella dell’ultima Finanziaria e di senso opposto. 
Ma non bisogna affatto dare il senso di una correzione di rotta. La nostra proposta è semplice: abolire il trasferimento forzoso del Tfr presso l’Inps.
Come abbiamo ampiamente discusso in autunno, quella sul Tfr resta la vera misura “impresentabile” della Finanziaria per il 2007. Un debito per le imprese che si trasforma in un’entrata dello Stato: secondo la stampa finanziaria internazionale un trucco di bilancio e di finanza creativa che molto è costato, in termini di immagine e credibilità, al nostro paese. Lo stesso ministero riconosce che l’intervento concorre ad aumentare la pressione fiscale, e la sua entità rappresenta un chiaro rischio di attuazione per il 2007. Si utilizzino allora le risorse per correggere quella stortura. Tanto più che sta scoraggiando i lavoratori dal dirottare il Tfr ai fondi pensione, mentre la previdenza integrativa è una delle grandi sfide dell’Italia. Si utilizzi il tesoretto per chiudere con la finanza creativa. È fondamentale per il futuro dei giovani lavoratori.

Un ulteriore segnale di cautela, a tenere alta l’attenzione sul debito, senza indulgere in nuove spese, è legato all’andamento del fabbisogno della pubblica amministrazione.
Nel 2006, il fabbisogno è stato pari al 3,7 percento, superiore di 1,3 punti percentuali all’indebitamento netto, a causa di una regolazione di debiti pregressi. In altre parole, lo Stato e gli enti locali avevano decine di miliardi di impegni di spesa non ancora onorati. Quanti altri ce ne saranno? Non scordiamoci che la dinamica del debito dipende dall’andamento della cassa, e quindi dal fabbisogno. È sul debito la vera sfida per la politica economica.

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LE RICHIESTE

STIME IN MILIARDI DI EURO

ABOLIZIONE SCALONE

4

9

AMMORTIZZATORI SOCIALI e ONERI FIGURATIVI TEMPORANEI

3

INNALZARE PENSIONI MINIME A 640 EURO

2

ICI PRIMA CASA

3

AFFITTI TASSATI AL 20%

2

RIDUZIONE DELL’IRES
(ogni punto di aliquota)

1

INCENTIVI ALLA CONTRATTAZIONE DECENTRATA

2

4

DETASSAZIONE DEGLI AFFITTI PER I GIOVANI

0.5

TOTALE COSTO RICHIESTE(1)

17.5

24.5

(1) Ventilata anche MANCATA REVISIONE DEI COEFFICIENTI di TRASFORMAZIONE che costerà fino a 2 punti di PIL (circa 30 miliardi di euro).

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10 commenti

  1. giuseppe

    Questo è l’articolo più preciso, centrato e lapidario che ho mai letto sul vostro sito. Provo solo un po’ di invidia: vorrei essere io l’autore. Congratulazioni.

  2. Paolo Bizzarri

    Salve,

    leggo di innumerevoli proposte su come usare il presunto “tesoretto” che lo Stato si ritrova nelle proprie casse.
    Non sarebbe più sensato redistribuire il tesoretto, in proporzione alle tasse pagate dalle varie categorie sociali?
    Uno degli elementi forti di questo governo è la lotta all’evasione fiscale. Lotta che, a detta dello stesso ministro dell’Economia, è necessaria per ridurre la pressione fiscale.
    Non avrebbe quindi senso incentivare la fedeltà fiscale degli italiani?
    Il rischio è, altrimenti, di accrescere la spesa “politica” (ossia, la spesa sui cui pesa il controllo da parte dei partiti).

    • La redazione

      Perchè riesca davvero a ridurre le tasse questo governo deve dimostrarsi capace di ridurre la spesa pubblica, compito su cui ha fallito il governo precedente.

  3. Marco D'Egidio

    Vorrei sapere (giacchè non se ne parla più a tutti i livelli) che ne è stato dei cantieri bloccati per mancanza di soldi. Se ricordo bene, il trasferimento del Tfr all’Inps era motivato come una misura straordinaria per far ripartire i lavori pubblici e finanziare le nuove infrastrutture. Allora, per farsi un’idea un po’ più chiara, forse occorrerebe sapere se (e quanti) soldi sono serviti allo scopo dichiarato. Grazie

  4. FRANCO BONACCHNI

    spiegatemi perchè la manovra sul tfr dovrebbe essere eliminata? i debiti delle imprese? un dato interessante sarebbe analizzare l’evasione contributiva all’inps da parte delle imprese.
    sarebbe quella sufficiente per ripianare.
    vanno secondo me diminuite, e di corsa, le aliqote fiscali e nel contempo aumentata la possibilità di dedurre pre i privati (vedi anche altre spese per la produzione del reddito e per i figli). non ultimo il sostegno alle famiglie con figli che studiano (es. contributo per gli affitti agli studenti oppure per studi all’estero. Io ho un figlio che fa un anno in america ed il costo è totale a mio carico, non posso detrarre neanche le tasse scolastiche americane.

    cordiali saluti

    • La redazione

      non proponiamo di annullare lo smoibilizzo del tfr. al contrario vorremmo che i laviratori fossero messi in condizione di scegliere serenamente se lasciare il tfr presso l’impresa o spostarlo a un fondo pensione. l’operazione tfr all’imps è un trucco contabile che trasforma quello che presso le imprese è un debito (il tfr) in una entrata dello stato. saranno poi come al solito i giovani a pagare questo debito mascherato.

  5. carmine granato

    Complimenti agli autori dell’articolo. Per premio ve lo pubblico nel mio http://www.edupress.it
    nel quale pubblicizzo anche la manifestazione trentina alla quale auguro un grande successo.
    Il Tesoretto? Finirà come sempre: governo debole & corporazioni forti quindi….spumante per tutti all’osteria dello Schioppa!

  6. Giovanni Fazio

    Trovo l’articolo chiaro e fondato sia nelle premesse sia nelle ipotesi di utilizzo della (lieve) eccedenza di entrate che si sta registrando.

    In effetti, il trasferimento del TFR all’INPS costituisce un’anomalia di bilancio che sarebbe bene eliminare, se non altro per eleganza contabile, dato che va in pratica a mascherare un indebitamento dello Stato mentre sottolinea solo l’aspetto di reperimento delle fonti: per questo mi pare che sia anche stato visto (sbagliando, ma la colpa è di chi l’ha attuato) come un’ulteriore forma impositiva.

    Nella sostanza, a me pare che in definitiva per i lavoratori non ci siano nè benefici nè sacrifici, in quanto si tratta solo della sostituzione di un debitore (la loro azienda) con un altro (l’INPS): una sorta di espromissione per legge.

    Per questo non mi è chiaro il motivo per cui affermate che questa misura “…sta scoraggiando i lavoratori dal dirottare il Tfr ai fondi pensione”: ma qui è possibile che io non abbia raccolto il senso delle tesi da voi esposte nell’articolo, per cui mi farebbe piacere potermi chiarire questo piccolo punto oscuro.

  7. Andrea

    Sono uno studente di economia, da quello che mi è stato insegnato nei corsi di economia sono giunto a trarre una conclusione:
    una delle prime cose che ho imparato, è che se una società, ipotizziamo quotata in borsa, a fine di un anno risulta con i bilanci positivi e quindi in grado di distribuire dividendi, deve in primis iniziare a coprire il debito che ha – se è elevato – ed in seguito pensare ai dividendi!!…non capisco come il governo voglia “distribuire” i soldi a famiglie, imprese ecc…, iniziamo a ragionare come se il paese fosse un’impresa, e cercando di non restare sempre gli ultimi in Europa (v. debito, ricerca…)…che poi questi soldi in imprese sono tutto un “bel dire”, perchè lo sviluppo economico deriva dall’innovazione e dalla ricerca e non riscontro molti fondi in questo!…la mia idea personale è che i soldi destinati ad famiglia imprese e quant’altro, sia solo una scusa usata dai politici per far un “bel vedere”.
    complimenti per l’articolo, è sviluppato in maniera completa e di facile lettura.

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