Il punto su cui il vertice di Bruxelles doveva trovare una soluzione era quello delle regole di voto in Consiglio. Dire che il sistema della doppia maggioranza sarà adottato tra dieci anni equivale a dire che non entrerà mai in vigore. Proprio come vuole il governo polacco. Perché per quella data si danno due possibilità. O il meccanismo attuale avrà provocato un fallimento tale che le regole dovranno essere riviste ben prima del 2017. Oppure i ventisette Stati membri avranno imparato a farlo funzionare e non ci sarà alcuna necessità di cambiarlo.

È stato un vertice europeo lungo e burrascoso, ma alla fine il compromesso è arrivato. L’accordo raggiunto dai capi di Stato e di governo è descritto nelle Conclusioni della presidenza tedesca, dove si delinea ciò che sarà chiamato il Trattato di riforma e si convoca una Conferenza intergovernativa per definirne i dettagli. Sulla base delle sole Conclusioni non è possibile un’analisi approfondita del compromesso raggiunto: il diavolo, si sa, è nei dettagli. E i diabolici dettagli non si conosceranno fino alla conclusione dei lavori della Conferenza (presumibilmente per la fine del 2007).
Una cosa è chiara, tuttavia: sulle regole di voto ha vinto la Polonia. Non è l’esito che appare dai titoli dei giornali, ma è il risultato ovvio dopo un minimo di riflessione e di inquadramento storico. Prima il background e poi la logica.

Il background storico

Semplificando la storia per chiarire la logica, la ragione principale del Trattato costituzionale (che possa riposare in pace) era di assicurare che l’Europa allargata potesse mantenere la capacità di agire in modo efficace e con piena legittimità. Era necessario, dopo che il Trattato di Nizza del 2001 – l’ultimo che avesse come obiettivo una riforma delle istituzioni europee – aveva ingarbugliato la questione, in particolare sul punto critico delle regole di voto in Consiglio. Il groviglio era così fitto che i leader europei hanno iniziato a riformare le regole di voto del Trattato di Nizza ancor prima di averle sperimentate nella pratica. Il risultato di questo sforzo sono state le regole di voto indicate nella bozza di Costituzione, bocciate dai leader europei nel dicembre 2003 (allora era stata la Spagna a opporsi al sistema della doppia maggioranza). I dettagli delle regole di voto indicate nella bozza di Costituzione furono rinegoziati nel 2004, soltanto per essere respinti dalle “macchinazioni” democratiche di Francia e Olanda.
Il background è importante perché ci dice che la riforma cruciale – il punto che richiedeva una soluzione – erano le regole di voto in Consiglio. La presidenza tedesca voleva salvare lo schema a doppia a maggioranza previsto dalla Costituzione, la Polonia voleva passare alla regola della radice quadrata. Nelle Conclusioni non c’è nessun accenno alla proposta polacca, e ciò potrebbe indurci a pensare che la Polonia abbia perso. Ma non è così: la Polonia ha vinto. Il compromesso prevede di mantenere le regole di voto del Trattato di Nizza fino al 2017. Per la verità sarebbe fino al 2014, ma una di quelle strane disposizioni che escono dai vertici le estende in pratica fino al 2017. (2)

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Rimandare per non attuare

Ora passiamo alla logica. Rimandare di dieci anni il passaggio al sistema della doppia maggioranza è un modo elegante per dire che probabilmente non sarà mai adottato. Mantenere le regole del Trattato di Nizza per altri dieci anni implica due possibili risultati: a) le regole di Nizza falliranno miseramente e inevitabilmente nei prossimi anni e dovranno essere riviste prima del 2017; oppure b) l’Unione Europea con 27 e più Stati membri troverà un modo per far funzionare le regole di Nizza, e in tal caso nessuno vorrà passare nel 2017 al sistema a doppia maggioranza.
Nel 2017, la Turchia sarà entrata nell’Unione o sarà sul punto di farlo. Per quella data sarà il paese europeo più popoloso (almeno secondo le previsioni di crescita della popolazione): il passaggio al sistema a doppia maggioranza renderebbe la Turchia lo Stato membro più potente dell’Unione Europea. È una prospettiva che o bloccherà l’ingresso della Turchia o porterà i leader futuri a ripensare quello che allora – nel 2017 – apparirà come un compromesso affrettato e ben poco lungimirante, concluso per ragioni che saranno ricordate soltanto dagli addetti ai lavori da figure di capi di Stato ormai sbiadite nelle nebbie della storia. È impossibile dire quale delle due ipotesi si avvererà. Personalmente, scommetterei il mio denaro sull’ipotesi a), ma le considero quasi alla pari. La presupposizione che le regole di Nizza non possano funzione è, per l’appunto, una presupposizione. C’è qualche evidenza che il processo decisionale sia stato più difficoltoso dopo l’allargamento e l’introduzione delle regole di Nizza: ma non c’è stato nessun deragliamento decisionale in stile Thatcher da quando sono entrate in vigore nel novembre 2004.
Soltanto il tempo potrà dire se i leader europei hanno trovato una soluzione per il fallimento del Trattato di Nizza o se hanno messo le basi per un nuovo fallimento che dovrà poi essere risolto da chi verrà dopo di loro. In ogni caso, il governo polacco può stappare lo champagne.

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(1) Per un’analisi più approfondita si vedano i miei quattro articoli sull’argomento pubblicati su VoxEu.org
(2) Queste sono le parole esatte: “Il sistema di voto a doppia maggioranza quale convenuto in sede di Cig del 2004, prenderà effetto il 1 novembre 2014, data fino alla quale continuerà ad applicarsi l’attuale sistema di maggioranza qualificata delle [regole del Trattato di Nizza]. Successivamente, durante un periodo transitorio fino al 31 marzo 2017, quando una decisione dovrà essere adottata a maggioranza qualificata, un membro del Consiglio può chiedere che la decisione sia presa in base alla maggioranza qualificata ai sensi [nelle regole del Trattato di Nizza] dell’attuale Tce”.
È come dire che vostro figlio riceverà la sua paghetta solo fino al 2014, a meno che non la chieda, nel qual caso potrà continuare ad averla fino al 2017. Ho sostituito la dizione [regole del Trattato di Nizza] al riferimento legale al particolare articolo del Trattato di Roma e successive modifiche (formalmente chiamato Trattato che istituisce la Comunità europea). Da notare che la questione del “freno a mano” 2014-2017 è stato sollevata per la prima volta la scorsa settimana da VoxEu.org da Gros, Sebastian Kurpas e Mika Widgren.

* Testo in inglese disponibile su www.voxeu.com

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