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Tagli non parole!

A quasi cinquecento giorni dal suo insediamento, dopo che la spesa pubblica è cresciuta di quasi il 4 per cento in termini reali, il ministro dell’Economia pubblica un Libro verde, privo di indicazioni operative, a parte il caso della giustizia. A venti giorni dalla presentazione della Finanziaria suona come una ammissione di impotenza. Bene allora interrogarsi su come verranno trovati i 14 miliardi per coprire le “spese eventuali”.  Utile la riclassificazione del bilancio dello Stato. Ma la vera riforma sarebbe l’abolizione del bilancio tendenziale.

Gli appelli e le messe

Il Libro verde sulla spesa pubblica reso pubblico giovedì scorso dal ministero dell’Economia parla più ai ministri che al paese. Formula un accorato appello al concorso di “passione politica e amministrativa” che non può che essere rivolto ai titolari di dicasteri e autorità locali, gli unici a poterle esercitare congiuntamente. Quanto l’appello possa trovare ascolto, lo si intuisce dalle reazioni del ministro Mastella: “senza soldi non si cantano le messe”. Il timing, del resto, non poteva essere peggiore. I tagli alla spesa pubblica richiedono, come riconosce lo stesso documento, un orizzonte più lungo delle tre settimane che ci separano dalla presentazione della Legge Finanziaria. Un simile esercizio andrebbe fatto al di fuori di un’imminente sessione di bilancio.

Quali indicazioni operative?

Difficile che il documento sia la premessa per “passare dalla conoscenza all’azione” anche perché solo su giustizia e università fornisce indicazioni operative. Per l’università, le proposte sono le stesse del patto proposto dal governo agli atenei il 2 agosto scorso (questa parte del Libro verde è in gran parte un “taglia e incolla” di quel documento), che ha inferto un duro colpo a qualsiasi speranza di migliorare la qualità della spesa in questo campo. Solo al massimo l’1,5 per cento dei fondi (il 30 per cento del 5 per cento) potrà un giorno essere distribuito guardando ai risultati della valutazione degli atenei. E questa valutazione avverrà (quando mai avverrà) sulla base di criteri astrusi tanto quanto gli acronimi coniati dal ministro dell’Università (l’Anvur che dovrebbe rimpiazzare il Cnvsu e il Civr). E pensare che bastava soltanto aggiornare la valutazione fatta due anni fa.
Più promettenti le indicazioni sul fronte della giustizia, dove si prospetta un accorpamento dei tribunali, che dovrebbe portare a recuperi di efficienza, più che a risparmi di spesa nell’immediato. In prospettiva potrà comunque ridurre le richieste di aumento di organici della magistratura. E, in ogni caso, la spesa per la giustizia conta per circa l’1 per cento della spesa pubblica.

Il comma 507

Molti in questi giorni si ostinano a discutere se convenga tagliare prima la spesa o prima le tasse, Bene mettersi il cuore in pace: il Libro verde ci conferma che non ci sarà alcuna riduzione di spesa nel bilancio 2008.
Lo si evince guardando al modo trionfale con cui viene descritta l’operazione comma 507 della Finanziaria 2007. Avrebbe dovuto tagliare del 10 per cento gli stanziamenti ai ministeri, lasciando a questi ultimi la facoltà di stabilire su quali programmi incidere. Leggendo attentamente il testo, si intuisce però che i tagli previsti dal comma colpivano ancora un volta i consumi intermedi (sì, sempre quelli), che in realtà i tagli “non erano tutti vincolanti” e che “vi era carenza di incentivi a riallocare le risorse dopo il taglio” (pagina 89). Eppure l’operazione viene presentata come un successo che ha portato a un “sostanziale risparmio per lo Stato”. Peccato che non ci sia una sola indicazione quantitativa sui risparmi nei singoli ministeri. Se questo è il grande successo del comma 507, ci preoccupa il solo pensiero di quello che può essere successo agli altri (1600) commi della Finanziaria 2007.

Leggi anche:  Un po' di Pil in più

Verso la Finanziaria

Oggi abbiamo non due, ma tre scenari di finanza pubblica: il tendenziale, lo scenario a politiche invariate e il programmatico. Il fatto è che nel Dpef il governo ha indicato un obiettivo di finanza pubblica coerente con la situazione a “legislazione vigente”. Il bilancio tendenziale a legislazione vigente, uno dei concetti meno trasparenti della nostra finanza pubblica, indicava un disavanzo pari al 2,2 per cento del Pil. Tra le pieghe del Dpef è venuto invece a galla il concetto di “bilancio a politiche invariate”. Si tratta di 21 miliardi indicati nel Documento che non rappresentano tecnicamente legislazione vigente, bensì programmi di spesa in qualche modo inderogabili, senza che nei tre mesi seguenti al Dpef si sia capito di che cosa si tratti. Nessun ulteriore dettaglio è stato nel frattempo fornito su cosa vi sia dietro ai generici titoli di questa tabella, che riproponiamo qui sotto a beneficio dei nostri lettori.

Tabella III.13: Tassonomia delle spese “eventuali” (milioni di euro)

 

2008

2009

2010

IMPEGNI SOTTOSCRITTI*

 

Tavolo di concertazione su previdenza e lavoro (1)

1,000

1,000

1,000

Contratti pubblico impiego (inclusa scuola)

2,354

561

561

Cooperazione allo Sviluppo – Fondo AIDS e IDA XIV

750

150

150

Totale categoria 1

4,104

1,711

1,711

 

 

PRASSI CONSOLIDATE*

 

 

 

Ferrovie dello Stato

4,000

3,500

3,500

ANAS

1,000

1,500

1,500

ENAV

30

30

30

POSTE

130

130

130

Fondo compensazione effetti limiti di impegno

800

1,000

1,000

Risorse perla prossima tornata contrattuale del pubblico impiego

da definire

Proroga agevolazioni fiscali

1,200

1,500

1,500

Totale categoria 2

7,160

7,660

7,660

 

 

Totale (cat. 1+2)

11,264

9,371

9,371

Ipotesi di nuove iniziative (Categoria 3)*

10,000

10,000

10,000

Totale complessivo (Cat 1+2+3)

21,264

19,371

19,371

 

 

(*) Si tratta di un elenco indicativo dei principali interventi mirante esclusivamente a dare un ordine di grandezza. In particolare per la categoria 2 e 3 si tratta di indicazioni di massima e non di specifiche quantificazioni.

(1) Aggiuntivi ai 1500 già considerati con il provvedimento di giugno (cfr riquadro Sezione III.3)

Fonte: DPEF 2008-2011

In questi giorni non si parla più dei 21 miliardi, bensì di 14 miliardi di spesa da coprire. Perché? Affacciamo due ipotesi. La prima è che sia stato fatto un taglio vero, togliendo ai 21 miliardi della tabella qui sotto i 7 miliardi delle cosiddette “prassi consolidate”. Se così fosse, saremmo in presenza di un coraggioso ripensamento. Sarebbe comunque una riprova della nebulosità del concetto di “politiche invariate”: non abbiamo infatti avuto notizia di scelte politiche che comportino tagli dei trasferimenti alle ferrovie, Anas, Enav, Poste. eccetera.
La seconda ipotesi è quella che riteniamo più probabile. Grazie alla crescita delle entrate, il ministero si sta preparando nuovamente a rialzare, attraverso la nota di aggiornamento del Dpef, il tendenziale delle entrate per il 2008. Questo significa che il nuovo “tesoretto” è già stato interamente destinato a finanziare circa 7 miliardi di “spese eventuali“.

Operazione trasparenza

Non è davvero più rinviabile l’operazione trasparenza sui nostri conti pubblici che da anni ci chiedono tutti, a partire dalle organizzazioni internazionali.
L’unica vera e buona notizia del Libro verde è nell’appendice, che presenta la riclassificazione del bilancio dello Stato in 34 missioni e 169 programmi. È un’operazione che abbiamo a suo tempo auspicato e saremmo felici di scoprire che davvero non ci sono più le tabelle A, B, C, D e F e così via della Finanziaria, ma solo una struttura per programmi, cui corrisponda un’effettiva attribuzione di responsabilità. Ma il mistero della Tabella III.13 conferma che la vera operazione trasparenza si avrebbe abolendo il bilancio tendenziale o “a legislazione vigente”. Sia la Commissione Europea che il Fondo monetario internazionale svolgono l’attività di monitoraggio ignorando il tendenziale. Sembra invece che in via XX Settembre si stia andando nella direzione opposta.

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Scuole, voti e competenze

  1. Marcello Corongiu

    Meglio tagliare prima le spese o ridurre prima le tasse? Diceva M. Friedman: “sono a favore del tagli di tasse in ogni circostanza e per qualsiasi motivo, ogni volta che è possibile. E’ l’unico modo per diminuire le spese”.

  2. Adriano Sala

    Il libro verde non indica un taglio importante: le 149 pagine del libro stesso. Nel 2007 la burocrazia usa ancora i Promessi Sposi come riferimento linguistico. Per forza … parole, non tagli.

  3. Alessandro Abati

    Purtroppo, in generale, la metodologia con cui viene sviluppata la ‘Finanziaria’ (o National Budget) in Europa si basa su metodi di budgetting inefficaci e, soprattutto nel nostro Paese, grazie anche al forte tasso di ‘ideologizzazione’ di ogni scelta da farsi, ancorché economica, sembra piuttosto che la ricchezza forzatamente raccolta tra i contribuenti sia una torta da fare a fette. Semplicemente perché i soldi a disposizione vanno spesi. Dimenticando che fra gli interessi pubblici superiori, ci sono anche i diritti dei tax-payers (perché i soldi sono loro) ad avere in cambio: quanto promesso in campagna elettorale ed anche value for money.
    E’ curioso che nei Paesi in via di sviluppo e nelle transition economies vengano adottate metodologie di National Budgetting molto più efficaci, per cui ogni ‘moneta’ impiegata nella spesa pubblica (corrente o capitale) debba essere giustificata da un significativo stimato miglioramento di alcuni parametri di performance (sociali, economici, ambientali) della PA o del territorio o della qualità della Vita dei cittadini (una Finanziaria ‘performance based’?). Ma desta ancor più stupore il fatto che tra i principali estensori di queste metodologie, compaia anche l’Unione Europea. L’Europa ha imparato ad insegnare agli altri quello che a lei sembra impossibile mettere in pratica.

  4. Giacomo Dorigo

    Io come cittadino senza una laurea in economia vorrei che il governo mi desse cifre davvero comprensibili. In particolare vorrei conoscere le seguenti:
    totale della spesa pubblica in termini assoluti;
    totale della spesa pubblica in relazione al PIL;
    aumento del totale della spesa pubblica in termini assoluti e in relazione al PIL da un anno all’altro;
    Infine come la spesa totale viene ripartita tra i vari settori, che nella mia ingenuità dovrebbero corrispondere ai ministeri (giustizia, interni, esteri, sanità, educazione, ecc.) in modo che io possa capire quale ministro è responsabile di cosa, e come essa aumenti o diminuisca anno per anno.

  5. adrianog

    E’ solo su questo tasto che bisogna battere, soluzioni efficaci ,di cui molti politici conoscono l’esistenza e non solo la brava Milena Gabanelli di Report. Esempi puo’ farne numerosi anche l’uomo della strada quello che sfila alle manifestazioni ed ai cortei di Grillo. Ieri uscendo dal mio ufficio – pubblica amministrazione- ascoltavo due militari che discutevano di "pensione privilegiata" . Non sono il solo a sapere che esiste e non servira’ necessariamente la Gabanelli a farcela conoscere. E pensare che in questi giorni tanto si dibatte sul Welfare con lunghe discussioni su lavori usuranti e accesso alla pensione (quella normale stavolta) . C’e’ molto da discutere su provvedimenti , di elargizione di denaro pubblico a caste e lobby del nostro sistema di previdenza. E allora forza coraggio signori della politica soluzioni efficaci anche se impopolari! Grazie

  6. Andrea Chiari

    La campagna moralistica contro i dipendenti pubblici lavativi mi convince a metà. Se i fanulloni si mettessero a lavorare sarebbe peggio: inventerebbero nuovi modi per spendere soldi. Se stanno a casa non fanno danni. In realtà non basta chiedere efficienza ai lavoratori, bisogna ridurre le competenze e snellire le procedure. Meglio, abolirne molte. Che senso ha tenere centinaia di impiegati (anche zelanti) a gestire i rimborsi del gasolio ai contadini, fonte di truffe inenarrabili? Riconoscente agli agricoltori una detrazione fiscale e chiudete il baraccone. Così vale per la legge 488 e per molte procedure europee (dove i controlli sono ad altissima densità burocratica, spesso per importi in gioco modesti). Ci sono interi settori (i corsi di formazione professionale) che le regioni (quelle del sud non ne parliamo) gestiscono male, con sprechi enormi. Tagliamo tutto il comparto e rafforziamo, semmai, le scuole professionali statali, con più mezzi e migliori professori. Insomma, l’approccio di Ichino mi sembra parziale. Forse ci vuole la mannaia: blocco del turn over, divieto ad assumere precari, meno soldi, ma – soprattutto – taglio delle funzioni e delle competenze pubbliche

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