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IN MORTE DELL’ICI

L’abolizione dell’Ici è una vittoria dell’apparenza sulla sostanza. Proprio perché l’imposta riguarda l’80 per cento degli italiani, dovrebbe essere chiaro che gli stessi beneficiari dovranno pagare in altre forme quello che è presentato come un regalo. Il minor gettito dei comuni sarà compensato con trasferimenti dal centro. Ma mentre l’Ici si autoregola, un sussidio per definizione genera una domanda unanime di incremento. Tutto fa pensare che nella manovra su imposte nazionali per sostituirne una locale non ci sia alcun guadagno né di efficienza né di equità.

Abolire l’imposta comunale sugli immobili sulla prima casa. Silvio Berlusconi mantiene l’impegno elettorale, e fin qui merita un applauso; ma si tratta di un pessimo impegno. Èstata una rincorsa al peggio (promessa di Berlusconi nel 2006, forte riduzione da parte del governo Prodi, e ora abolizione totale), da ricordare a lungo come esempio di cattiva manovra tributaria e come vittoria dell’apparenza sulla sostanza.

UN’IMPOSTA CON LE CARTE IN REGOLA

Per spiegare tale tesi, già esposta su queste colonne , va premesso che non c’è paese al mondo in cui la finanza locale non sia alimentata in buona parte dalle imposte sugli immobili, comprese le prime case. Il perché è intuibile. A differenza delle imposte sui redditi e sui consumi, l’Ici non fa litigare i comuni perché la casa sta con certezza da una parte o dall’altra. La casa è poi beneficiaria di una quota importante della spesa locale: spese per viabilità, trasporti, illuminazione, arredo urbano, sicurezza, e così via.
L’Ici si presenta quindi in regola con il principio tributario del beneficio – si paga in relazione al vantaggio ricevuto dalla spesa pubblica – che nella finanza locale esercita ancora un grande ruolo. Può inoltre essere resa moderatamente progressiva attraverso detrazioni alla base, che fanno sì che il pagamento cresca più che proporzionalmente con il valore. Si rispetta così anche il principio costituzionale della capacità contributiva: paga chi può, indipendentemente dai benefici individuali ricevuti, a parte che anche un’Ici strettamente proporzionale genera un gettito progressivo rispetto al reddito, perché i patrimoni risultano più concentrati dei redditi.
Non meno importante il ruolo dell’Ici ai fini della buona gestione della “res publica”. Al pari della tassa dei rifiuti solidi urbani, ma con un raggio di azione più ampio, consente infatti ai cittadini di farsi un’idea fondata del rapporto costi benefici dell’attività pubblica e quindi di giudicare correttamente il governo locale e di calibrare la domanda politica: chiedere più servizi e più tasse o meno servizi e meno tasse, se si ritiene di avere una giunta efficiente; oppure pretendere più efficienza e, in prospettiva, cambio di maggioranza, se si ritiene di avere una giunta incapace. In sintesi, l’Ici è l’ onere condominiale pagato dagli abitanti di quel vasto condominio che è la città: costoso ma educativo strumento di informazione e di partecipazione.

L’ILLUSIONE TRIBUTARIA

Ma ciò che sorprende e mortifica in questa storia è il risvolto psicologico. L’Ici sulla prima casa riguarda l’80 per cento degli italiani. Tutti felici, quindi. Ma proprio perché sono tanti, anzi sono quasi tutti i contribuenti dato che il restante 20 per cento è rappresentato in media da famiglie con bassi redditi, dovrebbe essere chiaro che gli stessi beneficiari dovranno in altre forme pagare ciò che viene loro presentato come un regalo. Tecnicamente si parla di “illusione tributaria”, ossia di errata percezione che fa credere a benefici superiori o a costi inferiori rispetto alla realtà. Non è la prima e non sarà l’ultima, ma è probabilmente la più vistosa illusione tributaria che si ricordi in tempi recenti. Fa specie che a nessuno venga in mente di chiedere agli abolizionisti di destra e di sinistra come sarà compensato il minor gettito. Con trasferimenti dal centro,ovviamente. Quindi, senza sacrificare i servizi pubblici locali. Ma i conti tornano solo in un primo momento: in seguito, chi e come regolerà la dinamica del sussidio? Un’Ici si autocontrolla, perché il sindaco deve soppesare la popolarità resa dai maggiori servizi con l’impopolarità  creata dalla più pesante imposta. Un sussidio per definizione non basta mai sul piano politico e genera una domanda unanime di incremento, alimentando tensioni tra centro e periferia. E comunque, dove il governo troverà i fondi per i comuni? Si spera che nessuno voglia aumentare il debito pubblico, interrompendo quel cammino doloroso ma virtuoso di risanamento avviato da Tommaso Padoa-Schioppa. Ed è difficile pensare a drastiche e immediate riduzioni di spesa pubblica. Non restano quindi che le grandi imposte sui redditi, gli affari e i consumi. Cambia poco se si ipotizza un aumento di tali imposte oppure se, immaginando un maggior gettito generato dalla crescita economica o dalla lotta all’evasione, si ipotizza una loro mancata riduzione. In ogni caso, si tratta di una manovra su imposte nazionali che sostituisce un’imposta locale. E tutto fa pensare che non ci sia alcun guadagno né di efficienza né di equità. Di sicuro, l’effetto è negativo sotto il profilo del federalismo fiscale sia perché si indebolisce l’autonomia locale sia perché affidarsi al prelievo nazionale significa accentuare e non riequilibrare il flusso di risorse che dal Nord va al Sud.
Detto tutto questo, va aggiunto che le prime stime di caduta del gettito, rispetto all’Ici già ridotta da Prodi, vanno da 1,7 a 2,1 miliardi di euro. Si tratta di una caduta importante, ma non tale da destabilizzare il sistema. Nessuna tragedia, quindi. Ma sia chiaro che è un passo indietro, non un passo avanti.

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47 commenti

  1. Bruno Stucchi

    L’ICI e’ una tassa sul patrimonio, indipendente dal reddito. I Comuni i servizi (pattumiera, mense scolastiche ecc.) li fanno pagare extra, tutti. La polizia urbana si mantiene con le multe (andate a vedere il bilancio di qualsiasi comune del Nord Italia). Meglio tornare all’ILOR, correttamente applicata pero’. Il resto e’ moonshine.

  2. marcello sassoli

    Ma questa abolizione ha l’aria di essere un’abolizione demagogica. Se il federalismo fiscale esplicherà i suoi benefici, questi lo saranno né nell’oggi né nel domani. Attendiamoci anni molto duri, perchè l’eliminazione (relativa) dell’assistenzialismo lascia aperti i problemi.

  3. filippo crescentini

    Visto che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa si farà con decreto (cosi ha detto ancora oggi il futuro capo del governo) sarà altamente improbabile quello che nell’articolo viene dato per sicuro, ovvero che i Comuni possano vedere soddisfatto il loro bisogno di trovare nei trasferimenti dal bilancio dello Stato la corripondente compensazione alla minore entrata dell’ICI (sulla base dei dati del mio Comune le minori entrate totali ammontano a circa 2,4 miliardi).

  4. massip

    Si otterrà quello che si poteva ottenere:i possessori di immobili di pregio (che sottintendono,generalmente un maggior reddito) riceveranno un regalo, che verrà pagato da chi l’ici comunque non la paga già più quest’anno. D’altronde era una promessa elettorale, basata su un’ assunto:l’abolizione dell’ici è immediatamente visibile, un aumento di qualche tassa, imposta, o che altro lo è meno.

  5. alessio

    Mi sembra una perfetta manovra finanziaria berlusconiana! Tutta di facciata ma la sostanza pessima. una perfetta metafora di questo piccolo uomo politico reso grande piu dai tacchi che porta sotto le scarpe che non da ciò che è in grado di fare.

  6. Federico Fontana

    Condivido e aggiungo un altro paio di criticità potenziali. La prima riguarda l’iniqua redistribuzione dei redditi determinata dall’integrale abolizione dell’ICI sulle abitazioni principali, indotta dal fatto che a beneficiarne sono gli immobili di maggior pregio (dopo l’aumento della detrazione concesso dal governo Prodi), verosimilmente di proprietà di soggetti abbienti, mentre il relativo finanziamento, posto a carico della fiscalità generale rischia di gravare anche (se non prevalentemente) sui soggetti con redditi medi e medio-bassi. La seconda criticità è che la stima dei € 2,2 mld di finanziamento necessario a compensare i comuni del minore gettito si basa, appunto, sul puro dato delle minori entrate locali. Tuttavia, l’ICI (soprattutto sulle abitazioni principali) è variamente graduata per aliquote e detrazioni comunali, con la conseguenza che se ci si limita ad un trasferimento erariale compensativo si penalizzano gli enti che sinora si sono dimostrati più virtuosi (contenendo il prelievo fiscale locale) e si favoriscono quelli più inefficienti. L’esatto contrario di quanto si vorrebbe ottenere con il federalismo fiscale, di cui, mi pare, più si parla meno si pratica.

  7. Gianluca Rapuano

    Articolo ineccepibile da ogni punto di vista.Questa è economia:se togli da una parte devi prendere dall’altra, ma gli italiani pensano che evidentemente questi soldi che mancheranno li metterà l’uomo piu ricco d’Italia, che in quanto tale fa regali.Il panorama informativo purtroppo è chiaramente distorto.Tutti gli studi recenti di economia dicono che è necessario realizzare un Ottimo Federlasimo Fiscale, che tra l’altro tanto si è invocato da una parte dell’attuale maggioranza (quota Lega Nord).La misura dell’abolizione dell’ICI va in senso opposto per i motivi descritti nell’articolo.Azzardo:il gettito potrebbe essere coperto da una maggiorazione delle aliquote Irpef locali (che gioco di prestigio!).Lo squilibrio che si avrebbe è che ci sarebbero comuni dove si paga piu di tassazione e comuni dove si paga di meno. Per una ragione contraria all’Ottimo Federalismo Fiscale ciò non solo significa meno equità ma anche possibili "migrazioni" da comuni con tassazione elevata a comuni con tassazione bassa.quest’ultima è solo una delle ragioni per cui l’ICI (imposta sugli immobili, che per definizione non si muovono) realizzava efficienza ed equità al contempo.

  8. Antonino Tramontana

    Sono pienamente d’accordo con il prof. Muraro. L’abolizione dell’ICI sulla prima casa è contraria ad ogni principio di equità e di efficienza tributaria e al tanto invocato (a parole!) federalismo fiscale. L’ho già scritto in un commento ad un precedente articolo. Ma purtroppo in Italia la demagogia e la caccia alla popolarità accomunano i governi di ogni colore politico! E’ un gran brutto segno per le prospettive del nostro Paese nei tempi duri che ci attendono.

  9. AGOSTINO FRAU

    L’ICI è una imposta comunale ed il Comune di solito è anche in grado di controllare che tutti paghino correttamente. La stessa cosa non avviene purtroppo con lo Stato, che non è in grado di controllare che tutti paghino le tasse. Questo potrà portare a gravi ed ingiuste distorsioni e cioè potrà succedere che persone benestanti che abitano in case lussuose, che però non pagano le tasse su tutti i loro guadagni, si vedranno regalare l’abolizione dell’ICI , che verrà finanziata con le tasse pagate dagli onesti cittadini che spesso sono meno benestanti di chi le tasse le evade! La stessa cosa potrà avvenire con le diverse realtà regionali del territorio italiano: i soldi delle regioni dove le tasse le pagano tutti, serviranno a finanziare ll’abolizione dell’ICI nelle regioni dove c’è una forte presenza dell’economia sommersa e delle attività criminali esentasse. Alla faccia del tanto sbandierato federalismo fiscale!

  10. Alessandro Petretto

    Concordo in pieno con il contenuto dell’articolo. La guerra all’ICI è uno degli esempi più fulgidi dei danni che i politici possono, alla ricerca del consenso, provocare al funzionamento dell’economia e dello stesso intervento pubblico. La sostituzione implicita, ma invitabile, dell’ICI, un’imposta a larga base imponibile e sufficientemente rigida, con imposte sui consumi e sull’attività economica, a base imponibile elastica, aumenterà la distorsione, il deadweight loss aggregato, del sistema fiscale, andando nella direzione opposta a quella da tutti auspicata. La politica fiscale per lo sviluppo richiede proprio di ricomporre il sistema fiscale contenenedo i prelievi distorsivi e aumentando quelli più neutrali. Dunque complimenti ai politici abolizionisti!

  11. Mauro

    Commentando l’altro recente thread sul tema ICI ho parlato di arma a doppio taglio. Confermo. Dal punto di vista fiscale è un’imposta che presenta i suoi vantaggi. Vista con riguardo agli effetti indotti sul governo del territorio (punto di vista urbanistico) è una sciagura. La sostituiscano con quello che gli pare, purché tolgano ai sindaci la scusa di dover cementificare l’impossibile.

  12. Marco La Colla

    Tutti ci chiediamo da quale parte i comuni prenderanno le risorse che loro verranno meno con l’abolizione dell’Ici. Tra le varie possibilità, la più probabile sarà quella di aumentare l’Irpef comunale, cosa che permetterà loro di compensare immediatamente il mancato introito dell’Ici. Se ciò avvenisse, i proprietari di prima casa verrebbero beffati, ma ancora di più, coloro che sono in affitto, che vedrebbero aumentare il loro prelievo fiscale, senza però avere goduto precedentemente di alcuna riduzione. Qualcuno sostiene che tale abolizione, potrebbe obbligare i comuni a comportamenti più virtuosi con una conseguente riduzione degli sprechi, ma quello che è già successo quando sono stati ridotti i trasferimenti da parte dello Stato, mi fa ritenere abbastanza probabile la mia ipotesi. In questo caso, verrà preso in considerazione il danno economico conseguente a chi vive in affitto?

  13. Michele Mancini

    Sembra incredibile che un governo che punti molto sul federalismo fiscale attui una manovra di abolizione dell’Ici. Sostituire questa imposta con trasferimenti "a pioggia" da parte del governo centrale (perchè tutti sappiamo che sarà questa la scelta) non fa che allontare dall’obiettivo di una finanza locale più autonoma. Non sorprende il fatto che, con l’abolizione dell’Ici, il governo centrale dovrà esso stesso muovere fondi verso le regioni, intermediando grandi somme e, ovviamente, sottraendo da queste importanti rendite. Una delle poche imposte italiane basaste sul prezzo-beneficio sta per essere cancellata (chissà cosa direbbe De Viti De Marco), il debito pubblico rischia di tornare a crescere, e allora mi chiedo, perchè mai economisti e giornalisti non avvertono il pubblico che da qualche parte quelle entrate dovranno essere recuperate? Perchè mai al pubblico non si da coscienza del fatto che il debito pubblico sta seppellendo le speranze di crescita italiana? Voi economisti dovreste rendere chiaro che le promesse (false) di allentare la pressione fiscale sono inutili se non si da un netto taglio alle spese. Perchè tutto ciò non può essere reso chiaro a tutti?

  14. enzo

    Premesso che sono perfettamente d’accordo con la tesi esposta, credo che l’idea che sta dietro all’abolizione dell’Ici ed alla conseguente riduzione di disponibilità finanziaria per i Comuni, sia quella di privatizzare i servizi attualmente forniti dall’ente pubblico. In altri termini si tratta di trasformare (per molti servizi) i cittadini dei comuni da utenti del Comune a clienti di società private. Che questo sia facilmente realizzabile è altro discorso; probabilmente il risparmio fiscale dei contribuenti sarà minore dell’aumento di spesa per i novelli consumatori.

  15. Laranocchia

    Faccio parte di quel 20% di italiani che non possiedono una casa. Abito in affitto, soluzione che non ho intenzione di mutare, visti i prezzi delle case in vendita, aumentati esponenzialmente negli ultimi anni, e vista la situazione di diversi amici che si sono infilati nel tunnel dei mutui a tasso variabile e si sono visti costretti ad affittare la casa da loro acquistata per poter pagare quei mutui. In un sondaggio presentato da Ballarò il 15 di aprile si rivela che il 26% degli intervistati vorrebbe vedere l’abolizione della tassa come primo atto del nuovo governo. Ora, parlando egoisticamente, non vedo alcun vantaggio per me e per gli altri affittuari ma temo che ESSENDO UNA TASSA COMUNALE i comuni – privati di un importante introito – finiranno per ingegnarsi con altre tasse che non graveranno più solo sui proprietari di casa – ovvero, su coloro che sono bene o male sicuri di avere sempre un tetto sulla testa e di non venire sfrattati (banche permettendo) – ma anche su quel 20% di persone che non possono sobbarcarsi il peso di un mutuo, ovvero le fasce più deboli (che avranno quindi una tassa in più). Egoisticamente spero che il mio comune si rifaccia sugli automobilisti…

  16. antonio petrina

    Vorremmo che il federalismo fiscale tradito dal precedente governo possa risorgere finalmente come previsto dall’art.119 Cost e così ogni ente possa avere una certezza di finanza locale (iva,giochi,imposte,ecc) di spettanza locale, dando alla perequazione solo agli enti virtuosi e non come adesso con un modello perequativo assolutamente irragionevole ed antistorico!

  17. david

    Mi domando cosa ne pensa la lega di questa trovata di trasferire 1) il reddito dal nord al sud 2) di spostare le imposte locali in imposte nazionali. Vorrei vedere la coerenza di una forza che fa dei tributi locali e della autonomia delle regioni una virtu’ e che sbandiera a tutte le occasioni "roma ladrona".

  18. ANTONIO L.

    Volevo fare alcune considerazioni sull’ abolizione delli’ ICI. Secondo il mio pensiero, è sbagliata l’ abolizione totale e indiscriminata di tale imposta, in quanto non mi sembra equo che un pensionato non pagi più ad esempio 100 euro l’ anno per la proprietà di una abitazione e un altro contribuente con reddito netto di 100000 euro, se proprietario non paghi più tale imposta sulla sua "unica e modesta" villa. Tutto questo si ritorcerà contro il pensionato, perchè i comuni in qualche altro modo ci richiederanno tale mancato introito e il povero pensionato non restituirà solo i suoi 100 euro, ma sicuramente di più! Un’ operazione finanziaria di aiuti ai redditi bassi avrebbe dovuto eliminare tale imposta ai contribuenti che hanno redditi inferiori ad un certo importo. In questo modo forse sarebbe stata una vittoria della sostanza sull’ apparenza.

  19. stefano monni

    Ritengo in parte condivisibile l’articolo in esame, tranne per il fatto che l’abolizione dell’ICI sulla prima casa, come peraltro già sostenuto sempre su questo sito, non sia necessariamente da condannare. Ritengo, però, che tale abolizione non possa realizzarsi al di fuori di un reale federalismo fiscale. In un federalismo reale ed efficace, l’abolizione dell’imposta – che in sua assenza potrebbe essere compensata solamente con un inasprimento delle aliquote gravanti sulle seconde case – potrebbe essere compensata da altre fonti di entrata sempre però di pertinenza locale. Con ciò si potrebbe sicuramente ovviare alla pratica ormai inaccettabile dei trasferimenti dal centro.

  20. Giovanni Caruselli

    Direi che l’abolizione dell’ICI sarà certamente più un’illusione che altro, ma se il mancato flusso dell’ICI fosse compensato da una parziale crescita delle imposte progressive, facendo salvi i redditi più bassi, l’operazione potrebbe avere un certo profumo di equità sociale, nel senso che i ricchi potrebbero pagare qualcosa di più per non far pagare l’ICI ai poveri o per fargliela pesare meno. Sbaglio?

  21. Mario Morino

    Come ha osservato il prof. Muraro, l’ICI è moderatamente progressiva. L’abolizione diventa pertanto moderatamente regressiva.
    Che l’eliminazione decisa dal centro sia coerente con un modello di decentramento mi sembra quantomeno difficile da pensare.

  22. Alfonso Parziale

    Sarà possibile reintrodurre un’imposta sulla rivalutazione degli immobili ? Si parla sempre di tassazione sulle rendite finanziare, ma in Italia si stanno accumulando fortune fatte di appartamenti in centro. Un’imposta del genere (credo) non credo possa poi essere gestita a livello locale; oltretutto, creerebbe una disparità tra le zone, ma una diseguaglianza compensatrice nella gestione dei valori degli immobili.

  23. GIANCARLO MAZZONE

    E’ indubbio che l’Italia dovrebbe elevare il livello di responsabilità e di partecipazione nella gestione della "cosa pubblica". La scelta di abolire l’ICI sulla prima casa conduce nella direzione opposta. Infatti i cittadini non sono più chiamati a contribuire per i servizi loro resi dagli enti locali per le unità abitative da essi abitate, mentre gli amministratori pubblici dipendono in maggior misura da entrate ripartite a livello nazionale. Spezzare questi legami nel territorio significa attenuare e allontanare senso di responsabilità e di partecipazione sia dei cittadini, sia degli amministratori locali.

  24. michele

    L’ICI è un’imposta tipicamente (e spietatamente) patrimoniale. Incide sul valore dell’immobile a chiunque appartenga e non somiglia ad una tassa più di ogni altra imposta. La possibilità di "personalizzarla" con detrazioni è modesta, laboriosa e costosa per qualcuno (ma è una manna per commercialisti e CAF). Se si vuole difenderla, come credo necessario, meglio usare il vecchio e buon argomento delle esigenze di gettito, in riferimento da un lato alla larghezza della base imponibile (80%, appunto), che permette al Fisco di risparmiare sulle aliquote, e dall’altro all’incallita incapacità di tassare a dovere (cioè equamente e in modo efficiente) redditi e attività produttive, certo più significative si fini dela capacità contributiva di cui all’art. 53 Cost. Ma se fosse così, e se davvero il sacrificio per il Fisco risultasse non insopportabile, come in sostanza afferma alla fine la nota, il "taglio" in questione non sarebbe solo (come si è visto) un ottimo argomento elettorale, ma, persino, un fattore di equità fiscale. E sarebbe grave, per molti, non averlo capito prima. Ma sarà davvero così?…

  25. giancarlo pistolesi

    Credo che non ci sarà nessuna rimessa dallo stato. i comuni si dovranno arrangiare da soli se vorranno mantenere inalterati la quantità e la qualità dei servizi, quindi dovranno aumentare altre addizionali comunali o, peggio ancora, innalzare le tariffe. conclusione: il governo ci farà bella figura, i comuni che hanno iservizi di qualità, quasi tutti amministrati dal centrosinistra faranno la figura di coloro che rassano i cittadini. due piccioni con una fava.

  26. Giuseppe Caffo

    Sono favorevole all’abolizione dell’ICI. Nelle grandi città chi compra un appartamento nuovo in periferia paga nel prezzo dell’immobile cifre cospique per "opere di urbanizzazione" per poi pagare una imposta calcolata su rendite catastali molto più elevate di appartamenti centrali che valgono sul mercato molto di più. Tutto questo mi sembra profondamente iniquo e non ha nulla a che vedere con la capacità contributiva dei proprietari. D’ altro canto ci sono famiglie che non hanno redditi molto elevati ma hanno fatto molti sacrifici per acqistare immobili di pregio e altre che hanno preferito comportarsi da "cicale". Sarebbe meglio rapportare la tassazione a favore dei comuni a redditi e consumi.

  27. Stefano Remondini

    Io sono dell’idea che compensare il minor gettito per le casse dei comuni con ulteriori trasferimenti statali sia un grave errore. E’ indispensabile che sul territorio ci sia una maggiore responsabilizzazione in termini di gestione costi / ricavi. Solo attraverso questo principio si possono individuare economie e diseconomie e queste ricadrebbero a vantaggio o svantaggio dei cittadini del singolo comune i quali saprenno poi trane le conseguenze in sede elettorale. Se si vogliono responsabilizzare gli amministratori locali, bisogna dare ad essi gli strumenti per operare. E tanto più questi strumenti sono reperibili sul territorio del comune da essi amministrato quanto più facile sarà valutarne il livello di efficacia della loro amministrazione. Intendo quindi dire che l’abolizione dell’ici sulla prima casa deve essere compensata con la possibilià, ad esempio, di aumentare le aliquote sugli immobili non locati. O con qualche altro strumento impositivo ma sempre nell’ambito del medesimo comune. Dirò di più, sarei persino dell’idea di prevedere che la norma sia facoltativa per la prima casa, lasciando a ciascun comune la facoltà di mantenerla o abolirla.

  28. Alessandro Esposito

    Tutti euforici per la promessa esenzione ICI sulla prima casa. Peccato che con l’ultima finanziaria del defunto governo di centro-sinistra già il 40% delle famiglie italiane proprietarie di appartamenti modesti risultino esonerati dal pagamento di questa imposta che, alla faccia del federalismo fiscale, viene considerata la più odiosa. Il beneficio come al solito andrà ai più abbienti, a coloro cioè che meno ne hanno bisogno.

  29. Pietro

    Bell’articolo innnzitutto, andrebbe pubblicato sui giornali (se ci fosse, nella carta stampata, qualche giornalista con coraggio) Aggiungerei un particolare non indifferente: proprio perchè esiste un 20% di persone che non hanno la casa di proprietà ma sono in affitto, l’abolizone dell’ICI comporterebbe irrimediabilmente che anche questa fascia dovrebbe pagare una quota dell’ICI dei proprietari di case. essendo questi evidentemente a basso reddito oltre al danno avrebbero la beffa.

  30. Sergio Bisone

    Sono assolutamente d’accordo con l’articolo. E’ talmente palese che togliere ai comuni la possibilità di ricevere dei soldi in proporzione al patrimonio residente e, in una certa maniera, proporzionale ai servizi resi … è demagogia pura e semplice, da rimaner stupiti che nessuno, ma proprio nessuno si chieda quale sia il rovescio della medaglia. La sinistra, come opposizione e come tradizione vicina ai lavoratori dipendenti, dovrebbe urlare a gran voce che questi sussidi peseranno solo sui redditi più bassi e più certi. La Lega, così "attenta" al federalismo, dovrebbe opporsi ad un regime fiscale che si allontana dal federalismo fiscale e torna alla concentrazione del denaro pubblico nelle mani di Roma. O sono ciechi loro … o siamo ciechi noi a non vedere la ragione ultima di questo silenzio.

  31. Bruno Stucchi

    Se tutti i fini economisti (teorici, e coi soldi altrui) sono concordi nel dire che l’ICI e’ cosa sana e bella come pagare le tasse (TP-S docet?) allora e’ proprio segno che bisogna toglierla, vista la capacita’ analitica e profetica dimostrata dagli stessi fini economisti negli ultimi 4 anni.

  32. fabio

    Ritengo ineccepibile il ragionamento dell’autore (togli da una parte = metti da un’altra), ed infatti è prevedibile un ulteriore aumento delle addizionali all’IRPEF (sbloccate lo scorso anno dal governo Prodi); nel contempo, però, abolendo l’ICI si toglierebbe ai contribuenti l’onere di doversi andare a verificare la rendita del proprio immobile, calcolare il relativo importo e calcolare, inoltre, il 50% del 90% per rateizzare: è un’assurdità! Abolendo l’ICI pagheremo probabilmente più irpef, però almeno verrebbe automaticamente detratta dalla busta paga (senza dimenticare che l’Agenzia delle Entrate ha tutti i dati, forniti dalle aziende in sede di 770 riguardanti quanto trattenuto ad ogni persona e a che titolo, quindi l’importo dell’addizionale IRPEF trattenuta sarebbe in mano al ministero, già calcolato e pronto da rigirare agli enti territoriali). Un’altra soluzione verso il federalismo fiscale sarebbe stato rendere l’ici detraibile dalla dichiarazione dei redditi, ma sarebbe stato troppo banale.

  33. AGOSTINO FRAU

    Se proprio il nuovo Governo intende realizzare quanto incautamente promesso in campagna elettorale, sarebbe auspicabile che assieme all’abolizione dell’ICI sulla prima casa, che pur non ritengo nè opportuna nè prioritaria, vengano approvate misure economiche ( detrazione dell’affitto o parte di esso dalla denuncia dei redditi) a sostegno di chi paga pesanti affitti, considerato che anche questi ultimi sono cittadini come gli altri. Demagogico per demagogico, perchè anzichè abolire una tassa comunale il nuovo Governo non elimina una tassa statale?? Berlusconi non ha promesso che avrebbe eliminato il "bollo" dell’auto? Allora lo tolga: sarebbe più semplice da realizzare ed accontenterebbe ancor più persone, comprese le tante che sono costrette ad usare l’automobile per andare ad lavorare, per carenza di mezzi pubblici. In questo modo accontenterebbe tutti: sia l’80% che possiede la prima casa, sia il restante 20% che paga affitto.

  34. AGOSTINO FRAU

    La volontà di abolire l’ICI sulla prima casa è iniqua anche verso i Comuni, perché crea enormi disparità tra di loro. Infatti più un Comune ha finora tartassato i cittadini con questa imposta, applicando una aliquota alta, più lo Stato dovrà "rimborsare" a questo Comune!! Alla faccia del Comune virtuoso che invece è stato attento nelle spese ed ha finora applicato una aliquota bassa, che invece riceverà un "rimborso" inferiore dallo Stato! I Comuni virtuosi verranno penalizzati, mentre verranno premiati, con maggiori trasferimenti i Comuni che con una aliquota ICI elevata hanno vessato i cittadini ( e quindi speso molto e male). A meno che la compensazione dello Stato ai Comuni, con maggiori trasferimenti, sia proporzionato all’aliquota ed alle detrazioni applicate dal singolo Comune. Ma tutto ciò è estremamente complicato da gestire…. Va segnalato che l’ANCI, l’Associazione dei Comuni rifiuta l’idea del rimborso da parte dello Stato a mezzo della maggiorazione dei trasferimenti e chiede ” una delega per la riforma dell’imposizione immobiliare che valorizzi l’idea che l’immobile è la base imponibile vocazionale dei Comuni e che tale imposizione è uno dei tasselli fondamentali.

  35. Flavio Bisson

    L’espressione da voi usata "la vittoria dell’apparenza sulla sostanza" è molto appropriata, dato che la proposta di abolizione dell’ICI non è che un esempio evidentissimo del decadimento della nostra politica nell’arte di far finta di risolvere i problemi dei cittadini (non quelli della casta che trovano sempre soluzioni effettive). L’organizzazione sociale e pubblica in Italia è oggi di stampo prettamente feudale ed apprezzo i vostri contributi di informazione che, come in questo caso, contribuiscono ad una comprensione oggettiva dei problemi sui quali l’informazione prevalente scantona o tace. Sono un pensionato, proprietario della casa costruita con i proventi di un’intera vita di lavoro e non capisco per quale motivo, se abitassi in una casa non mia, dovrei invece continuare a finanziare con l’affitto il proprietario perchè paghi l’ICI. Cordialmente Flavio Bisson

  36. Boston Tea Party

    Non condivido la tesi che l’abolizione dell ICI debba per forza portare ad un aumento di tasse locali. Non è previsto da una legge dello stato ne da una legge fisica che il Comune debba, ogni anno, ricevere tot Euro dalle imposte locali. E` invece probabile che i sinsaci si siano abituati a incassare una cifra alta, molto alta che poi spendono in modo discutibile comprendendo consulenze a compagni di partito, se fossero camerati non cambierebbe nulla, notti bianche e sottoscrizione di contratti di derivati a tutto favore delle banche. Se un anno un Comune dovesse incassare meno denaro si deve autoregolare e spendere meno .

  37. Andrea Ruini

    Si dimentica che l’ICI è una imposta (mascherata) sul patrimonio. La Costituzione prevede invece che le imposte siano parametrate sulla capacità contributiva delle persone, sul loro reddito. Reddito, e non patrimonio. Quindi l’ICI è una tassa costituzionalmente molto dubbia, e socialmente odiosa. Un secondo vantaggio dell’abolizione dell’ICI è che i comuni saranno costretti a mettere in ordine i loro conti, tagliando sprechi e spese inutili. Vome ad esempio le spese per le consulenze, che non sono altro che clientelismo legalizzato. Nel mio comune (170.000 abitanti) le spese per consulenza ammontano alla cifra, per il 2007, di cinque milioni di Euro.

  38. Marco La Colla

    L’abolizione di ciò che rimaneva dell’Ici pone il problema di come sostituire tale imposta. Una soluzione, a mio parere , potrebbe essere quella di aumentare significativamente l’Ici sulle case sfitte, contribuendo così a risolvere due problemi. I proprietari di vere case sfitte, tenderebbero ad affittarle per risparmiare il costo aggiuntivo della tassa. Quelli delle frnte case sfitte dovrebbero uscire alo scoperto denunciando un affitto che prima era in nero. Nel primo caso si potrebbe verificare un’abbassamento dei costi degli affitti, grazie alla massa di appartamenti che si riverserebbe sul mercato. Nel secondo verrebbero alla luce una grande massa di affitti in nero che tra tassa di registro e Irpef potrebbero compensare in parte i trasferimenti dalla Stato ai Comuni. Naturalmente l’aumento dell’ici dovrebbe essere molto consistente (raddoppio?) per ottenere i risultati ipotizzati.

  39. yllas

    Mia moglie ed io abbiamo lavorato una vita per arrivare a comprarci una casa dove vivere e far vivere i nostri figli. E’ stato il sogno e lo scopo di tutta la vita. Abbiamo rinunciato a tutto: vacanze, ristoranti, cinema, abiti, divertimenti per far fronte alle rate di mutuo (al 17% di interesse) che abbiamo dovuto accendere per comprare la casa dei nostri sogni. Abbiamo rischiato più volte di non riuscire a pagare le rate. Oggi, ormai anziani e pensionati, non pensiamo più a nostri conoscenti che, come le cicale, hanno vissuto allora una vita molto più comoda e allegra, senza tanti pensieri. Alcuni di loro oggi pagano l’affitto invece noi…anche (leggi ICI). Ci chiediamo a volte se sia valsa la pena fare tanti sacrifici, ma siamo contenti. Riteniamo solo che l’ICI sulla prima casa sia una tassa veramente iniqua perchè non tiene conto del reddito, ma del patrimonio che non sempre viene creato con espedienti o disonestà. La casa entro la quale uno vive non dà redditto, ma, anzi, costa per la necessaria manutenzione. L’ICI sulla casa nella quale si vive significa: "Non hai speso ciò che hai guadagnato in cose superflue? Eccoti castigato"

  40. Filippo Crescentini

    Condivido l’opinione di chi pensa che sia altamente contraddittorio (e sintomo di un "pensiero" programmatico assai confuso che sembra caratterizzare l’attuale governo) rivendicare il federalismo fiscale e al tempo stesso ridurre il ruolo che assume l’ICI nel finanziamento dei Comuni, sostituendo il minor gettito di un’imposta che viene decisa autonomamente dai singoli Comuni con l’equivalente (speriamo) trasferimento dal Bilancio dello Stato, il che significa, in sintesi "meno federalismo". Risibili mi sembrano i solenni proclami circa la non imposizione della prima casa (perchè non anche della prima automobile, allora o magari della prima barca?) che non hanno nessun senso. Togliere del tutto l’ICI sulla prima casa vuol dire, semplicemente, estendere a coloro che abitano nei "beaux quartiers" i vantaggi che il governo Prodi aveva concesso ai poveretti che abitano case normali di quartieri periferici. Se il termine non fosse in disuso la si dovrebbe definire una scelta di classe. In linea con l’attuale governo ma molto meno coerente rispetto alle necessità di governo della finanza pubblica ed al sostegno delle autonomie locali.

  41. Michele Del Monaco

    L’unico aspetto positivo dell’ICI è che non si può evadere, quindi la pagano tutti, ricchi (molto meno di quanto dovrebbero, viste le rendite catastali) e poveri. Abolirla va bene, basta però che si facciano dei tagli reali alla spesa e che tutto non venga risolto aumentando il prelievo sull’Irpef, perchè così sarebbe una bella beffa: favoriamo ancora una volta chi evade, e quindi che dichiara redditi Irpef ridicoli e gli togliamo una delle poche tasse che non poteva evadere…

  42. Marco Olivieri

    Non sono un grande espeto in materia, penso comunque che tassare la prima casa di proprietà non sia giusto, anche se per le poche informazioni che ho, negli altri stati in Europa c’è una tassa simile. Ovviamente togliendola verrà a mancare gettito per i comuni, per cui verranno aumentati i trasferimenti dallo stato centrale ed ad ad oggi non ho ancora capito da dove verrano presi i soldi per la copertura. Inoltre l’ICI era comunque una tassa federalista, che stranamente viene abolita da un governo ove è presente la lega. Penso che sarebbe più utile tassare case sfìtte e tassare i consumi.

  43. Alessio

    In linea di principio una tassa sulla prima casa non è giusta. La casa è un bene di prima necessità ed è già costosa da mantenere. Dalla seconda casa in poi, se necessario, può essere invece giusto tassare un immobile. Di sicuro occorre prevedere una tassazione elevata per le case sfitte: occorre incentivare o la vendita o l’affitto a chi ne ha bisogno. Detto ciò rimane un neo: perchè partire dall’ICI? Perchè da una tassa locale? Se l’obiettivo è semplicificare la gestione della res pubblica, avrei preferito abbassare o eliminare una tassa nazionale, non locale. Sopratutto in previsione di un sempre più vicino federalismo fiscale. L’ICI era una tassa che si pagava al proprio territorio, alla propria "comunità". E, come scrive l’articolo, è un elemento diretto per giudicare l’operato dei comuni. In generale credo che l’apparenza di questa mossa non sia nel decreto in sè, che in linea di principio è giusto. Il problema, a mio avviso, è la comunicazione. Il non pagamento dell’ICI non cambiaerà la situazione critica degli italiani. In Italia il problema di fondo è che nei settori chiave dell’economia il mercato non funziona, perchè è malato e c’è una finta concorrenza.

  44. luctam

    L’articolo è molto centrato, si può aggiungere però qualcosa: 1. oltre alle ville ed ai castelli pagano anche le A1 e garantisco che non si tratta di poco. Purtroppo i media parlano solo delle prime 2 tipologie; 2. non sono contento di essere fra i "superstiti", ma vorrei detrarre quello che pago dal mio imponibile IRPEF (ineludibile), specialmente oggi che è ufficiale che l’ICI non più pagata sarà restituita a carico della fiscalità generale, ai miei soldi si risparmia solo il viaggio a Roma. Ma non è anticostituzionale pagare tassare le tasse? 3. spero che le mansarde vista colosseo accatastate come sgabuzzini vengano riclassificate e se non ville e castelli almeno A1 devono diventarlo. Ma allora basta che i comuni riclassifichino gli immobili?

  45. Pietro

    Forse è la più democratica delle imposte. Tutti sono costretti a pagarla e nessuno ad evaderla. Chi non ha casa non la paga! E’ una delle pochissime imposte federali assieme alle addizionali comunali e regionali e questa imposta resta sul territorio, anzi nel comune dove è presente quell’abitazione. Se il mio sindaco l’aumenta e non mi da servizi migliori, si scorda il mio voto. Se il mio sindaco l’aumenta e migliora i servizi (strade,fogne,burocrazia,illuminazione,ecc.) la pago volentieri e lo voto volentieri. Mi sembra democrazia.

  46. Henri Schmit

    Perfettamente d’accodo con l’autore; aggiungo che l’abolizione dell’ICI è pura demagogia bi-partisan, era la tassa più giusta immaginabile, più facile applicabile, più opportuna nel contesto delle ambizioni di federalismo e di autonomia locale, più equa nel mercato sempre più libero e più ampio dell’immobiliare di proprietà e di locazione. La vera misura sociale sarebbe stata quella di alzare la soglia esente dell’IRPEF, ma non si può fare, perchè ci sono troppi furbi che già con l’attuale soglia dichiarano di non dover niente al fisco.

  47. roberta

    "Invece di tagliare l’ICI, imposta comunale sugli immobili sulla prima casa, sarebbe stato meglio intervenire su qualche altra tassa". Sono queste le parole del Ministro Roberto Calderoli battute da un’ansa martedì 22 luglio a non più di due mesi dall’introduzione della norma, voluta dal governo di cui lui stesso fa parte, che abolisce per tutti l’imposta sulla prima casa di proprietà. La manovra del governo Berlusconi, successiva alla già prevista riduzione dell’ICI effettuata da Prodi per il 2008, è stato calcolato che comporterà una caduta di gettito per i comuni di circa 2 MIliardi di Euro (http://www.lavoce.info/articoli/istituzioni_federalismo/pagina1000389.htm), che l’amministrazione centrale dovrà in qualche modo ripianare. Così faccio una rapida riflessione e mi chiedo: – ma è normale che un governo che professa il feredalismo poi elimini l’unica imposta locale di una certa importanza?"

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