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UN PIANO ANCHE PER I CITTADINI

Il piano europeo per uscire dalla crisi va nella giusta direzione. Ma potrebbe incontrare l’ostilità dell’opinione pubblica, per le ingenti risorse pubbliche dirottate verso un sistema bancario che negli ultimi dieci anni ha realizzato enormi profitti. Tre proposte a vantaggio dei cittadini europei: aumentare la concorrenza nel sistema bancario per ridurre i costi e migliorare i servizi. Prevedere un programma di aiuto per famiglie in difficoltà con le rate del mutuo. E riduzioni fiscali per i redditi più bassi. Servirebbe anche a rendere la recessione meno duratura.

I leader dei paesi dell’area euro, alla fine, sono riusciti a trovare l’accordo su un piano. Ed è un piano molto ambizioso: dovrebbe mettere fine a quelle profezie che si auto-avverano che ci hanno portato sull’orlo di una nuova Grande Depressione. Ora, il piano va reso accettabile anche per i cittadini europei.

I COSTI POTENZIALI DEL PIANO

Nelle prossime settimane capiremo se le drastiche misure decise dai governi riusciranno a ridurre lo spread tra Euribor e tasso di rifinanziamento della Bce. Se avranno successo, non ci sarà bisogno di mettere in atto i provvedimenti. Se non avranno successo, il debito pubblico dei paesi dell’eurozona è destinato a salire alle stelle. Se avranno un successo solo parziale nel rassicurare i mercati, avremo ingenti esborsi a favore del sistema bancario. La garanzia sul mercato interbancario è potenzialmente molto costosa: prima della crisi, il volume delle sole posizioni overnight in molti paesi dell’euro era dell’ordine dell’1-2 per cento del Pil. Ai piani di ricapitalizzazione delle banche, invece, è destinato finora circa il 20 per cento del Pil della zona euro, ma la quota è destinata a salire via via che prendono forma i piani nazionali e i paesi sono costretti ad aumentare il capitale delle banche per raggiungere lo stesso livello di quelle del Regno Unito, il core tier 1: è un peccato che su questo punto non ci sia stato un coordinamento tra i diversi paesi.

MISURE DIFFICILI DA ACCETTARE

Ma l’opinione pubblica dei paesi dell’Unione Europea è pronta ad accettare trasferimenti di risorse, potenzialmente enormi, dal contribuente al settore bancario? È vero che è soprattutto il debito lordo a crescere e che quando la crisi sarà passata, con la vendita delle attività, si potrebbe anche verificare un calo del debito netto. Ed è altrettanto vero che salvando il sistema bancario, in definitiva si salvano le nostre economie e milioni di posti di lavoro. Tuttavia, esiste il non trascurabile rischio che piani che impegnano notevoli quantità di risorse nel salvataggio delle banche incontrino una forte opposizione nei parlamenti nazionali. E, paradossalmente, gli oppositori del “socialismo bancario” si trovano per lo più nelle fila degli ex sostenitori della socializzazione dei mezzi di produzione.
Finora, in Europa, la crisi ha contribuito a ridurre le diseguaglianze nella distribuzione della ricchezza. Ciò è dovuto alla relativamente bassa partecipazione delle famiglie ai mercati finanziari e alla relativamente bassa adesione agli schemi pensionistici. Basandoci su microdati sulla ricchezza raccolti dal progetto Luxembourg Wealth Study, si può stimare che una caduta del 40 per cento dei prezzi dei corsi azionari, riduce in modo significativo la ricchezza di circa il 6 per cento delle famiglie italiane in confronto a quasi il 30 per cento delle famiglie negli Stati Uniti. Anche la perdita media di ricchezza per chi è colpito dalla caduta dei prezzi delle azioni è inferiore in Italia: all’incirca il 5 per cento contro il 10 per cento negli Stati Uniti. Senza dubbio, provvedimenti mirati ad affrontare il crollo della borsa saranno perciò percepiti come provvedimenti a favore dei decili più alti nella distribuzione della ricchezza: Wall Street contro Main Street, e questo ancor più in Europa che negli Stati Uniti.
Ma queste misure sono difficili da accettare dall’opinione pubblica anche per un’altra ragione: il piano rinvia a un altro momento quei provvedimenti per “punire i banchieri” che invece erano stati molto pubblicizzati. Nel piano deciso a livello internazionale l’ordine delle priorità è chiaro: prima il salvataggio dei sistemi finanziari per ristabilire la fiducia dei mercati, poi gli interventi per evitare che tutto ciò accada di nuovo. Era la cosa giusta da fare: mischiare le due fasi avrebbe potuto rivelarsi controproducente perché la priorità di oggi è ancora quella di ancorare le aspettative a uno scenario che non produca effetti domino, come è successo invece in seguito al fallimento di Lehman Brothers. Tuttavia, dobbiamo chiederci se i cittadini europei sono pronti ad accettare piani di salvataggio delle banche che concedono denaro pubblico ai banchieri e allo stesso tempo rinviano le sanzioni verso chi, prima della crisi, guadagnava più di 50 milioni di dollari – il compenso di Richard Fuld nel 2007 – e verso banche che, sempre prima della crisi, realizzavano profitti che arrivavano in qualche caso, per esempio in quello di Unicredit e Banca Intesa, a quasi lo 0,5 per cento del Pil, con tassi di rendimento del 20%. I cittadini sono pronti ad accettare tutto questo dopo aver assistito per dieci anni a una enorme crescita delle diseguaglianze di reddito, guidata dall’1 per cento più ricco della popolazione e la cui quota sul reddito totale è più che raddoppiata in paesi come gli Stati Uniti?

TRE PROPOSTE

Nelle ultime settimane, gli economisti sono riusciti a convincere i governi a fare i conti con la crisi finanziaria. In tempi di politiche eccezionali, sono riusciti a farsi ascoltare, e molto seriamente, dai politici, costringendo molti di loro, inclusi George Bush e Angela Merkel, a imbarazzanti dietrofront. Ora, gli economisti dovrebbero essere altrettanto efficaci nell’affrontare i vincoli politici ai piani di salvataggio ed escogitare modi per far sì che anche i cittadini europei possano trarne benefici. Ecco tre proposte.
Primo, esiste un modo alternativo per punire le banche e i banchieri e può esere messo in atto subito: aumentare la concorrenza nel sistema bancario. Dopo aver sofferto di una acuta crisi di liquidità, le banche accentueranno ancora di più la concorrenza per attrarre i risparmi delle famiglie. Rimuovere gli ostacoli alla competizione nel settore retail è allora importante per dar modo alla  competizione di abbassare i margini di profitto e migliorare i servizi per i cittadini. E dovrebbe essere ammessa anche una maggiore contendibilità. L’uscita dalla crisi richiederà un ampio processo di ristrutturazione delle banche, ma le protezioni nazionali contro fusioni e acquisizioni potrebbero ostacolare seriamente il processo: dovrebbero quindi essere eliminate al più presto.
Secondo, i governi europei non hanno fatto niente per aiutare le famiglie a basso reddito con un mutuo sulla casa. Èvero che il problema non è così grave come negli Stati Uniti, ma la crescita dei tassi Euribor, ai quali sono spesso indicizzate le rate mensili dei mutui, fa aumentare significativamente il numero delle famiglie povere che hanno difficoltà a pagare il mutuo. Si dovrebbe pensare a programmi di aiuto temporaneo, fino a quando i tassi non torneranno a scendere. Dovrebbero essere programmi ben mirati per minimizzare i costi e i problemi di moral hazard legati a un provvedimento che si rivolge a una popolazione ampia, ma dovrebbero essere comunque messi in atto.
Terzo, esiste lo spazio per riduzioni fiscali per chi percepisce bassi salari. Una misura che servirebbe a prendere due piccioni con una fava. Servirebbe infatti ad accrescere la progressività della tassazione nella percezione dei cittadini, riducendo l’opposizione all’ingiustizia del socialismo bancario. Servirebbe inoltre ad ancorare le aspettative a una caduta moderata della produzione: l’attuale mancanza di fiducia deriva anche dalla convinzione che la crisi si propagherà ora alle imprese e alle famiglie spingendoci verso la trappola della deflazione. Le deduzioni fiscali sui redditi bassi hanno il vantaggio di agire su entrambi i lati, della domanda e dell’offerta: incrementano la domanda perché sono rivolti alle famiglie con la più alta propensione al consumo e incrementano l’offerta perché inducono le persone a lavorare di più senza aumentare il costo del lavoro per le imprese. E poiché queste misure potrebbero ridurre l’economia sommersa, avrebbero effetti limitati sul bilancio dello Stato.

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

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ADDIO BASILEA 2

31 commenti

  1. andrea

    Egregio professore, sono d’accordo solo con la prima delle sue proposte. La seconda non mi pare equa. Oltre al popolo dei pagatori di mutui, vi e` quello degli inquilini. Che non è mai stato aiutato quando l’abnorme bolla immobiliare ha gonfiato gli asset dei proprietari e spinto in alto i prezzi degli affitti. Chi ha dimostrato un comportamento serio e prudente, restando inquilino per paura di quello che sta accadendo ora, verrebbe doppiamente punito, prima dal mercato e ora dai regali statali ai proprietari (fatti anche con i suoi soldi). La terza proposta mi pare vada nella direzione sbagliata. Ancora una volta si confonde reddito e patrimonio. La crisi spaventa soprattutto chi ha un patrimonio piccolo o nullo, indipendentemente dall’ammontare del reddito, che puo’ anche improvvisamente sparire in caso di licenziamento. Perche’ ridurre le tasse al titolare di un piccolo stipendio, ma proprietario di dieci immobili o milioni in BOT?

  2. stefano monni

    Ritengo condivisibile la preoccupazione dell’opinione pubblica che, bisogna ammetterlo, in condizioni economiche favorevoli risentono della mancanza di conocorrenza nel settore bancario per i costi alti ed i servizi peggiori mentre ora risentono di un piano di salvataggio etremamente a vantaggio delle banche. le tre proposte formulate dal Dr. Boeri sono più che condivisibili e vorrei a tal proposito aggiungere un quarto punto che riguarda le banche. Sarebbe opportuno che le banche tornassero al loro core business rappresentato dall’attività di intermediazione; ritengo infatti che esse abbiano in questi ultimi anni cercato di diversificare le proprie attività con una attenzione eccessiva, io penso, per attività di natura spesso speculativa.

  3. Massimo GIANNINI

    In realtà il piano migliore per i cittadini sarebbe, ma nessuno ha ancora il coraggio di dirlo, smettere di aiutare le banche, ovvero coloro che non hanno avuto né un’efficiente allocazione delle risorse né una buona gestione del rischio. Da un punto di vista contabile non si capisce la considerazione che gli aiuti alle banche siano debito lordo quando su questo debito si pagheranno interessi che incideranno sul deficit. Inoltre con gli aiuti e le assicurazioni alle banche la concorrenza del sistema tende a diminuire anche perché si va verso una concentrazione attorno a pochi gruppi. Trovo curioso veder il moral hazard negli aiuti alle famiglie e non in quelli alle banche (molto più elevato). Per aiutare le famiglie italiane basterebbero cose semplici come levare le imposte di bollo sui conti e custodie bancarie, sganciare il mutuo dall’euroribor e agganciarlo ai tassi dei titoli di stato, trasferire ogni riduzione di prezzo delle materie prime e guadagni in efficienza (materie prime e energia) direttamente al consumatore. Poche cose concrete e non partite di giro.

  4. Fabrizio Pauri

    Giusto occuparsi anche dei cittadini. Sopratutto dei tassi dei mutui che rischiano di rendere la vita di molti cittadini assai difficile. Che senso ha mantenere l’Euribor alto, visto che comunque le banche non si fidano e non si prestano soldi tra loro, se non di scaricare sui cittadini col mutuo le perdite accumulate dalle banche con investimenti a rischio? Serve una soluzione.

  5. stefano

    Per dare una mano a quei soggetti che hanno il mutuo e che allo stesso tempo pagano le tasse: rimuovere il limite di 3.600 euro alla detraibilità degli interessi passivi in sede di dichiarazione dei redditi e rimuovere il limite legato al valore della casa per chi ha chiesto un mutuo superiore al 100% (magari per comprare anche i mobili). Misura semplice, efficace a da cui trarrebbe beneficio chi sicuramente paga le tasse.

  6. Zan Gianfranco

    Non sarà anche il caso, già che ci siamo, di introdurre un aumento significativo della tassazione sulle rendite?

  7. mirco

    Insomma, alla fine della fiera chi ha i debiti, siano essi banche o cittadini, si salvano; e chi ha risparmiato? Chi lo difende? Mi sa che appena c’è l’occasione per votare…

  8. andrea

    Certamente il moral hazard esiste anche negli aiuti dati alle banche, che continueranno purtroppo nella loro discutibilissima gestione del rischio. Il fallimento delle banche in difficolta` sarebbe stato la soluzione piu’ giusta, invece si vuole prolungare l’agonia. Ma credo che cio’ faccia parte della cultura attuale, per la quale non si puo’ piu’ mettere uno scolaro in punizione, un criminale in detenzione, un fannullone in licenziamento e un’impresa in fallimento. Pero’ le banche sono state aiutate tutte. Mentre gli aiuti ai proprietari di immobili sarebbero fortemente discriminatori nei confronti degli inquilini e credo provocherebbero parecchia instabilita` sociale.

  9. marco tesei

    Egregio professore, avrei alcune perplessità sulla sua dichiarazione "la relativamente bassa partecipazione delle famiglie ai mercati finanziari" secondo la mia visione economica e’ accaduto l’esatto contrario, si stavano spingengo le famiglie ad adottare schemi pensionistici legati al mercato ed a investire a rendimenti relativamente bassi su fondi d’investimento che sono passati da investitori molto ricchi a piccoli risparmiatori questo anche perche si insegna a scuola che la "diversificazione" diminuisce sempre e comunque il rischio. Il tutto aiutato da posti di lavoro precari ha provocato una forte incertezza sul futuro e sul sistema. Sappiamo bene che il nostro sistema bancario e’ abbastanza pulito da subprime, la cosa su cui isognerebbe indagare e’ sulle partecipazioni delle nostre banche a banche esposte a questo rischio, cosa su cui non sono al corrente.

  10. Emanuele Fossati

    Sono d’accordo con uno dei commenti precedenti. Chi, come me, non ha contratto debiti deliberatamente per non cadere nella trappola della bolla immobiliare, rischia di venire punito 3 volte (aggiungiamo il rischio di perdita della liquidità in caso di fallimenti del sistema). E’ proprio vero che in un sistema inerentemente deresponsabilizzante è meglio sbagliare insieme alla massa che avere ragione quasi da solo.

  11. marco tesei 2

    Inanzitutto ogni paese ha una condizione differente che va affrontata in modo altrettanto diversificato, ognuno deve prendersi le sue responsabilità e sono contrario a scelte europee per paura di "migrazioni" di denaro da una banca ad un altra. Deve decidere il mercato. Togliere dal mercato tutti questi mediatori finanziari sprovveduti che consigliano prodotti senza avere una minima idea su cosa stanno vendendo i quali vanno mandati a casa tutti, per ricominciare da una sistema piu’ onesto. Anni sono passati da quando le banche S&L americane garantite da fondi del governo hanno spinto il sistema al fallimento, li si parlava di troppa regolamentazione, ora vogliamo tornare indietro? Perche’? E’ forse corrotta la politica anche dalle banche? Se il sistema crolla la colpa e’ del sistema e di chi ci lavorava. Mi costa pensare che non debbamo andare tutti a casa lasciando spazio ai giovani che hanno idee piu innovative e forse sono meno corrotti dalle persone storiche della politica. Quello che ora stanno provocando e’ che le famiglie non hanno piu accesso al credito e saliranno gli affitti, i prezzi delle case sono insostenibili dall’economia quando scoppiera questa bolla?

  12. marie arouet

    Per incontrare il consenso dei cittadini il piano europeo deve chiarire che i soldi che vengono impiegati non siano a fondo perduto e che ci sia una reale possibilità di restituzione; le istituzioni finanziarie che non sono in grado di garantire la restituzione dei finanziamenti dovranno essere nazionalizzate ristrutturate e rivendute a prezzi di mercato; le persone fisiche responsabili di questo disastro non dovranno più accedere anche indirettamente alla gestione di attività finanziarie; gli aiuti dovranno essere esclisivamente finalizzati a garantire la continuità di funzionamento del sistema entro i limiti dello strettamente necessario. Se si garantirà per il futuro la trasparenza, l’effettiva parità tra istituzioni finanziarie e clienti cittadini c’è una qualche possibilità che il cittadino ingoi il rospo dello stato che soccorre prontamente gli avidi caduti in disgrazia i quali avevano il compito ed il privilegio ben retribuito e del tutto disattesi di custodire il cuore del sistema economico delle nazioni. E perchè non mettere in discussione, se non ora quando, il tema del signoraggio.

  13. Tummi

    Egregio Professore, se è vero che i tassi EURIBOR sono significativamente più alti del tasso di sconto della BCE a causa della mancanza di fiducia tra le banche, mi chiedo perché, a fronte dell’intevento di tutti i Governi europei, anche a garanzia del sistema di prestiti interbancario, il Governatore della Banca d’Italia si sia limitato ad auspicare che tali tassi scendano sotto il 5%. Perché non pretendere che l’EURIBOR si attesti sui valori normali? A me pare che le banche, fissando un tasso straordinariamente alto, stiano cercando di recuperare liquidità a danno dei cittadini e delle imprese.

  14. babel63

    Perchè gli ex sostenitori del socialismo delle mezzi di produzione non son d’accordo per il socialismo bancario? Perchè per fortuna c’è chi ha ancora un briciolo di coscienza. Smettetela di far dipendere la salvezza dell’economia reale dalla salvezza del sistema bancario. Non è vero. Riguardo alle priorità: se prima dei salvataggi si fosse fatta pulizia, i mercati sarebbero già in ripresa. La fiducia non c’è più perchè gli investitori onesti sanno che i serpenti velenosi sono ancora lì fuori da qualche parte. Riguardo alla giustizia: aspettiamoci fra due o tre anni di vedere Charles Prince "punito" con l’incarico di nuovo consigliere economico di Barak Obama. Cordialmente

  15. silvestro gambi

    detto questo,come si pappagalleggia al giorno d’oggi, e questo è l’oggetto ovviamente, dove diavolo si trovano i soldi? fino a ieri eravamo murati dal debito pubblico tanto che non potevamo più comprare neanche il cibo per i nostri gatti ( che di topi non ne vogliono più ), e qui adesso si favoleggia di interventi con cascate di euro sonanti un po’ su tutto. Non so se sia preferibile fare qualche anno di fame o godersi alcuni anni di crisi di ghiaccio che almeno abbia il pregio di impoverire anche tanti sedicenti magnati . Capisco che può sembrare velleitaria e autolesionista questa affermazione, ma, posto che nelle cose umane c’è pure un nesso di causa ed effetto e dunque di colpa e visto che la colpa non può essere data ai cittadini, non restano che costoro a poter essere puniti. I re facevano più o meno così, il popolo sovrano potrebbe scimmiottarli. E dunque come non essere d’accordo con Boeri, ma anche come non essere d’accordo. Insomma qualcosa manca e bisogna mettercela: troppo comodo cavarsela con la distribuzione di un po’ di brioches.

  16. CARLO CATALANO

    Se la crisi di fiducia nasce dall’aspettativa che i privati non riescano a rimborsare i mutui alle banche, perché, anziché aiutare direttamente le banche, non si prende in considerazione l’idea di aiutarle indirettamente garantendo da parte dello Stato i mutui ipotecari ed imponendo contestualmente alle stesse a fronte di detta garanzia il costo di una riduzione di tasso sui mutui contratti fino al momento in cui viene annunciata e resa immediatamente operativa detta misura? Gli effetti sarebbero la riduzione delle insolvenze dei privati, poichè una parte di essi potrebbero sopportare le rate rideterminate sulla base del minor tasso, e l’annullamento della predetta aspettativa negativa a seguito della garanzia statale sul rimborso dei mutui. Tuttavia, come al solito, si preferisce aiutare il soggetto più forte e qualificato, che dovrebbe invece sopportare maggiori responsabilità, invece di aiutare le famiglie che si trovano in difficoltà. Credo che la logica della politica prescelta non sia distante da quella che ha generato la crisi ed in particolare modo alle politiche fiscali degli ultimi 15 che hanno redistribuito il reddito verso l’alto anziché verso il basso.

  17. marco bianchi

    In questa fase di distruzione di valore degli asset finanziari una proposta di netting. Se una holding industriale finanziaria ha debiti con una banca d’affari e d’altra parte ha nel suo bilancio cosolidato una società che possiede titoli della stessa banca d’affari, potrebbe elidere le due posizioni di credito/debito senza passare dal mercato. Infatti oggi, mediamente, i titoli delle maggiori banche d’affari valgono 80/100 (su scadenze tra 5 e 10 anni) e il denaro costa tassi tra il 6 e l’8% per società con alto rating. Questa proposta permetterebbe a molte società di portare immediatamente a 100 (da 80) il valore di molti asset in bilancio, evitando di scrivere minusvalenze devastanti. Anche molte società assicurative e bancarie hanno situazioni simili.

  18. daniele alessandrini

    Credo professore che il modello da seguire debba essere quello francese. E’ da auspicare l’introduzione del quoziente famigliare, quello vero e non quello populista, quello che tende a sostenere il reddito delle famiglie riallinendo con il prelievo le eccessive diseguaglianze presenti nella società. L’attuale crisi finanziaria, per come si è proposta e per come evolverà, tende ad operare esattamente al contrario: trasferisce valori patrimoniali da masse di potenziali indigenti a pochi detentori di capitali (l’esempio degli espropri immobiliari ne rappresenta evidenza).

  19. Maurizio Sitzia

    Ritengo che il problema della concorrenza bancaria in Italia sia il problema più importante che potrebbe e dovrebbe essere affrontato in questo momento di debolezza del sistema bancario, e anche l’unico che restituisce un valore ai cittadini da questa situazione di crisi, anche e soprattutto a quelli onesti che devono pagare per altri. La seconda e terza proposta possono, dal mio punto di vista, trovare una sintesi in direzione, già espressa in un precedente commento, di un aumento della detrazione fiscale sugli interessi passivi dei mutui contratti, magari fino a copertura della totale differenza tra quanto pagato al momento dell’accensione del mutuo e il valore attuale. Non è facile però identificare parametri e confini: per tutti? Solo per redditi bassi? Fino a quando? Non è che si finisce per favorire sempre gli evasori? E poi lasciatemi porre ancora una domanda: risuonano ancora nelle mie orecchie le parole del Min. Tremonti che ci raccontava come banche e utilities, gonfie di profitti, avrebbero contribuito alla difficile situazione finanziaria italiana pagando più tasse: che fine ha fatto questo programma? Mi piacerebbe che qualcuno ne chiedesse conto al ministro.

  20. Fabio Sciarra

    Ho fatto un sogno… e questa mattina mi sono svegliato con questa idea in testa. La considerazione é: da circa 15 anni i mercati sono alimentati da bolle speculative: le tigri di Singapore; la new economy; la finanza creativa; il ritorno al mattone con speculazioni immobiliari ecc. Insomma, un meccanismo che ricorda molto il gioco del cerino accesso… si passa ad altri la roba che scotta prima che si rimanga bruciati. Nel caso dell’economia il fuoco è rappresentato da surplus fittizi, alimentati a tavolino dai grandi operatori dell’economia globale: banche, brokers, investitori, immobiliaristi, industriali senza industrie e, infine, dall’ignoranza o dalla buona fede mal riposta di qualche milione di piccoli investitori, quasi sempre gabbati dal resto del sistema. Rimane un fatto però: quando si dice che le borse stanno bruciando miliardi in realtà quei miliardi non sono mai esistiti. Quei valori non erano reali. Il fuoco non esiste perché non è mai esistito il cerino. Non è che gli aiuti di Stato servano solo a garantire quei valori speculativi e gli eventuali speculatori? Non sarebbe meglio un default che riporti l’economia in una dimensione reale?

  21. Daniele Alessandrini

    Difficile comprendere i nuovi panni vestiti dai neoliberisti incalliti; difficile comprendere chi oggi si veste di socilaismo reale ed attiva lo Stato quale deterrente del mercato divenuto nemico; difficile è capire chi alza barriere a difesa di supposte OPA ostili dopo aver criticato aspramente la Francia per il proprio anacronistico nazionalismo (caso ENEL – EDF); impossibile comprendere chi – e vale per chiunque sia passato da palazzo Chigi negli ultimi dieci anni -piuttosto che redistribuire le sempre crescenti sperequazioni reddituali attraverso l’uso saggio della leva fiscale, abbia scelto di incentivare, a mio modo di vedere inflattivamente, le singole voci di spesa invece di aumentare genericamente la redditualità famigliare, lasciando alle singole volontà ed al mercato autentico la canalizzazione del surplus finanziario divenuto disponibile. Oggi si accenna al quoziente familiare: bene. Ma la vista deve osservare il fenomeno dall’alto, mentre oggi la si offre dal basso. Voglio dire che occorre trasferire risorse da chi ha di più, spesso molto di più a chi ha di meno e non solo a chi non ha nulla o quasi. Insomma, per capirci, si prenda a modello il sistema francese.

  22. Maurizio Sbrana

    Prenderei tre misure: 1) fare avere 100 euro al mese in più a tutti i soggetti percepienti meno di 5oo-6oo euro al mese (da denunce redditi circa 10 milioni di persone: da verificare…): costo per l’Erario ca.10-12 mld.di euro/anno; 2) blocco dell’incremento annuale Istat degli affitti per gli inquilini (per almeno 2 anni); 3) possibilità di sospensione del pagamento delle rate dei mutui per un anno per le famiglie che lo richiedano (per le famiglie sotto i 36.000 euro di reddito annui): costo indicativo: credo 5-8 mld.di euro. Il pagamento dell’annualità sospesa dovrebbe essere posta in coda all’ammortamento del mutuo stesso. Le Banche potrebbero emettere a fronte della perdita di liquidità per quell’anno delle proprie obbligazioni, garantite interamente dallo Stato…

  23. carlo

    La distruzione sistematica avvenuta in questi anni delle piccole e medie imprese (quelle per intendersi che non ricevono nessun aiuto statale) la delocalizzazione delle grandi imprese,a distrutto l’economia reale (quella che si regge sul lavoro) la speculazione ed i vari giochi finanziari hanno fatto il resto.L’economia non ha più basi solide,oggi presenta il conto. Per aiutare le famiglie, bisogna aiutare le imprese che producono in Italia,non favorire le grandi multinazionali o gruppi industriali che hanno distruttol’occupazione,(producendo in paesi a costo 10 volte inferiore al nostro) rendendo il precariato regola di vita. Bisogna riportare lavoro, il resto sono chiacchiere,pura accademia,la gente,le famiglie, necessitano di lavoro,di una economia con regole,non di una giungla. È inammissibile per paesi che si definiscono civili,permettere di produrre ad imprese occidentali in luoghi dove si inquina 100 volte di più che in occidente,dove i diritti umani (non solo dei lavoratori) sono calpestati,tutto in nome del profitto….vergogna. L’Europa per prima dovrebbe vergognarsi.

  24. Mirna Orlandini

    In ogni situazione di crisi ci si affanna e si reclamano risorse per arginare la degenerazione del sistema fallibile, qualunque esso sia: economico, politico, ambientale. La tattica prevale sulla strategia, di più lungo respiro e che potrebbe invece contribuire a creare una visione condivisa oltre che ad accettare i relativi sacrifici per ottenerla. Sto cercando disperatamente tra gli economisti (ora che sono i primi protagonisti a supporto delle scelte politiche) una visione che coniughi lo sviluppo con la sostenibilità di una crescita che non si misuri esclusivamente in termini di PIL o reddito immediato (o profitto). La scarsa lungimiranza del mercato libero di oggi ha mostrato negli USA (e nel mondo) i suoi limiti ed ha contribuito a destabilizzare la sua credibilità. Il libero mercato non basta. Smettiamola di affidare alla libera concorrenza la risoluzione di tutti i nostri mali. Se ha bisogno di controlli sempre piu’ stringenti evidentemente qualcosa non va. Serve un modello ispiratore che sposti la visione dal profitto di breve periodo (creatore di bolle) ad una strategia economica e politica di più ampio respiro.Questo è il momento giusto per suggerirla.

  25. vincesc

    Le banche, anni fa, hanno avuto guadagni enormi; adesso per salvarle deve pagare il contribuente. Possibile che non abbiano messo in conto la l’eventualità di crisi mettendo da parte una quota degli utili di quel periodo? II contribuente che non ha contratto mutui, perchè deve pagare per chi li ha stipulati? Se gli interessi fossero scesi il guadagno lo restituiva al contribuente?

  26. francesco viapiana

    Mi viene da pensare che il sistema bancario è un connubio con lo stato per estorcere denaro ai cittadini, perché è la seconda volta che lo stato italiano salva le banche. Forse questa volta è concepibile visto che diversamente si sarebbe rischiato la bancarotta, ma nel caso dell’anatocismo bancario, che i danni sono stati a carico dei clienti ai quali sarebbe stato giusto restituire quanto estorto.Infine la rabbia da imprenditore del Sud ,che ancora oggi dopo tanti fiumi di parole paghiamo il costo del denaro tre punti mediamente più del resto del paese. Credo che a questa collusione politico/bancaria non si possa porre rimedi, perché sono troppo potenti coloro che vivono dietro tale sopruso ai danni dei clienti. Parmalat e Cirio docet

  27. Donato Didonna

    Gli aiuti alle banche possono anche essere consentiti dal realismo politico, ma per non ripetere in futuro gli stessi errori e consentire, ancora una volta, che una maggioranza di sprovveduti contribuenti paghino gli errori di una minoranza di irresponsabili -e ben pagati- dirigenti bancari e politico-istituzionali, è necessario ripristinare il nesso libertà-responsabilità. Siamo tutti pronti ad erigere statue alla libertà, ma mai alla responsabilità che ne è pur sempre l’altra faccia. Senza responsabilità personale, l’economia di mercato o la stessa democrazia sono solo artifici retorici con cui dei furbi manipolano i polli. A meno che qualcuno non paghi con il proprio patrimonio, più che con gli arresti domiciliari.

  28. marco lombardi

    Sarà certo di gran sollievo per tutte le famiglie che vivono l’incubo della, ormai, terza settimana del mese, apprendere che uno dei provvedimenti per rilanciare la loro propensione al consumo sono le rottamazioni di auto ed elettrodomestici. Praticamente è andato in fumo tutto quello finora detto su una società dei consumi che ha spinto gli individui ad uno stile di vita sopra le le righe, coinvolgendoli in un vortice di micro-indebitamenti per comprarsi macchine sempre più grandi e potenti (il mercato dei SUV non conosce crisi), piuttosto che l’ultimo modello di telefonino, consolle per giochi elettronici, home cinema. La cosa più avvilente è che il presidente di un’importante associazione di consumatori, il signor Trefiletti, imperversa sulle reti televisive nazionali elogiando il provvedimento, che avrà, dice, effetti diretti sullo stato dell’ambiente favorendo l’acquisto di tecnologia eco-compatibili. Ma nomn esiste una scaletta di priorità? Buffo poi inneggiare all’ecologia di Stato contemporaneamente al tradimento di Kyoto da parte della medesima istituzione.

  29. michele

    Tempo fa mi è capitato per le mani un libro che riproduce il diario del viaggio di un magistrato della Repubblica di Venezia svoltosi nell’anno 1492 nei territori della Repubblica. In quel libro si trova la ricchezza e l’efficienza della Repubblica di Venezia ma, ovviamente, manca ogni riferimento alla scoperta dell’America. In quell’anno iniziava il definitivo declino della Repubblica veneta, ma nessuno se ne rendeva conto. La sensazione è che, ormai da qualche anno, stia avvenendo la stessa cosa adesso e che, cioè, il baricentro del mondo si stia spostando altrove, a est ma non solo in senso puramente geografico, con conseguente perdita di potere, riferimenti e ricchezza per noi e per il mondo occidentale in genere. Forse il migliore aiuto ai cittadini è proprio non fornire loro alcun aiuto, così come nessun aiuto hanno gli indiani o i cinesi, se non valori ed istruzione e redistribuzione di privilegi che ora esistono per alcuni. Per la nostra generazione saranno anni di sofferenza ma i nostri figli cresceranno con una mentalità adeguata al nuovo mondo, pronti a spostarsi e pienamente consapevoli che nulla può e deve essere loro regalato.

  30. ag

    Modesta chiosa alle proposte del prof. Boeri: non so se l’idea di permettere merge&fusion nel settore bancario serva ad aumentare la concorrenza nel settore retail, cioè con i piccoli risparmiatori; che ne dite piuttosto di favorire il credito cooperativo, o i banchieri etici o esperienze tipo la Graamen bank? Non ho capito invece come si vuole affrontare il gravissimo problema dei mutui indicizzati, e l’altrettanto grave riluttanza da parte delle banche ad accendere mutui con nuovi clienti anche solvibili (cosa che deprime ulteriormente il mercato immobiliare, del quale il professore non mi pare abbia tenuto conto nell’analisi degli effetti redistributivi della crisi). Bene la proposta di sostanziose riduzioni fiscali per i redditi più modesti (ben oltre la risibile detassazione degli straordinari): un po’ poco però per far “digerire” ai cittadini questo socialismo bancario che assomiglia tanto a quello della fattoria degli animali!

  31. giuseppe

    E se si facesse il reddito di cittadinanza (o meglio di residenza: vale anche per gli immigrati), cioe’ appunto un contributo minimo dello stato? Da una parte istribuirebbe piu’ efficamente gli aiuti, senza formule, secondo me, diffilmente applicabile come appunto gli aiuti dei mutui. Dall’altra, e’ un modo ottimo per drenare eccessi di liquidita’ che ristagnano (anche a frote di aumenti di produttivita’), e che determinano le ‘bolle’? Tra l’altro, l’Italia e’ uno dei pochi paesi a non averlo.

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