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MONDO NUOVO, FONDO NUOVO

Non c’è solo il G20. Altri eventi potenzialmente non meno rilevanti si verificano in questi giorni. Primo fra tutti l’annuncio dell’apertura di una nuova linea di credito di 47 miliardi di dollari da parte del Fondo monetario in favore del Messico. La novità è che sono soldi concessi dall’Fmi solo sulla fiducia, senza condizioni e senza basarsi sui giudizi delle società di rating, come avveniva in passato. Dopo la crisi, il mondo sarà davvero molto diverso.

Tutti ricordiamo la retorica no-global che descriveva il Fondo monetario internazionale come l’agente del capitalismo mondiale che affamava gli Stati del Terzo Mondo con prestiti associati a pesanti condizioni: vere e proprie intromissioni nella conduzione della politica economica dei paesi cui veniva solitamente imposto di ridurre il deficit pubblico tagliando la spesa pubblica. Forse c’era qualcosa di vero. Quei tempi potrebbero però essere finiti. Merito della crisi.

UN FONDO TRASFORMATO

Già prima della crisi, o meglio fino all’estate 2008, si parlava di ridimensionamento del ruolo del Fondo. Per mancanza di clienti. Nel 2008 gli era rimasto un solo grosso cliente, l’ultimo, e alla fine gli aveva detto addio anche quello. La Turchia, infatti, aveva deciso di rimborsare in anticipo il prestito che aveva ottenuto dal Fondo. Poteva permetterselo: non ne aveva più bisogno. Come avevano fatto in precedenza il Brasile, l’Indonesia e l’Argentina. Tutti effetti collaterali della “rise of the rest”, della crescita rapida dei paesi emergenti, le cui finanze erano tornate in buona salute come non mai, grazie al rialzo dei prezzi delle materie prime e al boom delle loro esportazioni. Di riflesso, il “povero” Fondo monetario era andato in crisi per mancanza di debitori, dei suoi vecchi clienti. E l’austerità, per una volta, l’aveva preventivata a casa sua, annunciando il licenziamento del 15 per cento dei suoi dipendenti.
Ma poi le cose sono cambiate: è arrivata la crisi e i saldi di bilancia dei pagamenti dei paesi emergenti stanno rapidamente ritornando in rosso. Quindi c’è di nuovo una speranza di vita per il Fondo monetario. Ma l’Fmi, e questa è la buona notizia, sembra aver imparato qualcosa dal passato. Come riporta l’Economist, il presidente del Messico ha con fierezza annunciato l’apertura di una nuova linea di credito, una Flexible Credit Line, di 47 miliardi di dollari (mica noccioline!) da parte del Fondo monetario in favore del suo paese. Senza imporre nessuna condizione sul tipo di politiche economiche e fiscali da attuare.
Non è detto che una rondine faccia primavera: però, è un evento mai avvenuto in precedenza. Soldi dal Fondo monetario solo sulla fiducia: non sui giudizi delle società di rating, sulla fiducia vera, guadagnata sul campo e garantita al Messico da molti anni di fedeltà al trattato di libero scambio Nafta e di conduzione di politiche economiche radicalmente diverse dai cicli populisti del passato che tanta inflazione, svalutazione e debito avevano portato ai cittadini messicani, e qualche guaio anche in giro per il mondo, come durante la Tequila Crisis del 1994-95.
Mentre i 20 più grandi paesi del mondo, compreso il Messico si riuniscono a Londra, ci sono tanti eventi collaterali oscurati dal G20, ma potenzialmente non meno rilevanti. L’apertura della nuova linea di credito flessibile del Fondo è uno di questi eventi. Dopo la crisi, il mondo sarà davvero molto diverso.

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PERCHÉ ALL’ORDINE NON PIACE LA CONCORRENZA

  1. AM

    Peccato che ci si sia arrivati solo ora. Si sarebbe evitato il dramma dei tango bonds che ha colpito duramente migliaia di risparmiatori italiani.

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