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Ringraziamo i lettori per gli utili commenti. Alcuni ci chiedono più dettagli sulle tutele progressive. Nel testo del ddl è specificato in modo molto dettagliato che le tutele progressive ammontano a 5 giorni di salario al mese. Ciò significa 6 mesi di salario in 3 anni di lavoro. Altri ci chiedono se il contratto è a tempo indeterminato. Certamente, è a tempo indeterminato, nel senso che non ha alcuna scadenza. La proposta del Contratto Unico di Inserimento va in parte nella direzione suggerita da altri lettori, nel senso che secondo il ddl i contratti meno stabili sono possibili solo per i salari più elevati.
Infine, ci preme notare che l’ulteriore peggioramento del mercato del lavoro, reso evidente dai dati Forze lavoro e CIG, che segnalano un ulteriore incremento della disoccupazione e della CIG, rende questa riforma sempre più’ urgente.

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LA RISPOSTA AI COMMENTI

  1. Luciano Galbiati

    Monetizzare la flessibilità (leggi precarietà del lavoro e della vita). Il mondo del lavoro chiede tutele reali. Difendiamo l’articolo 18 e rendiamo più onerosi i contratti atipici. Molto più utile e urgente.

  2. franco riccioni

    Si parla di una disoccupazione all’8,8% ma la percentuale degli occupati è scesa nell’ultimo anno? Ritengo che sia un dato che rivela meglio la realtà.

  3. Riccardo Nogara

    La Marchionne-Fiat sta proponendo alla forza lavoro, in un libero mercato globale, di adeguarsi alle esigenza fondamentale di stare nel mercato; cioè produrre auto sempre più competitive ,sempre più apprezzate dal consumatore senza se e senza ma, altrimenti saranno altre ad essere preferite ed acquistate . Il libero mercato globale, non fa distinzione tra imprenditore e lavoratore, riconosce solo il prodotto richiesto dal consumatore. Semmai l’imprenditore e lavoratore dovranno stringere un patto di solidarietà finalizzato a produrre oggetti (auto o altro) che possano sempre più catturare l’interesse del consumatore, perché ci saranno altri imprenditori e lavoratori che faranno gli stessi oggetti nel resto del mondo. E nel mondo ci sono ricchi e molti poveri. Questi ultimi giustamente voranno quantomeno essere meno poveri anche se a scapito dei ricchi, che, tuttavia, dovranno ugualmente ad essere competitivi per continuare a vendere, non perdere quote di mercato, pena l’impoverimento per gli inevitabili licenziamenti…

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