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Stress test: quanto credibili?

Pubblicando i risultati degli stress test delle maggiori banche europee, l’’Ue ha compiuto un passo verso la maggior trasparenza e stabilità dei mercati finanziari. Ma alcuni aspetti del processo destano notevoli perplessità e altri risultano poco chiari, per cui nonostante le soddisfatte reazioni di policy maker, di molti commentatori e dei banchieri, gli scopi che l’’Ue si prefiggeva con la pubblicazione di questi risultati non sono stati pienamente raggiunti. Tanto che vi è stato anche chi ha detto che si è trattato di un’’occasione sprecata.
Si consideri che tra gli scopi dei test c’era quello di saggiare la resistenza dei bilanci delle banche a eventuali perdite sui titoli di Stato greci: i test hanno previsto una perdita del 23 per cento su questi titoli, ma rispetto al loro valore alla fine del 2009, quando erano ancora scambiati quasi al loro valore nominale. Invece attualmente il loro prezzo è sceso all’’81 per cento di tale valore, per cui la perdita del 23 per cento prevista dai test in realtà si riduce a un modesto 4 per cento rispetto al prezzo attuale! Inoltre sono state considerate solo le perdite che le banche subirebbero sui loro portafogli di trading, e non anche quelle sui titoli “immobilizzati” fino alla scadenza, perdite che pure influirebbero anch’’esse sulla solvibilità delle banche.
Un’’altra ombra di dubbio sulla credibilità dei test nasce dal fatto che essi sono stati condotti dalle autorità nazionali, che hanno incentivi ad addolcirne le metodologie per far apparire più solide le proprie banche, sia per semplice nazionalismo che per evitare immediati interventi a carico delle casse pubbliche. È vero che il Committee of European Banking Supervisors ha svolto una supervisione dei test, ma non li ha condotti direttamente con criteri e modalità uniformi.
Tuttavia, resta il fatto che i test hanno reso pubblici molti dati sui conti delle singole banche, che senza dubbio saranno stati oggetto di intenso scrutinio da parte di analisti e investitori nel fine settimana appena trascorso. Inoltre singole banche hanno in programma di pubblicare per intero i dati sui propri investimenti in debito pubblico, il che consentirà agli analisti di condurre in proprio stress test basati su metodologie uniformi e più severe di quelle adottate dalle autorità nazionali. È con la pubblicazione dei dati, piuttosto che dei risultati, che gli stress test avrebbero potuto dare il maggior contributo alla trasparenza dei conti delle banche.

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  1. marco parigi

    Già ora, però, con l’eccezione di sei banche tedesche (che inevitabilmente attireranno sospetti), tutti gli istituti oggetto di stress-test hanno pubblicato l’intera lista della propria esposizione verso il debito sovrano dei paesi europei. La pubblicazione era parte integrante dell’accordo raggiunto sui test. Va anche detto che, almeno per quanto riguarda Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda, le esposizioni erano già ben note, essendo state comunicate da quasi tutti durante le presentazioni dei risultati del primo trimestre a Maggio.

  2. Fabio Scacciavillani

    Questi stress tests per essere credibili dovrebbero essere condotti da un’autorità indipendente. E’ grave che le autorità di supervisione nazionali non possano essere considerate tali e che neanche la BCE, avendo acquistato titoli dei governi in difficoltà (anzi nel caso della Grecia in bancarotta) sia credibile. Rimangono i dubbi sulle Landes banken tedesche e sui titoli più o meno tossici. Temo ci vorrà ben altro che una mano di vernice burocratica per ristabilire la fiducia nel settore bancario europeo.

  3. Ricardo_D

    Condivido l’analisi. Alcune considerazioni sul ruolo delle autorità indipendenti. Con la nascità della Cee e l’abbattimento delle barriere nell’unione si presentò l’esigenza di designare dei tutori delle “regole del gioco” indipendenti dal potere esecutivo perchè spesso questo è esercita influenza su uno o più “giocatori” (finanza, energia, telecomunicazioni, trasporti,…). In Italia questo è coinciso con il passaggio politico di tangentopoli e la fine del partitismo antica maniera. Dopo circa 10 anni mi rendo conto che: 1. queste autorità si moltiplicano forse perchè l’aggettivo “indipendente” piace, ma credo che sia più causa della scarsa fiducia nel ruolo che la politica dovrebbe avere nel “governo della società”. 2.la carenza di “accountability” durante i loro mandati porta spesso a guide personalistiche e comunque aperte alla lobby dei “giocatori del mercato”. 3.l’indipendenza dall’esecutivo di questi arbitri va riducendosi; spesso si assiste a battaglie Unione/Stato Membro sull’indipendenza di questi organismi e spesso l’Europa soccombe. Gli stress test, il ruolo delle autorità nazionali ed europee e la credibilità dei risultati sono per me un esempio di questo problema.

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