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RITARDI NEI PAGAMENTI DELLA PA: SOLUZIONE CERCASI

La Spagna cerca di risolvere la questione dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione con un accordo che coinvolge banche, amministrazioni locali, creditori e governo. Un modello che l’Italia potrebbe copiare? Considerazioni di ordine contabile e dimensionale portano a dubitarne. Soprattutto, ogni tentativo di soluzione dovrebbe affrontare, sotto il profilo giuridico, la natura anomala di alcuni enti locali come Asl e aziende ospedaliere. Ancora più serio il problema amministrativo: molti enti non conoscono neanche la loro vera situazione debitoria.

La Spagna è il primo paese dell’Europa mediterranea che tenta di affrontare con determinazione l’increscioso problema del ritardo con il quale la pubblica amministrazione paga i propri fornitori. Come in Italia, Grecia e Portogallo, in alcune aree del paese, quali la Murgia, l’Andalusia, la Cantabria, la Valenciana e la Catalogna, i ritardi hanno raggiunto valori insopportabili non solo per la sopravvivenza delle imprese, ma anche per il mantenimento dell’ordine civile. Infatti, attorno al fenomeno si è creato un inaccettabile sottobosco d’interessi formato da avvocati, notai e soprattutto presunti intermediari finanziari.

L’ACCORDO SPAGNOLO

Con un paio di decreti legge approvati tra il febbraio e il marzo di quest’anno il governo spagnolo  ha stabilito di mettere a disposizione delle 17 comunidades autonomas (l’equivalente delle nostre Regioni) e delle 8mila municipalities (comuni) 35-40 miliardi di euro per ripagare i debiti commerciali accumulati fino al 31 dicembre 2011. (1) Sono per il momento escluse le province, per le quali il problema non è particolarmente rilevante e le amministrazioni centrali, quali i ministeri.
Il principale meccanismo messo a punto è la creazione di una società veicolo, il Fondo para la Finaciacion de los Pagos a Proveedores (Ffpp), destinata a emettere prestito sindacato a lungo termine garantito dallo Stato, che le banche operanti in Spagna si sono “impegnate” a sottoscrivere in maniera proporzionale alla loro quota di mercato a un tasso d’interesse non molto lontano da quelli di mercato. Le amministrazioni locali, su base volontaria, potranno indebitarsi a lungo termine (10 anni) con Ffpp per saldare i loro crediti commerciali, dopo aver firmato un piano di risanamento il cui rispetto sarà vigilato dalle autorità centrali e prevede sanzioni penali per gli amministratori inadempienti. Entro il 15 marzo le amministrazioni locali dovranno pubblicare l’elenco dei crediti, mentre qualsiasi fornitore potrà contestare questo elenco esigendo fatture non pagate non presenti in questi elenchi; in assenza di una rapida contro-deduzione da parte delle amministrazioni locali il credito verrà considerato certo ed esigibile. Non sono previsti tagli in conto capitale su crediti, mentre non è ancora chiaro se gli interessi di mora dovuti saranno interamente riconosciuti. Seppure molti dettagli vadano ancora specificati, i primi pagamenti dovrebbero essere effettuati entro maggio, mentre tutti i debiti pregressi dovrebbero venir saldati entro l’anno.

LA SITUAZIONE ITALIANA

In sostanza, si tratta di un accordo fra banche, amministrazioni locali, creditori e governo che sarebbe il sogno di migliaia di imprenditori italiani. Ma può un tale modello essere rapidamente implementato anche in Italia? A prescindere da considerazioni di ordine contabile (la garanzia offerta dallo Stato probabilmente andrebbe a incidere sul debito pubblico italiano che già supera il 120 per cento del Pil contro il 60 per cento della Spagna) e dimensionale (il debito delle amministrazioni locali italiane è probabilmente il triplo di quello spagnolo), il nodo più importante è capire se il contesto giuridico amministrativo del nostro paese sia compatibile con un simile piano e se gli enti locali nostrani siano in grado di gestirlo amministrativamente  in tempi rapidi.
Sul fronte del contesto giuridico è ben nota la natura anomala e indefinita di alcuni enti locali quali le Asl e gli ospedali, che dopo le riforme dei primi anni Novanta, sono rimasti a metà strada fra aziende pubbliche ed enti regionali. L’ambiguità ha aumentato i costi della loro gestione, con la moltiplicazione dei centri di comando, senza stimolare comportamenti pienamente responsabili, visto che la disciplina di bilancio è rimasta disattesa. (LINK BORDIGNON E HAMAUI) Tuttavia, qualsiasi riscadenziamento del debito e garanzia dello stato deve avvenire in un quadro di responsabilità preciso. Ecco perché il piano di risanamento deve accompagnarsi con una riforma di tali enti che ne chiarisca la natura e li obblighi alla pubblicazione di bilanci chiari, trasparenti e tempestivi.
Ancora più serio è il problema amministrativo poiché molti enti locali versano in uno stato che eufemisticamente potremmo definire di forte disordine. Molte Asl, soprattutto quelle più indebitate, non conoscono la loro vera situazione debitoria e pertanto difficilmente sarebbero in grado di produrre rapidamente una lista attendibile dei loro debiti commerciali e rispondere alle eventuali istanze dei creditori. Infatti, molti crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione risultano incerti e quindi difficilmente liquidabili o utilizzabili quali garanzie per un eventuale finanziamento. Questo è anche il risultato di una normativa che negli anni ha sempre cercato di tutelare esclusivamente la pubblica amministrazione. Ad esempio, alcuni crediti non sono cedibili; quando lo sono, possono essere ceduti una volta solo con un atto notarile; il riconoscimento del debito da parte dell’ente pubblico è sempre una opzione nelle mani dell’ente e comunque un processo lungo, complesso e soprattutto mai completamente certo. Infatti, la legge prevede che l’amministrazione pubblica possa compensare crediti e debiti vantati nei confronti delle imprese in maniera ben superiore alla legittima tutela degli interessi pubblici. In particolare, la normativa sancisce il blocco indiscriminato di tutti i pagamenti dovuti all’impresa da parte di un qualsiasi ente pubblico, anche se gli importi in questione risultano superiori a quanto dovuto all’erario e tali crediti sono sorti in precedenza. A tutto questo va aggiunto il fatto che recentemente alcune Regioni hanno vietato ai fornitori della sanità il pignoramento dei beni di Asl e aziende ospedaliere inadempienti.
In conclusione ogni piano che preveda la definitiva risoluzione del problema dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione non deve limitarsi a una operazione di mera natura finanziaria, ma cercare di affrontare anche quelle che sono le ragioni profonde che hanno contribuito a creare e ingigantire il fenomeno.

(1) Regio decreto del 12 febbraio e 9 marzo 2012.

 

 

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RISPOSTA ALLA LETTERA DELLA MARCONI EXPRESS

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DOVE VA LA LIQUIDITÀ DELLE BANCHE ITALIANE?

  1. Piero

    Basta stampare la moneta per la soluzione del problema, quando uno stato ha un debito che va oltre il 100% del PIL, di fatto tale debito e’ inesigibile, figuriamoci se e’ il doppio o il triplo, quindi o lo stato dichiara il default oppure se lo stato ha credibilita’ come il Giappone stampa la moneta e paga tutto, in fin dei conti a livello macro per arrivare ad un debito di tale portata sicuramente in passato si e’ avvantaggiata la classe della rendita oggi con la stampa dlla moneta si penalizza la stessa classe, naturalmente vanno tutelate le classi deboli contro l’inflazione. L’inflazione e’ una medicina che quando serve deve essere utilizzata.

  2. Marco La Colla

    Se la P.A. no paga i suoi fornitori, quelli che non falliscono non forniranno più la P.A. Ciò comporterebbe il blocco di servizi fondamentali quali la sanità, i trasporti pubblici, ecc. La Cassa Depositi e Prestiti non potrebbe almeno scontare le fatture dei fornitori per consentire loro di continuare l’attività e non interrompere le forniture alla P.A.?

  3. antonio petrina

    Non sono indebitamento le spese già impegnate e che devono essere liquidate (corte cost n 70/2012). La revisione del PSI va operato favorendo politiche sblocca crediti.

  4. marco

    La soluzione spagnola, se non ho mal capito è una soluzione a debito: L’Italia non ha bisogno di fare altro debito…Dove far uscire i soldi? Dal taglio della spesa pubblica, dall’evasione e della corruzione. I dati della spending rewiew parlano di 600 700 miliardi di spesa.Bisognerebbe riorganizzare il pubblico, efficientarlo e tagliare le spese improduttive, in modo da risparmiare almeno 50-100 miliardi all’anno a cui bisognerebbe aggiungere altri 40-50 miliardi in aggiunta di recupero evasione e corruzione. Si potrebbe spostare il personale statale in esubero all’agenzia dell’entrate in modo da controllare sistematicamente ogni contribuente italiano-Con questi soldi il primo anno si potrebbero pagare i debiti alle aziende private e durante gli anni successivi abbassare drasticamente il cuneo fiscale, le tasse per redditi più bassi e introdurre il reddito minimo garantito come legiferato dal parlamento europeo.

  5. Alfonso Fumagalli

    Sono un fornitore delle ASL. Il problema dei ritardi di pagamento delle ASL non sarà mai risolto. Non è ipotizzabile una riduzione dei costi tale per cui l’ASL non continueranno ultriori deficit nel futuro. Già adesso la spesa sanitaria è su livelli inferiori a quella dei paesi “sviluppati” e nessuno si vuole rendere conto che il nostro riferimento devono essere i paesi dell’Est Europa se non i paesi asiatici con relativa riduzione delle remunerazioni e della qualità dei servizi, inclusi quelli sanitari. In molti paesi Gran Bretagna in testa non si curano i pazienti il cui costo è troppo elevato

  6. nello

    La Pubblica Amministrazione come tutte le attivita’ che non hanno compenso in base al lavoro svolto, anzi è uso pensare negli uffici pubblici che lavorare è Sinonimo di stupidità, così facendo distrugge il saper fare , la voglia di fare, del tessuto buono italiano. Si parla anche troppo dell’Art.18 , è vero si deve licenziare i parassiti piu’ facilmente, ma in particolare nella Pubblica Amministrazione..

  7. Dario Quintavalle (Twitter: @darioq)

    Diciamoci la verità: lo Stato, come tutte le persone che affogano nei debiti, compra a credito. Al tempo stesso, alcuni servizi che lo Stato acquista o sono inutili, o non indispensabili al suo funzionamento. In sostanza sono una forma di finanziamento surrettizio al sistema delle imprese. Molte imprese accettano di anticipare i soldi perché certi servizi non hanno mercato e interessano solo allo Stato (a chi serve, ad es. il servizio di trascrizione dei processi penali?), e comunque in cambio dell’attesa esse ricaricano i costi anche del 300%. È uno sporco baratto, e se davvero lo Stato chiudesse i rubinetti, molte imprese non sopravvivrebbero.

  8. Laura S.

    Il problema andrebbe risolto a monte, occorre un controllo maggiore sulla spesa pubblica, per evitare gli sperperi che hanno determinato questa situazione debitoria e che continuano a determinarla Il ritardo nel pagamento è determinato principalmente dalla mancanza di soldi. Ogni atto deliberativo della PA , ogni determinazione dirigenziale che comporta una spesa dovrebbe essere autorizzata a monte dai Revisori. Questi ultimi dovrebbero essere scelti non in quota ai partiti, ma da un albo pubblico con rotazione continua senza legami con la politica. I Revisori oggi se non “chiudono un occhio” non vengono più nominati Se non c’è un controllo a monte per verificare quando si spende e come si spende, se c’è copertura finanziaria sulla spesa o non c’è, si arriva a questo Sono stata anni in un ufficio appalti e la Dirigenza mi invitava a definire contratti di appalto senza copertura finanziaria minacciandomi che avrei provocato danni all’Ente giustificando che fossero sufficienti i decreti regionali, ma non era così. I Revisori non hanno ritirato nemmeno la racc. A.R. che ho loro inviato. Le imprese fallite, lavori fermi ritardi nei pagamenti decreti ingiuntivi, Nessuno che paghi.

  9. avv. paola merola

    Da oltre 20 anni ci occupiamo di ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni ed in particolare delle ASL. Il nostro studio a costo zero per la azienda assicura la recuperabilità del credito in tempi strettissimi con possibilità di dire anticipatamente Asl per Asl, regione per regione i tempi del recupero.

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