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Rifugiati: quanto fa male la retorica della paura

Gli sbarchi dei richiedenti asilo non erano un effetto di Mare Nostrum. Infatti continuano con l’operazione Triton. È diminuito, invece, il rispetto dei diritti umani. Intanto, riparte la campagna della paura. Mentre i numeri confermano che l’Italia accoglie molti meno rifugiati di altri paesi.
DA MARE NOSTRUM A TRITON
A quanto sembra, gli arrivi dal mare di barche di richiedenti asilo non erano un effetto dell’operazione Mare Nostrum. Gli sbarchi proseguono, malgrado la brutta stagione. Avvenivano prima, tanto da aver richiesto una ben maggiore assunzione di responsabilità da parte italiana dopo le tragedie dell’ottobre 2013, e avvengono ora, dopo la fine della contestata operazione di salvataggio voluta dal Governo Letta. Le polemiche, esterne e interne, erano pretestuose.
La nuova operazione Triton (definita in un primo tempo Frontex Plus, più appropriatamente) ha quattro caratteristiche. Anzitutto, costa meno: per quel che è dato sapere, circa 2,5 milioni di euro al mese contro gli oltre 9 di Mare Nostrum. In secondo luogo, ha un raggio d’azione ufficiale più limitato: 30 miglia marine dalle nostre coste, contro un impegno che arrivava di fatto fino alle acque territoriali libiche. Terzo, ha coinvolto in una certa misura mezzi di altri paesi dell’Unione Europea, dunque è più condivisa. Quarto, ha rilanciato gli obiettivi del controllo delle frontiere e del contrasto dell’immigrazione irregolare, ponendo in secondo piano il salvataggio delle vite umane in pericolo. Il quarto punto spiega il terzo: i partner europei hanno offerto una certa collaborazione, purché fosse chiaro che si trattava di frenare gli arrivi.
Poi, i fatti si sono incaricati di smentire o almeno di ridefinire le politiche dichiarate. Sono avvenuti nuovi naufragi, purtroppo, ed è diventato realtà quanto si temeva: che ogni euro risparmiato, ogni miglio marino abbandonato, avrebbero pesato sulla contabilità delle vite perse e dei diritti umani fondamentali. D’altronde, la nostra Marina militare, di fronte agli sos delle barche in pericolo, è intervenuta anche al di là dei limiti territoriali fissati. Ma dispone ora di meno mezzi e di minor copertura politica. Ha subito attacchi per aver salvato naufraghi al di fuori della zona di competenza.
NUMERI CONTRO LA RETORICA
Avanza ora una nuova campagna della paura. Come in occasioni precedenti, quando alti esponenti governativi avevano parlato di “tsunami umano”, di esodo biblico, di rapporti dei servizi segreti che annunciavano centinaia di migliaia di profughi pronti a partire, si riparla di porti libici gremiti di nuovi partenti: 500mila, secondo le voci passate alla stampa. Ora in più c’è l’Isis, che caricherebbe a forza i profughi sulle barche per scagliarli contro l’Italia. Come se non ce ne fossero a sufficienza, a seguito dei tanti focolai di guerra tra Africa e Medio Oriente.
Questa macchina allarmistica indirizza gli strali soprattutto contro i trasportatori, i cosiddetti trafficanti di morte: non potendo respingere o affondare le barche, dovendo accogliere chi chiede asilo, si condannano coloro che a pagamento, bene o male, li conducono verso la salvezza. Si dice di voler contrastare il traffico di esseri umani, ma in realtà si vogliono scongiurare gli arrivi dei rifugiati.
Vediamo ora qualche dato, prima di sentirci vittime di un’invasione. Prima di tutto, i flussi migratori complessivi verso l’Italia sono diminuiti, per effetto della crisi economica, e non aumentati, come scritto in più occasioni anche da autorevoli quotidiani: gli ingressi erano più di 400mila all’anno fino al 2009, nel 2013 sono scesi a poco più di 250mila. In ogni caso, i nuovi ingressi regolari (perlopiù dall’Est Europa) sono più degli sbarcati: 178mila nel 2014. E tra coloro che sono arrivati illegalmente via mare, meno di 70mila hanno presentato richiesta di asilo in Italia. Gli altri non sono fantasmi che circolano nell’ombra: hanno oltrepassato le frontiere senza farsi registrare, con la benigna tolleranza delle autorità italiane, per chiedere asilo altrove.
I paesi dell’Europa centro-settentrionale, per non dire della Turchia, accolgono molti più rifugiati di noi: nel 2013, al netto delle nuove domande, 232mila in Francia, 190mila in Germania, 126mila nel Regno Unito, 114mila in Svezia, contro 78mila dell’Italia. Se poi allarghiamo lo sguardo, scopriamo che la Turchia, che accoglieva 600mila rifugiati nel 2013, ora ne dichiara oltre un milione; il Libano pure, e ne ha più di 200 ogni mille abitanti (noi poco più di 1, la Svezia 9, Malta 23). Complessivamente, l’86 per cento degli oltre 50 milioni di rifugiati del mondo sono accolti nel cosiddetto Terzo mondo. L’Unione Europea nel suo insieme ne riceve meno del 10 per cento, e ha diminuito la sua quota negli anni. Le retoriche dell’invasione, della guerra ai trafficanti, della lotta ai falsi rifugiati, hanno ottenuto molti più risultati di quanto si pensi, limitando l’adempimento degli obblighi umanitari.
LE SOLUZIONI POSSIBILI
Che cosa si potrebbe fare allora, a patto beninteso di volerlo? Una prima misura già esiste, ma viene applicata in modo insufficiente. Consiste nel reinsediamento (in tutto 88mila persone nel 2013, un decimo dei richiedenti, accolte soprattutto negli Stati Uniti): i richiedenti asilo, una volta protetti provvisoriamente dove è possibile, dovrebbero presentare domanda e in caso di risposta positiva essere accolti in quote proporzionali in paesi sicuri. In questo modo, si taglierebbero i profitti legati al trasporto e si eviterebbero le stragi del mare.
Il secondo cambiamento riguarda gli accordi di Dublino e l’elaborazione di una vera politica europea: libertà di movimento per i rifugiati riconosciuti, costi a carico del bilancio comunitario, misure di accoglienza e integrazione il più possibile omogenee.
In terzo luogo, va superata una logica emergenziale nella gestione dell’accoglienza. Vanno superati i grandi centri, come quello di Mineo (oltre 4mila posti), le accoglienze in luoghi isolati, l’affidamento a operatori improvvisati (piccoli albergatori per esempio), i continui cambiamenti. Un giovane rifugiato ha dichiarato di aver cambiato ventuno strutture da quando è arrivato in Italia. Serve un vero monitoraggio delle strutture e dei servizi, oggi è inadeguato. Servono soluzioni diverse, da quelle individuali (dare l’ammontare direttamente al rifugiato) all’accoglienza in famiglia, come ha proposto il giurista Ennio Codini dell’Università Cattolica a un dibattito organizzato dall’Ispi, (Istituto di politica internazionale). Tra la retorica della paura e quella dell’emergenza, lo spazio per soluzioni sensate non manca.
L’articolo è disponibile anche su www.tvsvizzera – radiomonteceneri

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12 commenti

  1. IC

    Concordo con l’Autore sulla necessità di evitare la retorica e di ridiscutere gli accordi di Dublino. Vorrei aggiungere che, in assenza di disposizioni dell’ONU, le navi militari italiane (compresa la guardia costiera) non dovrebbero entrare nelle acque territoriali libiche. Si eviterebbe la figura penosa di un guardiacoste italiano, disarmato o impossibilitato a fare uso delle armi, minacciato e messo in fuga da imbarcazioni con uomini armati (ISIS, scafisti, pirati?).

    • Silvia

      Il Friuli Venezia Giulia sta tentando la strada dell’accoglienza diffusa.

  2. Tullio Pascoli

    Finalmente una voce coraggiosa che riesce a mettere a fuoco questo penoso caso, senza cadere nella solita retorica leghista…
    A questo proposito, c’è un bellissimo saggio di Philippe Legrain che produce chiarezza a proposito di immigrazione . IMMIGRANTI che io ho recensito sul mio sito http://www.dataplug.net/2015/01/06/lezioni-di-economia-e-politica-sociale/
    I nostri, invece d’inveir contro chi cerca una vita migliore, come hanno fatto milioni e milioni di Italiani fina al secolo scorso, dovrebbero preoccuparsi delle sovvenzioni scandalose che l’Europa concede ad un agricoltura che per ragioni politiche ed ideologiche non riesce più ad aggiornarsi, come avviene in altri continenti.
    Questi sussidi non fanno altro che concorrere in maniera del tutto sleale con Paesi e Popoli che hanno maggior vocazione per certe coltivazioni e per la pastorizia.
    Cordialmente, Tullio

    • Massimo

      Quanto a retorica nemmeno lei scherza.
      Le ricordo che nella sola Lombardia nel 1990 esistevano ben 150.000 aziende agricole.
      Nel 2000 si erano già ridotte a 75.000.
      Nel Febbraio 2015 le aziende sono in tutto 47.000.
      Nelle altre Regioni la situazione è pure peggiore.
      Se l’ Unione europea ha finanziato queste imprese , bisogna ammettere che non ha fatto altro che rallentare di poco la velocità della loro chiusura.
      Se pensa che i cosiddetti migranti trovino occupazione in massa in questo settore , si sbaglia di grosso.
      Se poi ci tiene tanto a migliorare le condizioni di vita delle persone, le posso fornire i numeri telefonici di moltissimi italiani , me compreso.

  3. andrea

    mi scusi ma perche’ ritiene che chi legge non abbia gli strumenti intellettuali per distinguere tra cio’ che scrivono i media (e anche Lei) e la realta’. Dire “Italia accoglie molti meno di altri EU” e’ insensato dato che dobbiamo parlare di numeri e poi fare le proporzioni. L’anno scorso con mare nostrum il numero di sbarcati e’ stato nettamente superiore a quello del triennio precedente (per non parlare dei numeri della prima decade). Se anche solo 1% di chi sbarca pretende (perche’ questo e’ il verbo da usare) assistenza e integrazione, e il numero e’ volutamente irrisorio, parliamo di numeri reali per il 2014 nettamente superiore a quelli precedenti. Quindi parlare di proporzioni e’ un insulto. Contano solo e soltanto i numeri reali. Forse Lei non vive in periferia e quindi non ha la minima idea dell’impatto sociale che questo ha avuto.
    Vogliamo parlare di falsa informazione? Bene. Cominciamo con il dire che i profughi di guerre sono meno del 10% di chi sbarca. Chi arriva dalla Libia NON e’ un siriano o un curdo. I profughi africani NON arrivano da zone di guerra e nel continente africano (NON maghreb) al momento i focolai sono in numero (fortunatamente!!) molto basso rispetto alla situazione del trentennio ’60/’90. Ci ricordiamo vero le guerre di quegli anni e le carestie? Ci ricordiamo i numeri di quegli anni? Facciamo allora un confronto con la situazione attuale e vedremo che guarda caso gli africani in fuga non provengono dalle zone dove imperversa Boko Arham ma da zone in cui la situazione attuale non e’ definita “a rischio”.
    La migrazione ha doppio motivo: economico/ sovrappopolazione; caduta di ogni filtro (sia esso dovuto a presidio confini libici che al giro di affari legati ai migranti).
    A furia di retorica dell’accoglienza siamo riusciti a fare diventare partiti di maggioranza partiti di destra anche in societa’ tradizionalmente socialdemocratiche come la scandinavia.
    Nessuno si e’ mai chiesto per quale motivo?

    • Amegighi

      A me sembra che matematicamente 250.000 (2013) si inferiore a 400.000 (2009). Se poi si riferisce al 2014, mi pare che se 178.000 (flusso regolare dall’Est) è maggiore di flusso dal mare, ne deriva che quest’ultimo si inferiore a 178.000. Se A>B , B non è >nè =A. B è solo < A
      Se poi Lei ha altri numeri che non corrispondono a quelli citati dall'Autore dell'articolo, sarebbe interessante anche per gli altri che non hanno livello intellettuale per capire la realtà di poterli leggere e farsi un'opinione. Altrimenti stiamo sempre nella parola, cioè retorica.

  4. Massimo Gandini

    Certi intellettuali palesano un evidente sfasamento dalla realtà. La realtà del cittadino è ben diversa da quella dell’intellettuale dalle prebende certissime e del politico dotato di intoccabile vitalizio. Nella mia città , Piacenza,da piu di un anno si ospitano centinaia di pseudo profughi, tutti arrivano da paesi africani , Senegal, Gambia , Nigeria ect. , evidentemente l’Italia, uno dei paesi piu densamente popolati al mondo, vuole prendersi in carico tutta l’africa , evidentemente tutti i cittadini che si vedeono circondati da pseudo profughi intenti a bighellonare per la città hanno le allucinazioni. Chiedamo scusa all’intellettuale per l’arrogenza che manifestiamo nel non condividere le sue auree opinioni

    • bob

      ..una medicore classe politica usa a man bassa due strumenti: la retorica e la statistica! Una mediocre classe politica non è intelligente me è furba. La furbizia consente di percepire a naso l’umore e la consistenza di un popolo. Per cui ad un popolo carente di cultura e spirito critico la retorica e la statistica sono straordinarie armi di potere. Individuare un “nemico” e farlo diventare capro espiatorio ( retorica) è classico del mediocre politico che non ha mezzi intellettuali per affrontare e risolvere un determinato problema per cui “urla” ma non “progetta nulla”. La statistica è una scienza sofisticata che “fotografa” una realtà ( sottolineo fotografa) per dare spunto a interventi, dibattiti confronti per affrontare problematiche e tracciare linee guida di un sistema Paese, ma essendo una scienza complessa ha bisogno di cultura per interpretarla altrimenti sconfina nella creazione di “luoghi comuni” e di “populismi a go-go” in pratica ” biada per il popolino. Una difficoltà operativa e organizzativa in questo Pease esiste, non possiamo negarlo, allora servirebbe affrontare sul campo il problema con analisi reali. Se invece pensiamo che “Giovanni si mangia un pollo e io nulla ma in “realtà” ne abbiamo mangiato mezzo a testa” allora il problema si perde di vista , si aggrava e non si risolve…………….e si da spazio ai masanielli di turno

  5. Ilaria

    PARTE I: Gentile Maurizio Ambrosini, trovo il suo pensiero condivisibile, soprattutto riguardo il concetto del superamento della logica emergenziale. Purtroppo pero’ sono sempre più convinta che i nostri decision makers NON siano disponibili ad adottare nessuna soluzione. E’ davvero triste sentire politici e opinionisti affermare di dover BLOCCARE gli sbarchi immediatamente. Ma di che stiamo parlando? Di commercio estero e carichi andati a male da bloccare???? e’ sconvolgente la” terministica” (licenza poetica) che viene utilizzata su tutti i media. TUTTI…
    La retorica fa male davvero… diciamo che lo ha sempre fatto – e va indegnamente a modificare e talvolta anche a ribaltare la lista di priorità’ dell’ essere umano …. come si fa a parlare di numeri ( e magari azzuffarsi sulle %i) quando stiamo parlando di SALVARE VITE UMANE? Perché siamo cosi distanti dal pensare che e’ un istinto umano salvare qualcuno in pericolo e che ancor prima nessun essere umano dovrebbe essere costretto a rischiare la propria vita sfuggendo da guerre, fame e disperazione? Perché non dobbiamo avere tutti il diritto ad una vita serena? In qualsiasi paese essa sia?
    Finché non ci troveremo tutti d’accordo sulla priorità dei diritti inalienabili dell’uomo non ci sentiremo mai davvero tutti appartenenti ad un’ unica nazione e allora non credo davvero ci possa mai essere una vera volontà’ politica di risolvere nulla. Continua…

  6. IC

    @Ilaria. Chi conosce bene l’Africa sa che molti di coloro che sbarcano provengono da paesi a sud del Sahara dove non vi sono guerre, scontri tribali e fame. In alcuni paesi poi vi sono regimi democratici che non hanno nulla da imparare dall’Europa. Quelli che arrivano poi, dovendo pagare in valute forti l’attrraversamento del Sahara e del Mediterraneo, non sono certo i più poveri nel loro contesto socioeconomico. Quanto a povertà infine anche in Italia abbiamo gravi problemi. Penso piuttosto che questa frenesia migratoria sia il frutto di una mancanza di conoscenza della realtà europea. Mio padre si ricordo ancora che , recatosi negli USA negli anni ’50 fu stupito nel vedere tanta povertà non solo al Sud, ma anche nelle grandi metropoli. In Italia era infatti diffusa l’idea di un’America dove tutti stavano bene

    • bob

      condivido per esperienza! Ma questo è il Paese per eccellenza dei “luoghi comuni” delle “etichette usa e getta” . Un Paese, non dimentichiamolo, dove ci sono ancora fasce di analfabetismo da paura a cui puoi raccontare tutto. Un Paese che digerisce tutto come un serpente che ha avuto lo stomaco di “sostituire” La Malfa con Salvini. Io spero che le classi africane delle future generazioni che si sono formate in Europa e USA possono un giorno creare gli SUA per il bene del mondo

  7. Robert

    L’autore di questo pezzo dovrebbe ricordare che l’Italia ha comunque imbarcato qualcosa come cinque milioni di immigrati in vent’anni, arrivando a una saturazione del tutto fisiologica, considerando il collasso dell’economia. Cinque milioni in un contesto di crescita zero, e di crescita pro-capite essenzialmente negativa, sono cifre astronomiche che non hanno precedenti nella storia d’Italia.

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