L’occupazione ha continuato a crescere anche nel secondo trimestre. Si tratta per lo più di contratti a tempo indeterminato. Buone notizie anche per i giovani. Ma le preoccupazioni in vista dell’autunno non mancano: dal Pil fermo alla fine degli incentivi, passando per il referendum costituzionale.

L’economia italiana nel secondo trimestre

Con la pubblicazione dell’indagine trimestrale delle forze lavoro da parte dell’Istat, abbiamo ora il quadro completo di fine estate e possiamo tirare le somme sulla situazione economia italiana nel secondo trimestre.
La dinamica del Pil e della produzione nazionale vanno peggio della dinamica del mercato del lavoro. Nel secondo trimestre del 2016 la lieve crescita italiana si è interrotta. L’occupazione – come certifica l’inchiesta dell’Istat – ha invece continuato a crescere.
Rispetto al primo trimestre del 2016 l’occupazione è aumentata dello 0,8 per cento, corrispondente a circa 180mila nuovi posti di lavoro. Una specie di inaspettato sole di fine estate. Soprattutto perché nello stesso periodo estivo il Pil è stato fermo. Se invece confrontiamo il mercato del lavoro rispetto al primo trimestre del 2015, la crescita di posti di lavoro è stata addirittura del 2 per cento, pari a circa 450mila posti di lavoro in dodici mesi.
Questi numeri non devono rallegrare troppo. La crescita di lavoro senza crescita economica non può essere duratura e rischia di peggiorare una delle patologie della nostra economia. Innanzitutto, segnala una diminuzione della produttività media del paese. Sappiamo bene che uno dei nostri mali è proprio la bassa produttività. Se aumenta il numero di lavoratori senza che aumenti la produzione, è evidente che ciascun lavoratore produce meno. In secondo luogo, come abbiamo già accennato in passato, la crescita di lavoro tende alla lunga a essere coerente con la crescita del Pil. In termini prospettici, è assai probabile che dopo il calo della produzione e della domanda aggregata, le imprese tenderanno a rivedere i loro piani occupazionali.
Come è già stato evidenziato dalle altre fonti statistiche nazionali (Inps e ministero del Lavoro), la parte più consistente della crescita è concentrata nel lavoro dipendente a tempo indeterminato, aumentato di circa 310mila unità in un anno. Il lavoro indipendente è sì cresciuto, ma solo dell’1 per cento.

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Buone notizie sui giovani

Due buone notizie arrivano anche dall’occupazione giovanile. La fascia di età che più è cresciuta in termini occupazionali è quella dei giovani tra i 15 e i 34 anni.
Inoltre, l’Istat riporta una marcata riduzione dei Neet (Not in Education, Employment or Training), i giovani sotto i 30 anni che si trovano in una condizione di pressoché totale esclusione dal mondo del lavoro e della formazione. I Neet italiani sono ancora 2 milioni e 35mila, ma sono diminuiti di circa 250mila unità in un anno. Avere un monitoraggio costante di questa patologia è molto importante. Quei 2 milioni di giovani sono ancora tantissimi e sono davvero a rischio di vivere un’esistenza ai margini della società.
Con questi numeri, l’autunno che ci aspetta sembra forse meno rigido, ma le nubi sono molte. Innanzitutto, la fine della decontribuzione fiscale. Il periodo analizzato dai dati Istat risente ancora in buona misura del forte bonus occupazione del 2015. Nel 2016 il bonus è stato dimezzato e pare che scomparirà nel 2017. La seconda nube riguarda la congiuntura e la crescita zero del Pil. Infine, non va dimenticata l’incertezza politica, legata al referendum costituzionale su cui si voterà in autunno.

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