Industria 4.0, il piano nazionale presentato dal ministro per lo Sviluppo economico, vuole incentivare gli investimenti nelle tecnologie. In alcune l’Italia ha già vantaggi in termini di specializzazione e di risorse ottenute in sede europea. Quattro suggerimenti per il successo del programma.
I vantaggi dell’Italia nell’Industria 4.0
Industria 4.0, il piano nazionale presentato di recente dal ministro per lo Sviluppo economico, mira a incentivare gli investimenti innovativi su tecnologie e beni tipici della quarta rivoluzione industriale, a rafforzare le competenze e le infrastrutture abilitanti e a sensibilizzare imprese e altri attori creando un’adeguata governance pubblico-privata. Si tratta principalmente di incentivi automatici, ma anche sostegno ai cluster tecnologici, contratti di sviluppo e altre attività.
Una delle principali novità è l’accento sulle tecnologie, in particolare su quelle industriali “abilitanti” elencate nella tabella 1. A cui si aggiungono le tecnologie “agri-food”, “bio-based economy” e per l’ottimizzazione dei consumi energetici.
Ma quali sono i punti di forza dell’Italia nelle tecnologie “abilitanti”? Una stima ce la possono fornire alcuni semplici indici di vantaggio comparato e assoluto. Il primo misura la specializzazione in una tecnologia, il secondo indica se l’Italia primeggia in termini di capacità di ottenere risorse in un certo ambito. Gli indici sono calcolati sulla base dei dati sui progetti finanziati dai Programmi europei per la ricerca e lo sviluppo tecnologico (7° Programma quadro – FP7 e 8° Programma quadro – Horizon 2020), progetti collaborativi di eccellenza a cui partecipano imprese, università ed enti di ricerca.
Le tecnologie “abilitanti” di Industria 4.0 sono ambiti piuttosto eterogenei per numero di progetti collaborativi finanziati e risorse ottenute dai programmi europei. I più ampi e di maggior peso finanziario sono: “advanced manufacturing solutions” e “augmented reality” (oltre 1 miliardo di euro di risorse assegnate in Europa dal 2008 in ciascuno dei due). Tra quelle indicate da Industria 4.0, l’Italia ha ottenuto le maggiori risorse proprio dai progetti che riguardano queste tecnologie. Altri campi, come “additive manufacturing”, sono più circoscritti in termini di progetti e risorse (tabella 1).
Se si guarda alla stima dei vantaggi comparati nazionali, la buona notizia è che l’Italia è forte in tutte le tecnologie abilitanti di Industria 4.0, ma si dimostra particolarmente specializzata in “advanced manufacturing solutions” e “augmented reality”, a cui si aggiungono “cyber-security”, “horizontal/vertical integration” e “simulation”. Alla maggior parte dei vantaggi comparati corrisponde anche un vantaggio assoluto, ossia una maggiore capacità di ottenere risorse.
Questi dati, disponibili anche a livello regionale e a un livello di dettaglio tecnologico maggiore, possono essere utili per la governance delle iniziative, poiché aiutano a decidere dove favorire gli investimenti e quali strategie adottare. Per esempio, far leva sui punti di forza in alcuni ambiti oppure colmare le lacune favorendo le collaborazioni tra attori di regioni diverse.
Tabella 1 – Industria 4.0: vantaggi comparati nazionali nelle tecnologie “abilitanti” (sulla base del valore dei progetti FP7 e Horizon 2020; un valore dell’indice >1 indica un vantaggio comparato o assoluto)
* Indice di vantaggio comparato rivelato (Revealed Comparative Advantage) dell’Italia nella tecnologia j. È uguale al rapporto tra due rapporti. Al numeratore le risorse ottenute dall’Italia nei progetti che riguardano la tecnologia j sulle risorse totali ottenute in tutte le tecnologie Industria 4.0. Al denominatore le risorse ottenute da tutti i progetti europei sulla tecnologia j sul totale delle risorse dei progetti europei su Industria 4.0. Valori dell’indice maggiori o uguali a uno indicano un vantaggio comparato. ** Indice di vantaggio assoluto, uguale al rapporto tra la quota di risorse ottenute dall’Italia rispetto all’Europa nella tecnologia j, sulla popolazione italiana rispetto alla popolazione europea.
Fonte: Red database, Ismeri Europa 2016; Contiene dati su circa 10.000 progetti di ricerca e sviluppo (tutti i progetti FP7 dei programmi “cooperation” e “capacities”, e un campione di progetti H2020 approvati fino a metà 2016). I dati sono regionalizzati, disaggregati per 62 aree di ricerca e 161 tecnologie critiche. La tassonomia Red è stata adattata in questa tabella alla classificazione Industria 4.0.
Quattro raccomandazioni
Articoli precedenti forniscono una valutazione critica del piano e degli strumenti di Industria 4.0. Qui si formulano alcune raccomandazioni alla luce dei dati e delle lezioni apprese dalle politiche passate:
- Focalizzare gli investimenti sui temi e tecnologie caratterizzate da maggiore potenziale nei territori. L’individuazione delle priorità di investimento dovrebbe essere un processo di scoperta imprenditoriale, come nelle strategie di specializzazione smart (S3) che la Commissione europea ha richiesto a tutte le Regioni all’inizio della programmazione 2014-2020 come condizione per accedere ai fondi. Il politico non impone le scelte, ma può facilitarle fornendo informazioni su vantaggi comparati, tecnologie emergenti, opportunità commerciali, mitigando le asimmetrie informative. Per questo sono necessari dati sui trend tecnologici e le competenze oltre che un coinvolgimento proattivo di imprese, università, enti di ricerca.
- Favorire la complementarietà con le politiche regionali previste dalle S3 e finanziate dal Fondo europeo per lo sviluppo regionale (Fesr) per evitare duplicazioni o che un incentivo “spiazzi” l’altro riducendo la domanda. A questo fine gli schemi d’aiuto andrebbero accompagnati da analisi preliminari degli effetti indesiderati.
- Evitare provincialismi favorendo collaborazioni anche transnazionali nelle tecnologie in cui la specializzazione italiana è più debole. Chi gestisce gli interventi dovrebbe poter fare affidamento su dati solidi per sapere dove si trovano gli attori rilevanti e favorire le interazioni.
- Monitorare il piano in “tempo reale” e valutarne i risultati anche con confronti internazionali. A tal fine, dati che incorporano la variabile tecnologica sono essenziali.
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ANDREA
Bell’articolo. Nella attuazione di Industria 4.0 vedo due pericoli: 1) che l’elenco dei beni si caratterizzi per tassi innovazione bassi (esempio sensori base su macchine CNC già molto diffuse) su spinta dei produttori (quindi depauperamento risorse) 2) che il MISE rimanga troppo su logiche “Sabatini” penalizzando gli asset immateriali. Per esempio i sw open source i costi più rilevanti sono dati da prestazioni progettazione sw a bisogni specifici.