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La concorrenza? Non è in una scatola nera

Perché mai l’installazione di una scatola nera sull’auto dovrebbe favorire la concorrenza nel mercato assicurativo? I guidatori prudenti e quelli più giovani ne ricaveranno sconti. Ma a ringraziare sono le compagnie e i costruttori dei dispostivi.

Assicurazioni e scatole nere

Ai primi di agosto è stato approvato il cosiddetto “decreto concorrenza”. Al di là della lunghezza dei tempi (una prima versione era stata presentata al Consiglio dei ministri il 20 febbraio del 2015), quello che stupisce, almeno per quanto riguarda il mercato assicurativo, è il contenuto, che sembra avere poco a che fare con la tipologia di provvedimenti che favoriscono la concorrenza.

Il decreto prevede infatti che venga inserito nel Codice delle assicurazioni private un articolo (132-ter) che definisce un sistema di “sconti obbligatori” nel caso in cui vengano installati sugli autoveicoli meccanismi elettronici, quali la “scatola nera” o equivalenti (comma 2, lettera b). Diventa, dunque, legge quanto già proposto dal governo Letta, che nel 2014 aveva introdotto un sistema di “scontistica” della Rc-auto.

Ci sono buoni motivi per prevedere che l’intervento non avrà alcun effetto sulla concorrenzialità del mercato. A dimostrazione di ciò, si possono analizzare i dati Iper (indagine dell’Ivass sull’andamento dei prezzi Rc-auto) sulla percentuale di polizze a copertura dei veicoli con scatola nera.

Figura 1 – Percentuale di polizze con scatola nera sui contratti stipulati

Fonte: Ivass “Relazione sull’attività svolta dall’Istituto nell’anno 2016” p. 115

Dai dati emerge che il 20 per cento delle autovetture assicurate ha già installato la scatola nera e che è in atto un processo di crescita con un aumento su base annua pari a 3,3 punti percentuali nel quarto trimestre del 2016. Il sistema di sconti è quindi già efficace nel nostro mercato assicurativo: allora non è chiaro perché occorra prevederlo in una legge dello stato e quali effetti proconcorrenziali potrebbero derivarne.

Chi ci guadagna

Una spiegazione sembra darla l’Associazione delle imprese assicuratrici (Ania), secondo la quale “il progressivo aumento in termini di numero di dispositivi installati ha consentito alle compagnie di ridurre il moral hazard dei propri clienti sia in fase di profilazione del rischio, sia nella fase (eventuale) successiva di accadimento e valutazione di un danno, riducendo le frodi e permettendo una più corretta quantificazione del danno” (Ania “L’assicurazione italiana 2016-2017”, p. 180).

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All’affermazione segue un’analisi storica degli effetti delle scatole nere nel ramo Rc-auto per il quadriennio 2012-2015, effettuata su oltre 3 milioni di polizze per auto che hanno installato un dispositivo e circa 20 milioni di polizze che invece ne sono sprovviste, di cui si riporta un grafico relativo alla frequenza dei sinistri.

Figura 2 – Frequenza sinistri causati da veicoli con scatola nera (colonna più scura) e senza scatola nera (colonna più chiara)

Fonte: Ania “L’assicurazione italiana 2016-2017”, p. 191

In verità, il grafico mostra un’esigua differenza nella frequenza dei sinistri tra veicoli con e senza scatola nera, anche alla luce del fatto che non esiste alcuna dimostrazione empirica nella letteratura scientifica della relazione tra l’utilizzo dei dispositivi e il miglioramento nella condotta di guida. Per quanto riguarda poi le frodi, il collegamento è tutto da dimostrare vista l’estrema varietà del fenomeno, che poco ha a che fare con la “dinamica” degli incidenti: in Italia le frodi derivano spesso da certificazioni mediche e da riparazioni alla carrozzeria falsificate.

È invece più realistico pensare che uno sconto legato all’installazione della scatola nera attiri quelle persone che, pur essendo prudenti alla guida, rientrano in una categoria considerata ad alto rischio e che, di conseguenza, pagano un premio molto elevato rispetto alla loro reale rischiosità. Infatti, la diffusione delle polizze scontate è più marcata proprio tra le categorie di automobilisti “discriminati” come più rischiosi, quelli che abitano nelle città con un più alto livello dei premi medi (come Caserta e Napoli) e i molto giovani (18-23 anni) e i giovani (26-31).

Le compagnie dunque prevedono uno sconto per chi è disposto a essere monitorato, attuando così una strategia commerciale di selezione dei clienti migliori in termini di rischiosità (cream skimming). Ma ancora non si capisce perché di ciò si debba occupare un decreto che ha l’obiettivo di incentivare la concorrenza.

Da un’analisi della situazione degli altri paesi non emerge un’analoga esperienza e laddove esiste un sistema di scontistica legato alle scatole nere, non è previsto per legge, ma offerto e scelto liberamente nel mercato.

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In Inghilterra, per esempio, è stato di recente sottolineato il rapido aumento nella diffusione dei dispositivi telematici, di ben il 40 per cento dal 2009 al 2016 con circa 450mila autovetture dotate di black box. A commento dei dati, la British Insurance Brokers’ Association (Biba) afferma che questo tipo di polizze sono convenienti per i guidatori prudenti, con risparmi fino al 25 per cento, e per i più giovani. Ma non asserisce alcuna correlazione tra i dispositivi e un migliore funzionamento del mercato.

Le norme del “decreto concorrenza” risultano poi aggravate dalla previsione che entro un anno l’installazione della scatola nera diventerà obbligatoria. Dunque, si delinea lo scenario in cui per qualsiasi autovettura sarà necessario, oltre all’acquisto di una polizza Rc-auto, anche quello di un dispositivo mobile in grado di registrare dati relativi al veicolo e al comportamento del conducente.

Un bel regalo alle compagnie, che potranno così raccogliere informazioni sensibili sui loro clienti, utili pure dal punto di vista commerciale, e un bel regalo anche ai produttori delle scatole nere.

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  1. Giovanni Millo

    Cara Donatella,
    sempre interessante. Un’osservazione: la scatola nera può, almeno in linea di principio, aiutare a limitare le truffe “da certificato medico falso”, per esempio registrando l’accelerazione subita dalla macchina al momento dell’impatto. Valori sufficientemente (=molto, molto) bassi sarebbero incompatibili con lesioni di una certa gravità, impedendo di denunciare colpi di frusta per ogni toccatina grazie a medici compiacenti come troppo spesso succede oggi. Saluti, Giovanni

    • Enzo Pisano

      Mi permetto di osservare che la determinazione del premio non può in alcun modo comprendere la previsione di frodi che, peraltro, come affermato in un’audizione al Senato dall’ex presidente Antitrust Catricalà, sono meno della metà di quelle esistenti in Francia e Regno unito.
      Per ovviare al problema dell’eccessivo danno da colpo di frusta basterebbe semplicemente analizzare la congruenza tra il colpo di frusta lamentato con il danno subito dall’auto tamponata, senza bisogno di installare ulteriori dispositivi che violano la libertà individuale costituzionalmente garantita (art. 13 Cost.)
      Cordialmente Enzo Pisano

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