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Richard Thaler, uno “psicologo” per l’economia

Il premio Nobel per l’economia 2017 è stato assegnato a Richard Thaler. I suoi lavori hanno arricchito l’analisi economica attingendo a importanti meccanismi psicologici. Perché siamo esseri umani e non individui perfettamente razionali ed egoisti.

L’importanza del punto di riferimento

La ricerca economica tradizionale ha sviluppato potenti analisi delle scelte individuali e dei mercati partendo dall’assunto che gli individui sono razionali ed egoisti. La definizione di razionalità non è senza controversie, ma nell’accezione comune vede l’uomo come un ottimizzatore perfetto, mai influenzato da emozioni. Usando teoria e dati, Richard Thaler ha dimostrato che l’aderenza acritica a questa rappresentazione è in molti casi fuorviante e impedisce la comprensione di importanti fenomeni.

Consideriamo il concetto di “punto di riferimento”, che Thaler ha contribuito a sviluppare. Marco e Luca possiedono 10mila euro ciascuno. Marco li ha ottenuti vincendo alla lotteria. Luca, invece, aveva 20mila euro e ne ha persi la metà giocando in borsa. Per la teoria tradizionale, la soddisfazione economica dei due è simile, perché la loro ricchezza è identica. Nella realtà, è verosimile che Marco sia molto più soddisfatto di Luca. Perché il nostro grado di soddisfazione non dipende solo dal livello di ricchezza posseduta, ma anche dal punto di riferimento rispetto al quale la si valuta. Per il nullatenente Marco, i 10mila euro danno grande soddisfazione rispetto al riferimento di non possedere nulla. Per Luca, i 10mila euro sono deludenti dal punto di vista dei 20mila iniziali.

La prima formulazione della teoria del punto di riferimento è dovuta agli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky nel 1979, che valse al primo il premio Nobel in economia nel 2002. Thaler ne ha mostrato l’importanza per le scelte economiche. Ad esempio, ha usato il concetto per piegare perché i tassisti di New York lavorano di meno nei giorni in cui ci sono più potenziali clienti in strada: una volta raggiunto il reddito giornaliero di riferimento, il tassista torna a casa soddisfatto. Il tassista ottimizzante non si comporterebbe così: lavorerebbe di più quando ci sono più potenziali clienti in strada perché i maggiori introiti gli permetterebbero di riposare più a lungo nei giorni normali.

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Il risultato apre nuove prospettive nell’analisi di una delle più importanti scelte individuali: quella su quanto lavorare.

Lo stesso meccanismo del punto di riferimento è stato usato per spiegare altri fenomeni. Ad esempio, per capire perché durante le crisi immobiliari si assista a un crollo delle transazioni. La spiegazione è che molti venditori preferiscono ritirare la propria casa dal mercato piuttosto che accettare un prezzo al di sotto del loro punto di riferimento, tipicamente il prezzo di acquisto passato.

Psicologia ed economia

I lavori di Thaler hanno arricchito l’analisi economica con altri importanti meccanismi psicologici. Attraverso il concetto di contabilità mentale (mental accounting), ha spiegato perché le persone spesso reperiscano liquidità indebitandosi a tassi proibitivi, anziché ritirando soldi dal conto “investimenti di lungo termine”. Attraverso il concetto di preferenze sociali ha spiegato perché i consumatori siano disposti a pagare prezzi più alti quando riflettono un aumento dei prezzi, ma non quando sono dovuti a un aumento della domanda. Per un agente razionale non ci sarebbe alcuna differenza tra i due casi. Infine, attraverso il concetto di inconsistenza temporale, ha permesso di comprendere sotto quali condizioni gli individui possano sistematicamente procrastinare le decisioni di risparmiare, mettersi a dieta o smettere di fumare. L’individuo razionale non decide mai di procrastinare.

In generale, Thaler ha dimostrato come, agendo sulle decisioni individuali, la psicologia umana influenza il funzionamento dei mercati. Ha così dato vigore alla finanza comportamentale, che studia come i nostri investimenti finanziari, le variazioni nei prezzi delle azioni e perfino le crisi finanziarie possano essere meglio compresi come prodotto della psicologia umana.

Oltre ad aiutarci a comprendere il mondo, i lavori di Thaler hanno avuto un forte impatto sulle politiche pubbliche. Nell’approccio economico tradizionale, è spesso ottimale correggere i problemi sociali usando le tasse. Ad esempio, per incoraggiare le famiglie a risparmiare si possono ridurre le tasse sui loro investimenti. Thaler ha mostrato che se consideriamo la psicologia umana, possiamo trovare politiche molto più efficaci. Ad esempio, stabilire per legge un contributo pensionistico elevato può aumentare molto i risparmi, anche se poi si lasciano gli individui liberi di ridurre il loro contributo sotto quel livello. Le persone sono infatti riluttanti a scendere sotto lo status quo legale. Per inerzia mentale o perché lo status quo stesso cambia le loro preferenze.

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Insomma, i lavori di Thaler dimostrano l’importanza di incorporare realismo psicologico nell’analisi dell’economia.

L’economia comportamentale è un campo giovane, con molta strada davanti a sé. L’aspetto forse meno soddisfacente in questi studi è la mancanza di una teoria generale in grado di unificare molte delle forze psicologiche. Ma più che una critica ai contributi di Thaler, la carenza va vista come un campo di sviluppo futuro.

Probabilmente, l’effetto maggiore del Nobel di quest’anno sulla ricerca economica sarà la presa di coscienza che non esistono assunti veri in quanto tali o esenti da verifica empirica. In passato si sentiva spesso dire: “dobbiamo trovare la spiegazione razionale dei fenomeni perché altre spiegazioni sarebbero banali”. Nulla di più sbagliato. Il valore di uno studio non si misura da quanto intricate o eleganti siano le sue spiegazioni, ma dalla veridicità e affidabilità dei suoi risultati. Il premio a Thaler è perciò un’ottima notizia per l’economia. È il segno di una scienza matura che si apre alla verifica empirica di tutte le sue ipotesi, nella ricerca di una migliore comprensione del mondo.

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  1. Alberto

    Forse la prima formulazione risale al matematico Daniel Bernoulli, che valutando una soluzione al paradosso di San Pietroburgo, aveva evidenziato che nella teoria delle decisioni il valore atteso di una particolare
    scelta non può essere sempre preso come criterio per determinare la decisione dal punto di vista razionale enunciando:”Uno scommettitore «razionale» non rinuncerebbe mai alla possibilità di
    raddoppiare qualsiasi somma, per quanto estremamente ridotta. Al contrario, nessun scommettitore «avveduto» accetterebbe una scommessa, per quanto elevata, quando l’utilità procurata risulta sconosciuta”. Il matematico Gabriel Cramer, scriveva dieci anni prima:”I matematici stimano il denaro in proporzione alla sua quantità, mentre un uomo di buon senso lo stima in proporzione all’uso che può farne”.

  2. Mario

    —-e ci volevano i premi nobel per capire che non siamo razionali?

  3. Henri Schmit

    “Il valore di uno studio non si misura da quanto intricate o eleganti siano le sue spiegazioni, ma dalla veridicità e affidabilità dei suoi risultati.” No so se l’ardita tesi epistemologica sia del neo-Nobel Thaler o del prof. Nicola Gennaioli, Ma la condivido.

  4. Virginio Zaffaroni

    Per giudicare il contributo della psicologia all’economia la mia stella polare è la distinzione tra finalità descrittiva dei fenomeni e finalità prescrittiva. La psicologia potrà certamente spiegare meglio perché gli uomini assumono certe decisioni economiche. Ma, proprio perché emerge ora meglio che molte scelte sfuggono alla razionalità, un’economia della razionalità, della scelta efficiente ed efficace, che pensi a prescrivere e non a descrivere appare sempre necessaria. Senza una scienza economia prescrittiva, mi viene da dire pedagogica, che continui a occuparsi non di “come e perché la gente fa le cose” ma di “come dovrebbe farle”, tutta l’economia finirebbe in una melassa psicologista indulgente ed acritica.

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