Le regole sul pareggio di bilancio per gli enti territoriali ostacolano gli investimenti pubblici locali. Le deroghe previste dalle leggi di bilancio 2017 e 2018 garantiscono però spazi di manovra. A patto di una maggiore collaborazione tra gli enti.

Dal Patto al pareggio

La legge n. 243/2012 ha introdotto la regola fiscale del pareggio di bilancio per gli enti territoriali, sancendo il definitivo superamento del patto di stabilità interno. Il nuovo vincolo serve a garantire il concorso degli enti territoriali agli obiettivi di indebitamento netto definiti in sede europea.
Partendo dal bilancio contabile di un ente è possibile determinare il saldo valido ai fini del pareggio di bilancio considerando solo le entrate finali e le spese finali. Nella figura 1 è rappresentato un bilancio semplificato, le voci contabili in grigio sono quelle escluse dalle entrate finali e dalle spese finali, che quindi non entrano nel conto del pareggio di bilancio.

Figura 1 – Dal bilancio contabile al pareggio di bilancio

Nella determinazione del saldo valido ai fini del pareggio di bilancio non è computato il risultato di amministrazione che deriva dall’esercizio precedente, in quanto non rientra tra le entrate finali. E infatti la regola del pareggio di bilancio comporta, a regime, il graduale ridursi dell’accumulazione di avanzo, fino al suo annullamento.
Tra le entrate finali non sono computati i mutui, così da disincentivare la contrazione di nuovi debiti, mentre le relative spese sono comprese tra le spese finali.
Non considerare tali voci contabili nel saldo valido ai fini del pareggio di bilancio rappresenta un sicuro freno agli investimenti locali. Si consideri che l’avanzo destinabile agli investimenti da parte degli enti locali era nel 2016 pari a 2 miliardi di euro (fonte: Bdap- Banca dati amministrazioni pubbliche), mentre il debito – che è la forma più naturale di finanziamento degli investimenti – delle amministrazioni locali è oggi pari al 2,5 per cento di quello complessivo del paese (fonte: Banca d’Italia).

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La collaborazione fra enti del territorio

Per incrementare gli investimenti pubblici locali, attraverso l’utilizzo dell’avanzo di amministrazione o il ricorso all’indebitamento, tuttavia si può ricorrere alla cessione di spazi finanziari. Con il patto di solidarietà nazionale orizzontale, i governi locali si scambiano spazi finanziari su scala nazionale, con obbligo di restituzione negli esercizi successivi; con quello verticale lo stato concede spazi finanziari agli enti senza obbligo di restituzione. Proprio per rilanciare gli investimenti, le leggi di bilancio 2017 e 2018 intervengono in deroga al principio del pareggio, potenziando i plafond del patto di solidarietà nazionale verticale. Da più parti si è anche chiesta l’esclusione dai vincoli di bilancio degli investimenti (golden rule).
Una ulteriore strada per sostenere gli investimenti del territorio è costituita dalle intese regionali, che replicano i patti di solidarietà nazionali su scala regionale. Le intese si fondano sulla collaborazione tra enti territoriali di una stessa regione (intesa orizzontale) nonché tra regione ed enti locali (intesa verticale) con spazi finanziari ceduti dagli enti in surplus a vantaggio di chi ne ha più urgente necessità. In altri termini, la responsabilità del vincolo del pareggio è su scala regionale, e ciò consente maggiore flessibilità tra enti all’interno del sistema.
L’esperienza delle Intese regionali nell’esercizio 2017 si è rivelata complessivamente in chiaroscuro come si vede dalla figura 2. L’ammontare del patto orizzontale è pari a soli 79 milioni di euro, in larga parte movimentato in Emilia. Il patto verticale raggiunge i 107,67 milioni di euro solo a seguito dell’introduzione, a settembre, dell’incentivo dello svincolo di destinazione dei trasferimenti statali, in misura pari al doppio degli spazi finanziari ceduti (25 milioni di euro di spazi ceduti prima della misura e 82,67 milioni successivamente).

Figura 2 – Spazi finanziari scambiati attraverso le intese regionali

Fonte: elaborazioni su Dgr. Valori in milioni di euro.

La difficoltà delle regioni a cedere spazi finanziari agli enti locali è dipesa dal gravoso contributo agli obiettivi di finanza pubblica imposto negli ultimi anni. Ne è una conferma il fatto che, nel 2017, per la prima volta, sono stati gli enti locali a cedere spazi finanziari alla regione di appartenenza (come nel caso del Veneto). In Lombardia, invece, la regione ha acquisito l’eccedenza di spazi disponibili sul patto orizzontale per alimentare il patto verticale. Viceversa, l’esperienza laziale si è caratterizzata per una forte concentrazione delle risorse su Roma Capitale.
Sugli enti locali, poi, gravano le incertezze nella gestione dei bilanci, tanto maggiori nella prima parte dell’anno, durante la quale le regole di finanza pubblica sono spesso ancora indefinite.
In conclusione, se adeguatamente incentivate, le intese regionali possono dare un nuovo impulso agli investimenti locali in settori di spesa condivisi a livello regionale e a favore di opere immediatamente “cantierabili”.

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