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Dati comunali per capire chi ha votato chi

Qual è stato il ruolo del contesto socio-economico nel voto del 4 marzo? I dati comunali definitivi sembrano indicare che forse il nesso tra consenso e promesse su flat tax e reddito di cittadinanza non è poi così forte. Quanto conta l’istruzione.

Il voto comune per comune

Nell’attesa che la commissione incaricata di studiare i programmi ci spieghi che i partiti erano d’accordo sulle cose da fare già da prima delle elezioni, sembra utile riconsiderare l’effetto del contesto socio-economico sul voto del 4 marzo, alla luce dei dati comunali (definitivi) divulgati dal ministero dell’Interno. In una precedente analisi, Marco Alberto De Benedetto e Maria De Paola hanno invece utilizzato i dati allora disponibili che riguardavano le province.
I dati comunali mostrano, anzitutto, una forte relazione negativa tra successo del Movimento 5 stelle e successo della Lega (figura 1a), non riconducibile solo alla differente capacità di penetrazione dei due partiti nelle diverse aree del paese: la situazione rimane la stessa anche se si guarda al solo Nord (figura 1b). Ciò suggerisce che le due forze si configurano, almeno in parte, come opzioni sostitutive (non complementari). Opposta è la relazione tra consenso ottenuto dal M5s e dal Pd al Nord, la qual cosa sembra suggerire che queste due forze pescano gli elettori nello stesso mare (figura 1c).

Quanto contano reddito e istruzione

L’analisi statistica suggerisce ulteriori spunti di riflessione (tabella 1). La variabile dipendente è data alternativamente dal consenso a favore di un partito tra M5s, Lega e Pd. I risultati più rilevanti sono i seguenti.

1) Il tasso di occupazione spiega in parte il consenso verso Lega e M5s: quando cresce, aumenta il consenso per la Lega se si considera l’Italia nel suo complesso; si riduce, se l’attenzione è limitata al Nord. Se ci si concentra sul solo Settentrione, il consenso della Lega – così come quello del M5s, e non solo al Nord – diminuisce con il crescere dell’occupazione (figure 3-4).

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2) Quando peggiorano gli indicatori relativi al grado di istruzione (percentuale della popolazione analfabeta ovvero mancante di diploma di scuola secondaria o di titolo universitario) aumenta il consenso per il M5s, si riduce invece quello a favore della Lega. La quota di titoli universitari esercita un effetto, positivo, solo nel caso del Pd.

3) Il livello del reddito pro-capite ha un effetto negativo sia sulla Lega che sul M5s: nel complesso i nostri risultati sembrano smentire l’opinione diffusa secondo la quale al crescere del reddito e dell’occupazione cresce il consenso per la Lega. Se si considera il solo Nord, avviene esattamente il contrario. Il consenso ottenuto da M5s e Lega al Nord diminuisce anche con il crescere della percentuale di popolazione che dichiara un reddito ai fini Irpef, mentre per il Pd, se si considera l’Italia nel suo complesso, questa relazione ha il segno opposto.

4) Quando aumenta la quota di reddito da pensioni aumenta in modo coerente il consenso per il Pd, mentre si riduce quello per la Lega se si concentra l’attenzione sul solo Nord; il consenso del M5s si riduce sempre al crescere della quota di reddito da pensioni. Ancora al Nord, la frequenza del lavoro autonomo ha lo stesso tipo di effetto (positivo) sul consenso sia di M5s e Lega che del Pd.

5) Le variabili distributive (quota dei contribuenti con un reddito inferiore ai 10 mila euro) risultano avere un’influenza rilevante. Nel caso del Pd, il consenso aumenta con la quota di popolazione che dichiara un reddito superiore ai 75 mila euro e si riduce se cresce la proporzione di chi dichiara un reddito inferiore ai 10 mila. Era da attendersi l’opposto per un partito di ispirazione socialdemocratica;

6) Al crescere della popolazione che dichiara un reddito ai fini fiscali, si riduce sia il consenso per la Lega che quello per il M5s. Ciò sembra indicare che con troppa disinvoltura si è cercato di stabilire un nesso tra consenso e promesse elettorali relative all’introduzione del reddito di cittadinanza (più desiderato nei contesti in cui più bassa è la quota di contribuenti) o alla flat tax (che sta a cuore a chi avrebbe più da guadagnare da un alleggerimento della pressione fiscale).

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Figura 1a – Consenso Movimento 5 stelle rispetto alla Lega (Italia)

Figura 1b – Consenso Movimento 5 stelle rispetto alla Lega (Nord)

Figura 1c – Consenso Movimento 5 stelle rispetto al Pd (Nord)

Figura 2 – Consenso Lega rispetto al tasso di occupazione (Italia)

Figura 3 – Consenso Lega rispetto al tasso di occupazione (Nord)

Figura 4 – Consenso M5s rispetto al tasso di occupazione (Sud)

Tabella 1 – Risultati analisi di regressione

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20 commenti

  1. Savino

    Il 4 marzo scorso il popolo non aveva ragione e i fatti di questi due mesi lo hanno dimostrato in maniera chiara ed evidente. Il popolo italiano deve smetterla di sentirsi più furbo e più saccente di tanti altri e deve fare un gran bagno di umiltà, rimboccandosi davvero le maniche per uscire da questo, ormai innaturalmente, lungo momento di difficoltà economica. Quella che chiamiamo “crisi”, infatti, è, ormai, durata più delle due guerre mondialimesse assieme. L’italiano medio, a tutte le età eterno bamboccione tentennante, deve decidere cosa fare da grande. Non può più galleggiare continuando a votare forze politiche dai gattopardeschi assistenzialismo, protezionismo e campanilismo provinciale (oggi anche detto “sovranismo”). L’Italia deve tornare protagonista nel mondo civile, nell’economia e nella amicizia fra popoli facendo politica. La politica non deve solo ascoltare, soprattutto quando da ascoltare c’è il nulla dell’ignoranza di un popolo furbetto e indigente per truffa, ma deve decidere, per evitare disuguaglianze effettive e per permettere ai nostri giovani di realizzarsi, rimuovendo, come da Costituzione, gli ostacoli posti per strada dall’egoismo dei loro padri, diventati improvvisamente rancorosi non per necessità, ma per ingordigia, laddove rabbia e rancore sono inacettabili e ripudiabili quali categorie della politica e della passione per il bene di tutti.

    • Giuseppe

      Sono d’accordo con l’analisi di savino. Credo che il “Gattopardo” sia un libro sempre attuale e l’incontro tra il Principe Fabrizio e Chevalley spieghi bene lo stato delle cose in cui ci troviamo.

    • Bruno

      Continuo a sorprendermi quando leggo commenti come quelli Savino, condivisi da Giuseppe. Il popolo non capisce, non sa ma fa il saccente, non sa rimboccarsi le maniche e cade nella trappola in una parola dei sovranisti. La politica non deve dare ascolto al nulla dell’ignoranza. Ora è vero che la scolarità del Paese è bassa e ciò che è peggio non si intravvede un’inversione di tendenza, tuttavia i colti, gli acculturati, coloro che sanno come affrontare questi problemi pare essere occupati in altri pensieri. Nel mondo selle imprese comparve il “marketing” che rivoluzionò l’approccio al mercato. Si passò dall’offrire un prodotto sempre più migliorata ma ritenuto utile dal produttore stesso all’individuazione dei fabbisogni dei consumatori. Al centro il consumatore per sapere cosa produrre e vendere. La politica avrebbe bisogno di lezioni di marketing soprattutto quello strategico. Altrimenti qualcuno selezioni gli elettori per titolo di studio, esperienza professionale, capacità di analisi, senso critico non molto sviluppato ed a questi sia concesso di votare, agli altri ignoranti, indigenti, bamboccioni, furbi ecc. sia precluso tale diritto perché alla fine oltre a far danno ai “qualificati” a veder bene fanno danno a se stessi.

      • Savino

        I colti li stiamo facendo scappare tutti all’estero. In Italia, dove c’è un imbranato ed incompetente, subito lo sistemiamo in un posto importante o anche solo in un pubblico servizio, mentre chi merita davvero resta a spasso e alla fame.
        Presupposti per saper votare sono la memoria storica e l’informazione sul mutamento dei tempi. Al nostro popolo – che, invece, sa tutto sull’ultimo smartphone alla moda o sul Grande Fratello – mancano entrambi.
        Non abbiamo bisogno di altro marketing-propaganda elettorale, abbiamo bisogno di vedere le cose del mondo e del bene comune con gli occhiali della politica, mentre da troppi decenni gli occhiali che ci hanno dato o ci siamo comprati sono diversi.

    • Pier Luigi

      Egregio Savino, dopo tutto quel parlare, quale partito, coalizione, secondo lei avremmo dovuto votare per: “…non più galleggiare continuando a votare forze politiche dai gattopardeschi assistenzialismo, protezionismo e campanilismo provinciale (oggi anche detto “sovranismo”)…”?
      Come può la politica “… decidere, per evitare disuguaglianze effettive e per permettere ai nostri giovani di realizzarsi,…” ma se è la politica che ha creato l’impossibilità ai giovani di realizzarsi, perchè spinta non al benessere dei cittadini, ma al bene del capitale e al bene personale, del politico di turno?
      Mi spieghi anche il nesso tra “l’egoismo” dei padri e gli ostacoli da loro posti, nei riguardi dei figli “… non per necessità, ma per ingordigia, …” ingordigia che non noto, anzi al contrario, se non ci fossero questi “ingordi” gentori, i figli, non avrebbero possibilità di andare avanti.
      Infine,: “…laddove rabbia e rancore sono inacettabili e ripudiabili, quali categorie della politica e della passione per il bene di tutti…” la trovo un’affermazione quanto mai gratuita! Mi/ci faccia, almeno, qualche esempio esplicativo.

      • Savino

        La classe politica è lo specchio della società che la vota e la porta avanti.
        E la nostra società non se la passa bene, con alcuni falsi miti come l’arrivismo o il guadagno facile.
        Quante azioni illecite e/o immorali compie la gente per quei fini?
        Così succede anche che, nonostante, tutto sommato, si stia bene, si nutra della rabbia perchè non ci si può costruire la seconda-terza casa, senza voltarsi indietro e degnarsi di controllare che al termine del mercato rionale qualcuno raccoglie la frutta e la verdura andate a male.
        I genitori, anche solo con la terza media, si sono imboscati, anche senza concorsi, negli uffici con tutta la protezione e con tutti i diritti. I figli, che hanno sudato sui libri, preparano i panini per pochi euro l’ora. E’ semplicemente una vergogna per le vostre coscienze.
        Alcune gerazioni, che hanno vissuto tutta l’epopea dagli anni ’60 ai nostri giorni, compiono dei veri capolavori di questa forma di egoismo. Abbiamo una vasta gamma di pensionati che esercitano un lavoro in qualche modo retribuito, sottraendo occupazione ai nostri giovani, nonchè genitori che prediligono, verso i figli, detenere ancora in mano le redini economiche, preferendo consistenti aumenti di stipendio (se lavorano ancora) o di pensione piuttosto che lottare (questo si) perchè si amplino le opportunità di lavoro per i figli. E’ un egoismo che nasce dal fatto che ormai un individuo anche oltre i 60-70 anni ” si sente ancora giovane” e vuole conservare (continua)

  2. Piero Borla

    Non mi è chiaro il punto 6. Se al crescere della popolazione che dichiara un reddito diminuisce il consenso, per quanto riguarda il M5S c’è una logica. E’ per la Lega che manca il nesso.

  3. Fabio Massimo Esposito

    Buongiorno, c’è qualcosa che non capisco nell’interpretazione della fig. 3. Giudicando dalla Figura 3, infatti, la relazione negativa tra tasso di occupazione e consenso alla Lega al Nord sembra essere determinata dai due outliers a destra. Escludendoli, la relazione potrebbe essere non significativa o addirittura positiva (se non fosse per il gruppetto di comuni con occupazione 60-70% e consenso 10%).

    • Sergio Beraldo

      Caro Fabio, grazie alla tua segnalazione ci siamo accorti di un refuso. Abbiamo chiesto alla redazione di sostituire i grafici 2 e 3 con i nuovi grafici che gli abbiamo inviato. Credo li potrai esaminare a breve. Nulla cambia dal punto di vista sostanziale e dell’interpretazione.

  4. Giuseppe

    Il Pese nell’esprimere il voto lo avrà fatto con l’intenzione di una prospettiva di miglioramento. Sono i nostri rappresentanti eletti che somigliano più al “Calogero Sedara” del romanzo di Tomasi Di Lampedusa. Cioè senza scrupoli e senza prospettive. Nella sede istituzionale abbiamo assistito solo a litigi e offese sia verbali che attraverso la Rete. Non un esempio di civiltà per il Paese. Quello che accade nelle nostre scuole ne è un esempio.

  5. Savino

    (continua) tutti i propri soldi nel materasso o portarli, addirittura, nella cassaforte dell’aldilà. La conseguenza di tutto ciò è la decrescita demografica e l’impossibilità per i figli di soddisfare la loro esigenza biologica di avere autonomia, di avere famiglia, di diventare genitori.
    Ed è risaputo che l’economia, nella domanda di beni e servizi, ha anche una componente biologica per fasce d’età.

  6. Giuseppe A

    Molto interessante, complimenti. Una piccola curiosità sui dati utilizzati: dove è possibile consultarli?

  7. Savino

    Mi raccomando italiani. Se si vota a luglio, sbagliate di nuovo e fatevi inbrogliare di nuovo dalle stesse persone,

    • Franco

      Meno male che c’è Savino che non sbaglia mai. Ci faccia sapere quale sarebbe il voto che non ci indurrebbe in errore.

  8. Savino

    Di Maio ci chiede il sacrificio di andare a votare!
    A questo punto, astenersi è un dovere!

    • Franco

      Certo, così con l’astensione risolviamo tutti i problemi del Paese.

  9. Henri Schmit

    L’analisi proposta è molto interessante per capire, come dice il titolo, la correlazione fra scelta di schieramento elettorale e fattori socio-economici. Punto. Che cosa fare con questi dati spetta ai sociologi (per descrivere e spiegare) e ai politici (per riposizionarsi, ridefinire la loro proposta). Agli elettori interessa poco. Loro giudicheranno la nuova offerta politica alle prossime forse imminenti elezioni, ognuno come meglio crede. Il popolo (l’elettorato) non esprime un giudizio, non decide. Ogni elettore invece lo fa con lo strumento di cui dispone, la scheda e la procedura elettorale, le alternative concrete, le persone e i programmi più o meno seri. Chi poi veramente decide che cosa vuole e intende il popolo sono GLI ELETTI. Questo si chiama democrazia rappresentativa; e sta fallendo clamorosamente in questo paese. Non è colpa né in particolare di Grillo né degli elettori, ma di tutti coloro che campano sulla presa in giro istituzionalizzata degli Italiani e dell’Europa intera. E sono tanti.

    • Savino

      Invece, siamo palesemente in una fase di iperdemocrazia, laddove i meccanismi delicati del sistema istituzionale sono nelle mani del conformismo di massa, capace solo di maneggiare uno smartphone, e dell’ovvietà dei luoghi comuni. Il cittadino è diventato solo un bambino viziato dal benessere e capriccioso, cui lo Stato tutto deve. In tutto questo, la vera indigenza rimane fuori. Grillo e Casaleggio hanno i miliardi e possono fare i profeti di un mondo dove ognuno è libero di non lavorare o di lavorare come gli pare, poichè scindono il reddito dal lavoro. La dura realtà è ben altra. Quindi, non si illuda il popolo stile Wanna Marchi, ma si faccia politica parlando il linguaggio della verità e la gente cominci a confrontare le parole dei politici con quello che vede tutti i giorni, senza nutrire dalla politica aspettative lunari.

      • Henri Schmit

        Non iper- ma pseudo-democrazia è. Non di troppi diritti si tratta ma di diritti fasulli. L’inganno è di far credere alla gente (agli elettori) che possono scegliere di più, il loro deputato, lo schieramento, la maggioranza, il primo ministro, il governo, il programma del governo. Ma non è così. Le elezioni politiche permettono solo di scegliere un componente (individuo piuttosto che solo uno schieramento) del parlamento. La costituzione prevede anche il referendum abrogativo contro leggi abusive. Nient’altro. Purtroppo anche il referendum contro la legge delle leggi si è concluso con un flop: nonostante le sentenze di censura il giudice della legge ha sdoganato le liste bloccate, i parlamentari nominati. Come nel passato 1923, 1953, 2005, 2015, 2016 e 2017 le forzature contro i principi della democrazia rappresentativa vengono compiute in nome della governabilità. Se serve un duce, un capo dell’esecutivo forte e autorevole, meglio farlo in modo franco, anzi francese, attraverso l’elezione diretta piuttosto che con stratagemmi occulti o ingannevoli che stanno togliendo quel poco di dignità rimasta alla rappresentanza nazionale.

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