Dopo la bocciatura della manovra di bilancio, il governo propone alla Commissione alcuni correttivi. Probabilmente la procedura di infrazione scatterà comunque. Ma la buona volontà dimostrata potrebbe portare a un’applicazione meno severa delle regole.
I correttivi nella lettera alla Commissione
Proviamo a vederla positivamente. Nonostante i proclami bellicosi dei due capi partito dell’attuale maggioranza, la lettera spedita il 13 novembre, all’ultimo secondo, dal nostro ministro del Tesoro rappresenta un tentativo di mantenere aperto un dialogo con la Commissione e gli altri partner europei. È improbabile che si riesca a evitare l’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia (si chiama così, anche se in realtà riguarda la violazione del rispetto della regola sul debito). Ma siccome, una volta avviata, la procedura dovrà poi essere attuata, con impegni precisi assunti dal governo e controlli in itinere da parte della Commissione, un atteggiamento più conciliante può rendere il percorso più agevole.
Più in particolare, il nuovo Documento programmatico di bilancio, che accompagna la lettera del ministro, pur ribadendo gli obiettivi già indicati nella versione precedente, riconosce il peggioramento della situazione congiunturale e introduce alcuni correttivi. In primo luogo, un nuovo obiettivo per le privatizzazioni, che dovrebbero ora raggiungere l’1 per cento del Pil nel 2019. In secondo luogo, la richiesta dell’attivazione della clausola di flessibilità per eventi eccezionali (dovute alle alluvioni e al crollo del ponte Morandi) per lo 0,2 per cento del Pil. Il Documento assume poi l’impegno a non superare in tutti i casi il deficit previsto (che rimane al 2,4 per cento del Pil), con riferimento a vari meccanismi istituzionali che consentirebbero al Tesoro di intervenire sulla spesa se ciò fosse necessario. Il primo intervento è inteso a rassicurare la Commissione sull’evoluzione del rapporto debito su Pil nel 2019 anche se la crescita risultasse inferiore al previsto (benché le entrate da privatizzazione siano una tantum e dunque non influenzino il deficit strutturale). Il secondo, se la richiesta verrà accolta, serve ad avvicinare l’andamento del deficit strutturale effettivo a quello originariamente previsto, scomputandone due punti percentuali. Il terzo, benché formulato in modo piuttosto vago, vuole garantire che il rapporto deficit su Pil nel 2019 resterà sotto controllo e comunque ben lontano dal 2,9 per cento recentemente stimato dalla Commissione.
Quali possibilità ci sono che le modifiche possono impedire l’apertura di un procedimento di infrazione? Scarse. Il peggioramento del bilancio strutturale (principale target dei controlli annuali da parte della Commissione) resta allo 0,8 per cento del Pil invece del miglioramento (minimo) dello 0,1 per cento richiesto dalla Commissione. Anche l’accoglimento della clausola per gli eventi eccezionali non modificherebbe di molto questo aspetto fondamentale. Le possibilità di raggiungere davvero l’obiettivo dell’1 per cento del Pil di privatizzazioni nel 2019 (circa 18 miliardi) sono molto basse, alla luce dell’esperienza recente di propositi meno ambiziosi e sempre mancati. Non si capisce neanche bene cosa si dovrebbe privatizzare, visto che il governo giallo-verde sembra voler mantenere il controllo sulle partecipate e rinazionalizzare varie imprese, a cominciare da Alitalia e Autostrade, e le esperienze del passato nella dismissione di immobili pubblici non sono positive. Infine, il governo mantiene inalterata la sua previsione di una crescita all’1,5 per cento nel 2019, nonostante appaia ormai del tutto irraggiungibile alla luce dell’evoluzione recente del Pil e degli indicatori congiunturali. Ma se la crescita sarà inferiore, mantenere l’obiettivo del 2,4 per cento di disavanzo del Pil comporterà di necessità il rinvio di programmi di spesa (a cominciare da quota 100 per le pensioni e reddito di cittadinanza) che sono fondamentali nell’agenda politica dell’esecutivo. Nel complesso, le controproposte del governo alla Commissione non sembrano dunque molto credibili.
Procedura inevitabile?
Tuttavia, anche se la Commissione ritenesse poco verosimili i nuovi impegni italiani e decidesse dunque di proporre la procedura di infrazione al Consiglio (in questo caso composto dagli altri paesi euro) – che deve approvarla a maggioranza qualificata -, la buona volontà dimostrata dal governo potrebbe condurre a un’applicazione meno severa delle regole.
Una procedura per violazione della regola del debito non è mai stata attivata in precedenza. E mentre nel caso di una procedura per deficit eccessivo (superiore al 3 per cento del Pil), è abbastanza facile capire cosa deve fare un paese (riportarlo sotto il 3 per cento), non è altrettanto ovvio cosa debba fare per la regola del debito. Ritornare a rispettarla nel giro di un triennio, come sembra previsto dalle norme, vorrebbe dire – nel caso dell’Italia – ricondurre l’evoluzione del rapporto debito su Pil sul sentiero previsto di una riduzione di un ventesimo all’anno della differenza tra il rapporto attuale (circa il 130 per cento del Pil) e l’obiettivo del 60 per cento, cioè una diminuzione del 3,5 per cento il primo anno. Un risultato che appare estremamente difficile da garantire nelle condizioni date, appunto perché dipende non solo dal numeratore, ma anche dall’evoluzione del denominatore. C’è poi il tema delle sanzioni (a cominciare dalla possibilità di imporre subito un deposito cauzionale dello 0,2 per cento del Pil), su cui le norme già prevedono un’ampia discrezionalità. È anche possibile che un atteggiamento più conciliante della Commissione influenzi i mercati, evitando ulteriori insostenibili inasprimenti dei tassi di interesse.
Ma pur se tutto ciò avverrà, resta il fatto che il paese si è messo da solo in una situazione molto difficile, che avrebbe potuto essere facilmente evitata. Ai cittadini non serve di sicuro, la domanda è quanto davvero serva alle forze di maggioranza.
* Massimo Bordignon è membro dell’European Fiscal Board. Tuttavia le opinioni riportate in questo articolo sono del solo autore e non coinvolgono l’istituzione di appartenenza
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Savino
I giocatori d’azzardo pericoloso come Di Maio e Salvini dovrebbero pagare di tasca loro quando tutto va per aria. Ecco, manca ogni riferimento alla responsabilità, anche personale, della politica quando sbaglia sapendo di sbagliare e mente sapendo di mentire.
Asterix
Caro Savino, la responsabilità del disastro in cui siamo non può essere imputato a questo Governo. La colpa è dei partiti c.d. “responsabili” che per anni hanno taciuto agli italiani quali sarebbero stati gli effetti economici dei parametri di maastricht e delle riforme europee.. taglio drastico della spesa pubblica (chiusura di ospedali, minori forze di polizia, blocco degli stipendi pubblici), precarizzazione dei lavoratori (trasformandoli in pessimi consumatori con un crollo della domanda interna), allungamento dell’età pensionabile oltre le normali capacità lavorative (salvo indebitarsi con le banche per ottenere anticipazioni bancarie). Ormai anche in altri Paesi è evidente che il progetto “austerity” sta favorendo la concentrazione dell’industria europea in Germania (che non incrementa la domanda interna, ma mantiene bassi i salari per ottenere una svalutazione competitiva ed acquisire quote di mercato). Anche in Francia hanno iniziato a capire le politiche europee di Macron cosa porteranno (incremento del prelievo in Francia e fuga dei lavoratori qualificati e delle imprese verso la Germania). Soltanto noi ciecamente continuiamo a credere ad un progetto che di Europeo ha ben poco ma semplicemente ci renderà “conto terzisti” delle imprese tedesche.
Savino
Ma, a prescindere dall’appartenenza europea, si può continuare con questo schifo che va ben oltre il nostro tenore di vita? Possiamo oggettivamente permetterci dei nonni che vanno a ballare e divertirsi con cospicue pensioni, magari nascenti da privilegi pubblici, quando figli e nipoti non hanno e non avranno il pane per mangiare? E la tanto bistrattata prof.ssa Fornero ha così torto marcio, come tutti dicono, o è la mentalità egoistica italiana ad avere torto marcio? Concludo solo dicendo che gli italiani adulti sono tenuti, una volta per tutte, a mettere la testa a posto, visto che sono rimasti piccoli come Peter Pan.
Aram Megighian
Solito pout pourri di parole in cui non c’è un cenno a numeri o fatti.
Chiedo scusa a Lei e alla Redazione, ma io vorrei leggere dei commenti in cui sia evidente un contraddittorio e una discussione seria sugli argomenti descritti negli articoli. Questo mi sembra e considero un giornale serio in cui chiunque può farsi la sua opinione partendo però da dei dati di fatto che può interpretare ed elaborare anche discutendone con altri nei commenti. Un punto di confronto su basi serie e corrette.
Se invece questi ultimi diventano terreno per discorsi demagogici e generici, penso sia utile che le persone che li fanno si rivolgano ad altre riviste.
Savino
E’ inutile nascondersi dietro i numeri. L’economia non è algebra. Una ben definita generazione di italiani deve approfondire dove ci ha portato con il suo egoismo. Quota 100 la pagano i giovani e quelli che devono ancora nascere. Il reddito di cittadinanza è solo una trovata per non affrontare la questione occupazionale, soprattutto giovanile. Gli anziani non hanno ancora mollato le redini dell’economia nazionale e, per questo, non c’è crescita, perchè la ricchezza resta stupidamente sotto il materasso.
Henri Schmit
Un “atteggiamento più conciliante” della Commissione, anzi del Consiglio, sarebbe pessimo per il futuro dell’UE e …. dell’Italia. Ricordiamo che prima del referendum sulla Brexit l’UE ha concesso a Cameron ulteriori sconti pur di rabbonirsi i Britannici. Errore colossale di cui nessuno parla. Gli interessi dell’Italia non coincidono con gli interessi del governo, com’è ormai ovvio a quasi tutti. Prima o poi i contribuenti, i lavoratori, i cittadini italiani capiranno che i loro interessi sono meglio rappresentati e difesi da coloro che governano l’UE che non da coloro che eleggono per governare a Roma. E quando la gente capirà questo, allora sì che saranno guai. Non è colpa solo degli attuali governanti, ma anche dei precedenti e di tutti coloro che producono opinione, dai media alle accademie. Chi manterrà tutto l’apparato una volta rivelatosi più nocivo che utile?
lucio
ma vogliamo bittarla in farsa? se la Commissione decidesse di non avviare e spingere con forza una procedura di infrazione gli altri paesi comincerebbero giustamente a mugugnare e chiedere lo stesso trattamento privilegiato. La modifica al documento prohrammatico sa semplicemente di presa per I fondelli e quandanche realistica rischia di avere effetti recessivi ancora più forti e la Commissione non.può darle il suo placet. L’Italia sta solo dimostrando di essere un partner inaffidabile. Non so se il governo mira ad uscire dall’euro ma gli atti che compie sembrano sempre più indistinguibili da chi ha quella strategia in mente. un partner così va solo messo alla porta prima possibile
Giampiero
L’Italexit sarà inevitabile. Una volta avviata la procedura di infrazione, o l’Unione non commina alcuna sanzione o l’Italia rifiuterà di pagare … Qualcuno immagina questo governo che paga o si sottomette alle decisioni della UE ? A quel punto, blocco dei fondi , l’Italia blocchera’ a sua volta il versamento dei suoi contributi . Qualcuno puo’immaginare un percorso diverso? Temo che questo sia il vero piano dei sovranisti
Asterix
Mi spiegate perché l’Italia è un partner inaffidabile se la Francia e la Germania per anni hanno violato i parametri di bilancio per finanziare aiuti alle imprese (Francia) e reddito minimo garantito ai poveri, come l’Hartz IV (Germania) e nessuno ha detto nulla perché nessuno ha avuto la forza politica per opporsi? Perché alcuni italiani vogliono avere ottenere la punizione del nostro Paese solo per poter dire che i precedenti governi non potevano fare altrimenti quando è ormai evidente che seguire l’ortodossia economica ha peggiorato, non migliorato, la nostra situazione??
Quello che stanno facendo gli altri governi europei è punire in Italia per pure ragioni elettorali posto che CDU/CSU e En Marche stanno perdendo posizioni nei rispettivi paesi. Voi state legittimando un attacco estero all’Italia non legato da ragioni economiche (un deficit del 2,4% non è una situazione tragica come il rallentamento nel percorso di riduzione del debito) solo per avere una rivincita elettorale non comprendendo che l’applicazione di tali sanzioni “politiche” allontanerà ancora di più gli italiani dall’Europa….
Henri Schmit
Non è vero che “nessuno ha detto nulla”. In Italia politica, giornali, Confindustria e l’Accademia erano unanimi, non a dire “non va bene”, ma a gridare “anche noi, allora anche noi!” Ho scritto a il sole 24 ore per protestare contro questo atteggiamento autolesivo (propagandato anche da Adriana Ceretelli, da Bruxelles), ma non mi hanno risposto. Da allora non ho più comprato il giornale. L’unico che pubblicamente sosteneva quello che stavo difendendo era, se ricordo bene, il sempre perfetto ed autorevole prof. Cipoletta – che guarda caso sostenne la stessa posizione seria e responsabile quando con l’applauso dei “liberali” “si abbassavano le tasse” abolendo l’imu.
Asterix
Ricordo bene che l’associazione industriali “italiani” non è intervenuta e che, conseguentemente,, il sole 24 ore non scrisse nulla. Purtroppo non sempre si ha la lungimiranza necessaria a vedere il futuro, non solo per colpa dei politici. Tanti pensavano che l’introduzione dell’euro avrebbe ridotto i tassi dei finanziamenti privati favorendo così gli investimenti delle imprese. Dall’altra parte i politici pensavano che dall’adesione all’euro avremo avuto come beneficio una riduzione della spesa sugli interessi sul debito pubblico. Nessuno ha ragionato che così perdevamo il vantaggio competitivo del cambio e che comunque dovevamo controllare il debito pubblico. Il risultato quale fu? Che oggi non abbiamo più una banca centrale che ci copra dalle variazioni dello spread (che colpisce il debito pubblico e privato), ma dobbiamo trattare con la BCE per ottenere protezione in cambio di una rinuncia alla nostra sovranità (mentre teoricamente la politica di bilancio doveva spettare ai singoli stati). Peraltro se adesso mettessimo una bella patrimoniale sugli immobili (come auspicato), poiché in Italia si applica anche sui beni produttivi, l’effetto finale che si produrrebbe sarebbe quello di penalizzare gli investimenti produttivi. Senza dimenticare che si assisterebbe ad una perdita di valore degli immobili iscritti negli attivi delle nostre banche.
Henri Schmit
Non mi riferivo ovviamente all’introdizione dell’euro , ma allo sforamento dei 3% dalla Germania imitata dalla Francia. Né il governo italiano né i commentatori hanno denunciato il fatto, ma hanno solo detto “se loro possono, perché noi no?” La risposta per la quale ci voleva poca lungimiranza, ma un po’ di buon senso e di coraggio a nuotare controcorrente, era che il debito allora appena sopra il 100% del PIL metteva l’Italia in una situazione diversa di D e di F, e che bisognava prediligere la sostenibilità futura al vantaggio di elargizioni clientelari immediate. Come vede, nulla proprio nulla è cambiato (a parte che con la gestione della crisi il debito ora è di 40% più alto) e sono passati tre lustri.
Henri Schmit
Stasera a omnibus il sen. Monti sostiene la stessa tesi del mio precedente commento e difesa già mesi fa, cioè che gli interessi degli Italiani sono difesi meglio a Bruxelles e nelle altre capitali che non a Roma.
lucio
dispiace dover dare del buffone al governo del proprio paese ma è del tutto inutile assumere posizioni patriottistiche di fronte alla svolta rappresentata da questo governo nella storia economica irresponsabile del nostro paese che da folle sta diventando grottesca. molti paesi europei sono passati per il braccio preventivo del patto per ragioni diverse ma nessuno mai ha ignorato totalmente le raccomandazioni come sta facendo l’Italia rispetto a quanto deliberato all’unanimità dal consiglio europeo lo scorso luglio (italia presente con lo stesso governo attuale…ridicolo). il caso Francia non è paragonabile: basta una rapida scorsa ai principali indicatori economici e un wend in francia per saggiarne qualità dei servizi. le misure di welfare ai poveri tedeschi non sono altresì paragonabili a questa farsa del reddito di cittadinanza né per importo (noi la spariamo grossa perché siamo fighi e vogliamo coprire tutto il poverty gap…robe da Nobel) né per assetto organizzativo dei centri impiego. detto questo io mi auguro che questo conflitto conduca ad una revisione sia delle politiche europee che della scellerata e disorganica azione italiana ma è come sperare di far canestro dopo aver lanciato la palla a caso
Pentangeli
Lucio, i servizi migliori che esistono in Francia sono dovuti a politiche redistributive massicce, non privatizzazioni, che hanno permesso alla domanda di non contrarsi quanto altrove in Europa – implicando difatti grossi deficit di bilancio. Mentre il neomercantilismo tedesco, chiaramente fuori dalle regole, ovviamente permette ai succosi eccedenti di finanziare la povertà (e ricordiamoci che c’è più povertà lì che qui). Detto ciò, le politiche di austerità hanno per solo effetto di erodere il risparmio privato per giustificare poi l’attacco al patrimonio pubblico (la Grecia che ha dovuto svendere, e dico svendere, infrastrutture e assetti pubblici a investitori…francesi e tedeschi, tò). Oggi serve una politica espansiva di rilancio. I nostri governanti non saranno brillanti ma sono i primi a fare uno sforzo di intelligenza economica contro l’ortodossia neoliberale fattasi agenda UE.
Circa le banalità ormai disusate tipo “italiani egoisti e irresponsabili”, sono cresciuto in Francia e sapete, si dicono la stessa cosa. Tutto il mondo è paese. C’è una parte di verità certo, ma sono volgarità retoriche che vedo spesso… in bocca di chi accusa appunto la volgarità dell’attuale governo.
lucio
Guarda Pentangeli io auguro all’Italia e agli italiani il meglio ma difendere questa manovra e’ un’impresa che mi viene difficile peraltro il governo non fa alcuno sforzo per trovare in Europa qualche sponda. L’Italia e’ in una posizione di debolezza e fragilita’ ma il suo governo si atteggia a pugile in gran forma ma con la faccia piena di lividi. Qui la partita e’ tutta finanziaria: l’Italia e’ l’unico paese in questo momento che i mercati vedono come l’elefante in mezzo alla stanza. Il nodo e’ ovviamente il debito e dato quel debito, la capacita’ di attingere il denaro per fare il deficit capacita’ che e’ ridotta al lumicino ma non lo e’ (ancora) per Francia (ma vedrai che se continuano a giocare col debito arrivano al capolinea anche loro). Peraltro le banche che hanno sempre risposto piu’ o meno alla moral suasion del governo di comprare i btp sembrano al capolinea (l’ultima asta non depone niente bene nel quadro generale di indizi che sembrano dirci che sto paese e’ seriamente malato). Io non la vedo niente bene ma nel contempo spero di prendere un grosso granchio