Lavoce.info

Startup act, un primo passo di successo*

Lo Startup act ha avuto un impatto positivo sull’attività delle imprese che ne hanno beneficiato. Si tratta di un primo tassello a cui si devono aggiungere altre misure per rendere l’ecosistema imprenditoriale ancor più favorevole a queste attività.

Perché (alcune) startup sono importanti?

Cresce l’attenzione mediatica e politica verso le startup, ma solo alcune giocano un ruolo centrale nell’andamento economico del paese. La maggior parte delle aziende giovani tende infatti a replicare prodotti e servizi già esistenti, non cresce o fallisce nei primi anni di attività. Solo una piccola frazione, caratterizzata da una elevata propensione all’innovazione, contribuisce in maniera significativa al dinamismo dell’economia.

Politiche pubbliche che favoriscano la nascita e la crescita di startup innovative sono particolarmente importanti nel nostro paese, storicamente caratterizzato da una serie di fattori di contesto poco favorevoli nel confronto internazionale. Ciò comporta che le nuove imprese tendano a crescere meno e per un periodo di tempo inferiore se comparate con aziende di pari età in altri paesi Ocse. Si tratta di una delle determinanti della bassa crescita dell’economia italiana, che ne riduce il potenziale e la produttività aggregata.

Obiettivi ed effetti dello Startup act

Lo Startup act, introdotto a fine 2012, si poneva l’obiettivo di migliorare il contesto imprenditoriale garantendo alle imprese iscritte al registro delle startup innovative un ampio numero di misure di sostegno, come l’abbattimento degli oneri amministrativi, una più agile disciplina societaria e del lavoro, procedure semplificate per accedere al fondo di garanzia, nonché incentivi fiscali all’investimento in capitale di rischio. Proprio in virtù dell’ecletticità delle misure che proponeva è stato considerato il pacchetto legislativo più avanzato nell’UE.

Un recente studio ha confrontato la variazione degli andamenti delle imprese beneficiarie degli incentivi con quella di altre aziende simili per caratteristiche, ma iscritte al registro in una fase successiva. Si stima che gli effetti dello Startup act siano stati positivi: nei primi anni di attività le startup che ne hanno beneficiato hanno visto aumentare il fatturato e il valore aggiunto del’8 e 12 per cento, rispettivamente.

Leggi anche:  Incentivi per investimenti: chi li usa e chi dovrebbe usarli*

Figura 1 – Effetti nel tempo della policy sulle performance delle startup partecipanti su valore aggiunto (panel in alto) e attivo (panel in basso)

Nota: I grafici riportano gli effetti medi delle misure sulle startup innovative a partire dal loro anno di registrazione. Un effetto stimato di 0,1 corrisponde a un 10 per cento del valore aggiunto (a sinistra) o dell’attivo (a destra). L’incremento è relativo alla media degli anni antecedenti la registrazione. I segmenti rossi riportano gli intervalli di confidenza al 90 per cento.

Questi effetti sono ricollegabili a una più intensa accumulazione di capitale (15 per cento), in particolare in attività immateriali (con un aumento dei brevetti depositati) e a una maggiore produttività del lavoro (11 per cento). Un impatto positivo viene registrato anche per quanto concerne la probabilità di sopravvivenza delle imprese beneficiarie.

L’analisi evidenzia inoltre la presenza di due tipologie di startup innovative: quelle che si finanziano prevalentemente mediante il debito bancario e quelle che utilizzano soprattutto l’equity. Per le prime, l’utilizzo agevolato del fondo di garanzia migliora l’accesso ai prestiti bancari: le imprese ottengono più credito (il flusso netto di prestiti aumenta di circa 14 punti percentuali) a un tasso d’interesse più basso, e ne risulta un netto aumento del loro tasso d’investimento. Le imprese che non ricorrono al sistema di garanzia per il credito beneficiano di altre misure dello Startup act, che consentono loro di ridurre l’equity gap. Di conseguenza non aumentano la loro leva finanziaria, pur beneficiando di un aumento del valore aggiunto, della produttività del lavoro e dell’attività brevettuale simile alle startup che si finanziano con debito.

La forte enfasi su interventi normativi e sull’utilizzo delle sole garanzie statali, insieme alla elevata selettività dei beneficiari, hanno determinato un costo complessivo delle misure contenuto rispetto ai risultati ottenuti: la spesa stimata per il periodo 2013-2017 è stata pari a circa 30 milioni di euro (in media 3.300 euro per impresa registrata).

Leggi anche:  Il nuovo Pnrr ridisegna gli investimenti*

L’analisi dimostra che le imprese beneficiarie hanno più del doppio delle probabilità di ricevere venture capital entro i primi tre anni di vita rispetto alle imprese non iscritte come startup innovative. Tuttavia, l’importo totale degli investimenti in Vc in Italia non sembra essere aumentato in modo significativo dopo l’introduzione dello Startup act, anche perché lo sviluppo dimensionale del mercato Vc non era un suo obiettivo esplicito.

Necessarie altre misure

Lo Startup act dimostra che il sistema imprenditoriale italiano è fortemente recettivo rispetto a politiche che mirano a stimolare il dinamismo delle startup. Tuttavia, il loro impatto è destinato a essere limitato se non sono accompagnate dal miglioramento del contesto economico in cui le giovani imprese operano. Gli ostacoli trasversali ai quali imprese più solide e radicate possono ovviare facendo leva su risorse finanziarie interne e di reputazione – quali ad esempio la burocrazia amministrativa e la lentezza della giustizia civile – sono spesso letali per le startup. Se vi è davvero la volontà di rendere l’Italia un terreno fertile per l’imprenditoria innovativa, è quindi necessario concentrarsi sugli interventi a carattere “orizzontale”, ampiamente discussi su lavoce.info, come quelli su tutela dei contratti, bancarotta e insolvenza, istruzione e competenze, infrastrutture delle telecomunicazioni e utilizzo delle tecnologie digitali, sviluppo del mercato venture capital.

* Le opinioni espresse in questo articolo sono riconducibili esclusivamente agli autori e non riflettono le posizioni delle istituzioni di appartenenza.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Quando nelle imprese c'è un uomo solo al comando

Precedente

La favola dei rifiuti zero e niente inceneritori

Successivo

Serve davvero mettere gli evasori in manette?*

  1. Michele

    Per esperienza personale posso dire che i benefici della normativa sulle startup innovative sono irrilevanti. Una goccia nel mare.

  2. Carmine Meoli

    Non ho esperienze personali , ma credo che dovrebbero essere destinate misure e risorse prioritarie a quete inizative . Cresce poco il PIL perche abbiamo investito per anni molto nelle costruziomi e nulla nella innovazione tecnologica .La struttura industriale resta debole rispetto a quella dei Paesi vicini e non saranno le riforme ne i sussidi ne una fiscalita di favore a ridurre il divario nei tassi di crescita .

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén