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App, la nuova frontiera dell’economia

Un giro d’affari da oltre 25 miliardi e margini di crescita impressionanti: l’app economy può costituire un’occasione di rilancio per l’Europa. Anche l’Italia potrà dire la sua, a patto che aumentino gli investimenti e le start-up. Altrimenti sarà un affare solo per gli altri.

DA NEOLOGISMO A BUSINESS GLOBALE

Il lemma app, abbreviazione di application, che in tre lettere definisce un programma creato per migliorare le funzioni esistenti di smartphone, tablet, desktop e laptop, o per dotarli di nuove funzionalità, è divenuto uno dei termini di uso più comune; è talmente popolare che la American Dialect Society l’ha definito “Word of the Year” già nel 2010.
Per avere un’idea del fenomeno, basti pensare che nel 2012 si sono scaricate 45,6 miliardi di app mobili, delle quali l’89 per cento sono “free apps”. La società di ricerca Gartner ha realizzato uno schema dal quale si evince che entro il 2016 verranno scaricate annualmente quasi 310 miliardi di mobile app, di cui il 93 per cento sarà gratuito; entro il 2016, il 96 per cento di tutti i download di app a pagamento avrà prezzi compresi fra 0,99 e 2,99 dollari. (1)
Nel 2013, l’app più scaricata al mondo è stata un gioco: Candy Crush Saga, prodotto da una start-up ideata da un italiano, Riccardo Zacconi. La sua società, King.com vale oggi circa 7 miliardi di dollari,  a febbraio è stata quotata a Wall Street ed è leader mondiale nella produzione di app ludiche. Laureato alla Luiss, Zacconi ha dovuto trasferirsi in Inghilterra per creare la sua start-up e trovare i venture capitals necessari per ricerca e investimenti. Nel 2013 ha realizzato un utile di 568 milioni dollari su un fatturato di 1,88 miliardi dollari, aprendo otto sedi in tutto il mondo, da Berlino a Seul fino a Bucarest, tranne che in Italia.
In generale, la neonata app economy muove a livello globale un giro d’affari del valore di oltre 25 miliardi di euro; consumatori e imprese hanno infatti speso in questo campo complessivamente oltre 20 miliardi, seguiti dai ricavi da vendita di dispositivi destinati alla navigazione in internet (un quinto) e dalla connettività dei dati (13 per cento).
Ma, soprattutto, il settore delle app potrà essere trainante rispetto alla crescita occupazionale.

UN TRAINO PER L’EUROPA

Lo studio Sizing the Eu app economy condotto dal Gigaom per la Commissione Europea stima che, entro il 2018, il mondo delle app impiegherà 5 milioni di persone tra marketing, comunicazione e amministrazione. La app economy, dunque aprirà nuovi sbocchi occupazionali, oltre a dare un forte sostegno all’economia del Vecchio Continente, con un contributo ipotizzato di circa 63 miliardi di euro. L’Europa è al vertice nella produttività degli sviluppatori di app: secondo le stime, ben 28 grandi società europee hanno realizzato il 40 per cento delle migliori applicazioni anche per gli Stati Uniti.
Al di là dei settori ludici e social, pur economicamente rilevanti, proprio in questi giorni si sta evidenziando come l’utilizzo delle app abbia risvolti di estremo interesse per il mercato, caratterizzandosi come un’innovazione che, molto più velocemente di altre, si inserisce nei processi produttivi delle imprese. Una piccola impresa su quattro, infatti, utilizza le applicazioni per gestire le sue attività e, dalla fidelizzazione del cliente all’ottimizzazione delle risorse di magazzino, ogni fase organizzativa viene condotta via web. (2)
Alla fine del 2014 ci saranno in Italia 45 milioni di smartphone e 12 milioni di tablet, più di 30 milioni di persone navigheranno mensilmente usando questi mobile internet device e le reti mobili a banda larga Lte raggiungeranno circa il 60 per cento della popolazione. Un internauta su tre ha scaricato applicazioni a pagamento, uno su cinque ha acquistato almeno un prodotto o servizio in rete e quattro su cinque interagiscono con la pubblicità. Un utente su due dichiara che gli piacerebbe usare lo smartphoneanche come strumento di pagamento al posto della carta di credito, e si comprende bene come una tale richiesta generi infinite opportunità per le imprese di gestire via mobile i rapporti con i consumatori. (3)

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LE TENDENZE FUTURE

I dati indicano una tendenza alla crescita del mercato dei pagamenti da smartphone e tablet: si valuta che in tre anni la sua incidenza sui consumi diretti, oggi praticamente nulla, passerà al 18 per cento, con un vero boom del mobile proximity payment (gli acquisti in prossimità, nei quali sono impegnate le principali Telco e banche italiane). In forte crescita anche il mobile commerce (acquisto prodotti e servizi non digitali), che passerà da 1,2 a 7 miliardi. La mobile economy in Italia (pari oggi all’1,6 per cento del Pil), arriverà nel 2016 a oltre 40 miliardi (ovvero al 2,5 per cento del Pil), e si quadruplicherà l’incidenza degli ambiti mobile commerce e mobile payment, che, secondo una stima del mercato, condotta dall’Osservatorio mobile & app economy del Politecnico di Milano, in Italia arriverà a valere 6 miliardi di euro.
I ricercatori hanno delineato il quadro relativo all’utilizzo economico del sistema mobile nel nostro paese. Dei 25,4 miliardi di euro quantificati per il 2013, circa il 17 per cento è riconducibile a investimenti di aziende e organizzazioni pubbliche e private, mentre il restante 83 per cento (21,2 miliardi) proviene dai consumi diretti di consumatori e imprese, suddivisi in servizi classici di telefonia mobile, vendita di mobile device (connettività dati mobile), mobile content (servizi fruibili a pagamento dal cellulare), mobile commerce e mobile payment.
Di queste categorie, mobile commerce e mobile payment sono quelle che al momento pesano di meno: il primo secondo i ricercatori vale il 6 per cento dei consumi, mentre il payment per ora è sotto l’1 per cento. Tuttavia, nel giro di soli tre anni le cose potrebbero mutare profondamente: nel 2016, secondo i dati forniti dagli osservatori, la componente consumi diretti arriverà a 34,3 miliardi di euro, e in essa il mobile commerce rappresenterà il 21 per cento e il mobile payment il 18 per cento. In buona sostanza, entro tre anni il mobile commerce costituirà il 40 per cento dell’ecommerce italiano e il mobile proximity payment potrebbe arrivare a valere circa 4 miliardi di euro. In base a queste dinamiche, il mercato dei pagamenti mobile varrà tra tre anni il 18 per cento dei consumi totali della mobile & app economy. Con benefici anche in termini di minor utilizzo della moneta contante.
Considerato che quello degli operatori di telefonia mobile è probabilmente l’unico mercato in Italia che possa considerarsi concorrenziale, e quindi con un costo per gli utenti molto ridotto, le condizioni per lo sviluppo di una new economy italiana ci sono tutte. Per evitare che diventi esclusivamente un lucroso mercato per produttori stranieri, tuttavia, sono necessari due elementi ancora carenti nel nostro paese: capitali e start-up.

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(1) E. Re Garbagnati, “Tutti vogliono app gratis, chi sviluppa guadagna lo stesso”,Tom’s Hardware, 12 settembre 2012
(2) C. Sottocorona, “App Economy. Piccole imprese in cerca di un posto al sole”, Il Corriere delle Sera, 7 aprile 2014.
(3) M.L. Romiti, “Mobile. La App Economy vale 25,4 miliardi di euro”, La Repubblica, 9 aprile 2014.

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  1. Enrico

    Fare servizi innovativi in Italia? impossibile, perchè le vere innovazioni sovvertono l’ordine costituito e questo, in Italia, non è possibile.

    Uber insegna….

    • rob

      Insegnano Uber, Carige, Expo, etc. Non si vuol fare polemica da bar dello sport ma il concetto di capitali investiti per fare impresa non appartiene al dna di questo Paese. Il mattone, i terreni, i notai, i farmacisti, i tassisti, il mercato delle licenze, le corporazioni medioevali: questo è il nostro dna. La cultura non si cambia con la bacchetta magica. Come le App possono generare economia nuova solo se dietro o a fianco ci sono piani industriali. Un gioco su un telefonino non basta per creare economia sociale, crea più una economia di finanza. Attenzione che esistono ancora la chimica, l’elettronica e le auto, dove noi siamo letteralmente scomparsi ma dove qualcun altro sta diventando leader mondiale.

      • Spartaco

        Amico rob -ossessionato dalle “corporazioni”- ti informo che le licenze taxi esistono anche negli USA ;in primis a New York capitale mondiale del capitalismo liberale..

        • rob

          Non sono ossessionato dalle corporazioni, tutt’altro. Preferisco più un tassista romano che un assonato (disperato) tassista vietnamita parigino. Però corporazioni o no chi fa impresa ha il dovere per primo di innovare e offrire il massimo del servizio questo dovrebbe essere nella mentalità di chi fa impresa. Un servizio migliore di Uber i tassisti l’avrebbero potuto escogitare invece si sono trastullati dietro la “sicurezza” della corporazione. Ma il mondo va avanti in meglio o in peggio non lo so.

  2. Bernardo

    Siamo in Italia, e questo è un fatto. Ma ci mancherebbe che non si creda più in alcuna opportunità di sviluppo. E le app lo sono, basterebbe guardare le centinai di siti nati per coadiuvarne la creazione sul piano “tecnico”. E le idee non mancano. Vorrei ricordare il successo strepitoso di una app gratuita, il gioco 2048, che sta spopolando, creato dal diciannovenne italiano Gabriele Cirulli, messo in rete il 23 marzo, che conta già 75 milioni di partite giocate. Un successo dell’idea ma anche un successo economico, ed è un’app gratuita. E dietro, di capitale investito, ce n’era evidentemente poco. Ma lo scetticismo impera; penso faccia bene il giovanissimo sviluppatore a tenersi alla larga dalle interviste e dalla pubblicità creata attorno al suo nome. Ci vuole, oltre all’iniziativa, maggiore fiducia.

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