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Gli imprenditori della paura

La nostra nuova classe dominante ha messo in moto un circolo vizioso sull’immigrazione. Chi ha a cuore la tenuta dei nostri conti pubblici e delle nostre pensioni, dovrebbe temere che gli immigrati e con loro molti giovani italiani se ne vadano dall’Italia invece del contrario.

Le paure degli italiani

“Quando milioni di poveracci sono convinti che i propri problemi dipendano da chi sta peggio di loro, siamo di fronte al capolavoro delle classi dominanti”.  Questo il testo di un manifesto appeso fuori da una bocciofila milanese. Ho voluto trascriverlo perché contiene, nella sua semplicità, una grande verità.

C’è, in effetti, chi ha volutamente alimentato la diffidenza nei confronti degli immigrati trasformandola in aperta ostilità e che coi toni truculenti nei loro confronti si è conquistato un posto in prima fila nella classe dirigente.

Poniamoci alcune domande. Sono davvero gli immigrati il problema numero uno del nostro paese? Cosa dovremmo temere dal loro arrivo? Non dobbiamo preoccuparci, piuttosto che dell’immigrazione, dell’emigrazione, di chi scappa dall’Italia?

Per rispondere dobbiamo partire da un’iniezione di realtà perché sul tema la disinformazione regna sovrana.

Partiamo da quanti sono. Gli italiani sono convinti che per ogni quattro persone che risiedono nel nostro paese, una di queste sia immigrata. In realtà, oggi in Italia c’è un immigrato ogni dodici italiani, quindi gli immigrati sono tre volte di meno di quanto si pensi. Gli sbarchi e le invasioni di migranti dall’Africa non sono mai stati evocati così tanto come durante gli ultimi due anni e soprattutto nella campagna elettorale per le elezioni politiche: lo testimoniano i dati di Google trends che misura il numero di volte con cui gli utenti fanno ricerche su Google sul termine “sbarchi” (linea blu nel grafico). Eppure, gli sbarchi sono calati in questo periodo di più del 90 per cento (linea rossa nel grafico).

Di cosa si ha paura? Secondo i sondaggi d’opinione, gli italiani temono soprattutto di: 1) perdere il proprio lavoro, 2) dover finanziare di tasca propria prestazioni sociali a immigrati che non lavorano, 3) vivere in città meno sicure e 4) essere contagiati da malattie portate dagli immigrati.

Vediamo cosa ci dicono i dati su ognuno di questi aspetti.

Il lavoro

Quando in Italia il lavoro aumenta, aumenta per tutti: italiani e immigrati. Quando diminuisce, diminuisce per tutti: italiani e immigrati. Le due linee nel grafico riproducono i tassi di disoccupazione per italiani e immigrati e si muovono in parallelo.

La cosa non deve stupire perché il lavoro crea lavoro. Una badante in più permette a una donna italiana in più di lavorare e viceversa. Quasi un decimo degli immigrati sono imprenditori: creano lavoro non solo per sé stessi, ma anche per gli altri; mediamente ogni lavoratore autonomo immigrato con dipendenti assume altri 8 lavoratori. Inoltre, il lavoro degli immigrati è fortemente concentrato su occupazioni ormai abbandonate dagli italiani: il 90 per cento dei mondariso, l’85 per cento dei cucitori a macchina per produzione in serie di abbigliamento, il 75 per cento dei coglitori di frutta sono, ad esempio, immigrati. Si tratta di lavori molto duri e faticosi che gli italiani non vogliono più fare. I salari in queste mansioni non sono diminuiti negli ultimi 20 anni. Erano bassi e sono rimasti bassi e non certo per colpa degli immigrati. È bassa la produttività e se non ci fossero gli immigrati a fare questi mestieri, molte imprese fallirebbero, togliendo posti di lavoro agli italiani.

Il peso fiscale

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C’è un grafico del primo Documento di economia e finanza del governo Conte che la dice lunga sugli effetti dell’immigrazione sui conti pubblici. Mostra tre scenari del debito pubblico nei prossimi 50 anni: 1. con immigrazione netta (immigrati meno emigrati) in linea con le previsioni (linea verde scura), 2. con immigrazione più alta di un terzo rispetto alle previsioni (linea gialla) e 3. con immigrazione più bassa di un terzo (linea verde oliva). Con l’immigrazione netta che si riduce di un terzo, il nostro debito pubblico è destinato a raddoppiare dai livelli attuali. Con un aumento di un terzo, invece, il debito pubblico non aumenta.

Come si spiega questo fatto, qui riconosciuto anche da chi nei comizi dice esattamente il contrario? Più persone che arrivano da noi vogliono dire più lavoro, più reddito nazionale, meno debito che ciascuno di noi deve portare sulle proprie spalle. E poi c’è un saldo positivo fra entrate contributive degli immigrati e prestazioni sociali: l’Inps spende ogni anno poco meno di 7 miliardi per prestazioni sociali agli immigrati, mentre incamera da questi contributi per circa 14 miliardi. Quindi c’è un surplus contributivo di circa 7 miliardi associato all’immigrazione. Diciamo che gli immigrati finanziano il reddito di cittadinanza da cui, peraltro, vengono in larga parte esclusi, anche quando sono poveri o poverissimi. Spesso si dice anche che chi fa domanda d’asilo politico drena risorse allo stato sociale. Ma un censimento fatto dall’Inps per il ministero dell’Interno documenta che su 200 mila richiedenti asilo, solo 7 persone – dicasi 7 persone – ricevevano un trasferimento dall’Inps, come pensione, Naspi, Rei-Rc o quant’altro.

La ragione per cui gli immigrati finanziano il nostro stato sociale è che sono molto più giovani degli italiani. Ormai un italiano su quattro ha più di 65 anni. Solo 1 immigrato ogni 50 è ultrasessantacinquenne. Chi ha a cuore la tenuta dei conti pubblici e delle nostre pensioni, dovrebbe temere che gli immigrati se ne vadano dal nostro paese invece del contrario.

La criminalità e le malattie

Il grafico qui sopra mostra il numero di omicidi per 100 mila abitanti (linea nera) e il numero di immigrati (in milioni) nel nostro paese (linea rossa). Come si vede chiaramente l’arrivo di immigrati è andato di pari passo con una diminuzione della criminalità. Un andamento simile lo si riscontra se si guarda alle rapine in banca, ai furti d’auto e così via. In generale, la criminalità è concentrata nelle aree in cui ci sono meno immigrati (vedi mappe). Vero che gli immigrati sono sovra-rappresentati nella popolazione carceraria, ma questo si spiega col fatto che non hanno in genere accesso alle misure alternative alla detenzione (ad esempio, gli arresti domiciliari) disponibili per gli italiani.

Quanto ai contagi, se in via di principio ci può essere un rischio che gli immigrati che arrivano da noi in condizioni disperate contraggano nel viaggio malattie, anche sistemi sanitari meno efficienti del nostro sono perfettamente in grado di prevenirli. Pensiamo al caso della Turchia che oggi ospita quasi 4 milioni di rifugiati. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, ha evitato del tutto il rischio di reintrodurre la malaria e leishmaniosi.

Il capolavoro delle nuove classi dominanti

 Si alimenta la paura nei confronti degli immigrati per capitalizzare elettoralmente su di essa e per far passare in secondo piano i problemi di fondo del paese: la disoccupazione, la povertà, la bassa crescita. Ma com’è possibile, si dirà, che milioni di italiani si facciano ingannare dalla propaganda? Come si spiega la distanza così forte fra percezioni diffuse e realtà?

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Il capolavoro della nuova classe dominante del nostro paese è proprio nell’aver messo in moto un circolo vizioso. In nome del primato degli italiani, si impedisce l’immigrazione regolare con decreti flussi risibili, si cacciano dai centri di accoglienza gli immigrati che dichiarano redditi da lavoro anche di solo 3 mila euro all’anno, si nega la protezione umanitaria a chi è da noi e ne avrebbe diritto in base ai trattati internazionali. Risultato: aumenta la presenza di immigrati irregolari nel nostro paese. Dei 45 mila rifugiati cui non è stata concessa la protezione internazionale dal giugno scorso, solo 5 mila sono stati rimpatriati (tra l’altro, perché i dati sui rimpatri sono spariti dal sito del ministero degli Interni?). Abbiamo così generato 40 mila immigrati illegali in più che vivono in Italia. Non sono gli sbarchi, ormai ridotti all’osso, ad alimentare l’immigrazione irregolare, ma questo modo di gestire, o meglio di rendere ingestibile, l’immigrazione. E l’immigrazione irregolare, comunque venga alimentata, rende più appetibile elettoralmente il messaggio di chi ha dichiarato guerra agli immigrati.

Giovani in fuga dall’Italia

In un sistema pensionistico a ripartizione come il nostro i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva. Oggi abbiamo circa 2 pensionati per ogni 3 lavoratori. Il rapporto è destinato a salire nei prossimi anni, fino ad arrivare, secondo alcuni scenari, a un solo lavoratore per pensionato. Oggi un reddito pensionistico vale l’83 per cento del salario medio. Con un solo lavoratore per pensionato, quattro euro su cinque guadagnati col proprio lavoro andrebbero a pagare la pensione a chi si è ritirato dalla vita attiva. Anche per questo i nostri giovani scappano dall’Italia: devono destinare la quasi totalità dei loro guadagni a chi è stato trattato molto meglio di quanto verranno trattati loro.

Puntare sull’integrazione degli immigrati vuol dire rendere più appetibile il nostro mercato del lavoro per tutti i giovani perché vuol dire spalmare su più teste gli oneri di pagare le pensioni, versare al fisco una quota minore della retribuzione e rendere così più facile la ricerca di lavoro. Vuol dire anche assicurare ai pensionati che gli assegni che ricevono non verranno un domani ritoccati per fare cassa. Come vi mostra il grafico qui sopra, la fuga all’estero di chi ha tra i 25 e i 44 anni non accenna ad arrestarsi. Ogni anno perdiamo circa 150 mila giovani, molti dei quali altamente qualificati, e questa emorragia di capitale umano è aumentata proprio negli anni in cui diminuiva l’immigrazione.

Invece di pensare a rendere il nostro paese sempre meno ospitale per scoraggiare chi vuole venire da noi a lavorare, dovremmo fare esattamente l’opposto: rendere l’Italia un bel paese, non solo per i turisti, ma anche e soprattutto per chi vuole investire su sé stesso e sulle persone che gli stanno attorno.

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41 commenti

  1. Savino

    La ricchezza degli italiani adulti (ostinati a tenere le redini) si sta sprecando, mentre i loro figli e nipoti, per sbarcare il lunario (neanche per arricchirsi), debbono fare migliaia di Km. La paura degli italiani adulti è quella che si vengano a rubare la cassaforte. Questo argomento è semplicemente ridicolo e privo di ogni cultura. La stessa richiesta di abbassamento della pressione fiscale, per gli italiani adulti, non è finalizzata a creare nuovo lavoro o a migliorare le attività d’impresa, bensì a non avere imposizione sui patrimoni e le ricchezze. Le “proteste” degli italiani nel tempo per eliminare le imposte sugli immobili la dicono lunga. Gli italiani preferiscono avere il figlio disoccupato piuttosto che pagare 500 Euro all’anno di IMU. Un popolo così è, a dir poco, ridicolo, sul debito pubblico ha torto marcio (vedasi le spese per pensioni, assistenza, incentivi e sgravi vari) e, visto come si comporta elettoralmente, con drastici cambi di direzione anche solo dopo pochi mesi, più che un popolo sembra un gregge. Ognuno è stato, via via, berlusconiano, renziano, grillino, salviniano, non per difendere uno specifico ceto o interesse sociale (es: i poveri Vs, i ricchi), ma a modo suo, a seconda della propria convenienza e del proprio portafoglio. Questo popolo è una vergogna ed è una vergogna il pregiudizio che si ha verso i giovani, che possono garantire un furo alla nazione (ancora dati Istat odierni, si preferisce assumere chi ha oltre 50 anni e non un under 30)

  2. Bravo! Grazie! Magari riuscissimo a trovare un modo di far arrivare alla gente comune questo messaggio…

  3. Michele

    Un articolo che andrebbe inciso su marmo travertino e messo in ogni scuola, edificio pubblico e chiesa di ogni comune. Ma si tratta di cose risapute, ovvero tutti sanno che è vero (dopotutto i numeri sono di pubblico dominio) ma una dilagante ignoranza, che eleva i new media a fonte attendibile di informazione, rende la semplice osservazione della realtà un impresa titanica, convulsa, isterica. Quello che manca davvero è una classe politica che parli alla testa delle persone, favorendo il dialogo e il bene del paese, non la garanzia di un orizzonte elettorale che non va oltre il semestre. Anche uno stupido capisce che spendere i soldi che non si hanno (cioè fare debito) sia un pessima idea, per carità si più anche fare (magari se facciamo investimenti per il futuro), ma dirmi che è giusto farlo ” a prescindere” e che anzi, chi si oppone è un “ottuso burocrate”, pare davvero incredibile! Il tutto condito dall’immancabile frase “gli italiani lo vogliono perché mi hanno votato”, frase davvero micidiale: il voto come passepartout della responsabilità che non è più verso il paese ma verso gli elettori.

  4. marco

    La mia stima nei confronti del Prof Boeri è aumentata considerevolmente dopo questo articolo. Non serve aggiungere altro, peccato che questi semplici concetti non facciano assolutamente parte del pensiero comune, anzi tutto all’opposto.

  5. bruno puricelli

    Con molto rispetto e senza sminuire il Suo lavoro, mi limito ad osservare che se gli immigrati crescono appare ovvia una diminuzione percentuale dei crimini altrimenti gli italiani si sarebbero imbufaliti molto prima. E” un modo di presentare i dati statistici a favore di una tesi più che ad un’altra. Allo stesso modo, l’UNHCR e tanti intellettuali favorevoli all’immigrazione presentano l’aumentato numero percentuale dei dispersi in mare guardandosi bene dal fare riferimenti al numero assoluto dei dispersi. I lettori de LAVOCE interpretano bene, il popolo, causa la scarsa dimestichezza con l’aritmetica, certamente meno! Con la stessa cautela bisognerebbe valutare le entrate e le uscite nel tempo, non limitandosi al momento. Comunque non ritengo negativo il bilancio economico perchè,ora, le cose sono come dice lei. Penso però che occorrerebbe considerare anche il deprezzamento del sistema paese che ne deriva a cominciare dalle zone frequentate dagli immigrati e questo è un disvalore di cui bisognerebbe tener conto e lei ha la conoscenza per quantificarlo. Grazie per l’articolo.

  6. Antonio Aquino

    Perfetto!

  7. Fabrizio

    Articolo molto interessante e ben documentato. Il dubbio è quanto risulti efficace un approccio così cartesiano con chi ragiona (o si fa ragionare) con l’emotività e l’eterodirettività. Esattamente come con il cartello della bocciofila.

  8. Lorenzo

    Di una chiarezza cristallina e, solo in Italia si può dire “visionaria” quando “… è possibile … che milioni di italiani si facciano ingannare dalla propaganda”

  9. gianni lupini

    Questi articoli sono completamente inutili e pieni dei miti progressisti che sono ancora più falsi di quelli sovranisti. Per fortuna gli italiani hanno capito chi è che li prende per i fondelli, a cominciare da Bergoglio per finire a Mattarella. Amen.

  10. Marcello

    Confutiamo alcune affermazioni del prof. Boeri

    1) ” Gli italiani sono convinti che per ogni quattro persone che risiedono nel nostro paese, una di queste sia immigrata.” Chi lo ha detto? Come sono state fatte queste ricerche? Se lo veniva a chiedere a me avrei risposto che erano il 5-7%, ma che nelle città e in certi quartieri in particolare la loro percentuale è salita. Quando si fa una ricerca statistica occorre scegliere con cura il campione. Una volta scelto occorre contattarlo e sperare in una risposta. Se questa non viene, occorre sostituire l’intervistato con uno statisticamente equivalente. Le società statistiche lo fanno? Io credo che non sempre siano ligie a questa norma fondamentale.

    Agli sbarchi sui gommoni occorre inoltre aggiungere anche quelli che vengono su altri mezzi di trasporto .

    2) Circa il fatto che gli stranieri fanno lavori che gli italiani non vogliono fare si può dire che la loro entrata falsa il mercato del lavoro perchè, grazie alla legge della domanda e dell’offerta, in loro mancanza verrebbe offerto di più per assicurarsi la manodopera. L’immigrazione mantiene bassi i salari dei lavori meno richiesti e ciò deprime l’economia interna.

    “Una badante in più permette a una donna italiana in più di lavorare e viceversa.” Se giustamente pagata quella badante potrebbe essere italiana e allora sarebbero 2 le donne a lavorare. La bassa produttività è dovuta in alcuni casi alle caratteristiche del lavoro, in altri casi alla mancanza di investimenti,

  11. Catullo

    Articolo incredibilmente superficiale che fin dal titolo vuol solo dimostrare una tesi e non analizzare un fenomeno. Comincio con una riflessione, i cosiddetti imprenditori della paura (neologismo inventato come analfabeta funzionale o xenofobia) c’erano anche prima perchè solo adesso hanno avuto questa affermazione? Solo per aver fatto una buona comunicazione? Mah ci credo poco. Passiamo al lavoro, ovviamente gli immigrati non rubano il lavoro (che vuol dire rubare il lavoro?) ma creano perturbazioni nel mercato del lavoro perchè spesso accettano condizioni che gli italiani non avrebbero accettato e che spesso sono sfruttamento. Banalmente fino a vent’anni fa i camerieri italiani erano comunissimi adesso sono una rarità, pensate sia solo perchè nessun italiano vuol fare il cameriere? Forse un’analisi più accurata era d’obbligo anche sul punto per cui il lavoro crea lavoro. Stessa cosa per i reati si parla di omicidi e si mette un grafico e poi si fa banalmente l’equivalenza con gli altri reati facendo credere che sia lo stesso ma basta una rapida ricerca sul web per capire che non è così. Per finire sono d’accordo che un’immigrazione controllata sarebbe la cosa migliore ma in Italia sembra impossibile realizzarla non solo da parte di questo governo ma da sempre.

    • Savino

      Cambiare la gente negli uffici no? Solo i 60enni senza titoli di studio debbono stare imboscati negli uffici? I giovani plurilaureati debbono fare i camerieri?
      Per il controllo dell’immigrazione, stesso problema, se i preposti negli uffici (spesso, dice la cronaca, nel Ministero di Salvini) coltivano i loro orticelli.

  12. Emilio Roncoroni

    Ottima sintesi degli effetti indotti dall’immigrazione. Rimane da capire perché il male sia rappresentato dall’immigrato. Anni fa ricordo una ricerca Caritas nella provincia di Treviso dove si registrava un alto livello di accoglienza degli immigrati pur in un territorio che votava per Lega. E’ complicato l’intreccio tra paura generica e vita quotidiana dove non sono infrequenti comportamenti non ostili

  13. Antonio

    Sì potrebbe definire un discorso escatologico sul destino della nostra ITALIA. Da semplice cittadino ringrazio il prof. Boeri per la chiarezza e l’onestà con le quali ha trattato l’argomento.

  14. Riccardo Fracassi

    Egregio Dott. Boeri, ho letto con piacere il Suo articolo condividendone i ragionamenti e le conclusioni. Il problema del dibattito politico attuale – a mio avviso – sta nel fatto che ad una narrazione anti-migranti (che fa leva su avvenimenti di cronaca nera per aumentare la disinformazione e acuire bassi sentimenti di pancia) non faccia da contrappeso alcuna narrazione positiva del fenomeno migratorio. In particolare i partiti politici che non governano non fanno – e probabilmente non sono capaci di fare – opposizione su questo tema. Fin qua non sarebbe ancora grave. Ciò che aggrava il quadro è che nell’attuale “opposizione” manca del tutto la comunicazione di che cosa serva a questo paese per fare la cosa più importante, da Lei citata nel finale dell’articolo, ossia attuare le riforme necessarie per renderlo appetibile per chi ci nasce e vive. In attesa di una proposta riformista alternativa che possa essere pensata, comunicata e compresa da tutti, ritengo che gli italiani continueranno a votare i partiti di governo, capaci invece di raccogliere consenso intorno a idee sbagliate (in parte), ma immediate, facili e comprensibili. La ringrazio per l’attenzione.

  15. andrea

    aggiungo che ci sono centinaia se non migliaia di comuni italiani con pochissimi immigrati in cui la Lega x Salvini ha registrato scores imbarazzanti, il che suggersice peraltro che l’elemento identitario (non citato nel bellissimo articolo di Boeri) sta giovando in ruolo importante, indipendentemente dai fattori economici

  16. Chiara Fabbri

    Questi sono gli argomenti che hanno reso il PD il partito dei centri storici. Pur non condividendo la retorica razzista che dilaga, rappresentare il fenomeno migratorio come una manna senza se e senza ma e’semplicistico e in larga misura fuorviante. I migranti specie quelli irregolari sono poveri, hanno difficolta’con la lingua e sono spesso poco istruiti. In mancanza di politiche adeguate si ammassano nelle periferie dove gia’la popolazione soffre di mancanza di servizi adeguati dal trasporto alle scuole. Se non si riconosce il fatto che non e’un beneficio ma un problema per chi ha gia’molti problemi dover competere per servizi scarsi e inadeguati con un numero maggiore di persone, qualunque discorso sul fenomeno migratorio risultera’indigeribile a chi quel fenomeno lo subisce non come una risorsa. Inoltre, il costo orario minimo di una badante da CCNL e’5,5 euro l’ora piu’contributi. Quante donne italiane hanno un lavoro che paga cosi’bene da potersi permettere una badante? Quella badante sara’una risorsa per un piccolissimo numero di donne privilegiate e una concorrente per un grandissimo numero di donne che invece per un salario di 5,5 euro l’ora non si puo’permettere di continuare a lavorare. Dovremmo concentrarci invece come suggerisce l’articolo su come trattenere in Italia tanti giovani istruiti che emigrano, lasciando il Paese piu’povero e piu’vecchio.

  17. Davide

    C’è un motivo se questa linea perde.
    Ad esempio, questo è uno studio molto ben più sviluppato della relazione tra immigrazione e criminalità, e la correlazione c’è ed è forte. http://www.fondazionehume.it/societa/crimine-e-immigrazione-in-italia/

    Simili note si possono fare su tutti gli argomenti basati interamente sulla presunzione che gli italiani siano ignoranti e creduloni. Ad esempio: ”gli immigrati sono SOLO l’8-9%”. Erano il 2% nel 1990. La percezione che siano aumentati a dismisura è corretta. In alcune aree, come le grandi città, la concentrazione è più forte, quindi magari affermare ”sono 1 su 4” in quell’area non è nemmeno sbagliata.

  18. piero

    Il solito articolo inutile, sembra quasi che l’Italia sia un paese a immigrazione zero. Invece, continueranno ad arrivare molti immigrati: cittadini comunitari, extra comunitari che hanno diritto all’asilo e alla protezione, oltre a coloro che possiedono i requisiti previsti dalla legge per il permesso di soggiorno; ed anche un pò di irregolari (mica solo via mare).
    Ciò detto, ogni ragionamento serio sull’immigrazione non può che essere legata alla possibilità di entrare nel mondo del lavoro. Considerato che attualmente i senza lavoro reali in Italia sono circa 6 milioni (di cui quasi un milione di stranieri regolari), con un settore industriale fortemente ridotto, sembra ben difficile che nei prossimi anni si aprano possibilità di lavoro consistenti, tanto meno al sud.
    E poi, una buona volta, basta con questa storia del popolo bue, traviato da imprenditori della paura. Salvini non ha inventato nulla, è stato furbo a sfruttare i problemi che ci sono davvero, raccontando un sacco di balle; la prima, l’espulsione di tutti gli irregolari (miracolosamente calati a 90.000).

    • controll alert

      1)solito commento inutile
      2)continueranno ad aumentare gli irregolari grazie a decreti magici
      3)continueranno a non aumentare i rimpatri grazie a voti magici
      4)ancora sul lavoro, ma ancora si ignora l’enorme quantità di lavoro sommerso dai quali i suoi dati traboccano per quanto riguarda il lavoro
      5)ancora si cerca di trovare un nesso causale tra problemi strutturali del paese italia con l’immigrazione, tipo produttività stagnante da almeno 30 anni, età pensione media tra le più basse tra i paesi demograficamente significativi, elevata tassazione su lavoro e conseguente sommerso, elusione, ed evasione, mancanza di un sistema di attrazione dei cervelli per potenziare l’istruzione e la ricerca
      6) il popolo bue purtroppo si riconferma ogni qual volta commenti di questo tipo vengono scritti, confermando l’italiano medio come persona dalla memoria corta e dalla mancanza di visione futura
      7) su tutto si può ragionare, ma è ormai chiaro a tutti che i voti contano di più dei fatti

  19. Antonio

    Grazie per un ulteriore conferma che i problemi sono altrove. Si cerca di spaventare per coprire le proprie incompetenze a risolvere i problemi

  20. Umberto

    Commento 1 di 3:

    Mi permetto di commentare (e in parte criticare) il suo intervento, incentrato su temi già anticipati nei mesi scorsi in vari scambi polemici con esponenti politici elettivi.
    Il contributo si avvia dalla domanda polemica sulla classificazione del problema degli immigrati: un problema potenziale sussiste e quindi è dovere della politica prevederlo e gestirlo, nella speranza di prevenirlo. Non so se è il n.1, ma, se se ne discute (come ora), se diviene argomento prevalente ed identitario, forse non è proprio marginale.
    Seguirò la sua esposizione, definita una “iniezione di realtà perché sul tema la disinformazione regna sovrana”, anticipando da subito la mia opinione critica sullo stesso. Credo che molto sia frutto di una (legittima) visione soggettiva, affetta però da una sorta di bias per cui vengono riportati in maniera selettiva fatti che confermano una teoria, non supportandoli a sufficienza oppure ignorando quelli che la confutano.
    1) Sbarchi-Google: sembra che commenti non vi sia correlazione tra i due dati a confronto. Non lo capisco: non si potrebbe vedere una attenzione (ricerche web) proporzionale all’incremento degli sbarchi e poi – negli ultimi 2 anni – una attenzione inversa ma sempre correlata, diretta a verificare gli effetti delle politiche di riduzione degli sbarchi?
    Di più: l’esplosione delle ricerche sugli sbarchi effettivi può leggersi come consapevolezza e conoscenza reale, non frutto di “disinformazione”.

  21. Umberto

    Commento 2 di 3:

    2) Non credo sia corretto sostenere che il lavoro aumenta per per tutti ponendo a confronto grafici della disoccupazione, perché occupazione-disoccupazione sono correlate ma non complementari.
    3) Per le c.d. classi basse e financo medie non è così semplice e automatico disporre la sostituzione 1 badante a 1 donna di lavorare; inoltre non vedo la connessione immediata dell’immigrazione, sia perché non condivido che lo straniero debba essere destinato a tale forma di lavoro assistenziale sia perché non ogni immigrato è idoneo o interessato a ciò.
    4) Si evidenzia il ruolo dell’imprenditorialità degli immigrati (solo 0,8% della popolazione) e si esalta il ruolo di datori di lavoro (con ben 8 dipendenti), senza però indicare quale è l’incidenza di imprenditori immigrati con dipendenti sul totale (e quindi sul loro contributo allo sviluppo dell’occupazione; e volendo si potrebbe anche definire se vi siano assunzioni circoscritte a soli connazionali).
    5) Il lavoro è fortemente concentrato su occupazioni oramai abbandonate dagli italiani: di ciò ne sono mera conseguenza o anche con-causa? E vi è possibile reciprocità di ritorno degli autoctoni dopo che l’equilibrio del mercato di lavoro è tarato sulla quasi esclusività di lavoratori di vicina immigrazione?
    6) Saldo contributivo positivo: non è connesso all’attuale giovane età degli immigrati in fase lavorativa? Forse allora un saldo positivo di 7 mld è anche poco.

  22. Umberto

    Commento 3 di 3:

    Non sarebbe positivo anche il saldo “giovani contributori italiani” e “beneficiari italiani”? Lo stato sociale rimane sostenibile se i contributori>beneficiari, e ciò si ottiene con politiche demografiche espansive. Il contributo degli immigrati è solo una opzione.
    7) Criminalità: non capisco la sovrapposizione tra n.di reati e immigrati: sembra che il calo dei reati sia in funzione dell’aumento di immigrati.
    8) Criminalità: non condivido l’analisi limitata a soli 3 reati: perché non in generale reati c/persona, o c/patrimonio, o, ad esempio, in materia di stupefacenti? Ritiene coerente con una analisi oggettiva affermare “In generale, la criminalità è concentrata nelle aree in cui ci sono meno immigrati”, quando si è limitato solo a tre fattispecie di reato?
    9) Criminalità: può apportare dati oggettivi per cui la sovra-rappresentazione carceraria si spieghi con le difficoltà di accesso alle misure alternative?
    Concludo infine permettendomi di ricordarle che anche lei è membro della c.d. “classe dominante”, e che questa non è composta solo da quella di natura politica ed elettiva, ciò per riportare la discussione in un ambito più concreto e meno ideologizzato, dati citati diverbi sulla tematica.
    Vorrei sorvolare sul manifesto della bocciofila, perché anche qui si va in un discorso ideologizzante e di visione del concetto di democrazia che esula dal tema (ma che lei accenna quando ritiene che “che milioni di italiani si facciano ingannare dalla propaganda”)

  23. Motta Enrico

    Articolo che dà una visione molto parziale dell’immigrazione. “Gli sbarchi sono calati più del 90%”. Ma è stato un calo spontaneo per cause interne, o indotto dall’ intervento di Minniti e proseguito con l’ attuale Governo? Ciò implica scelte molto diverse per il futuro. In alcuni punti si presentano delle coincidenze di tempo e luogo come se avessero un qualche rapporto di concausa; es. il grafico debito pubblico/immigrazione, oppure quello crimini/immigrati. Ma cosa c’entrano? Credo nulla. Si parla anche dell’ emorragia di capitale umano dall’Italia, la fuga dei cervelli. E l’emorragia dall’ Africa non conta nulla? Sui barconi non arrivano i più poveri e gli analfabeti, ma anche gente istruita. Conosco un ingegnere del Bangladesh che lavora da MacDonald; persona squisita, proprio non mi fa paura; ma è una ricchezza, di varia natura, persa per il suo paese. Infine si parla di “spalmare su più teste gli oneri” pensionistici; mi pare impossibile che parallelamente non venga spalmato anche il monte salari. Mi fermo qui. Incredulo.

    • controll alert

      1)Gli sbarchi sono calati più del 90% è un fatto, indipendente dall’informazione se sono diminuiti per una causa o per l’altra, inoltre ricordiamo che emergenze come l’ISIS che avevano avuto “successo” mediatico negli anni passati hanno contribuito all’accettazione dell’accoglienza
      2)il discorso sulla concausa non basta, lei dovrebbe essere capace, dati alla mano, di smentire che non ci sia correlazione o causalità evocando i possibili scenari
      3)passiamo al grafico crimini/immigrati, anche se i crimini di irregolari sono in numero maggiore a quello di non immigrati questo a sua volta può trovare spiegazione nella mancata integrazione dovuta prevalentemente a persone del suo rango, fare decreti per rendere maggiore il numero di irregolari secondo lei come influisce sul numero di crimini? Qui si potrebbe cominciare a parlare dei sistemi SPRAR che permettono una più equa redistribuzione ma da cui col decreto si escludono appunto i migranti con protezione umanitaria
      3) la parte sull’emorragia di cervelli è assolutamente fuorviante nel paragonare un paese emergente con uno sviluppato ma stagnante per non parlare della situazione demografica lei paragona l’Africa, ovvero il paese in cui si prevede la maggiore esplosione demografica con l’Italia (inoltre non basta contare chi emigra, ma anche chi torna o manda i soldi a casa)
      4) “Sui barconi non arrivano i più poveri e gli analfabeti, ma anche gente istruita”: potenziare i flussi legali di immigrazione, no?

      • Motta Enrico

        Rispondo a controllo alert: 1)se gli sbarchi sono calati del 90% per l’intervento dei governi italiani, è prevedibile, se cessa questo intervento, che riprenderanno a quei livelli. Se invece sono diminuiti così drasticamente per cause interne, sarebbe interessante farle conoscere, dato che alcuni ritengono l’ immigrazione inarrestabile. 2)la dimostrazione di un rapporto di causa/effetto è a carico di chi la sostiene. Attenzione a non scambiare mere coincidenze con le cause. 3)”dovuta prevalentemente a persone del suo rango”; adesso controllo se tra le cause della mancata integrazione ci sono anch’io. Il grafico omicidi /immigrati mostra che la diminuzione degli omicidi è già molto rilevante negli anni ’90, presumibilmente per cause interne all’ Italia. 3bis) fuorviante è dispiacersi della fuga dei cervelli dall’Italia, e compiacersi che alcuni tecnici e laureati arrivano dai paesi che ne hanno pochi. Nell’ultimo libro di F. Rampini, “La notte della sinistra” si dice che metà dei Medici del Malawi lavorano a Londra; per gli inglesi ottima cosa, per il Malawi perdita grave. 4)Potenziare i flussi legali sarebbe una ottima cosa, ma rimarrebbe il problema dei flussi illegali, questione che deve comunque essere gestita.

  24. Rick

    Bell’articolo, andrebbe replicato su qualche giornale nazionale.
    Mi permetto una sola critica: la sezione sulla criminalità è deboluccia. Primo perchè riporta semplici correlazioni, secondo perchè quello che conta non sono certo le medie nazionali ma reati (e percezione degli stessi) in ridotte aree geografiche (per esempio le periferie) dove la presenza di immigrati è più alta.

  25. enzo

    Credo che rispondere alla generalizzazione “populista” che l’immigrazione sia negativa con la generalizzazione “politicamente corretta” che sia invece positiva, sia errata e non ci porti da nessuna parte. In genere l’immigrazione “positiva” è correlata con una domanda di lavoro insoddisfatta, la badante rumena, il saldatore bengalino, il fruttarolo pakistano, il commerciante cinese ecc pagano tasse e contributi a tutti. Ma esiste anche un’altra immigrazione , necessariamente irregolare, clandestina che si riversa o nell’illegalità o nella irregolarità, quindi niente tasse e contributi, ma welfare sì. E’questa che genera la questione politica, perché le correlazioni che fanno gli abitanti delle periferie non corrispondono a quelle del prof.Credo che faremmo cosa gradita agli immigrati presenti e futuri che lavorano in italia a non accomunarli con irregolari privi delle professionalità necessarie , giunti solo in cerca di assistenza , disposti ad una vita marginale che garantisce comunque un reddito superiore a quello dei paesi di origine. E’ da 20 anni che siamo divenuti un paese di immigrazione e ancora ci comportiamo da neofiti, forse è il caso di copiare l’organizzazione di paesi con maggiore esperienza nel campo

  26. Mohamed Mahmoud

    La mia stima nei confronti del Professor Boeri come persona oltre che come accademico è altissima e per nulla scalfita da un articolo che però si basa sull’associazione di un fenomeno parziale ad indicatori generali del periodo storico che stiamo vivendo. Di certo ci sono altri problemi, dal punto economico più rilevanti dell’immigrazione clandestina (su tutti due, invecchiamento anagrafico ed evasione fiscale) in Italia oggi. Ma è benaltrismo. Ridimensionare il problema non è utile rispetto alla valutazione dei passi avanti in un determinato ambito, nel caso l’immigrazione CLANDESTINA. Anche un solo clandestino in più è un qualcosa di negativo, zero è il numero corretto di irregolarità cui occorre tendere. Non uno, non meno, non pochi, nessuno dovrebbe essere. Gli immigrati sono giovani ma è un unico fattore. Quanto dichiara in media nell’arco della sua vita un immigrato arrivato illegalmente in Italia se viene sanata la sua posizione? Quanto costa nello stesso periodo di tempo alle finanze pubbliche? Questa la valutazione economica. Per i problemi di sicurezza e concorrenza nel mercato del lavoro non mi esprimo, rimando rispettivamente al rapporto percentuale tra immigrati e detenuti nelle carceri rispetto ad analogo rapporto per cittadini italiani dalla nascita da un lato, alla composizione per nazionalità dei dipendenti di società di consegna pasti per nazionalità a salari irrisori e condizioni contrattuali accettate ridicole dall’altro.

    • Sappiamo che “clandestino” lo si può interpretare molto diversamente, visto che come cambia la legge cambia anche chi lo è o non lo è.

  27. Mohamed Mahmoud

    Rispetto ai costi da sostenere comunemente per immigrati privi all’arrivo di regolare titolo di soggiorno in Italia cito solo alcuni dei costi di cui occorrerebbe indagare mediamente l’incidenza pro capite, dividendo quanto riscontrato per la popolazione complessiva del gruppo di individui in questione: reati (costo processi, costo detenzione, costo arresti, costo indagini), welfare complessivo non solo di elargizioni economiche ma benefit anche locali (mense scolastiche sovvenzionate da chi dichiara redditi per i figli, alloggi popolari, servizi sociali), atti amministrativi che tengono impegnate questure, prefetture, sezioni dei tribunali non di tipo penale. I “costi vivi” presi a base di paragone dell’accoglienza sono solo la punta dell’iceberg, anche se ogni risparmio in tal senso è meglio di niente. Aggiungendo questi altri costi specifici, o la variazione di essi rispetto alla media per cittadino italiano dalla nascita, alla spesa pubblica mediamente erogata in servizi, come ci si bilancia con quanto queste persone dichiarano? Magari sono mediamente produttori di importante valore aggiunto e la compensano. Sinceramente dubito, sarebbe il contrario da dover dimostrare. Mai ho visto una stima dell’importo mediamente per anno dichiarato al fisco per immigrato giunto irregolarmente in Italia.

    • Francesco M.

      Penso sia difficile misurare quanto dichiara mediamente un irregolare visto che, in quanto tale, non credo possa lavorare in regola e quindi fare il 730.
      Stessa cosa per il welfare: è difficile stabilire quanto costa al Servizio Sanitario Nazionale chi, perché irregolare, non può beneficiarne.

      • Mohamed Mahmoud

        “privi all’arrivo” pensavo fosse chiaro, mi riferisco anche a Paolo Ottomano che mi risponde al commento più sotto. Le politiche sull’immigrazione che si cerca, con tanti, troppi, intoppi di attuare mirano evidentemente a 1) bloccare gli arrivi irregolari, 2) espellere dal territorio in modo diretto (difficile) o indiretto (spesso, abbandoni volontari, magari verso la Francia o altri Paesi UE). Riguardo a queste bisettrici la paura contestata come non fondata degli italiani “dover finanziare di tasca propria prestazioni sociali a immigrati” risulta sempre vera a meno che queste persone si regolarizzino. Anche se ciò avviene e concorre a portare introiti fiscali positivi poiché queste persone lavorano in regola, questi sono sufficienti a coprire i costi, per altro generalmente più ingenti della media, per il medesimo gruppo di persone? Altrimenti è vero, i contribuenti italiani finanziano di tasca propria prestazioni sociali ad immigrati. Basta che lo si sappia. Poi ognuno è libero di scegliere dove destinare alla spesa pubblica. Oppure scegliere dove non destinarla più.

  28. Max

    Purtroppo il potere dipende dal consenso elettorale, ed il consenso dalla percezione della realtà non dalla realtà. Magari posso convincere uno che sta precipitando dal quinto piano che in realtà sta volando. Sarà contento…. finché non si schianterà sul marciapiede. Speriamo almeno che qualcuno abbia il tempo di piazzarci un bel materasso, sul marciapiede.

  29. Bruno

    Dati sulla criminalità:
    Detenuti presenti e capienza regolamentare degli istituti penitenziari
    Situazione al 31 maggio 2019:
    -totale: 60.476 di cui
    – stranieri :20.277 (33,5%)

    Residenti in Italia:60,5 milioni di cui
    stranieri 5,5 milioni (9,1%)

    cioè purtroppo gli stranieri registrati delinquono 3,7 volte gli italiani., e poi bisogna aggiungere i crimini commessi dai clandestini .

    • Max

      Gentile Bruno, non vorrei fare una lezione di statistica. Ma è in grado di riportare le stesse statistiche per la popolazione maschile, e diciamo per la popolazione sotto i 30 anni (due caratteristiche prevalenti tra gli immigrati ma anche tra chi delinque)? Credo che i tassi diventerebbero molto più simili, lei non crede? Se poi magari ci mettiamo anche la qualità degli avvocati/entità delle spese legali sostenute nei processi, forse potrebbe accadere non che gli immigrati delinquano 3.7 volte di più ma vadano in galera 3.7 di più degli italiani. I reati non credo siano misurati solo sui regolari, in quanto commessi anche da irregolari (può citare la fonte che riporta che sono contabilizzati solo i reati dei regolari?), quindi la sua percentuale è probabilmente sovrastimata. Alla fine la percentuale è possibile rimanga più elevata per gli stranieri, ma il suo è il tipico esempio di affermazione da cui traspare poca riflessione/elaborazione, poco “pensiero” insomma, di quelle che purtroppo si sentono sempre più spesso nei tweet. Cordialmente, sempre.

      • Bruno

        Gentile Max:
        i dati sono tratti dal sito web del Ministero della Giustizia”carceri” e dal sito web del Ministero degli Interni “popolazione residente”, buona ricerca e buona arrampicata sugli specchi.E non dimentichi di considerare il conseguente sovraffollamento delle carceri e il costo per ogni detenuto a carico della collettività che paga le tasse ( chi non le paga ovviamente non è interessato).
        :

        • Luciano

          Sospetto che le sia sfuggito, oltre alla comprensione della ‘lezione’ di Max, anche questo periodo dell’articolo:
          “Vero che gli immigrati sono sovra-rappresentati nella popolazione carceraria, ma questo si spiega col fatto che non hanno in genere accesso alle misure alternative alla detenzione (ad esempio, gli arresti domiciliari) disponibili per gli italiani”.

    • Abbiamo anche i dati sui reati più commessi dai clandestini, e sulle vittime? Nel caso delle violenze sulle donne, per esempio (cito a memoria l’Istat) la maggior parte è commessa su connazionali: gli italiani sulle italiane, i rom sulle rom, e così via. E non è improbabile che un immigrato delinqua di più, comunque: se il paese, a partire dalle istituzioni, gli è ostile, farà MOLTA più fatica a integrarsi, a trovare chi gli dia un lavoro e chi lo accetti. Adesso, poi, è “clandestino” anche chi non lo era con le vecchie leggi. Lo stesso, non mi stancherò mai di ripeterlo, succedeva con gli italiani che emigravano negli USA, in Germania e ovunque: se persino la polizia, lo Stato, non appena metti piede nel Paese, ti considera senza pregiudizi… Con delle politiche sociali decenti e con una giustizia più snella, le carceri sarebbero molto più vuote, e soprattutto vuote da gente che commette reati minori.

  30. Federico Leva

    Purtroppo la logica ha poca presa su una popolazione che vive da molti anni in un mondo parallelo creato dalla propaganda. Non è facile uscirne una volta arrivati a questo punto, ma sappiamo quali errori non aiutano, come indicato da Sophie Hill che discute la recente vittoria del centrosinistra in Danimarca usando il caso svedese studiato da Dahlström & Sundell (2012).
    https://twitter.com/sophie_e_hill/status/1136652413048381442
    https://oadoi.org/10.1016/j.electstud.2012.03.001

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