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Il cerino chiamato Recovery Fund

Il Recovery Fund viene presentato come una grande vittoria dell’Italia. In realtà, i passi in avanti sono pochi. Perché resta senza soluzione il vero punto del contendere: la condivisione del debito, anche se si agisse attraverso il bilancio europeo.

Un Fondo tutto da costruire

Il tanto discusso progetto di Recovery Fund è come un cerino. Tutti vogliono che resti acceso, immaginando che possa appiccare un grande fuoco. Ma nessuno lo vuole tenere veramente in mano per azionarlo. Così, quel cerino dall’Eurogruppo è passato al Consiglio europeo che a sua volta, il 23 aprile, lo ha girato alla Commissione europea. Quest’ultima avrà il gravoso compito di definire procedure e dettagli.

Il quadro delle cifre oscilla tra il soddisfacente (540 miliardi) e il grandioso, con la presidente Ursula von der Leyen che parla anche di trilioni di euro. La realtà è che i lavori della Commissione cominceranno senza sapere veramente su quali principi costruire. Perché il Consiglio europeo ha solo deciso, genericamente, che il Recovery Fund sarebbe una misura necessaria per fronteggiare il crollo dell’attività economica in Europa, ma evitando di chiarire l’unico vero fondamentale dettaglio: i meccanismi di finanziamento.

In uno slancio a tratti naif, l’Italia insiste che il Fondo debba erogare crediti a fondo perduto. Senza chiarire come questi crediti dovrebbero essere finanziati. Inimmaginabile che possano essere erogati attraverso l’attuale bilancio Ue, che oggi è risibile.

Crediti a fondo perduto tra stati richiederebbero due condizioni: una espansione significativa del bilancio Ue e, soprattutto, trasferimenti massicci dai paesi del Nord Europa a quelli del Sud. Ipotesi politicamente irrealistica, negoziare sulla quale denota solo ingenuità politica.

Chi sarà responsabile del debito?

Se accettiamo che i desideri sui Recovery Fund debbano essere nell’ordine di trilioni di euro, è inevitabile che la Commissione debba emettere titoli di debito comune (chiamiamoli Recovery Bond), sfruttando il bilancio Ue (presumibilmente allargato) come garanzia. Le risorse raccolte (molto più ampie) sarebbero poi prestate ai singoli paesi a tassi di interesse molto contenuti (grazie proprio alla garanzia comune fornita dal bilancio Ue) e secondo le rispettive necessità.

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Fin qui credo che l’armonia tra i paesi europei sia grande. Ma è una armonia di facciata. Perché del passo successivo nessuno osa mai parlare, trattandosi del vero vaso di Pandora: di queste emissioni di debito (a lunga scadenza o perpetuo poco importa), i paesi Ue sarebbero responsabili in solido (joint liability) oppure ciascun paese sarebbe responsabile solo della porzione di debito comune a lui assegnata?

Supponiamo che Germania e Italia, attraverso la Commissione, raccogliessero 100 euro sul mercato in Recovery Bond “comuni”, e all’Italia venissero assegnati fondi per 70 euro e alla Germania 30, da ripagare entro un certo periodo di anni. Se alla scadenza l’Italia faticasse a ripagare i 70 euro (più interessi), sarebbe la Germania a doversene far carico? Solo la presenza di responsabilità in solido permetterebbe di definire i Recovery Bond come vero debito comune.

L’alternativa sarebbe quella di istituire una fiscalità terza, cioè tasse europee sovranazionali non vincolate alle decisioni dei singoli paesi membri. Solo una fiscalità sovranazionale permetterebbe di ovviare al problema della responsabilità in solido. Ma il punto di sostanza non cambierebbe. Perché una fiscalità sovranazionale richiederebbe una significativa cessione di sovranità e, di nuovo, massicci trasferimenti tra paesi: gli stati che mediamente crescono di più, meccanicamente, finirebbero per contribuire di più al bilancio comune. Un obiettivo ambizioso, certamente desiderabile. Una vera unione fiscale. Ma anche irrealistico nel breve periodo.

I passi in avanti del Consiglio europeo rispetto al precedente summit sono minimi, quasi nulli. Presentare al paese l’esito dell’Eurogruppo come un grande successo dell’Italia alimenta una retorica miope. Proprio il contrario di quello che il progetto europeo richiede veramente, in particolare in questa circostanza decisiva per il suo futuro.

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19 commenti

  1. emilio

    Semplicemente: i cambiamenti di cui parliamo non si fanno in una riunione di capi governo …. ci vuole tempo e modo per preparare un cambiamento che agisce su uno dei punti centrali dell’Unione Europea che sono stati lasciati irrisolti sin dall’inizio…. pertanto ogni passo avanti è benvenuto e cerchiamo di tenere le critiche in un percorso costruttivo ogni altro approccio ci farà ritornare al punto di partenza

  2. GIOVANNI Moser

    Il fatto importante di ieri mi pare che sia che: “Mário Centeno, il presidente dell’Eurogruppo, ha rafforzato il concetto espresso dalla Merkel secondo cui: «Ora che mettiamo insieme le nostre risorse dobbiamo essere pronti a discutere insieme come le spendiamo e come tassiamo» F. Fubini – Corriere
    Questo potrebbe significare che l’Italia sarà finalmente costretta a maggiore serietà nel suo spendere e nel tassare.
    Può significare ad esempio che tra i nuovi parametri di Maastrikt, insieme a nuovi vincoli per deficit e debito verrà inserito un limite per la % accettabile di evasione fiscale. Se accadesse sarebbe uno straordinario e positivo sottoprodotto del Covid-1

    • Savino

      E sarebbe pure ora, visto che facciamo solo le vittime, affrontando le emergenze da squattrinati, senza aver mai combattuto l’evasione, senza aver mai revisionato la spesa pubblica (i manager sanitari possono continuare a mentire dicendo di aver raggiunto gli obiettivi per giustificare i loro compensi?), senza aver mai applicato la Costituzione sui requisiti di effettiva progressività delle imposte.

      • toninoc

        Toglietemi tutto…ma non l’evasione fiscale. Riusciranno i nostri eroi ad invertire la marcia? Ho qulche dubbio in merito.

      • Henri Schmit

        L’evasione non è causata da tasse troppo alte, ma da leggi fiscali troppo complicate, incomprensibili che producono un’amministrazione inefficiente, a volte arbitraria, e una tassazione disuguale, a vantaggio dei più astuti, meglio assistiti, più potenti. Chi taglierà le teste all’idra?

  3. Henri Schmit

    Parliamo solo di proposte concrete, ignoriamo annunci o giustificazioni del governo italiano. 1. La proposta strampalata degli eurobond, per nulla equivalente al MES, non è nemmeno stata discussa. 2. Recovery fund e bilancio UE sono equivalenti: il RF sarebbe un po’ più flessibile e visibile, ma giuridicamente e finanziariamente uguale. 3. Entrambi potrebbero emettere obbligazioni, come lo fa la BEI per scopi precisi. L’UE non lo fa perché non intende operare in deficit. 4. Il problema del funding è lo stesso in entrambi i casi: capitale di dotazione, garanzie degli stati, impegno di versare secondo una certa chiave (x% IVA). 5. Il bilancio ora previsto è di 1.150 miliardi; bisognerebbe raddoppiare i versamenti IVA (2x%).

  4. Henri Schmit

    6. L’altro volano è la forma dell’impiego: prestiti o versamenti a fondo perduto? Gli importi non marginali come per i fondi strutturali necessitano un raddoppio del budget (o nel bilancio o in un RF separato, poco importa); la risposta dovrebbe essere evidente. 7. Essendo questi fondi raccolti in modo solidale che ci saranno pure condizioni (procedure, controlli, sanzioni) come per tutte le politiche dell’UE. 8. Le uniche concessioni un po’ fuori norma sono il MES2 e il SURE che assomigliano ai fondi strutturali. 9. L’idea della fiscalità terza non aggiunge nulla se concediamo il raddoppio del bilancio UE. Poco importo che sia prelevata dall’UE, che si dovrebbe dotare di un’onerosa E-Tax Agency, o sia dovuta come oggi dagli Stati su una determinata quota dei loro ricavi IVA (nel secondo caso uno stato potrebbe decidere di non versare). 10. Un bilancio più ambizioso presuppone l’unanimità (governi); nuovi compiti dell’UE una revisione dei trattati (parlamenti/referendum).

  5. antonio petrina

    HA prevalso quanto il presidente Sassoli auspicava : Serve un nuovo piano Marschall (ERP) ed in buona sostanza che il RF abbia una linea di credito a tassi bassi ed una a fondo perduto ( da stabilirsi ) ,è sicuramente un vantaggio per l’Italia, ,giacchè ogni singolo Stato non era in grado coi suoi bilanci di garantire e raggiungere un finanziamento così ingente , a tassi bassi, per realizzare programmi di lavori e di opere.
    Ora l’appello di Sassoli è di attrezzarsi ai programmi che ogni paese deve saper realizzare sfatando l’incapacità di saper spendere i fondi europei!

    • Henri Schmit

      Mi perdoni, ma faccio fatica a capire il contributo del presidente Sassoli che (in perfetta sintonia con il commissario Gentiloni) pronuncia solo frasi generiche, concetti senza contenuto concreto, auguri senza impegno, tutto sommato non molto diverse dal suo predecessore Tajani e, guarda caso, dalla Gelmini. Siamo allo sbando. E l’accademia purtroppo aggiunge poco arrosto al fumo creato dalla politica.

  6. Andea zatti

    Bisogna fare un po’ d’ordine. La fiscalità terza esiste ed è quella, un pò particolare, del sistema delle risorse proprie Ue. Va utilizzata quella, con i limiti esistenti. Le spese a fondo perduto possono essere finanziate nel bilancio Ue solo da entrate correnti (risorse proprie). Art. 310 Tfue e decisione risorse proprie non rendono possibile finanziare a debito le spese del bilancio. Nell’attuale situazione, sruttando al massimo lo spazio del massimale risorse proprie, si potrebbero raccogliere dal 2021 circa 40 miliardi di euro aggiuntivi, ovviamente insufficienti. Modificare la decisione risorse proprie richiede unanimità e ratifiche nazionali (troppo lungo e difficile). Tale cifra potrebbe invece servire per indebitarsi a lungo e fare i prestiti agli stati. Con un debito a 100 anni all’1% più o meno si potrebbe fare una emissione da 2.000 miliardi di euro (Boitani e al. Lo hanno già ben spiegato su queste pagine). Certo, la chiave redistributiva delle spese è affare complesso ma si potrebbe ricercare una componente più ‘europea’ di spese legate ai beni pubblici europei, e una con una chiave redistributiva che privilegi chi è stato più colpio (paesi del sud). Difficile, ma non impossibile.

  7. bob

    Per affrontare la grave situazione economica e culturale che ha investito l’Europa in particolare, si dovrebbe osservare un immagine, un simbolo che oggi abbiamo sotto gli occhi: gli europei in giro con le mascherine. Per qualcuno dall’altra parte del mondo vedere gli europei con le mascherine equivale a vederli tutti con il celeberrimo cappellino con la stella rossa sulla visiera. Una conquista per loro. Sappiamo di chi stiamo parlando. Un continente che con molta leggerezza fatto entrare nel WTO ha scatenato questo disastro. Diritti umani inesistenti, segretezza assoluta (i Russi della guerra fredda erano pivelli a paragone) informazioni ritardate o non veritiere. Di rimando, attuale Borsa al massimo e industrie a pieno ritmo, rispetto a quelle Occidentali ferme completamente.
    Allora la domanda è: il problema è l’Europa del Sud? La soluzione è parlare di finanza modalità di rimborso dei prestiti, Eurobond si o no? A mio avviso è soltanto politico. Possiamo parlare di numeri e di finanza solo dopo aver risolto il problema politico dell’Europa come continente. Il cuore dell’Europa storica deve comprendere che per fronteggiare un “nemico” del genere o si ragiona da Continente oppure a breve oltre il cappellino con la stella rossa porteremo, noi europei, anche la giacca grigioverde con il collo alla coreana

  8. Fulvio

    Se non si crea una fiscalità terza si ritorna ai coronabond o al mes. Naturalmente la fiscalità terza crea i suoi bei problemi. Per questo non si può fare subito

  9. Enrico D`Elia

    Il Recovery Fund mi sembra l`ennesimo cavillo per aggrae il divieto di finanziamento monetario dei deficit nazionali. Una classe dirigente pragmatica metterebbe mano a un paio di articoli di trattati concepiti 40 anni fa. Comunque ben venga questo strumento, a meno che non richieda qualche ulteriore agenzia “indipendente” che si incarichi di gestire il fondo. Un pizzico di pragmatismo suggerirebbe di affidare tutto al MES, ma una agenzia, qualche poltrona di lusso e un sigaro non si negano a nessuno.

  10. Vincenzo FricPar

    Un aspetto non trascurabile e’ che la Merkel ed in subordine Centeno sono autori e conduttori di un programma prospettico politico ed economico europeo, volto a contemperare esigenze dei paesi con margini di bilancio con quelle dei paesi che hanno tale margine ridotto (ad es. Spagna ma anche Francia) od assente (l’Italia). Il problema tuttavia e’ che il Governo italiano non ha sostanzialmente mai avuto nessun vero programma da presentare e mediare/concordare in Europa, essendo sostanzialmente alla ricerca di soldi a fondo perduto che dovrebbero esserci gentilmente erogati senza condizionalita’/controllo alcuno sul loro uso o destinazione.Con sole motivazioni addotte che siamo l’Italia, un paese fondatore, contributori netti, la seconda (ormai terza) manifattura in Europa…in realta’ sperando di minacciare/ricattare i partner in base al fatto di essere too big to fail da cui conseguenti ricadute sugli altri. Per magari usare le donazioni elargiteci in Alitalie decotte, Italsider ricostruende ed ltre amenita’ a gestione pubblica e risultati pessimi (la realta’ storica docet). Le attuali opposizioni peraltro mirano solo a provocare l’uscita dall’euro se non dalla comunita’ europea, con conseguenze deleterie facilmente descrivibili ma che non sembrano minimamente preoccupare gran parte degli elettori e politici Italiani (5stelle, Lega,Fd’I, ampi settori PD proni…). Fortunatamente e’ cambiata la leadership di Confindustria, speriamo in uno stellone italico in politica…

  11. Gabriele

    Qualunque sistema di erogazione di denaro porta inevitabilmente ad un impoverimento della zona euro . ci dobbiamo infilare nella ZUCCA che la via è aumentare il costo dei servizi al fine di rendere più efficiente il cittadino . perché o dalla porta o dalla finestra , perderemo competitività .

  12. Lorenzo

    Sembra che il virus circolasse in Europa fin dall’inizio di gennaio. L’Italia è rimasta con il cerino in mano dello scoppio dell’epidemia, mentre gli altri la gestivano con la routine di tutte le altre malattie infettive.

  13. antonio petrina

    SI PUO’ COMMENTARE UNA NOTIZIA COME QUELLA DEL FINANZIAMENTO DEL RF PESSIMISTICAMENTE O CON OTTIMISMO E COSI’ IL COVID DIVIDE NEL MODO DI VEDERE .
    SAREBBE TRA GLI OTTIMISTI ANCHE FUBINI CHE SUL CORRIERE ELENCAVA BEN 9 RAGIONI POSITIVE ALL’ACCORDO SUL ERF DAL MOMENTO
    CHE UN BAZOOKA DI CREDITO ( L’AVEVA DETTO ANCHE DRAGHI) FOSSE NECESSARIO IN QUESTA CRISI E’ EVIDENTE E CHE POI CI SIA UN PROBLEMA DI REALIZZARE LE OPERE CHE NEL PROGRAMMA SI SCRIVERANNO ,COME IL PONTE MORANDI INSEGNA, E’ ALTRA QUESTIONE NON DA POCO ( DI CUI DAR PROVA AL CONSESSO UE,,COME SASSOLI AUSPICAVA)

  14. Henri Schmit

    Non capisco come ancora nel podcast di metà giugno relativo al Recovery fund – il prof. Monacelli possa mettere in dubbio la solidarietà fra paesi sul debito obbligazionario che sarà contratto dalla Commissione nel contesto del RF/NGEu. Il sottoscrittore (il fondo sovrano norvegese p.es.) chiederà il rimborso all’UE che ripagherà, nei limiti dei suoi mezzi. Se non avesse disponibilità sufficiente, vuol dire che almeno un paese non ha versato i propri contributi. Ma tanto che gli altri saranno disposti a versare la quota del paese inadempiente, il creditore sarà garantito. Lo faranno nel interesse proprio per preservare la propria credibilità. Se saltasse l’UE, il creditore non avrebbe alcun titolo per chiedere il rimborso ad uno qualsiasi degli Stati membri. Per i creditori l’UE funziona esattamente come una SpA con alcuni soci affidabili e altri meno. Dissento anche sull’affabulazione relativa alla fiscalità propria. Sarebbero sempre tasse sugli stessi contribuenti. Questo esiste già: soprattutto la quota IVA, decisa e definita uniformemente dall’UE, incassata dagli Stati membri e prelevata sui loro residenti. Se non si chiariscono questi due punti, non si rappresentano correttamente le implicazioni del RF per l’Italia. Il punto cruciale saranno le condizioni d’utilizzo, mezzo perfetto dell’UE per mettere l’Italia in riga. Sarebbe preferibile che gli esperti lo capissero e che l’opinione pubblica lo condividesse come un vantaggio anziché un’umiliazione. Oggi non è così.

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