La chiusura prolungata delle scuole ha imposto ai genitori anche un ruolo “didattico”. Per aiutarli a svolgere questo compito è importante fornire loro strumenti semplici e chiari. Potrebbero rivelarsi utili anche per ridurre le disuguaglianze.
Cruciale l’età degli studenti
Otto milioni di bambini e ragazzi sono a casa da scuola dal 22 febbraio e non è chiaro quando potranno tornarvi. La scuola sta cercando di rimanere vicina agli studenti: secondo i dati del ministero, circa tre quarti delle scuole hanno attivato iniziative di didattica a distanza, che però non può sostituirsi completamente alla ricchezza dell’interazione in presenza.
Si è molto discusso di dotazioni tecnologiche e di modalità di valutazione degli studenti; è però importante anche riflettere su chi rischia di essere maggiormente colpito da questa situazione e su come ridurre al minimo possibili conseguenze negative di lungo periodo. Oltre al contesto socioeconomico, anche l’età dei bambini rappresenta un fattore cruciale di cui tenere conto.
Se il passaggio forzato alla didattica a distanza rallenterà la formazione per gli studenti di ogni ordine e grado, le conseguenze più rilevanti potrebbero ricadere sui bambini più piccoli: gli investimenti educativi che avvengono nei primi anni di vita sono quelli con un ritorno più alto e hanno un impatto duraturo nel tempo, che va ben oltre la carriera scolastica. Come provato da numerosi studi, tra cui quelli del premio Nobel James Heckman, lo sviluppo del capitale umano è un processo dinamico e alcune competenze risultano più malleabili in giovane età.
Famiglie al centro
Nell’emergenza sanitaria, la responsabilità educativa ricade principalmente sui genitori, che devono farsi veicolo delle attività didattiche e pedagogiche proposte dalla scuola. Sono pronti a rivestire questo ruolo, ne comprendono a pieno l’importanza? Studi recenti indicano che i genitori tendono a sottostimare l’importanza che la propria interazione con i bambini più piccoli ha sul loro sviluppo. È particolarmente vero per famiglie con un background socio-economico più svantaggiato. Inoltre, i problemi finanziari e lavorativi che colpiscono molte famiglie potrebbero ridurre la capacità dei genitori di concentrarsi sullo sviluppo delle competenze dei figli.
Spunti per fronteggiare l’emergenza
È certamente auspicabile che i bambini possano tornare a interagire tra loro e con gli insegnanti non appena le condizioni sanitarie lo permetteranno, perché le dinamiche di socializzazione e apprendimento che si sviluppano nel contesto scolastico sono insostituibili. Nel frattempo, però, l’obiettivo da perseguire è quello di fornire un supporto alla genitorialità, in particolare ai genitori dei bambini in età prescolare e della scuola primaria. È importante dare indicazioni e suggerimenti uniformi, chiari e facili da mettere in pratica, per aiutare i genitori ad accompagnare i propri figli in questo momento complicato, stimolandone lo sviluppo cognitivo, motorio e socio-emotivo con modalità compatibili con le limitate risorse di tempo, spazio e denaro oggi disponibili.
Da anni studiosi di vari campi, organizzazioni non governative e istituzioni si occupano di promuovere e valutare l’efficacia di azioni volte a contrastare la povertà educativa (per l’Italia, si veda ad esempio l’iniziativa “Con i bambini”). E una serie di studi scientifici, la cui valutazione di impatto ha fornito risultati promettenti (si veda la tabella 1), si sono focalizzati proprio su interventi diretti ai genitori di bambini piccoli.
Tabella 1

Un primo studio ha coinvolto famiglie con un reddito basso e con figli in età prescolare e ha fornito tablet contenenti centinaia di libri per bambini: la dotazione tecnologica, unita a reminder giornalieri sull’importanza della lettura e a stimoli a fissare obiettivi in termini di tempo di lettura settimanale, ha portato in media a un raddoppio della frequenza della lettura, con effetti più marcati per i genitori che prima dell’esperimento passavano meno tempo con i figli e tendevano a dare meno importanza al futuro.
Gli studi di Susanna Loeb e dei suoi colleghi prevedono invece l’invio ai genitori di sms per suggerire attività volte a sviluppare competenze matematiche, linguistiche e socio-emozionali. Le attività sono disegnate in modo da integrarsi bene con la routine quotidiana (preparare la tavola, ordinare la stanza, per esempio), sono dunque semplici da mettere in pratica. I primi risultati positivi ottenuti da questo tipo di protocollo hanno indotto la behavioral unit del Regno Unito a finanziare ulteriori test e a mettere a disposizione una app gratuita per i genitori. L’efficacia di programmi simili è stata documentata anche nel contesto dei compiti per le vacanze estive.
Nel nostro paese, la realizzazione di un programma di supporto alla genitorialità di questo tipo si integra bene con l’impegno del ministero dell’Istruzione a fornire accesso a Internet e tablet a tutte le famiglie, ma potrebbe anche essere attuata tramite altri canali, quali ad esempio la televisione (come già suggerito da Paolo Sestito)
Lo sviluppo, a livello nazionale, di strumenti dall’utilizzo semplice e “leggero” può essere utile a genitori che faticano a orientarsi tra le numerosissime e variegate proposte che ora ricevono. La difficoltà nel discernimento e nella scelta può essere particolarmente seria per quei genitori che hanno meno tempo e meno strumenti a disposizione, e questo rischia di amplificare l’eterogeneità a livello socio-economico, ampliando i divari.
Un intervento di supporto alla genitorialità nato dall’emergenza Covid-19 potrebbe avere effetti duraturi, che si protraggono anche oltre l’emergenza. Favorirebbe così la diffusione di abitudini e di modalità di interazione tra genitori e figli che possono perdurare anche in futuro, contribuendo a ridurre le disuguaglianze.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Maria Bigoni è professore presso il dipartimento di Scienze Economiche dell'Università di Bologna. Ha conseguito il diploma di dottorato in Economia, Mercati e Istituzioni presso l'IMT di Lucca. Ha trascorso periodi come visiting scholar presso la Stockholm School of Economics (2006 and 2007), l'Università di Tilburg (2008), la Purdue University (2011) e la Chapman University (2019). Ha pubblicato su riviste internazionali come Econometrica, the RAND Journal of Economics, the Economic Journal, the American Economic Journal - microeconomics, e the Journal of Monetary Economics. I suoi interessi di ricerca principali vertono sull'economia sperimentale, applicata allo studio della cooperazione in dilemmi sociali ripetuti, all'organizzazione industriale e all'apprendimento. Recentemente ha intrapreso anche una linea di ricerca concentrata sullo studio degli effetti della diseguaglianza economica sulla cooperazione. E' editor principale del Journal of the Economic Science Association.
Stefania Bortolotti è ricercatrice presso il dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna. Ha conseguito il dottorato presso l’università di Trento ed è stata research fellow presso l’Università di Bologna, l’Università di Colonia e il Max Planck Institute di Bonn. Si occupa di economia comportamentale e sperimentale e studia temi quali cooperazione, diseguaglianze e il divario di genere.
Margherita Fort è professore associato presso il dipartimento di Scienze Economiche dell’Università di Bologna. Ha conseguito il dottorato in Statistica Applicata alle Scienze Economiche e Sociali presso l’università di Padova ed è stata Max Weber fellow presso l’Istituto Universitario Europeo. Collabora con il centro di ricerca FBK-IRVAPP ed è research fellow presso IZA and CESifo. Si occupa prevalentemente di micro-econometria applicata, specificamente di valutazione degli effetti di politiche pubbliche, con applicazioni legate a tematiche nel campo dell'economia dell’istruzione. I progetti attualmente in corso sono rivolti alla progettazione e valutazione di interventi nell'area dell'infanzia (0-6 anni), alla valutazione di impatto di programmi in corso (Girls Code it Better rivolto a studentesse delle scuole secondarie di primo grado) ed allo sviluppo di strumenti metodologici nel campo dell'inferenza causale. Ha pubblicato su riviste internazionali come Journal of Political Economy, Journal of Labor Economics, Economic Journal, Economic Policy.
Annalisa Loviglio è ricercatrice al dipartimento di Economia dell'Università di Bologna. I suoi interessi di ricerca riguardano l'economia dell'istruzione e l'economia del lavoro. Ha conseguito il PhD presso la Barcelona Graduate School of Economics e Universitat Autònoma de Barcelona nel 2019.
Lorenzo
Sono d’accordo con i contenuti, ma solo se sono intesi di livello programmatorio.
Non è la situazione attuale.
La chiusura anticipata delle scuole si ripercuoterà, a cominciare dagli studenti dei ceti meno abbienti, in termini di pari opportunità, sia fra i discenti in Italia e sia fra questi e i pari età di nazioni diverse.
Ovviamente in un Paese che scalpita per rivedere Ronaldo in campo questa è una considerazione che lascia il tempo che trova.
Stefania Bortolotti
Come accennato nell’articolo, riteniamo che la chiusura delle scuole possa avere un impatto importante sull’ampliamento delle disuguaglianze in termini di opportunità tra bambini provenienti da situazioni socio-economiche diverse. Questo è un aspetto che deve essere monitorato e seguito con attenzione particolare, ed è necessario predisporre interventi mirati per contenere e ridurre il gap che inevitabilmente emergerà dal fatto che la crisi attuale colpisce la società in modo estremamente eterogeneo. Gli studi a cui facciamo riferimento suggeriscono che potremmo riuscire a contrastare l’ampliamento delle disuguaglianze non solo supportando lo sviluppo dei bambini a scuola ma anche supportando i genitori.
Maria Bigoni, Stefania Bortolotti, Margherita Fort, Annalisa Loviglio
Ferruccio
Nell’emergenza sanitaria, la responsabilità educativa ricade principalmente sui genitori, che devono farsi veicolo delle attività didattiche e pedagogiche proposte dalla scuola…ma non solo. Perché hanno una visione diversa da quella delle istituzioni scolastiche ma speculare delle problematiche della didattica a distanza. nella commissione di esperti per la ripartenza hanno dimenticato la componente famiglie: un grave errore!
Stefania Bortolotti
La componente familiare è sempre estremamente importante e a maggior ragione lo è in questo periodo. Senza voler entrare nel merito di decisioni politiche sulle task force di esperti e della loro composizione, crediamo sia importante sottolineare come la componente familiare sia cruciale anche nel determinare il successo, o meno, di molte politiche di sostegno all’educazione. Ad esempio, gli studi citati nell’articolo hanno messo in luce, tra le altre cose, che mandare troppi messaggi non ha un effetto positivo: bisogna fare attenzione anche a non sovraccaricare le famiglie. L’intervento che si mette in atto deve essere buono non solo sulla carta, ma deve dimostrarsi fattibile e compatibile con altre esigenze familiari.
A questo proposito ci preme sottolineare come una adeguata valutazione delle politiche che si andranno ad implementare è cruciale. Questo permette di capire meglio cosa funziona, e cosa no, in pratica. E in questo senso, è importante predisporre misure per un’analisi dell’impatto che gli interventi messi in atto hanno non solo sui bambini ma anche sulle famiglie.
Maria Bigoni, Stefania Bortolotti, Margherita Fort, Annalisa Loviglio
caterina
Finalmente qualcuno che parla di azioni! Oltre ai genitori, darei però indicazioni importanti anche agli insegnanti, sprovvisti (a quanto pare) sui criteri di minimi sulla didattica a distanza. Sì discusso di strumenti e valutazioni per gli studenti. Ma non degli insegnanti (come al solito). Ognuno è completamente libero di fare, e non fare, quel che vuole….
Stefania Bortolotti
Criteri chiari e semplici sono elementi chiave per una ripresa efficace e omogenea. I programmi che abbiamo ripreso nell’articolo sono strumenti potenzialmente in grado di raggiungere un grande numero di famiglie ad un costo relativamente contenuto. La formazione di competenze nell’erogare didattica a distanza, e suggerimenti operativi su come utilizzare gli strumenti digitali in modo efficace, sono un altro aspetto che si potrebbe potenziare ma che per brevità non abbiamo affrontato.
La valutazione della didattica nel suo complesso è fondamentale, non per giudicare quanto fatto o puntare il dito, ma per poter programmare la ripartenza andando a destinare le risorse ove ve ne è maggior bisogno. Avere degli strumenti per la valutazione delle competenze e degli apprendimenti degli studenti può permettere di individuare le aree di maggiore criticità per orientare investimenti mirati, ma non permette automaticamente di capire cosa abbia generato un eventuale calo negli apprendimenti o nelle competenze, né di attribuirli a un docente o una scuola specifica. . In assenza di criteri chiari e indicazioni precise per gli insegnati anche la valutazione del loro operato non è semplice.
Maria Bigoni, Stefania Bortolotti, Margherita Fort, Annalisa Loviglio
fiorella farinelli
Per migliorare il supporto dei genitori alla DAD – con effetti duraturi anche oltre l’emergenza – sarebbero utili interventi – one to one, anche domiciliari – dei giovani del Servizio Civile Nazionale
Stefania Bortolotti
Un intervento non personalizzato è certamente meno incisivo, ma è tuttavia molto meno costoso e quindi potenzialmente universale. Come tale può costituire anche uno strumento per la creazione di un primo canale di comunicazione con le famiglie in maggiore difficoltà, che in seconda istanza potrebbero essere coinvolte in programmi mirati sui bisogni specifici, come lei giustamente suggerisce, indirizzando il personale verso coloro con maggiore necessità o che possono trarne il maggior beneficio. L’efficacia di programmi di supporto individuali, sia sulle capacità cognitive che su quelle socio-emozionali, è stata ampiamente documentata nella letteratura scientifica.
Maria Bigoni, Stefania Bortolotti, Margherita Fort, Annalisa Loviglio