L’effetto dell’emergenza sanitaria sul mercato del lavoro è dirompente. Lo dimostrano i dati di aprile sui disoccupati negli Stati Uniti.
I dati sulla disoccupazione negli Stati Uniti usciti l’8 maggio sono i peggiori dal secondo dopoguerra. Il valore registrato ad aprile per il tasso di disoccupazione è del 14,7 per cento, un aumento di 10,3 punti rispetto al mese precedente. Per ritrovare un dato così elevato bisogna tornare indietro al 1941, poco prima che gli Stati Uniti raggiungessero rapidamente la piena occupazione grazie all’economia di guerra.
Se non consideriamo i dati precedenti al 1948, ricostruiti dal National Bureau of Economic Research, il tasso di disoccupazione raggiunto questo mese è il più alto dall’inizio della serie storica pubblicata dallo U.S. Bureau of Labour Statistics. Il record precedente risale a quasi quarant’anni fa, con il picco del 10,8 per cento di novembre 1982. Molto simili anche i massimi raggiunti durante la Grande Recessione del 2008, con un livello del 10 per cento a ottobre 2009.
Il numero di occupati è tornato ai livelli del 1999. In totale, sono più di 22 milioni i posti di lavoro persi tra marzo e aprile, 25 se si considera la differenza rispetto a febbraio, quando l’epidemia non aveva ancora colpito in maniera consistente gli Stati Uniti.
Questi dati sono una pessima notizia per il presidente Trump che, fino alla comparsa del Covid-19, avrebbe potuto presentare risultati strabilianti sul piano economico alle elezioni di novembre. Durante la sua presidenza, infatti, si era raggiunto il tasso di disoccupazione più basso dagli anni Sessanta.
Il confronto tra la disoccupazione di maggio e la media del resto del mandato di Trump si può facilmente osservare in figura 4. I disoccupati, 7 milioni e mezzo a inizio 2017, erano scesi a meno di 6 milioni nel gennaio 2020 e sono saliti a oltre 23 milioni ad aprile. Chiaramente le colpe non sono da attribuire al presidente ma sarà comunque un problema per le sue probabilità di rielezione.
Il dato era già facilmente intuibile dal sensazionale aumento delle richieste di sussidio iniziato a partire dalla fine di marzo. Il numero di persone che richiedono un sussidio di disoccupazione ogni settimana è stato in media intorno alle 200mila unità negli ultimi anni. Dal 21 marzo il numero ha superato i tre milioni, raggiungendo un picco di quasi sette milioni la settimana dopo e stabilizzandosi intorno ai tre milioni a maggio.
Questi dati sono naturalmente transitori. Una volta terminata l’emergenza sanitaria, l’economia americana – così come quella degli altri paesi colpiti – tornerà progressivamente alla normalità. Ma quanto potranno resistere le famiglie in queste condizioni? Gli Stati Uniti preoccupano in maniera particolare, soprattutto a causa della debole rete di protezione sociale, frammentata tra i vari governi statali, costretti ad operare in un contesto in cui tradizionalmente l’intervento pubblico è mal tollerato.
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