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Commissione al bivio su gas ed energia nucleare

Entro la fine di gennaio, la Commissione europea dovrà adottare l’atto complementare delegato sulla tassonomia, che fornirà agli investitori una classificazione delle fonti di energia considerate sostenibili. È il momento delle scelte per gas e nucleare.

Il quadro normativo europeo

La Commissione europea dovrà adottare entro la fine del mese l’atto complementare delegato sulla tassonomia. Il documento dell’esecutivo europeo fornirà agli investitori una classificazione delle fonti di energia considerate sostenibili, nell’ottica di raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.

Il regolamento Ue 2020/852, conosciuto come “regolamento sulla tassonomia”, ha stabilito i criteri per determinare se un’attività economica può essere considerata eco-sostenibile, con lo scopo di individuare il grado di eco-sostenibilità di un investimento. Nel regolamento era stata inoltre prevista la creazione di una piattaforma sulla finanza sostenibile, formata da rappresentanti istituzionali, esperti della società civile e del mondo accademico. I partecipanti alla piattaforma hanno assistito la Commissione attraverso l’analisi delle richieste provenienti dai portatori di interessi, monitorando i flussi di capitali diretti verso gli investimenti sostenibili e fornendo consulenza sugli aspetti più tecnici. 

La Commissione è ora chiamata, entro gennaio 2022, ad adottare un atto delegato relativo alla “tassonomia verde”, decidendo se includervi il gas naturale e l’energia nucleare. L’inserimento delle due fonti energetiche nella lista degli investimenti sostenibili avrebbe conseguenze di notevole entità, sia in relazione al raggiungimento degli obiettivi climatici europei, sia in vista dell’afflusso di capitali esteri nella fase di ripresa post-pandemica, senza tralasciare le implicazioni politiche nei rapporti con la Russia e gli altri partner energetici.

Le reazioni

In un comunicato del 1° gennaio, la Commissione si è espressa a favore dell’inserimento di gas e nucleare nella lista delle fonti energetiche che faciliteranno l’Unione nella sua “transizione verde”. L’esecutivo ha tuttavia chiarito che la scelta sarebbe comunque subordinata a condizioni chiare e rigorose, ma la precisazione non è stata sufficiente a evitare critiche e perplessità.

In una lettera aperta, l’Institutional Investors Group on Climate Change (Iigc), un gruppo che raccoglie più di 370 investitori istituzionali con un patrimonio gestito di 50 mila miliardi di euro, ha invitato la Commissione a non includere il gas naturale nella lista degli investimenti eco-sostenibili, dichiarando che farlo comprometterebbe gravemente il ruolo dell’Unione come leader nella finanza sostenibile. Infatti, se è vero che la combustione del gas produce il 50 per cento in meno di emissioni di CO2 rispetto a quella del carbone, le infrastrutture gasiere generano rilevanti fughe di metano, tra i principali responsabili del surriscaldamento terrestre.

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Il documento proposto dalla Commissione si è rivelato divisivo anche in relazione all’energia nucleare. Se Repubblica Ceca, Polonia, Bulgaria e, soprattutto, Francia sono favorevoli all’introduzione del nucleare nella lista, in ragione del basso livello di emissioni di CO2 che esso genera, Germania, Austria e Lussemburgo sono invece contrari e hanno sollevato preoccupazioni circa la sicurezza e lo smaltimento delle scorie. In ragione della forte dipendenza per il soddisfacimento del suo fabbisogno energetico, è in particolare la Francia a esercitare pressioni per un rilancio del nucleare, come già analizzato in un precedente contributo.

L’impatto della scelta della Commissione

Dal punto di vista politico, qualora la Commissione si decidesse in senso favorevole all’inserimento, la posizione dei sostenitori di un ritorno all’energia nucleare ne risulterebbe rafforzata. Si pensi al caso dell’Italia, tra i paesi europei più sensibili al rincaro energetico, in cui lo stesso Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani si è dichiarato favorevole agli small modular reactors, reattori nucleari di dimensioni più contenute, meno potenti e più sicuri. Per quanto concerne l’impatto sull’ambiente, l’energia nucleare è considerata da più osservatori – tra cui l’Unece – come uno strumento utile, se non addirittura necessario, per il raggiungimento degli obiettivi climatici previsti dagli accordi internazionali. In un’ottica di rispetto delle soglie previste per il 2030 e il 2050, alcuni stati membri potrebbero dunque dover riconsiderare la loro posizione sul nucleare.

La scelta di introdurre il gas naturale, dal canto suo, solleva alcune perplessità in relazione agli obiettivi di sviluppo sostenibile. Investimenti in questo settore, infatti, con un livello di emissioni inferiore a 270 g CO2e/kWh e nel rispetto di altre condizioni, verrebbero considerati “verdi” dalla Commissione, ma consulenti dell’Ue hanno invece raccomandato il più basso limite di 100 g CO2e/kWh a fini di maggior tutela ambientale.

I prossimi passaggi

Gli esperti della piattaforma sulla finanza sostenibile, che avrebbero dovuto presentare le loro osservazioni alla Commissione entro il 12 gennaio, hanno ricevuto una dilazione fino al 21 del mese. Una volta esaminati i loro contributi, la Commissione prenderà una scelta definitiva e adotterà formalmente l’atto delegato, per poi trasmetterlo ai co-legislatori europei: Consiglio e Parlamento.

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Nelle prossime settimane sarà dunque interessante scoprire se la Commissione confermerà la sua scelta di inserire entrambe le fonti energetiche nella tassonomia, oppure se raggiungerà una soluzione di compromesso, al fine di garantire all’atto delegato una maggiore probabilità di essere approvato dai rappresentanti degli stati membri.

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  1. Paolo

    Bisognerebbe fare un po’ di chiarezza dal punto di vista tecnico; il gas utilizzato in una centrale a ciclo combinato con efficienza ai massimi livelli (rendimento 55%) comporta emissioni intorno a 400 gCO2/kWh. imporre un livello a 270 significa quindi ammettere il gas sì, ma dotato di sistemi di cattura della CO2 abbastanza importanti, ad oggi nient’affatto presenti sul mercato; a maggior ragione a 100 gCO2/kWh.
    Non è chiaro inoltre come vengano considerati sistemi cogenerativi, cioè che recuperano parte del calore disperso per distribuirlo tramite reti di teleriscaldamento (senza produrre ulteriore energia elettrica, ma eliminando consumi di riscaldamento e quindi riducendo comunque le emissioni), già presenti in Italia per decine di TWh.
    Senza queste informazioni il dibattito è monco e limitato a prese di posizione sì/no che risultano inevitabilmente ideologiche e aprioristiche.

    • Giuseppe

      Grazie per le sue importanti precisazioni di carattere tecnico, che senz’altro possono essere spunto per un ulteriore approfondimento. L’obiettivo del contributo è fornire una panoramica delle scelte che la Commissione europea si accinge a compiere, sottolineando l’attuale assenza di consenso tra gli Stati membri.

  2. Emanuele

    In realtà, la discussione non è né economica, né scientifica, bensì esplicitamente politica, nell’accezione negativa di discussione nella quale ciascun attore, o rappresentante, parla pro domo sua.

    Si deve decidere se (provare a) salvare (le vite di) tutti, oppure salvare solamente (ma certamente gli investimenti) di pochi. La Commissione europea cederà al ricatto di chi paventa il rischio perdita posti di lavoro, degli cittadini al freddo, delle fabbriche ferme, o penserà a tutti gli europei, a tutti i cittadini del pianeta? Lascerà a tutti una speranza, o solo a chi ha azioni Gazprom e EDF?

    Il problema della discussione sull’energia è che ha un vizio di fondo: i più si concentrano nel classificare le tipologie delle fonti e non sottolineano che il problema vero è come una forma di energia venga convertita in una utile a noi. È proprio lì, nella trasformazione da una forma di partenza (legno, carbone, petrolio, gas naturale, uranio, …) in una forma di arrivo (elettrica, cinetica, potenziale, chimica, …) utile a noi che sta il vero problema, il nocciolo della questione.

    Gas naturale e fissione nucleare rappresentano non solo l’interesse di pochi, ma sono evidentemente forme che subiscono una trasformazione che ha effetti collaterali negativi a lunghissimo termine sulla biosfera.

    La Commissione europea, ammettendo gas naturale e nucleare tra le fonti sostenibili, rischia di fare una figuraccia di portata epocale: con l’energia che ci cade addosso gratis dal cielo (in quantità nettamente superiore a quella che ci serve), noi scaviamo orgogliosi sottoterra per estrarla a pagamento, magari facendoci anche qualche guerra di contorno.

    Come ha detto una più importante di me, la casa brucia e noi discutiamo di che cosa buttare nel focolare per attizzare la fiamma.

    • Andrea

      Se l’obiettivo è decarbonizzare il nucleare è nell’interesse di tutti.

      L’energia che ci piove in testa gratis dal cielo non esiste, non in quantità sufficienti quantomeno.
      Le scorie sono un problema per chi non si è mai approcciato all’argomento.

      Consiglio le pagine social Avvocato dell’Atomo, Energia in numeri e Nucleare e ragione per farsi un’idea supportata da FATTI e NUMERI, non da opinioni per sentito dire.

      • @Andrea

        Costruire nuove centrali nucleari è nell’interesse di pochi. Sostenere il contrario è surreale.

        Non so come classificare l’osservazione “L’energia che ci piove in testa gratis dal cielo non esiste, non in quantità sufficienti quantomeno.” Il fatto che la quasi totalità dell’ecosistema terrestre (con noi dentro) funzioni da milioni di anni grazie all’energia che “piove gratis in testa” potrebbe essere un dettaglio irrilevante per un nuovo movimento di opinione che si etichetti “no free energy” (sono forse in gara con i no-vax?).

        La stessa ENEA calcola che, dalla stella più vicina, giunga sulla Terra (pensata come un “disco” posto di fronte al sole) una potenza media pari a “174 milioni di gigawatt” (174 000 000 GW, ovvero 174 000 TW), ovvero 4176 milioni di gigawattora al giorno (4 176 000 000 GWh, 4 176 000 TWh). Ora, senza ingannare nessuno, sappiamo perfettamente che non tutta questa energia è effettivamente disponibile (perché la Terra, per fortuna, non è un disco, c’è la riflessione, l’attenuazione atmosferica, ci sono altre cnsistenti perdite, l’efficienza delle conversioni è sempre inferiore a 1 etc.): supponiamo che ce ne perdiamo il 90% e quella disponibile sia solo il 10%. Ora rimane da capire se tutti i 7.8 miliardi di esseri umani messi insieme consumino più di 417 600 TWh al giorno. Sono circa 53 MWh pro capite, al giorno (circa 19 GWh all’anno). Il consumo medio annuale pro capite di energia (TFC) è 1.2 toe (~14 MWh), da sintesi statistiche IEA 2018. In dettaglio USA 4.4 toe (~51 MWh); Europa 2.5 toe (~29 MWh).

        Riguardo a “FATTI e NUMERI”, persino la cauta IEA, nell’ultimo rapporto “Net Zero by 2050 – A Roadmap for the Global Energy Sector” sostiene che il nucleare rebus sic stantibus aumenterà solo nei Paesi emergenti: ora se vogliamo classificare Italia e Unione europea come Paese emergenti, facciamolo pure, ma il ministro lo dica chiaramente in parlamento e diciamolo pure al TG1 delle 20:00, per cortesia.

        • Andrea

          Io continuo a chiedermi come sia possibile uno scenario come quello che descrivi in un paese come l’Italia.
          Arriva dal Sole tot GW di irraggiamento?
          Bene. Ottimo. Fantastico. Incredibile.

          Io vivo in piena Pianura Padana, dove in media il sole scompare a ottobre e ricompare a marzo (e obv non tira un filo di vento).

          Come la produciamo l’energia che ci serve in quelle bei pomeriggi invernali in cui c’è buio alle quattro? Mettiamo i detenuti a pedalare? L’alternativa è rimanere al buio fino al mattino successivo, oppure bruciare gas.
          O come la Germania, che sta andando a carbone per un buon 40% del fabbisogno nazionale.

          “[…] persino la cauta IEA, nell’ultimo rapporto “Net Zero by 2050 – A Roadmap for the Global Energy Sector” sostiene che il nucleare rebus sic stantibus aumenterà solo nei Paesi emergenti […]”

          Per il resto, il nucleare è in espansione in mezzo mondo. Cito tra i principali paesi NON emergenti: Francia, Finlandia, Cina.
          Senza nucleare non si decarbonizza, fine. E prima ci sarà chiaro, meglio sarà per tutti.

          • Emanuele

            Se con la domanda “Come la produciamo l’energia che ci serve in quelle bei pomeriggi invernali in cui c’è buio alle quattro?” intendi “Quale forma di energia trasformiamo in energia (elettrica), se quella che ci cade in testa gratis non cade?”, potrei suggerire almeno due risposte, la cui digestione richiede però uno sforzo di apertura mentale per superare il “qui e ora” implicito nella domanda stessa (superare il “qui” richiede di affrontare il problema da un punto di vista geografico; per “ora”, è necessario invece accettare un punto di vista temporale):

            (1) (banalmente) servendoci di una geniale strategia che, messa a punto molti secoli fa (prima delle scoperte di Einstein e Fermi), ha permesso di risolvere alla radice il problema (con la legna, la torba, il carbone etc.), ovvero accumuliamo l’energia in eccesso quando cade gratis (non sto, altrettanto banalmente, parlando solo della recente tecnologia a ioni di litio, ma di tutte le forme di accumulo di energia che abbiamo messo a punto e perfezionato nel tempo (elettrochimica, meccanica, cinetica, potenziale, termica, …).

            (2) (banalmente) servendoci di un’altra formidabile scoperta scientifica, anche se notevomente più recente, ossia quella dei materiali conduttori (es “filo di rame”), per trasferire l’energia (elettrica) da dove è disponibile a dove non lo è; già ora lo facciamo autarchicamente nell’ambito delle singole nazioni, ma a Bruxelles più di qualche mente più pragmatica di quelle della Commissione sta pensando a una rete integrata dell’Unione in cui il bilanciamento avvenga al livello dei 27 stati membri (vedi “European supergrid”, con il vento del Mare del Nord e il sole del Mediterraneo), ma che scambia energia anche con le regioni contermini (pensa solo ai 30mila km² di Sahara, cioè lo 0.3% della sua superficie, che decenni fa Rubbia indicava come sufficienti ad alimentare l’Europa).

            Se sei così ben disposto verso la prospettiva di piazzare piccole centrali nucleari in ogni scantinato, onestamente non vedo come potrebbe anche solo lontanamente spaventarti l’idea così ordinaria e banale di accumulare energia, o quella altrettanto banale di stendere lunghe “prolunghe” in giro per l’Europa e il mondo per bilanciare l’offerta di energia (“produzione”) e la richiesta di energia (“consumo”).

            Il sole splende sempre sulla Terra.

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