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Così fan tutte, anche la Bank of England

Il fact-checking de lavoce.info passa al setaccio le dichiarazioni di politici, imprenditori e sindacalisti per stabilire, con numeri e fatti, se hanno detto il vero o il falso. Questa volta tocca a Paolo Bianchini di Italexit: è vero che l’Inghilterra ha stampato moneta per fronteggiare i rincari?

La dichiarazione

Ospite della trasmissione di La7 L’aria che tira, Paolo Bianchini – candidato nel partito di Gianluigi Paragone, Italexit – ha dichiarato che per fronteggiare la recente crisi “l’Inghilterra, siccome ha una moneta sovrana, ha stampato sterline”. L’affermazione è corretta?

Come funziona la politica monetaria

La politica monetaria è l’insieme di interventi che una banca centrale attua (in maniera più o meno indipendente dal Tesoro), in modo da indirizzare costo e disponibilità di denaro nell’economia in linea con obiettivi prefissati. I due strumenti più utilizzati sono i tassi di interesse e la base monetaria. Attraverso operazioni di mercato aperto, infatti, è possibile modificare il volume della base monetaria e i tassi di interesse a breve termine che, condizionando quelli a lungo termine praticati dalle banche ai propri clienti, influenzano l’attività economica. Il raggiungimento degli obiettivi viene perseguito tramite i tassi di interesse poiché risultano più facilmente misurabili rispetto all’offerta di moneta.

In particolare, si distinguono due tipi di politica monetaria:

  • una di tipo espansivo, in cui, attraverso la riduzione dei tassi di interesse, si stimola l’offerta di moneta;
  • una di tipo restrittivo che, aumentando i tassi di interesse, riduce l’offerta di moneta.

Nel primo caso una banca centrale ha la necessità di stimolare l’economia e incoraggiare l’accesso al credito e, quindi, consumi e investimenti: con tassi di interesse più bassi sarà più conveniente prendere a prestito. Nel secondo caso, invece, la banca centrale ha la necessità di far circolare meno moneta: sarà quindi necessario aumentare il costo del denaro per scoraggiare l’accesso al credito e incentivare il risparmio.

La stabilità dei prezzi rappresenta uno dei principali obiettivi di una banca centrale: un’inflazione troppo bassa (o addirittura negativa) o una troppo alta rappresentano un pericolo. Attualmente viviamo un periodo di inflazione record a causa dei due anni di pandemia a cui è seguita la ripresa dei consumi, interrotta nuovamente dalla crisi in Ucraina. Ciò ha portato a un aumento vertiginoso dei prezzi, guidato principalmente da quelli energetici e alimentari. Quando, come oggi accade, una banca centrale ha come scopo quello di “raffreddare” l’economia, ovvero frenare l’inflazione, attua una strategia per far diminuire i consumi e incoraggiare il risparmio. L’obiettivo è perseguito tramite un innalzamento dei tassi di interesse.

La recente politica monetaria nel Regno Unito

Come mostrato nel grafico 1, a partire da gennaio 2021 l’Unione europea, l’Area euro, il Regno Unito e gli Stati Uniti sono caratterizzati da una dinamica inflattiva. In particolare, da luglio 2021, Regno Unito e Area euro hanno superato il valore di inflazione obiettivo del 2 per cento.

Poiché la stabilità dei prezzi è il principale obiettivo dell’operato delle rispettive banche centrali, la politica monetaria è stata orientata, più o meno tempestivamente, al controllo dell’inflazione, attraverso l’innalzamento dei tassi.

Il grafico 2 mostra che il tasso di interesse statunitense (in rosso) e il tasso di interesse della Bank of England (in blu) hanno subito un aumento già a fine 2021.

Il bank rate, ovvero il tasso di interesse fissato dal comitato per la politica monetaria della Bank of England, è stato progressivamente ritoccato al rialzo già a partire da dicembre 2021 ed è passato progressivamente dallo 0,1 per cento di novembre 2021 al 2,25 per cento di settembre 2022.

Di fronte alla consistente crescita dei prezzi, anche la banca centrale statunitense, la Federal Reserve Bank, ha deciso di alzare i tassi di interesse a partire da marzo 2022, fino ad arrivare al 2,5 per cento di inizio settembre.

Anche la Banca centrale europea è intervenuta sui tassi di interesse per l’Eurozona (in blu), ma solo a partire da luglio 2022. A settembre di quest’anno i tre tassi di riferimento (Deposit facility, Main refinancing operations, Marginal lending facility) si collocano rispettivamente a 0,75 per cento; 1,25 per cento; e 1,5 per cento.

Sebbene Stati Uniti e Regno Unito godano entrambi della cosiddetta sovranità monetaria, le rispettive banche centrali hanno comunque attuato politiche monetarie restrittive attraverso l’innalzamento dei tassi di interesse. In particolare, la Bank of England si è dimostrata la più reattiva. Inoltre, per entrambe, l’aumento dei tassi di interesse è stato più consistente rispetto a quello deciso dalla Bce.

La sovranità monetaria consente forse di prendere decisioni in maniera più repentina, ma non prescinde dalle regole della politica monetaria. Un’espansione dell’offerta di moneta, in questo contesto, non sarebbe raccomandabile e, infatti, non è stata attuata.

Il verdetto Le affermazioni del candidato di Italexit sono dunque FALSE: la Bank of England, nonostante la sovranità monetaria, ha adottato politiche restrittive per fronteggiare l’inflazione.

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  1. Graziella Moledda

    Articolo interessante e a mio parere esaustivo per capire anche da inesperta i meccanismi della politica monetaria. Grazie
    Graziella Moledda

  2. Pietro Della Casa

    Forse “stampare moneta” è una espressione impropria, in quanto rimanda a situazioni tipo quella dell’assegnato francese del 1789. che costituiva simultaneamente offerta di contante e pagamento dei debiti da parte dello stato. Oggi si vende il debito pubblico non convenientemente piazzabile sul mercato alle banche centrali, cercando di “sterilizzare” gli effetti inflattivi con vari metodi volti ad impedire che la massa di denaro ottenuto dalla vendita entri nell’economia “reale”. Che io sappia, la bank of England ha comprato oltre un quarto del debito pubblico del Regno Unito (un terzo secondo Wikipedia).

  3. claudio bettinelli

    Sebbene Stati Uniti e Regno Unito godano entrambi della cosiddetta sovranità monetaria, le cosiddette rispettive banche centrali hanno comunque attuato le cosiddette politiche monetarie restrittive attraverso il cosiddetto innalzamento dei tassi di interesse. In particolare, la cosiddetta Bank of England si è dimostrata la più reattiva. Inoltre, per entrambe, il cosiddetto aumento dei tassi di interesse è stato più consistente rispetto a quello deciso dalla cosiddetta Bce 🙂

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