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Contrastare il lavoro nero avvantaggia anche i contribuenti

Il lavoro nero costa ai contribuenti italiani 37 miliardi di euro. Le tasse evase danneggiano lo stato e si traducono in un carico maggiore per chi le imposte le paga. Politiche contro il sommerso possono essere utili anche in un’ottica redistributiva.

Lavoro nero e imposte non versate

Il lavoro irregolare è un fenomeno diffuso e strutturale, nel nostro paese, il cui contrasto è sempre stato un obiettivo difficile da raggiungere per i governi. Il discorso sul lavoro irregolare si intreccia con il tema dell’evasione fiscale, sulla quale ogni anno il ministero dell’Economia e delle Finanze produce una Relazione, la cui edizione per il 2022 è stata analizzata in un precedente articolo su questo sito.

In questo contributo proponiamo un esercizio semplificato, finalizzato alla divulgazione dei potenziali effetti positivi dell’emersione del lavoro irregolare sui contribuenti. Vogliamo mostrare uno scenario di riduzione e redistribuzione del carico contributivo conseguente al contrasto del lavoro irregolare, a parità di contribuenti e di reddito complessivo. Questi aspetti sono importanti in quanto il recupero del mancato gettito causato dal lavoro irregolare ha effetti diretti e indiretti. Da un lato, induce tutti i contribuenti a pagare meno, a parità di servizi pubblici garantiti, finanziati dalle entrate Irpef. Dall’altro, la riduzione della pressione fiscale può avere effetti secondari sugli incentivi all’offerta nel mercato del lavoro, con conseguenze da esplorare in termini di riduzione della disuguaglianza tra le parti.

Una quota considerevole di lavoro irregolare è ricoperta dal lavoro dipendente, corrispondente, nel 2019, a circa il 73 per cento del totale. Abbiamo escluso dal computo il dato del 2020 in quanto le misure restrittive connesse alla crisi pandemica hanno comportato una riduzione significativa del lavoro irregolare. Ciononostante, lavoratori autonomi e imprese assumono un maggiore peso nell’evasione fiscale, con una propensione al tax gap (gettito potenziale – gettito reale) nell’imposta del 68,7 per cento nello stesso anno, contro il 2,4 per cento del lavoro dipendente. In ragione di ciò, consideriamo congiuntamente l’evasione fiscale Irpef emersa sui lavoratori irregolari dipendenti e autonomi. Sono molteplici le definizioni di lavoro dipendente irregolare; qui ci riferiamo alla definizione adottata da Istat, relativa alla presenza di unità di lavoro a tempo pieno impiegate non rispettando la normativa in materia contributiva e fiscale. Nel computo dell’evasione connessa al lavoro irregolare dipendente, il ministero dell’Economia e delle Finanze propone due ipotesi: la prima è relativa al percepimento della medesima retribuzione oraria da parte di irregolari e regolari; la seconda ipotizza una retribuzione inferiore per i primi. Per restituire un’immagine semplificata, e che consenta di considerare assieme il lavoro autonomo e dipendente, facciamo riferimento alla prima ipotesi.

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I risultati dell’esercizio

La tabella 1 mostra quale sarebbe l’ammontare di imposta netta corrisposta dai contribuenti ipotizzando l’assorbimento dell’evasione nel mercato del lavoro dipendente e autonomo (col. vi). Per le cinque fasce Irpef previgenti, a partire dal dato amministrativo delle dichiarazioni fiscali delle persone fisiche sul reddito complessivo (col. ii) – relativo alla somma dei redditi lordi, quali lavoro, pensione, fabbricati, ecc. – e sull’imposta netta, si calcola l’aliquota media corrisposta dai contribuenti (col. iv), con quella che sarebbe corrisposta senza evasione (col. vii), per l’anno d’imposta 2019. Le aliquote medie sono calcolate come quota dell’imposta netta sul reddito. L’imposta netta in assenza di evasione (col. vi) e la base imponibile evasa (col. v) sono calcolate distribuendo in quota proporzionale tra le fasce l’ammontare evaso (36,7 miliardi di euro). La variazione tra le aliquote con e senza evasione consegna il differenziale (col. viii), che aumenta all’incremento del reddito, e corrisponde a un risparmio normalizzato del 23,02 per cento per tutte le fasce Irpef. A fronte di quanto evaso, l’imposta netta passerebbe da un totale di 159,3 miliardi a un totale di 122,6 miliardi di euro.

Tabella 1 – Irpef evasa lavoratori dipendenti e autonomi, 2019

Nota: i valori in euro sono espressi in migliaia
Fonte: Elaborazione su dati Istat e Mef

La figura 1 riassume graficamente gli effetti nel tempo osservando le variazioni dal 2015 al 2019, evidenziando l’aliquota media corrente e l’aliquota media senza evasione. Per semplicità nella visione del dato, riportiamo le fasce di reddito fino a 15mila euro e oltre 75mila euro. Dalla figura si evince un andamento pressoché costante delle aliquote medie negli anni e si evidenzia un maggiore differenziale corrispondente alla fascia più alta.

Figura 1 – Aliquota media con e senza evasione, 2015-2019

Fonte: Elaborazione su dati Istat e Mef

Il nostro esercizio è volutamente semplificato, ma ha l’obiettivo di esaminare il contrasto al lavoro irregolare in ottica redistributiva. Mostra come l’intera collettività potrebbe guadagnare dalle azioni contro l’evasione fiscale, in termini di minore pressione fiscale, e può essere preliminare a studi più approfonditi sul tema. Abbiamo scelto una distribuzione proporzionale del tax gap connesso al lavoro irregolare, che favorisce il medesimo risparmio per tutte le fasce di reddito. Unitamente agli studi correnti in merito alla riforma del sistema fiscale in Italia, si potrebbe pensare a una redistribuzione progressiva del gettito emerso tra le fasce in grado di colmare i limiti attualmente connessi all’Irpef.

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Sarebbe rilevante anche studiare il tema dell’emersione del lavoro nero, individuando quali possano essere le strategie migliori adottate negli ultimi anni. Proveremo a tracciare una linea di indagine su questo punto in un prossimo contributo.

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  1. Gianluca Canala

    È giusto contrastare il lavoro a nero,ma è anche giusto non pagare 1300 Euro quando fai la dichiarazione dei redditi perché hai 2 lavori a tempo indeterminato,uno in fabbrica come operaio di 8 ore giornaliere, l’altro il sabato e la domenica di 2 ore lavorative al giorno. Essendo l’unico in famiglia a lavorare! Se questo allora ben venga il lavoro a nero.

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