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Gli extra-profitti delle banche? Da destinare a capitale prudenziale e attività*

La tassazione degli extra-profitti bancari potrebbe distogliere l’impiego degli utili da altre destinazioni sia a livello prudenziale sia per lo svolgimento dell’attività bancaria. E il gettito previsto non basta per gli impegni ipotizzati dal governo.

Utili come parte del capitale  

L’idea di varare una tassa sugli extra-profitti delle banche comporta diverse difficoltà sul piano tributario e finisce per sacrificare l’impiego degli utili in ambito patrimoniale e sistemico, per il finanziamento dell’attività bancaria. La tassazione degli extra-profitti ha sia il problema di individuare la base imponibile, già emerso a proposito dell’applicazione di scelte analoghe per altri settori economici (vedi qui e qui), sia il rischio di effetti distorsivi, determinato dalla selezione delle attività bancarie da tassare. Non sono i soli elementi da considerare: infatti, non si dovrebbe trascurare di valutare adeguatamente la ricaduta che la destinazione degli utili alla tassazione potrebbe avere per la gestione e la regolazione prudenziale delle banche, in una parola il patrimonio bancario, e i riflessi sistemici sull’erogazione del credito. Dal punto di vista prudenziale, le regole di Basilea 3, poi riprese dal regolamento in materia di requisiti di capitale (Capital Requirement Regulation), considerano gli utili come parte del capitale bancario, della stessa qualità del capitale azionario, a cui si possono affiancare e, almeno in parte, sostituire nella composizione del capitale proprio, vale a dire di quel finanziamento che rende la banca più solida e resiliente nelle fasi di crisi. Lo stesso vale per le altre componenti del capitale primario di classe 1 (il Tier 1 di Basilea 3), vale a dire riserve e fondi per rischi. Il risultato che la previsione degli utili tra il core capital mira a ottenere riguarda diversi obiettivi perseguiti contemporaneamente dalla regolazione prudenziale e dalla gestione delle banche e che stanno tutti nella maggiore capitalizzazione prudenziale. Gli equilibri che si generano nelle componenti del Tier 1 favoriscono obiettivi diversi della gestione bancaria. Inoltre, la previsione degli utili tra le componenti del capitale ha l’intento di ridurre l’azzardo morale: destinandoli alla componente prudenziale, si dovrebbero moderare gli incentivi alla loro produzione attraverso attività rischiose. La riduzione degli utili da destinare alla distribuzione, se impiegati per la tassazione, investe quindi anche gli obiettivi della regolazione prudenziale, con la conseguenza di un aumento del rischio sistemico.  

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Utili per l’attività bancaria  

La disponibilità di utili non destinati alla distribuzione consente sia un rafforzamento patrimoniale delle banche, sia una possibile limitazione del ricorso al mercato per il finanziamento. Come gli anni del Covid hanno dimostrato, l’impiego degli utili può valere tanto per consolidare le banche e renderle capaci di reagire alle crisi, tanto per supportare il ciclo del risparmio: la concessione di credito può avvenire senza attingere al finanziamento reperito sul mercato a un maggiore costo e, quindi, rendere più sostenibile l’attività bancaria. Fin quando il costo del denaro è contenuto, stimolate dalla tassazione sfavorevole, le banche possono aumentare il finanziamento esterno, che per sua natura distribuisce il rischio di impresa sui finanziatori. In un periodo di aumento dei tassi, le banche potrebbero ridurre il ricorso al finanziamento esterno o farlo gravare, insieme alla tassazione, sulla clientela. Tanto la riduzione degli utili destinati all’attività bancaria, tanto l’aumento del costo del finanziamento a debito, prodotti dalla tassazione, potrebbero diminuire la disponibilità di finanziamento (e liquidità) per l’economia: non va trascurato di considerare che in corrispondenza di tassi più elevati, non si verifica solo un maggiore profitto per gli azionisti (che sono i primi finanziatori della banca) perché la banca produce maggiori utili, ma si rende anche più oneroso reperire altro capitale per finanziare l’attività sul mercato. Con l’aumento dei tassi, sarebbe forse opportuno prendere in considerazione impieghi per gli utili che prevedano la destinazione di una loro parte alla capitalizzazione bancaria, per rendere le banche più sicure e a un costo minore, ovvero al supporto delle attività economiche e alla riduzione del costo del denaro. Per prevenire un’obiezione, in entrambi i casi è rilevante considerare il contesto economico e il periodo di tempo per cui si chiede la destinazione degli utili a un uso diverso dalla distribuzione. Diversamente, si potrebbe creare una fuga degli azionisti bancari verso investimenti più redditizi, causata dal disincentivo dovuto alla tassazione degli extra-profitti; e si tradirebbe l’impianto che regge l’attività bancaria, che basa l’erogazione del credito sulla raccolta e non sul capitale azionario. Limitandone la durata al periodo di risonanza degli effetti distorsivi dell’innalzamento dei tassi, provvedimenti come quelli proposti servirebbero a ridimensionare la portata degli effetti del costo del finanziamento bancario anche sul piano prudenziale per quelle aree del capitale bancario composto da titoli riconducibili alle altre componenti del Tier 1, il capitale aggiuntivo, e del Tier 2, in altre parole le varie caratteristiche contrattuali di strumenti che ruotano attorno alle obbligazioni bancarie. La destinazione degli utili a supporto dell’economia può rendere più accettabile per il pubblico la redditività bancaria e più sostenibile per la clientela il valore dei mutui, perché la banca ripagherà a un costo minore il denaro così impiegato.  

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Aspettando la lettera della Bce  

Se si sta ad alcune dichiarazioni del governo, la ragione economica della tassazione, che dovrebbe risiedere nel reperimento di fondi per finanziarie diverse attività, è tutt’uno con l’idea che là dove la Banca centrale europea ha creato storture con la propria politica monetaria debba intervenire la politica per raddrizzare il legno, ma così facendo il legno si potrebbe fare ancor più storto. Viene allora da considerare che i provvedimenti suggeriti potrebbero trovare conferma nella spinta, gentile, della Bce che potrebbe avvenire con la lettera preannunciata sull’iniziativa italiana; ovvero, attraverso le raccomandazioni sulle politiche di distribuzione dei dividendi. Oltre a quelli descritti, l’ulteriore e non secondario vantaggio dell’intervento di Francoforte sarebbe quello di ridimensionare la competizione tra (gli ordinamenti degli) stati europei: le iniziative assunte a livello nazionale tramite la politica fiscale rischiano di provocare, infatti, non trascurabili distorsioni nella competizione tra banche, quelle italiane e quelle europee, se non sottoposte a tassazione simile a quella sugli extra-profitti.    

* Le opinioni qui espresse dall’autore sono del tutto personali.

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Il Punto

  1. Savino

    Anche le banche devono andare a lezione di educazione finanziaria, per essere consapevoli che anche il mercato finanziario ed il meccanismo di capitalizzazione non è un pozzo senza fondo. Non dimentichiamo e non dimenticheremo i prestiti regalati a pioggia agli amici degli amici senza alcuna garanzia, mentre un povero disgraziato deve essere sottoposto all’esame del sangue per ricevere un mutuo per la prima casa.

  2. Giorgio Capon

    Tuttavia bisognerebbe controllare che gli extrautili non vengano distribuiti come maggiori dividendi agli azionisti oppure come bonus ai dirigenti

  3. VITTORE DA RIN BETTA

    gli extra profitti servono soprattutto per i mega compensi ai mega direttori. Pago le tasse fino all’ultimo cent del mio stipendio, paghino le tasse anche loro, Siete solo un’accolita di profittatori che vi parate il culo uno con gli altri

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