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Non è tutto merito dell’ateneo se arrivano studenti da fuori

La capacità di un ateneo di richiamare studenti da altre regioni dipende dalla qualità dell’istruzione che fornisce. Ma non solo: dipende anche da altri fattori, come le opportunità di lavoro post-laurea e le condizioni economiche delle famiglie.  

I dati del Rapporto Anvur  

Il “Rapporto sullo stato del sistema universitario e della ricerca” 2023, pubblicato da Anvur, mostra, per ciascuna delle venti regioni italiane e relativamente all’anno accademico 2021-2022, la percentuale di studenti immatricolati residenti nella medesima regione in cui ha sede amministrativa il corso di studi (che definiremo in quanto segue come grado di “localismo”) e quella degli studenti provenienti dalle altre regioni (figura 1.2.9 nel Rapporto, p. 39). Sebbene siano in parte determinate dalla popolosità delle regioni – ad esempio in quelle poco popolate come il Molise o la Valle d’Aosta è lecito aspettarsi una più elevata quota di studenti che arrivano da altre regioni – le percentuali colgono in parte anche l’“attrattività” degli atenei, ovvero la loro capacità di richiamare immatricolati da altre regioni.  La figura 1.2.9 del Rapporto (riportata qui sotto) indica che nei primi cinque posti per livello di “localismo” si trovano regioni del Sud: Sardegna (98,1 per cento di studenti provenienti dalla regione), Calabria (94,6 per cento), Campania (94,5 per cento), Puglia (93,9 per cento) e Sicilia (93,3 per cento). Gli atenei di alcune di queste regioni possono contare su bacini di potenziali studenti molto ampi, come la Campania, per altri invece il “localismo” è in parte determinato da fattori geografici, come per quelli delle Isole, che ne rendono più costoso l’accesso. Agli ultimi cinque posti per livello di “localismo” troviamo invece Valle d’Aosta (54,8 per cento), Emilia-Romagna (54,6 per cento), Umbria (54,5 per cento), Molise (48,4 per cento) e Trentino Alto-Adige (40,3 per cento), tre regioni del Nord, una del Centro e una del Sud Italia. Le percentuali possono essere fuorvianti: ad esempio, in termini assoluti l’Emilia-Romagna attrae molti più studenti da altre regioni della Valle d’Aosta, rispettivamente 14.975 e 103 (vedi tabella 1.2.8 del Rapporto Anvur).

I fattori della scelta  

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Attrarre studenti da altre regioni è necessariamente un aspetto positivo e un fattore di “merito” per gli atenei? In un mondo senza imperfezioni nei mercati dei capitali, ovvero se gli studenti potessero facilmente ottenere prestiti per finanziare i propri studi, in base alla “teoria del capitale umano” del premio Nobel Gary Becker, la risposta dovrebbe essere positiva. Infatti, secondo quella teoria, quando gli individui decidono dove iscriversi, considerano i costi e i benefici attesi di diverse alternative. Iscriversi in un certo ateneo, e in una certa regione, indica che lo studente lo ha considerato come la migliore alternativa a lui disponibile (le alternative disponibili possono essere più o meno numerose da studente a studente, anche in ragione della tipologia di accesso, libero o programmato dei corsi), ovvero ha espresso una preferenza per quell’ateneo, in quella regione. Dato che spostarsi dalla propria regione implica maggiori costi (per esempio, di trasporto, vitto, alloggio), gli studenti che si spostano sono quelli per cui il differenziale nei benefici attesi è superiore ai costi più alti da sostenere rispetto a studiare nella propria regione. Da questo punto di vista, la capacità di una università di attrarre studenti dipende dalla qualità dell’istruzione che fornisce – che è influenzata a sua volta anche dalle risorse di cui dispone. Ma in parte dipende anche da fattori terzi di cui non è responsabile, come il sistema economico locale in cui è calato, che può offrire agli studenti migliori (o peggiori) opportunità di impiego dopo l’uscita dal sistema formativo. Tutti questi fattori influenzano i benefici attesi degli studenti. Sulle prospettive occupazionali, gli atenei del Nord sono ovviamente favoriti. La teoria del capitale umano suggerisce tuttavia che alcuni studenti sono limitati nelle proprie scelte. Per alcuni la scelta che sarebbe più vantaggiosa non è accessibile finanziariamente, ad esempio perché spostarsi dalla propria regione richiederebbe maggiori risorse rispetto a quelle di cui dispone o potrebbe disporre attraverso la famiglia o borse di studio (presenza di imperfezioni nel mercato dei capitali). Al Sud i redditi familiari sono mediamente più bassi, per cui ci attendiamo che una più larga percentuale di studenti abbia questo tipo di vincoli e rimanga a studiare nella propria regione di residenza. Grafici come la figura che abbiamo commentato, sebbene molto informativi e utili a segnalare una potenziale criticità, non dovrebbero pertanto indurre a conclusioni affrettate sui “meriti” e i “demeriti” dei diversi atenei. È però indubbio che l’effetto congiunto di alcuni fattori renda la situazione di alcune università, soprattutto al Sud e nelle Isole, più problematica. In genere, gli economisti (e altri scienziati sociali) non utilizzano i dati grezzi, ma modelli statistici o econometrici per spiegare i movimenti degli studenti. Spesso sono modelli “gravitazionali” mutuati dalla fisica, che hanno trovato ampia applicazione nello studio dei flussi di commercio estero e di quelli migratori. In questi modelli vengono incorporati numerosi fattori che possono cogliere i costi e benefici di scegliere un determinato ateneo, come la distanza tra residenza e università di destinazione, la qualità della ricerca, della didattica  o le prospettive occupazionali offerte dal mercato del lavoro locale. Isolando i singoli fattori che sono responsabili della bassa attrattività di alcuni atenei (per esempio la bassa qualità della didattica, la bassa qualità della ricerca, l’isolamento geografico, mercati locali del lavoro depressi), possono essere utili per suggerire interventi atti a contrastare le tendenze in atto.  

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  1. Massimliano Bratti

    Per chi fosse interessato, i link agli aritcoli (in inglese) che non funzionano nel testo:

    Effetto della VQR (ovvero la valutazione della qualità della ricerca) su attrattività degli Atenei:
    https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0272775718300785

    Effetto della qualità della ricerca e altri fattori sulla mobilità geografica degli studenti:
    https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/00343404.2019.1566701

  2. Savino

    Sistema universitario basato su chi è titolare di cattedra e non sugli studenti. Il localismo è quasi scontato, laddove, invece, c’è gente che proviene da altre regioni o nazioni per la necessità di studiare prima e di trovare occupazione poi, poichè privo, nel suo territorio di provenienza, dell’uno e dell’altro. Aspettative e relativi sacrifici dei genitori buttati via da baroni e signorotti del luogo, mentre il mondo è globale e solo gli atenei non lo hanno capito.

  3. Gym

    Negli USA le università più prestigiose private e pubbliche come la UCLA, nonostante il pagamento di circa 40-50k $/anno, ammettono solo il 10-15%, con selezione competitiva e rigorosa dei richiedenti ammissione.

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