Introdotto nel 2016, il bonus asili nido è stato fruito nel 2022 da più di 400 mila bambini, tra strutture pubbliche e private. Restano forti differenze territoriali, ma la misura può aiutare la natalità e promuovere l’occupazione, soprattutto quella femminile.
Quanti accedono al bonus asilo nido?
Nato con la legge n. 232/2016 per incentivare la fruizione dei nidi pubblici e privati dei bambini al di sotto dei tre anni, il “bonus asilo nido” prevede un rimborso da parte dell’Inps che va da un massimo mensile pari a 272,73 euro per 11 mensilità per la prima fascia Isee (fino a 25 mila) a un minimo di 136,37 euro mensili per la fascia Isee più alta (oltre 40 mila euro) e per chi non presenta l’indicatore.
Come mostrato nel XXII rapporto Inps, il numero di bambini beneficiari del bonus, così come l’importo medio, è cresciuto nel tempo. Nel 2017, anno di prima applicazione della misura, il numero di minori a cui è stato fornito un contributo per almeno una mensilità di asilo nido è stato pari a circa 75 mila, nel 2019 ha raggiunto quasi i 290 mila. Dopo la flessione del 2020 dovuta alla pandemia, il valore è di nuovo aumentato: nel 2022, ultimo dato disponibile anche se provvisorio, si registra un numero di beneficiari pari a circa 425 mila, quasi il 50 per cento in più rispetto al 2019.
Figura 1 – Numero di minori beneficiari di bonus asilo nido e importo medio mensile della prestazione
Tra i punti di forza della prestazione erogata dall’Inps, si segnala la reingegnerizzazione della procedura informatica che ha permesso l’introduzione di una “call to action”, già a partire dall’annualità 2022, attraverso la quale, per accelerare le istruttorie e velocizzare i pagamenti della prestazione, l’utente può autocertificare l’importo richiesto. L’introduzione della “call to action”, fermi restando eventuali controlli sulle autocertificazioni, ha consentito di ridurre significativamente i tempi medi per la liquidazione delle rate che oggi avviene in modo quasi “automatico”.
Dall’analisi del tasso di ricorso alla prestazione – inteso come rapporto tra coloro che hanno beneficiato del bonus asilo nido e il totale della platea di riferimento (bambini da 0 a 36 mesi beneficiari di Assegno unico universale) – emerge che poco più di un terzo (il 34 per cento) dei bambini usufruisce del bonus asilo nido. La Sardegna ha un tasso di ricorso alla prestazione più alto rispetto a tutte le altre regioni (46 per cento). Come si ricava anche dal rapporto Istat, sia in termini di servizi offerti sia in termini di spesa pro capite dei comuni, la regione risulta avere caratteristiche più simili alle regioni dell’Italia del centro-nord, che non a quelle del Mezzogiorno. Il più basso tasso di ricorso al bonus si registra in Calabria (18 per cento), probabilmente anche a causa della carenza di servizi educativi per la prima infanzia.
Figura 2 – Tasso di ricorso alla prestazione per regione e per tipologia di asilo frequentato. Anno 2022
Quanto è l’importo medio erogato dall’Inps?
A livello nazionale l’importo medio mensile del bonus, nel 2022, risulta pari a 213 euro se il bambino frequenta un nido privato e a 189 euro se frequenta un nido pubblico. La somma è funzione dell’Isee minorenni e, diversamente da quanto accade per l’Assegno unico universale, la norma non prevede un meccanismo di adeguamento all’inflazione delle soglie e degli importi. Per i nidi privati, è la Sardegna la regione con l’importo medio mensile più alto: 233 euro. Il valore più basso si registra in Trentino-Alto Adige, con un importo medio pari a 185 euro. Per quanto riguarda i nidi pubblici, l’importo medio mensile varia dai 216 euro del Veneto ai 146 della Sicilia.
L’importo del bonus copre i costi della prestazione?
Le rette dei nidi privati sono mediamente più alte del 33 per cento rispetto a quelle dei nidi pubblici: l’importo medio mensile delle fatture presentate per ottenere il bonus asilo nido dall’Inps è pari a 357 euro per i primi e 268 euro per gli altri.
Il tasso di copertura dei costi della prestazione, ossia il rapporto tra quanto erogato in media mensile dall’Inps e quanto pagato in media mensile per ciascun minore, risulta pari al 59,7 per cento a livello nazionale per un nido privato, mentre per un nido pubblico il valore sale al 70,5 per cento.
Figura 3 – Tasso di copertura dei costi per provincia. Anno 2022
A livello territoriale il tasso di copertura ha un’altissima variabilità: come emerge dall’analisi delle due cartine. Le province in cui risulta più basso per chi frequenta un nido privato sono Milano e Bologna, con un valore pari al 38 per cento, Parma e Como per chi frequenta un nido pubblico, con un valore pari al 59 per cento. Le province con i tassi di copertura più alti sono quelle di Trapani e Caltanissetta (circa il 93 per cento) per i nidi privati e quelle di Agrigento e Vibo Valentia per i nidi pubblici (entrambe con il 94 per cento).
Nel 2022 il numero delle nascite in Italia è sceso per la prima volta sotto le 400 mila unità: il bonus asilo nido, insieme ai congedi parentali e all’Assegno unico universale, si configura come un importante strumento per incentivare la natalità, sostenere la genitorialità e promuovere l’occupazione, soprattutto quella femminile. Andrebbe però colmata la carenza strutturale di servizi sul territorio e andrebbe favorito l’accesso ai servizi educativi per la prima infanzia che oggi non sono garantiti in modo uniforme in tutto il paese, come dimostrano i dati Istat sulla distribuzione dei posti nei servizi educativi per la prima infanzia per regione (figura 4).
Figura 4 – Posti nei servizi educativi per la prima infanzia pubblici e privati su 100 bambini 0-2 anni per regione. Anno educativo 2019/2020
Fonte: Istat- Nidi e servizi educativi per bambini tra 0 e 6 anni: un quadro d’insieme. Anno 2022
* Questo articolo è pubblicato in contemporanea su Menabò di Etica ed Economia.
Lavoce è di tutti: sostienila!
Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!
Savino
Se si considerano le sole Regioni del sud e tutte le aree interne i risultati sono impietosi.
Mohamed Abdel
Occorre il congedo parentale obbligatorio per il padre pari a quello fisiologicamente obbligatorio per la madre (di modo da limare le discriminazioni per genere in fase di assunzione), inoltre che sia possibile coprire i primi 3 anni di vita del bambino congiuntamente a quello volontario pagato solo parzialmente (quindi in totale fino a 18 mesi a genitore tra obbligatorio e facoltativo).
Giulia
Ma che film si sono fumati tutti?
Abitiamo in regione Lombardia, provincia di Brescia. Lavorando full time necessito PER FORZA di iscrivere il bimbo full time + Anticipo + Posticipo + Mensa e la spesa per il nido diventa di circa 800€/mese altro che i 360 scritti nel post.
In un nido comunale, da non residenti, la spesa era di 880€/mese!! Nel nostro comune non è garantito il posticipo, i nidi chiudono alle ore 16. Io esco dal lavoro alle 17.00 (+il tempo fisico di arrivare al nido). Come faccio? Tiro i dadi?? Oh, guarda, quest’anno non c’è posticipo… quello che non spendo di nido (risparmio esiguo) recupero con la baby sitter!???
Ma ci rendiamo conto??? Chi lavora full time con questi bonus nido ha una copertura che a malapena copre il 30% della spesa reale per ril nido.