Più di un terzo della nuova potenza fotovoltaica installata in Italia dal 2021 non ci sarebbe stato senza il Superbonus. Ora la misura è in scadenza e l’accelerazione delle rinnovabili potrebbe fermarsi. Ma gli obiettivi di decarbonizzazione restano.
Gli obiettivi di decarbonizzazione
La decarbonizzazione del sistema elettrico è un traguardo cruciale per l’Italia. Il 19 luglio il governo italiano ha formalmente inviato alla Commissione europea il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) 2023, che tra le altre cose fissa l’obiettivo di avere installato entro il 2030, cumulativamente sul territorio nazionale, capacità rinnovabile variabile e non programmabile (ovvero fotovoltaico ed eolico, che qui chiameremo anche variable renewable energy o Vre) per 108 GW.
Nel 2022, il nostro paese aveva sul suo territorio poco meno di 37 GW di capacità eolica e fotovoltaica (25 GW di fotovoltaico, 11,8 di eolico): si tratterebbe dunque di triplicare, o quasi, quella cifra nel corso di otto anni, installando circa 9 GW l’anno, contro una media attorno a 1 GW l’anno nell’ultimo decennio.
Figura 1
I dati sugli ultimi dodici mesi (ottobre 2022 – settembre 2023) sembrano confermare che l’Italia sta premendo sull’acceleratore: nel 2023 si potrebbero superare i 5 GW (di cui 4,5 GW fotovoltaico). Certo, siamo ancora distanti dai 9 GW annui che sono necessari – e che andranno rivisti al rialzo, dal momento che il 2023 è quasi concluso, ad almeno 9,4 GW. E ancora un abisso ci separa da altri paesi europei: l’anno scorso la Spagna ha installato 190 W di potenza Vre pro capite, la Germania 132, la Francia 74, l’Italia solo 51.
Semplificazioni burocratiche o Superbonus?
La direzione di marcia sembrerebbe comunque quella corretta. Il governo si è impegnato non solo a potenziare i meccanismi di incentivazione, ma anche a semplificare radicalmente i processi autorizzativi, in modo da facilitare l’accesso al mercato di nuovi impianti. Alcuni provvedimenti sono già stati assunti: per esempio, il decreto energia del 2022 e il successivo decreto aiuti hanno introdotto svariate misure di snellimento dei permessi. L’accelerazione nelle nuove installazioni è davvero merito di questi interventi?
Sicuramente le nuove norme hanno favorito la realizzazione degli impianti, ma il dato potrebbe risentire anche di un altro provvedimento, il cosiddetto “Superbonus 110 per cento”, originariamente varato dal governo Conte I nel maggio del 2020 (art. 119 del decreto legge n. 34/2020) e poi più volte prorogato, fino alle strette volute dal governo Meloni per contenerne i costi. Alle agevolazioni del Superbonus 110 per cento possono accedere, se si accompagnano agli interventi “trainanti”, spese sostenute per l’installazione di impianti fotovoltaici “fino a un ammontare complessivo delle stesse spese non superiore a euro 48.000 e comunque nel limite di spesa di euro 2.400 per ogni kW di potenza nominale dell’impianto solare fotovoltaico” (art. 119, comma 5).
Sorge dunque il sospetto che almeno una parte dell’accelerazione delle installazioni di rinnovabili Vre in Italia negli ultimi anni sia frutto di questa misura straordinaria, più che di uno strutturale cambio di passo.
L’analisi dei dati
Oggi non è possibile verificare direttamente quanta parte del fotovoltaico residenziale abbia beneficiato degli incentivi. In ogni caso, non sarebbe immediato desumere da lì quante opere sarebbero comunque state realizzate anche senza la misura varata nel 2020. È tuttavia possibile sfruttare il disegno degli incentivi e i dati disponibili pubblicamente per tentare una prima stima degli effetti del Superbonus 110 per cento.
Ogni mese Terna, la società operatrice della rete di trasmissione elettrica nazionale, pubblica i dati delle cosiddette “consistenze” delle fonti rinnovabili, che includono il numero di impianti presenti nostro territorio e la loro potenza. I dati sono suddivisi per fasce di potenza, e le suddivisioni sono molto utili alla nostra analisi perché includono una prima classe di potenza al di sotto dei 12 kW e un’altra tra i 12 e i 20 kW, prima di passare alle categorie superiori (la potenza standard di un impianto fotovoltaico domestico si aggira intorno ai 3 kW). Normalizzando i dati a giugno 2020 e analizzando la potenza installata cumulata nel tempo si notano subito trend molto diversi a seconda della categoria di potenza considerata.
Figura 2
Escludiamo dall’analisi il dato sugli impianti di potenza maggiore ai 10 MW: si tratta di investimenti molto grandi e rari, che impiegano anni per arrivare a compimento ed essere connessi in rete, e in ogni caso tre singole opere spiegano oltre il 90 per cento del loro andamento nel tempo.
Ciò che appare subito evidente, a questo punto, è che gli impianti di potenza compresa tra 20 kW e 10 MW hanno una crescita molto simile, tra il +18 e il +24 per cento. Al contrario, quelli tra i 12 e i 20 kW crescono di circa il 40 per cento, mentre quelli sotto i 12 kW di potenza nominale aumentano in modo strabiliante, del 90 per cento.
Dal testo del comma 5 dell’articolo 119, e con una semplice divisione tra i due massimali di importo e potenza nominale, si può desumere che di fatto solo gli impianti di potenza nominale inferiore a 20 kW potevano accedere agli incentivi (€48.000/2.400 €/kW = 20 kW). Possiamo dunque trarre una prima conclusione: la coincidenza temporale tra gli incentivi e il differente andamento delle installazioni di fotovoltaico in Italia in questo periodo è un forte indizio dell’“effetto Superbonus”. Non solo, una seconda evidenza è l’andamento nel tempo delle installazioni di entrambe le categorie di potenza sussidiate, rispetto alle altre: sembra infatti che sia per gli impianti da meno di 12 kW, sia per quelli tra 12 e 20 kW, il picco di installazioni sia stato raggiunto tra gennaio e marzo 2023, mentre calano rapidamente negli ultimi mesi.
Figura 3
A questo punto è possibile stimare quanta capacità aggiuntiva di fotovoltaico sia collegata al Superbonus 110 per cento e che, probabilmente, non sarebbe stata installata senza l’agevolazione. Utilizziamo come controfattuale l’aumento medio di installazioni cumulate per le tre classi di potenza tra i 20 kW e i 10 MW, ovvero il 20 per cento, anche per le classi di potenza inferiori ai 20 kW. I risultati della nostra simulazione suggeriscono che il comparto più aiutato dagli incentivi è stato quello delle classi di potenza nominale inferiori ai 12 kW. Ciò appare logico se si pensa che un impianto di dimensioni normali per installazioni residenziali è di 3 kW, e dunque all’interno di questa categoria ricadrà la massima parte dei beneficiari.
Figura 4
In totale, tra giugno 2020 e oggi l’Italia ha installato 7 GW di fotovoltaico, ma senza Superbonus 110 per cento è probabile che ci si sarebbe fermati a 4,5 GW. Oltre un terzo (il 36 per cento) delle installazioni fotovoltaiche nel nostro paese sarebbe dunque stato “spinto” dal Superbonus. Se ci basiamo sul massimale di 2.400 €/kW, i 2,5 GW di potenza che hanno plausibilmente beneficiato degli incentivi potrebbero essere costati al contribuente italiano fino a 6 miliardi di euro.
Si tratta, a nostro avviso, di elementi importanti per non rimanere sorpresi se, l’anno prossimo, le installazioni di fotovoltaico dovessero rallentare.
La domanda è se il ricorso alle rinnovabili (e in particolare al fotovoltaico) sia possibile solo all’interno di un regime di forte sostegno pubblico, o se invece sia possibile affidare al mercato e all’asserita competitività di questa fonte il compito di avvicinarci ai target europei. Si dice spesso che la burocrazia è il maggiore ostacolo: se è così, è cruciale comprendere quali semplificazioni potrebbero sbloccare il potenziale rinnovabile del nostro paese.
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Savino
Un forte sostegno pubblico è cosa diversa da un’esagerata agevolazione verso categorie agiate a prescindere. Già quantitativamente 110% e più di 100% e sarebbe bastato un incentivo del 40-50% per raggiungere scopi energeticamente rilevanti. Senza contare che aver incentrato tutto sull’edilizia ha drogato per gli ultimi 2-3 anni quel mercato. Così, montare un ponteggio che normalmente non superava 10 Euro a Mq è arrivato a costare fino a 50 Euro a Mq. e tutto l’altro materiale necessario è aumentato sproporzionalmente. Del resto, questo articolo viene pubblicato il giorno dopo che Beppe Grillo ha ammesso in tv letteralmente di aver rovinato l’Italia e il superbonus ne è una dimostrazione.
roberto mastrangelo
concordo pienamente con queste considerazioni
Savino
Al metro e non al metro quadrato. Pardon
Stefano
A mio parere non viene considerato il parallelo supporto dato dalla cessione del credito in un contesto di crisi energetica che hanno spinto considerevolmente il FV residenziale…non parlerei solo di Superbonus
paolo
Non è tutt’oro quello che luce purtroppo.
I dati dell’ultimo rapporto GSE mostrano che la produzione media della fascia 10-20 kWp è inferiore del 10-20% sia a quella della fascia 3-6 che della fascia 20-100, una dimostrazione palese delle molte installazioni fatte di fretta, con materiali scadenti, con ombreggiamenti parziali e altri problemi, giustificate solo dalla presenza dell’incentivo-monstre.
Questi dati andrebbero divulgati ai cittadini, perchè è pacifico che non basta installare tanta potenza: si deve realizzare invece tanta produzione, e ciò si può fare solo se chi paga e chi si preoccupa del risultato sono la stessa figura.
l’ennesima conferma dello spreco di soldi che ha caratterizzato questa misura,.
roberto mastrangelo
Come ho potuto verificare personalmente, la ditta incaricata di realizzare l’impianto fotovoltaico domestico non si cura minimamente delle reali necessità del cliente (nella gran parte dei casi incompetente in materia e comunque poco sensibile alla questione visto che non paga di tasca propria) né dell’effettiva producibilità del sito ma, mirando essenzialmente a trarre il massimo profitto, installa la massima capacità che la superficie disponibile consente abbinata ad una esagerata capacità di stoccaggio. Risultato: un gran numero di impianti sovradimensionati e inefficienti a spese del contribuente senza sostanziali benefici ambientali.
Giancarlo Degli Esposti
Mi pare che una buona parte dei commenti sia viziata da paradigmi che allontanano dalla serenità di giudizio. Perché si installa un impianto fotovoltaico sul proprio tetto? Per non pagare più la “corrente” ed anzi per ricevere qualcosa in cambio se la produzione supera il fabbisogno. Tutto il resto è chiacchera. Ci si chiede allora perché si debba pagare coi nostri soldi un guadagno di altri. Per il semplice motivo che, senza gli incentivi , si badi bene “incentivi” e si consulti un dizionario , in pochissimi lo avrebbero fatto. Il nocciolo sta negli “incentivi”. Perché si deve orientare la volontà della gente offendo loro la carota dell’incentivo? Perché si vogliono condizionare le scelte invece di lasciare i cittadini liberi di scegliere.
Savino
La politica è fatta per orientare e la differenza in politica sta nella indicazione su dove guidare un Paese e un popolo. Al di là del fatto che ormai abbiamo perso la Trebisonda, mi pare che il pianeta abbia un’emergenza climatica legata all’inquinamento e che quello dell’autosufficienza energetica e dei relativi costi sia un problema per Stati, imprese e privati.