Il grafico su esposto mostra l’andamento dell’inflazione congiunturale nell’ultimo triennio, prendendo a riferimento le misure più comuni di inflazione. Risulta evidente come l’IPCA (indice armonizzato dei prezzi al consumo), il FOI (indice dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati) e il NIC (indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività) mostrino, soprattutto dal 2012, un trend decrescente. Ciò, in base alla relazione inversa di breve periodo che intercorre tra inflazione e disoccupazione, non è considerabile esattamente come una buona notizia. Nel breve termine, infatti, inflazione decrescente è associata a disoccupazione crescente. E ciò perché il calo dei prezzi significa anche diminuzione di salari e stipendi – ovvero dei prezzi del fattore produttivo maggiormente modificabile nel breve termine dalle imprese – causata dalla bassa domanda di lavoro. Peraltro, inflazione in calo vuol dire anche rendere meno tollerabile per le finanze pubbliche lo stock di debito ereditato dal passato.
Più marcato invece il calo congiunturale dei prezzi delle abitazioni (indice IPAB), il quale dal secondo trimestre 2011 registra una sensibile diminuzione seppur ancora molto lontana rispetto al tracollo del numero delle compravendite di abitazioni.
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