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Basta un bonus per ripopolare la Basilicata?

La Basilicata offre ai suoi abitanti un bonus gas. Due gli obiettivi: alleggerire le bollette e contrastare il declino demografico della regione. Ma le risorse delle compensazioni ambientali potrebbero essere utilizzate per interventi più incisivi.

Cos’è il bonus gas

Con la legge regionale n. 38 del 23 agosto 2022, la Regione Basilicata ha introdotto il cosiddetto bonus gas, un contributo che ha azzerato il costo della componente energia delle bollette del gas per le utenze domestiche dei residenti. La misura è finanziata dalle risorse delle compensazioni ambientali degli impianti estrattivi di idrocarburi sul territorio (royalties) e dovrebbe durare nove anni, l’intero periodo delle concessioni alle compagnie petrolifere che operano in regione.

Due le finalità: mitigare nell’immediato gli effetti negativi della crisi energetica a livello regionale e contrastare nel medio termine il declino demografico della Basilicata.

Se il bonus ha valide motivazioni come misura temporanea e straordinaria, merita una valutazione più attenta la scelta di renderla una misura strutturale, soprattutto se la finalità, come esplicitato nella legge regionale, è il “ripopolamento del territorio lucano”.

Sul primo aspetto, secondo le valutazioni della Banca d’Italia, il bonus ha mostrato una certa efficacia nel contrastare i rincari, contribuendo a contenere l’erosione del potere di acquisto delle famiglie lucane. A settembre 2023 la Basilicata ha registrato il più basso tasso di inflazione tra le regioni italiane: 3,4 per cento contro una media nazionale del 5,3, con un differenziale attribuibile prevalentemente alla dinamica delle spese per abitazione e utenze.

L’erogazione del bonus è stata condizionata all’obiettivo del 15 per cento di risparmio energetico per evitare il paradosso di incentivare il consumo di gas con risorse pubbliche destinate alla mitigazione dei danni ambientali delle attività estrattive. Ma la ridefinizione ancora incerta dell’obiettivo e l’annuncio di possibili deroghe alla condizionalità rischiano di allentare gli incentivi al risparmio energetico.

Un sussidio poco efficace per il ripopolamento

Ma i sussidi diretti a contenere i costi della bolletta energetica possono contrastare lo spopolamento che interessa la regione e attrarre nuovi residenti?

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La Basilicata, come il resto del Mezzogiorno, è intrappolata in una spirale demografica negativa a causa della bassa natalità, del progressivo invecchiamento della popolazione e delle migrazioni “selettive” che interessano soprattutto i giovani. Tra il 2002 e il 2021, la regione ha perso 56 mila abitanti (-9 per cento) e ha subìto un saldo migratorio netto di 40 mila unità. A lasciare la Basilicata sono soprattutto i giovani più qualificati: 26 mila emigrati avevano meno di 35 anni, un terzo dei quali laureati. Secondo le proiezioni dell’Istat, discusse di recente nel Rapporto Svimez 2023, il processo di spopolamento della regione si aggraverà nei prossimi decenni: al 2080 è atteso un sostanziale dimezzamento della popolazione lucana, dagli attuali 541 mila a circa 287 mila residenti.

Di fronte a questi numeri, bisogna interrogarsi sull’opportunità di puntare sul contenimento dei costi come soluzione. Un’impostazione confermata di recente dall’intenzione dell’amministrazione regionale di intervenire anche sui costi delle bollette dell’acqua.

Queste misure non sembrano in grado di frenare l’emigrazione, specie quella giovanile, che dipende essenzialmente da due cause: le criticità di un mercato del lavoro incapace di trattenere sul territorio le migliori competenze e la carente offerta di servizi pubblici che limita le prospettive di crescita socio-economica (vedi qui, qui e qui). Quest’ultimo aspetto è tanto più centrale in Basilicata, la regione italiana a più elevata concentrazione di comuni delle aree interne (126 su 131), così “mappati” per la distanza dai centri di offerta di servizi essenziali (assistenza sanitaria, mobilità e istruzione).

Lo spopolamento delle aree in ritardo di sviluppo riflette dinamiche socio-economiche che creano “centri” e “periferie”. I territori periferici – dove i servizi pubblici sono carenti e la base produttiva è a basso valore aggiunto e produttività e dunque incapace di offrire adeguate opportunità occupazionali per i giovani più qualificati – si depauperano di capitale umano. L’emigrazione, frenando lo sviluppo di nuove attività economiche, riduce ulteriormente le opportunità occupazionali ed erode le capacità fiscali locali, limitando la possibilità di finanziare i servizi pubblici: un circolo vizioso che si autoalimenta. Specularmente, i centri economici, che oggi sono essenzialmente le grandi metropoli, attraggono lavoratori qualificati e investimenti: come in un circolo virtuoso, ciò ne accresce la capacità attrattiva.

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La creazione di condizioni di vita e lavoro più favorevoli nei territori in ritardo di sviluppo, oltre a essere un obiettivo giustificato dall’equità, può contribuire a contrastare i fenomeni di “desertificazione” delle aree periferiche. Per perseguire quest’obiettivo sono indispensabili, innanzitutto, le politiche economiche nazionali: sia quella “ordinaria”, al fine di garantire, tra i territori, livelli uniformi di servizi essenziali come scuole, ospedali e trasporti, sia quella “aggiuntiva”, per ridurre le differenze territoriali nei servizi pubblici e per promuovere lo sviluppo socio-economico nelle aree in ritardo.

Operando in sinergia con quelle nazionali, anche le istituzioni locali possono investire in misure che rendano più attrattivi i territori. È il caso della Basilicata, che è nelle condizioni di mobilitare risorse aggiuntive proprie grazie alle royalties. Gli interventi finanziati con queste risorse, conservando l’obiettivo primario della mitigazione dell’impatto ambientale delle attività estrattive, dovrebbero prevedere finalità complementari di sviluppo che vadano al di là della semplice logica compensativa. Si pensi alle potenzialità legate al rientro delle migliori competenze che hanno lasciato la regione. Per esempio, si potrebbe valutare la possibilità di utilizzare parte delle royalties per finanziare un sistema di fiscalità di vantaggio per i giovani e i lavoratori più qualificati che decidano di rientrare per investire o lavorare in aziende green. Sarebbe uno dei modi per coniugare l’obiettivo della sostenibilità ambientale con quello dello sviluppo locale.  

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  1. Savino

    La classe dirigente è sempre quella e si ricicla in ogni modo possibile. L’immobilismo prevale e chi è giovane, e anche meno giovane, scappa. Il numero di bugie che sono state raccontate alla povera gente ormai non si ricorda più, quant’è grande. I contentini di tipo elettoralistico sono cose diverse dalla presenza di risorse naturali e umane che garantirebbero il benessere.

    • Antonio Rita

      Stiamo esaurendo le risorse che derivano dal petrolio senza aver avviato un serio programma di sviluppo regionale. Abbiamo un vastissimo territorio, lo dobbiamo utilizzare meglio e i comuni devono essere protagonisti in questa rivoluzione creando vaste aziende agricole di almeno 100 ettari ciascuna . Si potrbbe iniziare con una sperimentazione che interessa solo pochi comuni. Verrastro nel 1980 era interessato a una tale sperimentazione da realizzare nell area nord.

      • Savino

        Per il momento si è sperimentato svendendo il territorio per il cpr e per i rifiuti tossici delle scorie nucleari e ciò è stato compiuto dalle istituzioni locali. Non c’è notizia di valorizzazione delle risorse per lo sviluppo, c’è solo notizia delle solite manovre da parte delle solite persone per accapararsi la Presidenza della Regione. Per questo scopo elettorale e per tenere quieta la gente non fanno pagare il gas e anche l’acqua, ma non ci dicono dove vanno a prendere questi soldi. Non è un modello da seguire ed è giusto che tutta Italia lo sappia. Chi è giovane ha capito che non è un territorio e non è una popolazione su cui scommettere per il futuro.

      • bob

        “… Abbiamo un vastissimo territorio..” Abitanti: 533 736 (31-10-2023) – Area: 9.995 km²
        533 mila abitanti pressappoco quasi un quartiere e mezzo di Roma
        Un Paese che ha perso completamente la bussola

    • Savino

      accaparrarsi (errore battitura, pardon)

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