Nel derby dei conti, il Milan batte l’Inter, grazie a ottimi bilanci e una gestione positiva sotto il profilo aziendale. Meno buoni finora i risultati sul campo. Ma sulla solidità economica il club rossonero può costruire un progetto sportivo di successo.
Il bilancio del Milan
In un altro articolo ci eravamo concentrati sul confronto tra Inter e Juventus, con riferimenti ai bilanci del 2022-2023, lamentando l’assenza di quello del Milan che, fino a poche settimane fa, non aveva ancora aggiornato il suo sito e pubblicato i documenti. Ora che il bilancio è stato finalmente condiviso con il pubblico, proseguiamo nell’analisi dei conti, concentrandoci proprio sulla società rossonera e facendo un sintetico confronto con l’Inter.
Al di là delle indagini avviate nei confronti dell’amministratore delegato Giorgio Furlani e del suo predecessore Ivan Gazidis, relative al cambio di proprietà (l’ipotesi è che l’acquisto di Redbird nasconda in realtà un controllo tuttora facente capo al fondo Elliott), un approfondimento sui conti consente di valutare l’impostazione societaria e gli scenari di crescita futuri del club.
Dall’analisi del bilancio, emerge chiaramente un primo punto importante: il Milan rappresenta, tra le squadre del massimo campionato italiano, quella con una visione e una gestione più vicina all’idea di un’azienda che vuole massimizzare i suoi profitti. Può sembrare banale, ma nello sport e nel calcio non lo è. Il Milan ha chiuso l’anno passato con un utile di bilancio e, guardando ai conti, è sicuramente una società che può attrarre investitori per la solidità e chiarezza della gestione aziendale.
Il contrasto sta forse in una gestione sportiva che passa in secondo piano, con il paradosso che si accontentano azionisti e investitori, ma non i tifosi: come scrive l’economista sportivo Stefan Szymanski, è la peculiarità delle società calcistiche, entità bicefale con due obiettivi non sempre in simbiosi: massimizzare gli utili e i risultati sportivi.
A livello di management, dunque, non stupisce vedere dal lato milanista la guida di Giorgio Furlani o di dirigenti con una spiccata vocazione aziendale e, invece, nell’Inter, un ruolo chiave giocato dall’area tecnica di Beppe Marotta e Piero Ausilio, navigati ed esperti manager sportivi.
Il conto economico
Tabella 1
A livello di conto economico, il Milan è, come l’Inter, una squadra che produce importanti ricavi, anche di fronte a risultati sul campo (per la stagione scorsa) inferiori in termini di partite giocate e visibilità europea.
La struttura dei ricavi, tuttavia, è molto diversa: l’Inter è società attivissima nel player trading, sia in entrata che in uscita. Rappresenta una voce di bilancio fondamentale per far quadrare conti molto incerti. La bravura della dirigenza interista, in questi anni, ha inoltre garantito risultati sportivi buoni, ma è una strategia azzardata perché, a livello di entrate o di investimenti, si accetta di correre più rischi: infortuni, un incidente di percorso o di calendario che precluda l’avanzamento nelle competizioni europee. I ricavi sono infatti molto legati alle prestazioni sportive, che sono incerte per definizione.
Una voce significativa dei ricavi per il Milan, invece, è quella legata al merchandising: forte di un marchio globale (brand) molto solido, la società rossonera incassa 46 milioni di euro all’anno grazie a tale attività, che ha una caratteristica fondamentale: si tratta di un flusso di ricavi ripetibile del tempo, probabilmente costante. Una boccata di ossigeno molto solida per il bilancio.
Anche per quanto riguarda i costi, il Milan ha ridotto da più tempo e più velocemente dell’Inter gli ingaggi dei calciatori e ha quindi costi del personale nettamente più bassi, con un risultato finale di maggiore snellezza.
Tutto ciò si traduce in un Ebit positivo e in un utile di bilancio di 6 milioni di euro, mentre l’Inter ha chiuso l’anno contabile con 85 milioni di perdita (per il grande peso dei debiti, su cui torniamo più avanti).
Lo stato patrimoniale
Tabella 2
Se ci spostiamo sul fronte dello stato patrimoniale, anche qui non c’è letteralmente partita.
A livello di attivo, il Milan registra un valore più alto del suo parco giocatori, legato a un fatto abbastanza limpido: più libera di agire economicamente, la società rossonera acquista i giocatori a titolo definitivo e ne iscrive a bilancio il valore nell’attivo, mentre l’Inter gestisce le sessioni di mercato con acquisti a parametro 0 e prestiti.
L’Inter invece vanta nell’attivo voci molto più cospicue rispetto ai crediti da incassare per la vendita di giocatori (plusvalenze e player trading come voce di bilancio molto rilevante), a conferma di una strategia che spinge molto sui risultati sportivi come elemento chiave della gestione economica.
Di nuovo, risultati molto positivi negli ultimi anni, ma costante rischio e incertezza in una strategia che presenta più elementi aleatori.
L’attivo del Milan è più snello e questo, tra l’altro, spiega un punto di confronto fondamentale: sono richieste meno passività.
Su quel fronte, invece, pesa come un macigno sui conti dell’Inter un bond da più di 400 milioni di euro (e la liquidità in cassa nell’attivo è comunque connessa a un prestito sottoscritto dalla proprietà Suning con il fondo Oaktree, di fatto un altro debito). Il Milan è sostanzialmente una società libera da debiti e oneri finanziari, con una struttura patrimoniale in ultima istanza molto più solida (il patrimonio netto è positivo, mentre per l’Inter è negativo ed è raddoppiato in un anno).
Chi vince?
A livello di gestione economica, non c’è partita nel derby dei conti: il Milan vince su tutta la linea con bilanci solidi e una gestione aziendalmente molto positiva. Naturalmente, questo non è necessariamente in linea con la soddisfazione dei tifosi, perché è come se la bilancia della strategia pendesse più verso il piatto della solidità economica e meno su quella dei risultati sportivi. Crediamo che, data proprio la solidità dei conti, il Milan potrebbe spingere sul progetto sportivo con buone prospettive verso un futuro di risultati capaci di allineare conti ed entusiasmo dei tifosi.
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Savino
Del travaso tra fondi e del conflitto d’interessi relativo, rilevante anche per la giustizia sportiva, nessuna traccia in questo articolo.