La centralizzazione delle procedure di appalto a livello locale, attraverso le unioni di comuni, può essere una strategia per migliorare l’efficienza nella gestione dei contratti pubblici, soprattutto nella fase esecutiva dei progetti. Anche quelli del Pnrr.
L’Italia dei comuni
In Italia ci sono 7.904 comuni, il 70 per cento dei quali ha meno di 5 mila abitanti. È inevitabile puntare sulle unioni di comuni come principale soluzione per gestire congiuntamente i servizi locali. La legge di revisione della spesa del 2012 ha incentivato questa cooperazione, richiedendo ai comuni più piccoli di fornire servizi essenziali in modo congiunto. Con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti pubblici, nel luglio 2023, il ruolo delle unioni di comuni è stato ulteriormente rafforzato, sottolineando l’importanza di queste entità nella gestione delle gare d’appalto.
L’ efficienza negli appalti pubblici
Un recente studio analizza l’impatto della cooperazione intermunicipale sulle performance degli appalti pubblici in Italia.L’analisi di oltre 50 mila contratti di lavori pubblici gestiti tra il 2012 e il 2020 da comuni oppure da unioni di comuni rivela che la cooperazione intermunicipale non porta necessariamente a risparmi di costi significativi nella fase di aggiudicazione dei contratti, ma migliora notevolmente l’efficienza nella fase di esecuzione, riducendo in particolare i ritardi di consegna. Migliorano quindi l’efficienza complessiva dei contratti rispetto alle performance dei comuni.
Alla luce di ciò, le politiche pubbliche dovrebbero quindi incoraggiare una maggiore centralizzazione della gestione dei contratti nella fase esecutiva, sfruttando l’esperienza e la specializzazione delle unioni di comuni per migliorare i tempi di consegna dei lavori pubblici.
Per ottenere il massimo beneficio dalla cooperazione intermunicipale, è essenziale migliorare la trasparenza nelle procedure di appalto e fornire formazione adeguata ai funzionari locali. Questo non solo aiuterà a ridurre i costi di esecuzione, ma anche a rendere più alta la qualità dei servizi forniti.
I risultati dello studio indicano che i comuni più piccoli traggono benefici significativi dall’essere parte di una unione di comuni: la loro partecipazione andrebbe quindi incentivata, magari attraverso finanziamenti mirati e supporto tecnico. È fondamentale realizzare un sistema di monitoraggio continuo delle performance degli appalti gestiti dalle unioni rispetto a quelli gestiti individualmente dai comuni, che aiuti a identificare rapidamente le aree di miglioramento e a adottare misure correttive efficaci.
La cooperazione intermunicipale rappresenta un’opportunità significativa per migliorare l’efficienza degli appalti pubblici in Italia, soprattutto nella fase di esecuzione dei contratti. Le politiche pubbliche dovrebbero quindi sostenere e incentivare questa forma di cooperazione, promuovendo trasparenza, formazione e monitoraggio continuo.
Valorizzare il ruolo delle unioni di comuni, anziché procedere con il definanziamento dei comuni, può rappresentare una strategia efficace per garantire il successo dei progetti finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e migliorare la gestione dei fondi pubblici. Se molti comuni italiani sono stati criticati per la loro incapacità di spendere integralmente i fondi assegnati con il Pnrr, la cooperazione intermunicipale potrebbe essere la chiave per superare le difficoltà, permettendo una gestione più efficiente e coordinata dei fondi del Pnrr. Oggi, però, le unioni di comuni non possono partecipare direttamente alle gare d’appalto, possono farlo solo i singoli comuni membri. Questo limita l’efficacia della cooperazione intermunicipale e contribuisce alle difficoltà nella gestione dei fondi. Promuovere la partecipazione diretta delle unioni di comuni nelle gare d’appalto potrebbe quindi migliorare l’efficacia nell’utilizzo delle risorse del Pnrr.
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Savino
Anche urbanisticamente non sarebbe male accorpare i Comuni. In Italia ne basterebbero 4.000, anzichè gli attuali circa 8.000.
Luca Nasi
“Oggi, però, le unioni di comuni non possono partecipare direttamente alle gare d’appalto, possono farlo solo i singoli comuni membri.”
Questa frase non ha senso compiuto a mio avviso.
Alle gare d’appalto solitamente partecipano i soggetti appaltatori, cioè aziende pubbliche o private. Non partecipano direttamente gli enti locali che anzi bandiscono le gare. Forse volevate dire che la maggior parte dei bandi per i progetti del PNRR, che non sono gare d’appalto ma bandi di finanziamento hanno visti protagonisti i singoli comuni non essendo aperti alle candidature delle Unioni dei comuni, anche quando gestivano per i comuni tale funzione.
Il responso è che o la frase è un refuso di Chat-gpt, ma gli autori sono 4 e qualcuno poteva pure rileggerlo sto articolo, oppure c’è molta confusione sotto al cielo dell’Università del Salento.