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Il successo del Pnrr? Dipende dalla capacità di spesa dei comuni

Con oltre 41 miliardi destinati a progetti strategici, i comuni si trovano al centro dell’azione nell’attuazione del Pnrr. Ma non tutti hanno la stessa capacità di spesa, con le aree interne in particolare in difficoltà. Il ruolo delle unioni di comuni.

I comuni e il Pnrr

La quota della spesa complessiva delle amministrazioni pubbliche di competenza dei comuni è pari a circa il 7 per cento se consideriamo la spesa corrente, mentre quella relativa alla spesa per investimenti si attesta sopra al 20 per cento. Quest’ultima è risultata negli ultimi anni in costante crescita: nel 2022 ha superato i 15 miliardi di euro, con un aumento del 36 per cento in termini reali rispetto al 2016 (figura 1). È il risultato del crescente contributo dei comuni al potenziamento della dotazione infrastrutturale e allo sviluppo territoriale.

Figura 1 – Spesa in conto capitale dei comuni (2016 – 2022) miliardi di euro

Fonte: elaborazione su dati Bdap aggiornati a novembre 2023, valori reali base 2022

Coerentemente, nel quadro della realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, finalizzato a favorire la ripresa economica e a rafforzare la resilienza del paese dopo il Covid-19, i comuni giocano un ruolo centrale nell’attivazione di progetti strategici e nella realizzazione di investimenti mirati.

I comuni sono i soggetti attuatori del Pnrr in assoluto più coinvolti su tutte le Missioni, con le sole eccezioni delle Missioni 3 (Infrastrutture per una mobilità sostenibile) e 6 (salute). Dovrebbero ricevere 41 miliardi di euro, pari al 23 per cento delle risorse programmate, di cui il 61 per cento andrebbe a imprese e soggetti privati.

I dati aggiornati a novembre 2023 relativi alle procedure di gara avviate e aggiudicate sul totale degli investimenti programmati mostrano che i comuni, con una quota rispettivamente del 34 per cento e del 15 per cento, sono molto più avanti di regioni (8 e 4 per cento) e ministeri (18 e 6 per cento), ma più indietro rispetto al comparto sanitario (45 e 28 per cento) e alle province (36 e 18 per cento).

La capacità di spesa per aree

Con oltre centomila progetti nella responsabilità dei comuni è chiaro che gran parte del successo del Pnrr dipende dalla capacità di realizzazione degli investimenti del comparto comunale. 

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I comuni delle regioni centrali e del Mezzogiorno (tabella 1) hanno avviato un numero inferiore di procedure Pnrr (39 per cento al Nord, 32 per cento al Centro e 31 per cento al Sud) e, soprattutto, ne hanno aggiudicato un numero significativamente inferiore (23 per cento al Nord, 11 per cento al Centro e al Sud).

Tabella 1 – Pnrr, valore dei progetti, delle procedure di gara avviate e di quelle aggiudicate del comparto comunale per area territoriale

Fonte: Ufficio parlamentare di bilancio (Memoria della presidente nell’ambito dell’esame dell’atto 182 del 5 dicembre 2023)

Questi dati riflettono un problema che viene da lontano, infatti a livello nazionale la capacità di spesa in conto capitale media prima dell’avvio del Pnrr (2016-2020) dei comuni si attesta attorno al 55 per cento. Esistono, inoltre, forti disparità tra i comuni settentrionali, che presentano una capacità di spesa sopra la media nazionale, e quelli meridionali, che si collocano al di sotto della media (ad eccezione di Sardegna, Puglia e Basilicata). Un altro parametro che può spiegare la differente capacità di spesa è dato dalla distinzione tra centri urbani e “Aree interne” (figura 2), che sono particolarmente presenti nel Sud Italia. Dalla figura 2 si può osservare come le aree interne, soprattutto al sud, presentino capacità di spesa molto basse.

Figura 2 – Aree interne Snai e capacità di spesa in conto capitale dei comuni media 2016-2020

Fonte: elaborazione da dati della Banca dati delle amministrazioni pubbliche (Bdap) e del Sistema nazionale delle aree interne (Snai)

È chiaro che per riuscire a portare a termine i progetti previsti dal Pnrr bisogna urgentemente affrontare il problema cronico della capacità di spesa in conto capitale dei comuni. Ciò può essere fatto con celeri politiche mirate al miglioramento della efficienza ed efficacia amministrativa dei comuni e valorizzando per le aree interne uno strumento organizzativo che già esiste: le unioni di comuni, che potrebbero svolgere un ruolo essenziale nel gestire e coordinare investimenti di grandi dimensioni come quelli implicati dal Pnrr.

*Gli autori sono coinvolti nel progetto PNRR GRINS – Growing Resilient, INclusive and Sustainable ( GRINS PE00000018 – CUP C93C22005270001), finanziato dall’Unione Europea – NextGenerationEU, Spoke 7 “Territorial Sustainability”. I punti di vista e le opinioni espresse sono esclusivamente quelle degli autori e non riflettono necessariamente quelle dell’Unione Europea, nè può l’Unione Europea essere ritenuta responsabile per esse.

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  1. Savino

    PNRR sono anche riforme strutturali, sono anche opere ed azioni che rendono resiliente il Paese, che non stiamo vedendo, sia he se occupi lo Stato, sia che se ne occupino le Regioni, sia che se ne occupino i Comuni.

  2. bob

    non c’è una contraddizione in termini tra ipotizzare “unione tra i comuni” con l’ipotesi folle di autonomia differenziata? Per dirla con una battuta e vista la richiesta di alcuni “governatori” che vogliono 23 competenze cosa può succedere che una superstrada ben asfalta arrivi ai confini della Regione o del Comune e poi troviamo una strada piena di buche? Qui non si studia la Storia . O si riparte dal concetto di sistema-Paese o non si va da nessuna parte

  3. B&B

    Le commissioni urbanistiche ed edilizie, con il preventivo parere tecnico degli uffici pubblici comunali, non sanno fare i progetti ma conoscono molto bene i metodi ad excludendum per negare l’autorizzazione ai liberi professionisti, i quali, come minus habens, sono obbligati a presentare progetti ed ottenere la licenza edilizia per le costruzioni e, a monte, il piano urbanistico attuativo. Altrimenti non è possibile procedere. Perquanto riguarda le strutture invece, basta presentare le relazioni di calcolo con la documentazione necessaria e si parte.

    Nessuno ci spiega perchè il giudizio di dette commissioni, ancorchè con il parere tecnico degli uffici pubblici con personale legato ai partiti politici e massonerie, debba diventare legge.

    Cio’ senza possibilità di contraddittorio (persino in juris-prudentia ci sono 3 gradi) con una commissione terza al di fuori del potere politico comunale, per opporsi al giudizio spsso pre-formato con pretesti per diventare negativo. Invidia sociale? Ideologia politica? Corruzione? Estorsione? Incompetenza?
    Quanti danni economici e morti hanno causato gli errori degli uffici tecnici pubblici?
    CHIUDETELI!

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