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Quali sono i lavori minacciati dalle tecnologie digitali?

È semplicistico dire che intelligenza artificiale e robot sostituiranno gli umani: non tutti i lavori e non tutte le aree soffrono nello stesso modo. Una mappa delle occupazioni più a rischio delinea un quadro in cambiamento. E indica come intervenire.

L’innovazione tecnologica nel mondo del lavoro

Negli ultimi dieci anni, l’innovazione tecnologica ha suscitato molti dibattiti sull’effetto delle tecnologie digitali sull’occupazione. Ci si chiede se la rivoluzione tecnologica, basata su intelligenza artificiale, produzione di dati e automazione (Industria 4.0), possa davvero eliminare il lavoro umano. Titoli sensazionalistici parlano di robot che rubano posti di lavoro e di intelligenza artificiale che causa disoccupazione di massa. Ma queste paure sono fondate?

Un nuovo studio, “The Employment Impact of Emerging Digital Technologies”, costruisce dati inediti per chiarire come le tecnologie emergenti influenzano l’occupazione in Europa. Utilizzando i brevetti registrati tra il 2012 e il 2021, abbiamo identificato quaranta tecnologie emergenti, che spaziano dalla stampa 3D all’agricoltura intelligente, dall’e-commerce all’apprendimento automatico. Abbiamo poi usato i modelli di apprendimento automatico per creare una mappa dettagliata delle industrie e occupazioni interessate da queste tecnologie. I dati sono accessibili tramite il database pubblico TechXposure.

Il risultato? L’effetto complessivo di queste tecnologie sull’occupazione è positivo, creano più posti di lavoro di quanti ne vengano distrutti nelle aree più esposte (figura 1). Tuttavia, i risultati non sono uniformi.

Figura 1 – Cambiamento nel rapporto occupazione/popolazione ed esposizione alle tecnologie digitali emergenti

Nota: la figura mostra la relazione tra la variazione del rapporto occupazione/popolazione e l’esposizione alle tecnologie digitali emergenti nelle regioni europee (NUTS-2) tra il 2012 e il 2019. Ogni punto rappresenta una regione. La dimensione del punto è proporzionale alla popolazione nel 2010.

Tecnologie diverse, effetti diversi

Sebbene l’occupazione complessiva sia in aumento, lo studio evidenzia una polarizzazione del lavoro: le tecnologie digitali la aumentano sia nei lavori a bassa che ad alta qualificazione, ma i lavoratori a qualificazione media perdono lavoro, in linea con le tendenze degli ultimi decenni.

Le diverse tecnologie producono effetti differenti. I robot, per esempio, spesso considerati i principali responsabili della perdita di lavoro, hanno un impatto negativo sull’occupazione nelle regioni più esposte, soprattutto tra donne e lavoratori più maturi (figura 2). Tuttavia, la questione è più complessa della semplice eguaglianza “robot = perdita di posti di lavoro”. Tecnologie complementari, come quelle per l’elaborazione dei dati, hanno un effetto positivo, poiché sono di sostegno anche alle mansioni di lavoratori meno qualificati.

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Figura 2 – Effetto dell’esposizione ai robot sull’occupazione

Nota: la figura presenta i coefficienti che misurano l’effetto dell’esposizione regionale alle tecnologie digitali emergenti (standardizzati), sulle variazioni del rapporto occupazione-popolazione, espresso in punti percentuali (pp.), tra il 2012 e il 2019 nelle regioni europee, per tutti i lavoratori, donne e uomini, lavoratori giovani (tra 15 e 24 anni) e maturi (25 e 64 anni), e lavoratori poco, mediamente e altamente qualificati. Ogni pannello rappresenta una tecnologia.

Variazioni regionali e settoriali

Il nostro studio mette in luce significative differenze regionali (figura 3). Le regioni con una forte presenza di industrie esposte alle tecnologie, come il settore manifatturiero e quello delle comunicazioni, registrano i cambiamenti occupazionali più ampi, che non si ritrovano nelle regioni con industrie meno esposte. Si creano così potenziali disparità economiche e occupazionali.

Figura 3 – Distribuzione geografica dell’esposizione regionale a gruppi di tecnologie digitali emergenti in Europa

Nota: la figura illustra la distribuzione geografica dell’esposizione alle 9 famiglie di tecnologie digitali emergenti per le regioni europee più Regno Unito (NUTS-2). Le regioni sono categorizzate in decili. Le regioni sono ombreggiate in base al loro livello di esposizione, con la legenda che indica l’intervallo di esposizione. Quelle per le quali non abbiamo dati occupazionali sufficienti (NA) sono contrassegnate in grigio.

Le differenze tra regioni e industrie dipendono dalla capacità di ciascuna tecnologia di svolgere mansioni in specifiche professioni (Isco 4 cifre) e settori (Nace 3 cifre). Ad esempio, gli impiegati di ufficio sono i più esposti a tecnologie “intangibili”, relative a logistica intelligente, pagamento elettronico e mobile, autenticazione digitale e comunicazione vocale. I dirigenti, a loro volta, sono tra i più esposti a tecnologie relative a workflow management e pubblicità digitale. Addetti a impianti e macchinari sono i più esposti a tecnologie tangibili come produzione additiva e robot. Viceversa, il personale specializzato in agricoltura, gli artigiani e gli operai specializzati sono molto meno esposti a queste tecnologie digitali emergenti.

I dati prodotti, e il nostro studio, possono misurare, a un approfondito livello di dettaglio, il grado di esposizione di ciascuna categoria occupazionale e attività economica per le quaranta diverse tecnologie emerse nell’ultimo decennio (e protagoniste della rivoluzione industriale in corso).

Come affrontare la rivoluzione industriale in corso?

Dato l’impatto variegato delle tecnologie emergenti sull’occupazione, è cruciale attuare interventi mirati. I governi e le imprese devono investire nella formazione dei lavoratori, soprattutto di quelli con qualifiche medie che più rischiano di essere sostituiti dall’automazione, per fornire competenze complementari a quelle delle tecnologie usate nelle industrie.

Un approccio più articolato, che consideri l’intera gamma delle innovazioni digitali, potrebbe offrire soluzioni più efficaci alle sfide poste dal cambiamento tecnologico. Un’eccessiva attenzione su singole tecnologie, come l’IA e i robot, potrebbe oscurare gli effetti in direzione contraria di altre tecnologie complementari.

La nostra ricerca si concentra sull’Europa, ma i risultati hanno implicazioni più ampie. La rapida evoluzione delle tecnologie digitali è un fenomeno globale: comprenderne l’impatto sull’occupazione è fondamentale per affrontare il futuro del lavoro, garantendo una transizione graduale e massimizzandone i benefici per tutti. Rendendo il database “TechXposure” accessibile al pubblico, speriamo di fornire un prezioso strumento per ulteriori indagini.

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  1. Savino

    La creatività non verrà mai sostituita dall’ia. E può essere creativo chiunque, oltre alle belle arti, anche un burocrate o un commercialista o un avvocato o un architetto. La tecnologia ci sostituirà se utilizzata per colmare la pigrizia.

    • jo

      La creatività verrà sostituita, perché creare si parte sempre da dati.

      • Hahaha Impossibile che La Creatività venga Sostituita, poi Intelligenza Artificiale e Robot non Hanno Anima, Amore, Creatività (Loro usano cose già esistenti e creano Collage, Non innovano, Non creano dal Nulla), Empatia, Tocco Umano e Sentimenti. Li abbiamo e li avremo sempre noi Umani, mettitelo in Testa, Ecco la Visione: “Noi Esseri Umani puntiamo Creatività, Artigianato e hobby e IA e Robot Lavori noiosi, ripetitivi e faticosi”. Rifletti

  2. Enrico

    La riduzione della domanda di lavoratori in futuro sembra inevitabile e segue un trend millenario. Ad esempio, immagino che fino a qualche centinaio di anni fa il tasso di attività fosse virtualmente pari al 100% perché solo chi produceva cibo e riparo per sé poteva sopravvivere. Le economie avanzate “tollerano” ampie percentuali di individui in formazione, in pensione e inattivi che vengono “mantenuti” da chi lavora. La AI, come qualsiasi altra tecnologia, consentirà di lavorare meno a parità di risultati. Se, nonostante ciò, si vuole tenere impegnata una quota elevata di popolazione ci sono poche alternative: lavorare tutti ma molto meno tempo, oppure retribuire molto i pochi (sfortunati?) che lavorano in modo che possano mantenere tutti gli altri.

  3. Enrico

    (segue)
    In realtà ci sarebbe anche una terza via per massimizzare le ore lavorate e l’occupazione, ovvero sollecitare un aumento esponenziale dei bisogni, tale da assorbire tutta la maggiore produzione consentita dalle nuove tecnologie impegnando tutti gli individui. Tuttavia temo che questa soluzione finisca per violare parecchie leggi della fisica e somigli pericolosamente al circuito di produzione e spaccio delle droghe.

  4. Antonio

    Siamo arrivati alla “disumanizzazione” del genere umano e alla “lobotizzazione” della popolazione, la vera tristezza è che sembra che questo piaccia molto alle masse.
    Mi dispiace tanto dirlo ma stiamo facendo “harakiri”.
    In bocca al lupo a tutti ….

  5. Randolph Carter

    Bisognerebbe capirsi bene, Savino: ad esempio ci sono attività in cui la “creatività” non è altro che trovare la migliore soluzione coi mezzi tecnici a disposizione. La progettazione ingegneristica soggiace a leggi fisiche che semplicemente vanno applicate al meglio, chi può farlo meglio che un avanzatissimo software?
    Altra cosa non da poco: qual è la % di “creatività” in una attività? Spesso una frazione del tutto. Un esempio stupido: magari la scelta della tematica specifica da trattare in un romanzo ed alcune sue svolte possono essere meglio ideate da un autore umano, ma per tutto il resto servono ancora collaboratori? Alla fine non sarebbe comunque una riduzione del lavoro oggi considerato “creativo”, soprattutto di livello intermedio?

    Ah, tutto con le attuali tecnologie, fra 10 anni lo scenario sarà ancora più avanzato!

    • Savino

      La creatività è la creatività, cioè ciò che nasce dalla mente umana. Ricordiamoci che è l’uomo ad avere creato la tecnologia, l’informatica e la robotica e non viceversa.

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