Le chiamate al 1522 rappresentano una preziosa e tempestiva fonte di dati sulla violenza contro le donne, con informazioni che arrivano direttamente dai cittadini. L’Istat li ha raccolti in un report che traccia un quadro della parte sommersa del fenomeno.

Violenza sulle donne: quali sono i dati disponibili

Il 25 novembre Istat pubblica un nuovo report sull’utenza dei centri anti-violenza. È un tassello in più che si aggiunge al complesso sistema informativo sulla violenza di genere che l’Istituto ha messo in piedi dal 2017, grazie a un accordo stipulato con il Dipartimento per le Pari opportunità.

La raccolta di dati aggiornati sul fenomeno della violenza sulle donne segue le indicazioni della Convenzione di Istanbul, ratificata dall’Italia il 19 giugno del 2013. Il sistema informativo, infatti, contiene ragguagli sulla prevenzione, sulla protezione (attraverso l’indagine censuaria sui Cav e sulle case rifugio) e sulla corretta azione penale nei confronti degli autori. Per realizzare il sistema informativo integrato si utilizzano sia fonti da indagine che i dati amministrativi (ricorrendo alle fonti dal ministero dell’Interno e della Salute).

Solo le indagini sul campo, tuttavia, possono fornire dati attendibili sulle dimensioni della violenza di genere nel nostro paese: i dati amministrativi e censuari, così come l’indagine sull’utenza dei Cav, infatti, forniscono informazioni sulla violenza emersa (sia denunciata che non). Disporre di tali dati non è sempre facile e tempestivo, soprattutto quando si parla di un fenomeno che è in continua evoluzione, compresa la sua estensione alla realtà virtuale. Nel 2025 partirà la nuova edizione dell’indagine sulla sicurezza e il benessere delle donne: i risultati consentiranno di osservare i cambiamenti nel corso del tempo del fenomeno (l’ultima indagine è stata condotta nel 2014) sia in termini quantitativi (la prevalenza del fenomeno tra le italiane e le straniere) che qualitativi (nuove forme di violenza di genere). Ma nel frattempo? Quali altri dati utilizzare per avere un’idea non solo dell’incidenza del fenomeno, ma anche della crescita (o meno) di consapevolezza tra le vittime?

Una nuova cornice metodologica

Durante la pandemia, mancando altre fonti di dati, Istat ha sviluppato le potenzialità informative del 1522, il numero di pubblica utilità messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari opportunità della presidenza del Consiglio dei ministri, per sostenere e aiutare le vittime di violenza di genere e stalking. I dati, compreso l’aggiornamento del terzo trimestre 2024 del nuovo report, sono frutto di un lavoro di costruzione congiunta con l’organizzazione non governativa che gestisce il numero, volta a renderli quanto più possibile adatti a fini statistici.

Il percorso di costruzione congiunta tra Istituti di statistica e i produttori dei dati – i cittadini, le organizzazioni non governative e le istituzioni – ha una nuova cornice metodologica (citizen-generated data) nell’ambito della quale convergono gli interessi degli organismi statistici internazionali (si veda a questo proposito l’UN Data Forum, recentemente conclusosi a Medellin). Si tratta di un framework del tutto nuovo che si affianca alla produzione statistica del dato tradizionale. La nuova cornice metodologica si presta particolarmente bene alle esigenze di tempestività nel raccogliere dati sulla violenza e sulle richieste di aiuto da parte delle vittime.

I dati sul terzo trimestre del 1522, come per le pubblicazioni dei trimestri precedenti del 2024 e 2023, sono stati raccolti tramite una nuova piattaforma di archiviazione delle informazioni (utilizzabile a fini statistici) che registra le conversazioni con le operatrici del servizio.

Cosa ci dicono le chiamate al 1522

Rispetto ai periodi precedenti, l’andamento del terzo trimestre del 2024 continua a mostrare una crescita del ricorso al 1522, con un incremento del 37,3 per cento delle chiamate valide rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, pari a 15.349 chiamate in termini assoluti (tavola 1 e 1bis).

Tra i motivi che inducono le vittime a chiedere aiuto, lo stalkingregistra un forte aumento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente (+97 per cento). Continuano a crescere anche le cosiddette chiamate fuori target (+36,6 per cento rispetto allo stesso trimestre dello stesso anno).

L’Istat ha effettuato un approfondimento tecnico su questo tipo di chiamate (utilizzando tecniche di machine learning) dal quale risulta che in molti casi si tratta di chiamate coerenti con gli obiettivi del servizio, ma più difficili da intercettare da parte delle stesse operatrici. L’aumento di questo tipo di chiamate potrebbe quindi essere in qualche modo connesso al più complesso problema dell’underreporting (si veda qui).

Il 1522 svolge anche una funzione di snodo a livello territoriale tra i servizi di supporto, mettendo in contatto le vittime con i servizi di protezione disponibili più vicini. In continuità con i trimestri precedenti, si registra un aumento delle chiamate indirizzate a centri e servizi antiviolenza, case protette e strutture di accoglienza per vittime (94,6 per cento). Sempre di più, quindi, il 1522 costituisce uno strumento utile per rafforzare la rete di protezione a livello locale a supporto delle vittime.

In continuità con i trimestri precedenti, la tipologia di violenza “principale” subita da circa la metà delle vittime è quella fisica (43,1 per cento), seguita da quella psicologica (35 per cento).

Il fenomeno dell’underreporting

Tra le tavole disponibili, a cui si rimanda per una visione completa del report, vale la pena accennare a uno dei fattori che incidono sul problema dell’underreporting, che non ha solo a che fare con la denuncia o non denuncia (a cui si arriva dopo un percorso spesso difficile da intraprendere), ma con lo stato d’animo delle vittime di violenza. La tavola 3 evidenzia come sia la paura, la soggezione, a condizionare l’atteggiamento delle vittime.

I dati che arrivano semplicemente dalle chiamate e dalle chat di richiesta di aiuto ci raccontano moltissimo del sommerso, di tutta quella parte dell’iceberg che non arriva ai centri antiviolenza, alle forze dell’ordine e ai servizi ospedalieri. La scelta adottata di sfruttare fonti alternative di dati, peraltro, risponde non solo all’esigenza di tempestività, ma anche di risparmio delle rilevazioni. Sarà interessante, alla fine del prossimo anno, confrontare i dati del 1522 con quelli provenienti dalla indagine sulla sicurezza e il benessere delle persone, che coinvolgerà un campione rappresentativo di donne italiane e straniere.

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