Dall’Indice sull’uguaglianza di genere 2022 emergono in modo chiaro gli effetti negativi generati dalla pandemia sulla condizione delle donne in tutta Europa. Anche in Italia i progressi riguardano solo la sfera del potere, grazie a leggi specifiche.
Autore: Claudia Villante
Attualmente Esperto Nazionale Distaccato presso EIGE (European Institute for Gender Equality), e' primo ricercatore in Istat. Ha lavorato presso l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro (Anpal) e l’Istituto nazionale analisi delle politiche pubbliche (Inapp). Si è occupata di valutazione delle politiche sociali e del lavoro, con particolare riferimento all’impatto sulle fasce deboli ed ha ricoperto diversi incarichi di esperta per l’analisi di genere delle politiche pubbliche. Ha svolto attività di docenza presso l’Università di Roma dove ha conseguito un dottorato di ricerca in “Sistemi sociali e analisi delle politiche pubbliche
La ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne riporta alla luce i numeri drammatici dei femminicidi e lo stato di emergenza in cui vivono le vittime di violenza. Alcuni passi in avanti sono stati fatti, ma sono ancora troppo timidi.
Fanno riflettere i dati della recente indagine Istat sull’accettabilità sociale della violenza di genere. È evidente la necessità di una strategia più ampia che punti sulla prevenzione, oltre a rafforzare la protezione delle vittime e a punire gli autori.
Accanto ai numeri rilevati dalle indagini, c’è un altro indicatore che misura la portata della violenza di genere nel nostro paese: è il numero verde 1522. L’analisi su chi e perché telefona può aiutare a definire gli interventi più idonei per le vittime.
Sono pochi i ragazzi di origine straniera che frequentano i licei. Più che suscitare polemiche sulle singole scuole, il dato dovrebbe far riflettere sulla scarsa qualificazione di una futura forza lavoro che dovrebbe compensare il calo demografico.