Le chiamate al 1522 rappresentano una preziosa e tempestiva fonte di dati sulla violenza contro le donne, con informazioni che arrivano direttamente dai cittadini. L’Istat li ha raccolti in un report che traccia un quadro della parte sommersa del fenomeno.
Tag: Claudia Villante
Nel 2022-2023 il 13,5 per cento delle donne che lavorano sono state vittime di molestie sessuali e le più giovani sono le più colpite. Se la situazione è migliorata rispetto al passato, anche recente, resta molto da fare, soprattutto sul piano culturale.
La corruzione è ancora diffusa nel nostro paese, tanto da essere ritenuta quasi inevitabile per ottenere alcuni servizi. Ma i cittadini sono altrettanto consapevoli che si tratta di un fenomeno che nuoce alla società e che andrebbe sempre denunciato.
In tutto il mondo la violenza contro le donne trova nei social media un canale di grande diffusione. I contenuti pubblicati online rappresentano una nuova fonte di dati per analizzare e monitorare il fenomeno. Confermando le sue radici culturali profonde.
Nonostante i tanti passi avanti nel contrasto alla violenza sulle donne, dai dati emerge il ritratto di una società italiana ancora permeata di pregiudizi di genere. Per determinare un vero cambiamento culturale bisogna puntare sull’educazione.
La ricorrenza della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne riporta alla luce i numeri drammatici dei femminicidi e lo stato di emergenza in cui vivono le vittime di violenza. Alcuni passi in avanti sono stati fatti, ma sono ancora troppo timidi.
Fanno riflettere i dati della recente indagine Istat sull’accettabilità sociale della violenza di genere. È evidente la necessità di una strategia più ampia che punti sulla prevenzione, oltre a rafforzare la protezione delle vittime e a punire gli autori.
Accanto ai numeri rilevati dalle indagini, c’è un altro indicatore che misura la portata della violenza di genere nel nostro paese: è il numero verde 1522. L’analisi su chi e perché telefona può aiutare a definire gli interventi più idonei per le vittime.
Sono pochi i ragazzi di origine straniera che frequentano i licei. Più che suscitare polemiche sulle singole scuole, il dato dovrebbe far riflettere sulla scarsa qualificazione di una futura forza lavoro che dovrebbe compensare il calo demografico.