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Il piacere di pagare di più per l’acqua

Il servizio idrico integrato ha davanti a sé sfide difficili, che richiedono investimenti e dunque aumenti della bolletta. Con un paradosso sui consumatori disposti a pagare di più. Serve più informazione su cosa significa oggi gestione dell’acqua.

Nuove sfide per il servizio idrico integrato

Il servizio idrico, di questi tempi, è chiamato a rispondere a numerose questioni: dagli impatti del cambiamento climatico sul regime delle precipitazioni e dunque sulla gestione delle acque meteoriche, al riuso delle acque reflue depurate, al recupero di energia e nutrienti dai fanghi, ai controlli per la sicurezza dell’acqua potabile e la prevenzione di contaminazioni delle fonti, al potenziamento dei trattamenti di depurazione per rimuovere microinquinanti, alla tutela degli ecosistemi e ai servizi ecosistemici per la rigenerazione della risorsa idrica.

Tutti questi obiettivi fanno parte di un nuovo paradigma del servizio idrico integrato che viene delineandosi con il pacchetto delle direttive europee che sono state discusse e approvate in questi anni: dalla direttiva sulla sicurezza e la qualità delle acque potabili (direttiva Ue 2020/2184) a quella sulle acque reflue (direttiva Ue 2024/3019). Si tratta di nuove prospettive che si aggiungono agli obiettivi di miglioramento della qualità del servizio già codificati nel percorso voluto dalla regolazione Arera in materia di qualità tecnica (deliberazione 917/2017/R/IDR e successive) e ai nuovi indicatori che guardano alla messa in sicurezza degli approvvigionamenti, chiamando a un impegno collettivo tutti agli utilizzatori di acqua, in primo luogo come agricoltori e industria.

Con ogni probabilità il percorso richiederà un deciso innalzamento del volume degli investimenti: dagli attuali 60 euro pro-capite all’anno verso un valore forse superiore ai 100 euro pro-capite, in linea con le migliori esperienze europee.

Non si può sottacere che ciò comporterà inevitabilmente la necessità di una crescita della tariffa del servizio idrico. I cittadini sono pronti a aderire al percorso di miglioramento?

Quanto siamo disposti a pagare per migliorare la gestione dell’acqua?

Una indicazione utile per rispondere alla domanda è quella di capire la disponibilità a pagare, ossia l’esborso monetario che ciascuno è disposto a sostenere in cambio di un miglioramento del servizio.

Abbiamo dunque indagato la disponibilità a pagare per una migliore gestione del ciclo dell’acqua nelle nostre città, intervistando un campione rappresentativo di mille cittadini italiani.

Per una bolletta per l’acqua media di circa 355 euro all’anno (tre componenti), la disponibilità media a pagare per migliorare il servizio è pari al +2,8 per cento. È anche emerso un ulteriore fenomeno, il quale, seppur completamente razionalizzabile alla luce della teoria economica, ha risvolti abbastanza paradossali: più siamo soddisfatti del servizio, meno siamo disponibili a sostenere un costo aggiuntivo per migliorarlo ulteriormente.

L’indagine registra infatti che una maggiore soddisfazione agisce da inibente della disponibilità a pagare, riducendo l’accettazione sociale degli aumenti della tariffa necessari a sostenere il miglioramento. La quota di coloro che dichiarano una disponibilità a pagare pari a zero decresce dal 70 per cento tra i cittadini che valutano il servizio come “ottimo” sino al 30 per cento tra coloro che lo valutano come “gravemente insufficiente”. Specularmente, la quota di chi è disposto a sostenere un aumento superiore al 5 per cento della bolletta dell’acqua si riduce dal 30 per cento tra coloro che valutano il servizio “gravemente insufficiente” a meno del 10 per cento tra chi lo valuta “ottimo”.

Figura 1

Più informazione per far crescere la domanda di miglioramento

È qui il paradosso: dobbiamo scontentarei cittadini per renderli più “disponibili” a desiderare un miglioramento? Certamente no! Quale lezione allora possiamo trarre?

L’indagine ha rilevato anche che gran parte dei cittadini non sanno cosa sia il “servizio idrico integrato”. II 67 per cento degli italiani crede che sia confinato alla sola fornitura di acqua potabile; solo un italiano su cinque riconosce correttamente che il servizio idrico integrato ricomprende anche la raccolta e la depurazione delle acque sporche, i controlli per la sicurezza dell’acqua potabile, la manutenzione delle reti e il ripristino degli ecosistemi.

Non conoscendo il perimetro del servizio idrico, come si può conoscere la portata delle sfide che si hanno di fronte? Come è possibile inquadrare le mancanze e i ritardi che ancora oggi rappresentano gravi ostacoli alla sostenibilità ambientale?

La sfida diventa allora quella di disseminare una conoscenza approfondita del servizio idrico – tramite un’informazione semplice e oggettiva, per apprezzarne a pieno il valore e valutare correttamente non solo la sua qualità, ma anche le mancanze che permangono.

Perché è proprio dalla comprensione delle sfide della gestione dell’acqua che può nascere il desiderio per un servizio migliore: mitigazione e adattamento al cambiamento climatico, gestione di inquinanti emergenti, decarbonizzazione, recupero di energia e fertilizzanti, drenaggio urbano e riuso delle acque reflue.

Per fare questo occorre ri-narrare il servizio idrico, oltre l’esperienza quotidiana che ruota attorno al “rubinetto”: non è più possibile valutare la soddisfazione nel servizio riferendosi esclusivamente alla propria esperienza di servizio. Occorre una visione più ampia dell’intero ciclo dell’acqua e dell’impatto delle attività umane su di esso, evidenziando gli obiettivi da raggiungere e l’attuale stato dell’arte.

Le istituzioni sono dunque chiamate a evidenziare i necessari miglioramenti, generando una “positiva insoddisfazione”, una spinta gentile che si traduca in volontà di progresso.

In un contesto in cui l’urgenza del cambiamento climatico chiama all’azione, desiderare – provocatoriamente – un aumento della bolletta dell’acqua può essere una legittima aspirazione di tutti i cittadini, se vi si associa la gratificazione di avere contribuito a migliorare l’ambiente e a ridurre il fardello per le generazioni future.

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  1. Savino

    I grillini che volevano l’acqua pubblica spero si siano resi conto delle reti idriche colabrodo e delle partecipate pubbliche in cui ci sono solo gli amici degli amici.

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