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Per i tribunali piccolo non è sempre bello

Dieci anni fa c’è stata una riorganizzazione della geografia giudiziaria. La dimensione media dei tribunali è aumentata, come per i cittadini la distanza dagli uffici giudiziari. Il risultato? È diminuita la domanda di giustizia, ma è migliorata l’offerta.

La riforma dei tribunali

La riforma della geografia giudiziaria è stato il più significativo intervento di razionalizzazione e riorganizzazione del sistema giudiziario effettuato in Italia: il numero dei tribunali è stato ridotto da 165 a 140 e sono state chiuse tutte le 220 “sezioni distaccate”, dislocate in una sede diversa da quella principale. L’intervento ha quindi comportato, da un lato, l’accorpamento di tribunali di minori dimensioni in quelli limitrofi e, dall’altro, l’accentramento delle sezioni distaccate presso la sede principale.

Le due immediate conseguenze della riforma sono state l’aumento della dimensione media dei tribunali e l’aumento della distanza tra i cittadini e l’ufficio giudiziario di riferimento – quella media oggi è di 14 chilometri – con ripercussioni sia sulla domanda che sull’offerta di giustizia.

A oltre dieci anni dalla sua introduzione, è possibile valutare alcuni effetti della riforma. Si tratta anche di un buon caso di studio per analizzare la scala ottimale per l’erogazione dei servizi pubblici, che deve bilanciare i vantaggi di efficienza che derivano dalla specializzazione con la necessità di garantire un’adeguata accessibilità ai servizi.

Perché si è ridotta la litigiosità

Secondo i risultati di un recente studio, la riforma ha comportato una riduzione della litigiosità, presumibilmente per i maggiori costi connessi con l’aumento della distanza dai tribunali: secondo le stime illustrate nella figura 1.a, un aumento della distanza di 5 chilometri è associato a una riduzione del numero di procedimenti iscritti del 6 per cento. Il pannello b della stessa figura suggerisce che la minor litigiosità abbia riguardato materie soggette a una maggiore discrezionalità nella scelta di procedere o meno con il giudizio.

L’effetto stimato è infatti concentrato in alcune materie dove vi sono procedimenti – come le cause condominiali, nell’ambito dei diritti reali, e i casi di modesto importo per quanto riguarda la responsabilità extracontrattuale – per i quali un piccolo aggravio dei costi di accesso può scoraggiare l’insorgere del contenzioso. Nelle stesse materie, inoltre, la parte che avanza una pretesa può ragionevolmente attendersi di ottenere soddisfazione con modalità diverse rispetto al ricorso giurisdizionale.

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Figura 1 – Effetto della riforma della geografia giudiziaria sulla domanda di giustizia

Nota: I pallini mostrano gli effetti della riforma sulle iscrizioni di nuovi procedimenti (mentre le barrette rappresentano i corrispondenti intervalli di confidenza), per anno e materia. I pallini verdi si riferiscono alla differenza osservata (fatta pari a zero quella dell’anno prima della riforma) tra i tribunali interessati da un accentramento delle sezioni distaccate e quelli non interessati dalla riforma mentre i pallini rossi alla differenza tra i tribunali che hanno accorpato altri tribunali e quelli non interessati dalla riforma.

Più procedimenti conclusi

Dal lato dell’offerta, nelle materie e nei tribunali interessati dalla riforma, il numero di procedimenti conclusi è aumentato del 5 per cento (figura 2.a). I miglioramenti hanno riguardato soprattutto le materie più complesse (figura 2.b), ovvero quelle che sono strutturalmente caratterizzate da tempi di risoluzione più lunghi, e i tribunali che inizialmente erano meno efficienti. Materie e tribunali sono quelli dove sono stati plausibilmente maggiori gli effetti delle economie di scala e di specializzazione.

Gli effetti sulla capacità di risolvere le controversie si sono riflessi positivamente anche sulla durata del contenzioso che, per effetto della riforma, si è ridotta del 5 per cento.

Gli effetti positivi sull’offerta di giustizia hanno riguardato prevalentemente l’accentramento delle sezioni distaccate, mentre i guadagni di efficienza sono stati meno positivi nel caso dell’accorpamento dei tribunali soppressi, per i quali le difficoltà organizzative nella transizione verso il nuovo assetto sono state probabilmente maggiori. Il risultato è in linea con quello di un altro questo lavoro che ha considerato solo quest’ultima dimensione della riforma.

Figura 2 – Effetto della riforma della geografia giudiziaria sull’offerta di giustizia

Nota: I pallini mostrano gli effetti della riforma sulle iscrizioni di nuovi procedimenti (mentre le barrette rappresentano i corrispondenti intervalli di confidenza), per anno e materia. I pallini verdi si riferiscono alla differenza osservata (fatta pari a zero quella dell’anno prima della riforma) tra i tribunali interessati da un accentramento delle sezioni distaccate e quelli non interessati dalla riforma mentre i pallini rossi alla differenza tra i tribunali che hanno accorpato altri tribunali e quelli non interessati dalla riforma.

L’importanza della digitalizzazione

In linea generale, i risultati del lavoro suggeriscono che i benefici che derivano dalla riorganizzazione siano maggiori dei costi, anche se alcune condizioni sono necessarie perché se ne dispieghino pienamente gli effetti. Ad esempio, la fusione dei tribunali richiede una integrazione e interoperabilità dei sistemi, per evitare che la trasmissione dei fascicoli da quello accorpato a quello accorpante ritardi gli effetti positivi sull’offerta di giustizia e sulla qualità del servizio. I processi di digitalizzazione in atto potrebbero rendere meno onerosi in futuro eventuali ulteriori interventi di razionalizzazione.

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  1. Savino

    A Nordio interessa solo la rivalsa verso gli ex colleghi magistrati. Non ha compiuto un atto che migliori effettivamente il sistema Giustizia.

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