I consigli di amministrazione delle banche dovrebbero sorvegliare i vertici in modo da agire da contrappeso quando eccessi di sicurezza portano a mosse azzardate. E negli ultimi anni Banca d’Italia e Eba hanno varato normative perché acquisiscano le competenze necessarie per farlo. Due approcci.
I DISASTRI NEL BANKISTAN
Il Bankistan è un paese enorme e poco noto, che per anni è stato affetto da un impressionante numero di disastri aerei. Circostanza assai sfortunata, visto che il Bankistan dipende pesantemente dagli aeroplani per trasferire risorse dalle regioni in surplus a quelle in deficit. Le autorità hanno sperimentato molti sistemi per ridurre la frequenza, o almeno la gravità, degli incidenti. Piste di atterraggio più lunghe, aerei più piccoli, vincoli sulla quantità massima di carburante, separazione tra vettori e gestori degli scali… ma per anni ogni misura è parsa vana. Finché a qualcuno è venuta l’idea di controllare che i conducenti avessero il brevetto di pilota, scoprendo che molti ne erano sprovvisti. Qualcuno ci sapeva fare con la chitarra elettrica, altri col lavoro a maglia; altri ancora (i “tecnici”) sapevano guidare la Panda. Dopo qualche mese di corso di volo la situazione è tornata alla normalità; molti dei vincoli precedentemente introdotti hanno anzi potuto essere rimossi, con effetti positivi sulla profittabilità delle compagnie aeree, sul costo dei biglietti e sull’efficienza dei trasporti.
La vicenda ha qualcosa da insegnare a chi si occupa di vigilanza bancaria. A sei anni dalla crisi dei subprime, un sistema finanziario appesantito da riforme complesse e costose appare ancora molto vulnerabile ai disastri. Ma il pilota sa guidare? La domanda non è rivolta ai top manager, che di norma conoscono molto bene i meccanismi del credito e i relativi rischi, ma ai consigli di amministrazione che dovrebbero sorvegliare i vertici, agendo da tempestivo contrappeso agli eccessi di sicurezza che possono portare anche il migliore dei banchieri a inanellare una sequenza di mosse azzardate. Negli ultimi anni Banca d’Italia e Eba (l’Autorità bancaria europea) hanno varato alcune normative per “mandarli a scuola di volo”. Le nuove regole, tuttavia, disegnano uno scenario ancora in trasformazione.
DUE APPROCCI A CONFRONTO
Secondo l’Eba (e in particolare le sue Linee guida n. 44 emanate nel 2011), ogni membro del cda deve avere e conservare nel tempo esperienze e competenze adeguate, tali da consentirgli una comprensione aggiornata del business della banca, incluse le aree di cui non è direttamente responsabile. Ne consegue che la banca deve disporre di un processo robusto per accertare i requisiti dei singoli consiglieri, rilevare periodicamente i “gap” tra le competenze richieste dal ruolo e quelle effettivamente possedute e sulla base di tali scostamenti predisporre programmi di formazione personalizzati. È il cosiddetto “approccio del meccanico”, che quando apre il cofano deve saper mettere le mani un poco dappertutto: non può proclamarsi esperto di carburatori e ignorare il funzionamento dello spinterogeno.
Secondo la Banca d’Italia (che l’11 gennaio 2012 ha emanato una circolare in materia), nei consigli delle banche devono essere presenti soggetti con competenze diffuse tra tutti i componenti e opportunamente diversificate, in modo da consentire che ciascuno dei componenti possa contribuire ad assicurare un governo efficace dei rischi in tutte le aree della banca. Qualcuno dice che questa impostazione aprirebbe le porte a figure professionali fortemente specializzate: gli imprenditori che sanno tutto di esportazioni, ma ignorano come funziona l’Euribor, gli informatici che non hanno mai visto un contratto derivato, gli esperti di patti parasociali che praticano la partita doppia solo al circolo del tennis. È il cosiddetto “approccio dell’orchestra”: uno sa suonare la tromba, l’altro il violino, e l’insieme può riuscire gradevole e armonioso.
UNA DICOTOMIA SOLO APPARENTE
La dicotomia tra le regole internazionali e quelle italiane in realtà è soltanto apparente, perché la Banca d’Italia – forse la più europeista tra le istituzioni di vigilanza nazionali – ha lealmente sottoscritto le linee guida dell’Eba, che sono dunque parte integrante della sua agenda e dei suoi principi di supervisione. Si va dunque verso un’orchestra di polistrumentisti, visto che la logica della rilevazione dei gap e dei piani di formazione personalizzati imporrà a tutti, magari gradualmente, di imparare a mettere le mani sotto il cofano. Sarà un processo positivo, ma non per questo facile o indolore. Gli aerei diverranno più sicuri, ma i cda delle banche dovranno farsi carico con pazienza e umiltà di un’adeguata crescita professionale. Chi ancora crede che il violino sia uno strumento a fiato dovrà smettere di soffiarci dentro e procurarsi un archetto.

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