Servirebbero tagli di spesa pubblica per almeno 30 miliardi e poi un contributo dei più abbienti per la sanità: sono tante le perplessità sull’ipotesi di una flat tax per tutti i contribuenti. Come tutelare dipendenti e pensionati rispetto al fiscal drag.

Dove trovare 30 miliardi

Il progetto dell’Istituto Bruno Leoni sulla flat tax al 25 per cento estesa di fatto a tutte le basi imponibili è sicuramente, tra quelle che giravano nel 2018, quella più organica, interessante e stimolante da un punto di vista scientifico. Riproponiamo di seguito alcune perplessità che in parte erano state evidenziate con Massimo Baldini (2019).

Per essere realizzata, la proposta implica una spending review di circa 30 miliardi. Sicuramente si tratta di un tema centrale. Personalità molto autorevoli ci hanno provato, ma senza esito. Probabilmente qualcosa potrebbe essere fatto, ma 30 miliardi sembrano veramente tanti. Nel caso in cui si desideri mantenere lo stesso livello di spesa attuale, che in rapporto al Pil è più o meno pari a quello della Germania e inferiore a quello della Francia, sarebbe necessario avere una flat al 35 per cento.

Il contributo per la sanità

La proposta dell’Istituto Bruno Leoni, per essere finanziariamente sostenibile, introduce un contributo sanitario a carico delle famiglie abbienti (con soglia per un single di 35mila euro e per una famiglia sui 70/80mila euro), che dovrebbero scegliere se rimanere nel servizio sanitario nazionale e quindi pagare il contributo oppure uscirne. Stessa sorte potrebbe capitare all’istruzione. Con molta probabilità le famiglie abbastanza abbienti opterebbero per l’assicurazione privata. Ma se così fosse verrebbero a mancare i loro contributi sanitari, che dal punto finanziario sono fondamentali anche per finanziare adeguate cure a coloro i quali versano pochi contributi perché meno abbienti.

Altro elemento da non trascurare è che alcuni contribuenti si troverebbero a pagare più di quanto versano attualmente. I forfettari passerebbero dal 15 al 25 per cento, l’Iva salirebbe di 3 punti con conseguente aumento dei prezzi. Come la prenderebbero tutti i lavoratori autonomi? Stessa cosa toccherebbe ai percettori del reddito da affitto con cedolare secca: dal 21 si passerebbe al 25 per cento.

Il fiscal drag di dipendenti e pensionati

Un’ultima considerazione fa riferimento all’utilità della flat tax nella tutela dei contribuenti dipendenti e pensionati dall’effetto del fiscal drag e quindi alla nostra volontà di “immolare il benessere di quei contribuenti sull’altare della progressività per scaglioni, laddove invece potrebbero salvaguardarlo accettando il principio della progressività per deduzione (…) La difesa del potere d’acquisto di dipendenti e pensionati dovrebbe prevalere sulla pura e semplice (e certamente legittima) conservazione dell’esistente”.

In realtà, la salvaguardia dal fiscal drag utilizzando una progressività ottenuta con aliquota unica e deduzione non avviene, poiché anche in questo caso l’aliquota media è crescente con il livello del reddito. Quest’ultimo fenomeno, assieme all’inflazione, è proprio la causa del fiscal drag.

Il drenaggio fiscale non si avrebbe solo nel caso di flat tax senza deduzione, che è esattamente ciò che è attualmente in vigore per gli autonomi forfettari. Quindi se si vuole mantenere un sistema di imposta sul reddito progressivo ed evitare il fiscal drag non è possibile prescindere da un regime dove deduzioni e limiti di eventuali scaglioni siano indicizzati all’inflazione.

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