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Il buio oltre l’Imu

Le misure sull’Imu varate ieri dal Governo sono state dettate da esigenze politiche, poco sensate sul piano economico. Restano molte incertezze sulle coperture e sui finanziamenti ai comuni. E la service tax che entra in vigore dal 2014 è avvolta nelle nebbie di decisioni ancora tutte da prendere.


LA TRANSIZIONE
“Grande vittoria di Silvio Berlusconi, abolita l’Imu” come titolano i giornali? Dal prossimo anno, niente più tasse locali sugli immobili? Tutti felici? E i comuni come si finanziano? Più che altro si tratta di un grande pasticcio, dettato da esigenze politiche e mediatiche, poco sensate sul piano economico. Ma vediamo di capirci qualcosa, andando per ordine. Cominciamo dal 2013.
L’unica cosa certa è che la prima rata dell’Imu 2013 sulla casa di residenza abituale, bloccata a giugno, è definitivamente abolita. Quei soldi non si dovranno più dare.
È anche abolita la seconda rata dell’Imu sugli immobili delle società costruttrici destinati alla vendita, ma non ancora venduti. Ed è introdotta la possibilità di portare in deduzione per imprese e professionisti l’Imu pagata sugli immobili, per il 50 per cento, dalle imposte sui redditi, Irpef e Ires (non Irap).
Dove si trovano i soldi per finanziare queste riduzioni di imposte? Da un taglio del 10 per cento delle spese per gli acquisti intermedi dei ministeri e degli investimenti fissi e da un’accelerazione dei pagamenti dei debiti della pubbliche amministrazioni per circa 7 miliardi nel 2013. Questi naturalmente sono un costo (aumentano il debito pubblico), ma sui pagamenti ricevuti le imprese pagano l’Iva, che è invece un incasso netto per lo Stato. Sono anche un’entrata pro-tempore, non strutturale.
E i comuni come sono compensati per l’abolizione della prima rata dell’Imu? Lo Stato mette a disposizione a partire dal 5 settembre 2,5 miliardi di euro. È dubbio però che queste risorse siano sufficienti, visto che per il 2013 molti comuni avevano incrementato le aliquote Imu del 2012, e i 2,5 miliardi fanno riferimento al gettito 2012. Non solo. Non è chiaro neanche come le risorse saranno ripartite tra i comuni, se a un’aliquota standard uguale per tutti (ma allora i comuni che l’avevano aumentata per coprire le spese come faranno?) oppure alle aliquote effettive.
In questa situazione di incertezza, molte amministrazioni comunali, a cominciare da Milano e Roma, non hanno ancora chiuso i bilanci per il 2013: è facile prefigurare che ora aumenteranno al massimo le aliquote dell’Imu prima casa, contando sul fatto che la seconda rata non verrà comunque pagata dai propri cittadini e che lo Stato sarà costretto a compensarle per il mancato gettito Imu all’aliquota più elevata. E i comuni più efficienti, quelli che hanno già chiuso i bilanci? Peggio per loro.
Che succede alla seconda rata dell’Imu sulla prima casa, quella di dicembre 2013? Non si sa. C’è un impegno politico ad abolirla, ma al momento non ci sono i soldi e dunque per la copertura tutto viene rimandato alla legge di stabilità. Aspettiamo fiduciosi. Anche perché ora una caduta del Governo diventa davvero più difficile, perché altrimenti la seconda rata Imu dovrebbe essere pagata e, per le ragioni già dette, all’aliquota più alta: nessuna forza politica può correre il rischio di andare alle elezioni con un simile fardello.
Nel frattempo, con il decreto approvato ieri, sono state fatte altre due cose. È stata ridotta la cedolare secca sugli affitti, dal 19 al 15 per cento. La cedolare secca e i meccanismi di dichiarazione degli affitti a essa associata, che secondo la Ragioneria avrebbe dovuto portare a un’emersione degli affitti in nero per il 75 per cento del totale, non ha in realtà funzionato. Ora lo Stato ci riprova, tagliando ulteriormente l’aliquota.
Nel frattempo (e questa sì che è un’innovazione utile) viene reintrodotta la tassazione in sede Irpef delle rendite catastali sugli immobili di proprietà, non adibiti a prima residenza e non locate, così eliminando l’assurda discriminazione per cui sulle case non locate si pagava solo l’Imu, mentre su quelle locate, l’Imu e le tasse sul reddito o la cedolare secca. Solo il 50 per cento delle rendite catastali sarà tassato in sede Irpef, ma siccome il Governo Monti aveva più o meno raddoppiato le rendite al momento dell’introduzione dell’Imu, i contribuenti persone fisiche pagheranno all’incirca quanto pagavano prima dell’introduzione dell’Imu (circa 2 miliardi di gettito).
A REGIME
E a regime? Come funzioneranno le cose a partire dal 2014? Davvero non ci sarà più l’Imu? La risposta onesta è che non si sa.
A partire dal 2014, i comuni verranno finanziati con una nuova imposta, detta “service tax” (gli anglicismi piacciono, si vede che se i contribuenti pagano un’imposta in inglese sono più contenti).  Tale service tax è ancora largamente indefinita nelle sue caratteristiche e verrà probabilmente discussa e approfondita nei prossimi mesi (cioè troppo tardi, visto che i comuni l’imporranno a partire dal 2014 e prima di allora ci sono ancora molte cose da definire), a partire probabilmente dai decreti attuativi sul federalismo del 2012 di calderoliana memoria che già la prevedevano.
Quello che si sa, perché c’è una nota politica del Governo del 28 agosto e perché di varie ipotesi di service tax si parla nel documento di Fabrizio Saccomanni reso pubblico il 6 di agosto, è il seguente. La nuova imposta, che dovrebbe sostituire anche l’attuale Tares (un’imposta comunale, 30 centesimi al metro quadro, ma che va a finanziare lo Stato), sarà divisa in due componenti, Tari e Tasi.
La Tari è un’imposta sui rifiuti e prende il posto dell’attuale Tarsu, la tassa sui rifiuti urbani (per i comuni che ancora ce l’hanno) o della Tia (la tariffa comunale sui rifiuti) per i comuni che già l’hanno adottata. Basata sul principio di “chi inquina, paga”, dipende sostanzialmente dalla superficie dell’immobile, dal numero dei componenti del nucleo familiare e, per le imprese, dalla tipologie della produzione. Non è chiaro quali spazi di azione avranno i comuni nella determinazione di questa imposta, ma siccome deve sostanzialmente garantire la copertura della spesa per la raccolta rifiuti, come già fanno la Tarsu e la Tia, non ci dovrebbero essere effetti rilevanti di gettito rispetto alla situazione attuale.
Molto più misteriosa è invece la Tasi, l’imposta sui servizi indivisibili. Le viene attribuito il compito di sostituire l’Imu sull’abitazione di residenza, e il Governo si è impegnato a garantire ai comuni gli stessi spazi di azione su questa imposta che avevano sull’Imu prima casa. Dunque, la Tasi deve valere attorno ai 6 miliardi di euro (nel caso che i comuni sfruttino al massimo gli spazi di azione).
Chi paga la Tasi? Affittuari e proprietari, inclusi naturalmente i proprietari residenti. L’idea è che i servizi comunali indivisibili vanno a vantaggio sia di chi vi risiede – e dunque la devono pagare i residenti, compresi gli affittuari – sia dei proprietari, perché i servizi aumentano il valore degli immobili. Su che cosa si paga la Tasi? Non è chiaro. Sarà il comune a scegliere come base imponibile la superficie o il valore catastale dell’immobile. È dunque del tutto possibile che il comune decida di reintrodurre la base imponibile Imu per il pagamento dell’imposta. E nella maggior parte dei casi sarebbe probabilmente un’ottima idea, nonostante i ben noti limiti dell’attuale catasto, altrimenti il proprietario di una casa di 100 metri quadri in periferia pagherebbe quanto il proprietario di un attico della stessa dimensione nel centro della città.
In termini grossolani,  rispetto all’Imu attuale, la Tasi trasferirirà parte dell’onere tributario dai proprietari agli affittuari, che sono generalmente più poveri. Dunque, un trasferimento dai poveri ai ricchi o ai meno poveri, nella migliore tradizione nostrana. Anche se è probabile che l’Imu fosse già in parte traslata sugli affittuari sotto forma di affitti più elevati e dunque l’effetto reale sarà forse più limitato di quello formale.
E per il contribuente residente e proprietario dell’abitazione che cosa cambia? Pagherà di meno o di più rispetto a ora, con l’Imu prima casa? Non si sa. Siccome i comuni, o almeno alcuni comuni, dovranno comunque tener conto della superficie, è probabile che ci guadagneranno quelli che vivono in case di grande valore (catastale) e ci rimetteranno tutti gli altri. Resta naturalmente un mistero perché la maggior parte degli italiani dovrebbe essere contenta di questo passaggio, tant’è che l’abolizione dell’Imu era diventato il mantra di tutte le forze politiche e non solo di Berlusconi.
 
 

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24 commenti

  1. marco parigi

    Perché mai sarebbe “assurda discriminazione” nn pagare irpef su case nn locate? Le case locate producono un reddito monetario quelle nn locate no, mi pare una differenza nn da poco. O si ritiene tassabile il quantum di “utilità” che uno deriverebbe da una seconda casa? Non so, pagano la service tax e quindi i servizi, che c’entra il reddito?

    • Fabio Lombardo

      Il concetto di “affitti in nero” è familiare?

      • marco parigi

        ah, quindi se io ho, per ipotesi, una casa in campagna dove vado ogni tanto dovrei pagarci – oltre alle giustissime sui servizi, etc – tasse su un reddito che non esiste perché un altro si suppone affitti la sua in nero? cool. Tanto più che la maggioranza delle seconde case sfitte non sono appunto affittate, in nero o no, ma servono per recarcisi.

        • Fabio Lombardo

          Lo Stato non è capace o non vuole stabilire la realtà dei fatti. E alla maggior parte di noi va benissimo così, inutile nasconderselo, al fine di fare un po’ più o meno quello che si vuole.
          Ma siccome lo Stato ha dei bisogni ed è composto da burocrati che sono in primo luogo cittadini ecco la contro soluzione: più tasse a pioggia per tutti. I veri furbi le schiveranno comunque. Gli altri pagheranno mugugnando.
          PS: Avrei potuto rispondere che al posto della fantomatica villa di montagna ci sarebbe potuto essere un simpatico bilocale in zona universitaria, perennemente sfitto, ma da quale arrivano sempre rumori e grida…

      • Umbe

        Guarda che x evitare il nero, ci vuole poco: se la casa ha utenze attive, vale a dire luce e gas (soprattutto il secondo, per la prima puó essere necessaria x la manutenzione ordinaria) allora significa che é abitata e quindi o si trova l´affittuario in nero o la usa il proprietario anche saltuariamente (le seconde case intestate a un coniuge). Ha ragione chi propone di dare tutto in mano ai Comuni, in modo che vadano a stanare chi affitta in nero, se lo vogliono…

        • AM

          I piccoli e medi comuni, se lo vogliono veramente, non hanno bisogno di aiuto per stanare gli affitti in nero e le seconde case travestite da prime case. In questi piccoli centri si sa tutto di tutti.

    • Otto

      Perchè in Italia c’è sempre il vizio di tassare il patrimonio e non il reddito. Bah

  2. Federico

    Dopo mesi di dibattiti sul destino dell’ IMU, finalmente la montagna ha partorito il topolino. Hanno abolito un’imposta, ma hanno introdotto, per lo stesso gettito, una nuova tassa che probabilmente, tipico del nostro paese con i moltissimi “non si sa”, si pagherà sempre sulla rendita catastale per la quale, è ovvio, i servizi offerti dai Comuni, non potranno aumentare ma addirittura diminuiranno data la mancanza di risorse finanziarie e l’obiettivo di risparmio. Adesso che hanno abilito l’ IMU possono sostenere che non si può avere tutto e i presupposti per l’aumento dell’IVA ci sono tutti. Togliere con una mano per prendere con l’altra è la strategia per risollevare il paese ?

  3. alias

    e perchè i comuni non applicano l’imu su 2 distinte case di proprietà di 2 coniugi, che se le sono debitamente intestate, così ciascuno di essi possiede e abita la propria, unica, sacrosanta “prima casa”? forse perchè così si salvaguarda la “demografia” dei piccoli centri di mare/montagna/campagna?

  4. Marany

    Molto interessante. C’è solo una imprecisione, perchè TARSU e TIA sono già state abolite nel 2013 e sostituite dalla TARES (art. 14 del D.L. 201/2011, modificato poi da L. 24/12/12 n. 228) che è costituita da componente sui rifiuti + componente su servizi indivisibili. La TASER sarà molto simile alla TARES, pare, oltre a esserne un anagramma.

  5. Alberto

    Si può eufemisticamente concludere che il legislatore italiano non conosce il saggio ammonimento “semplice è bello” ; tutto troppo complicato, tra rinvii, acconti, cancellazioni vere o presunte, con la solita aggravante che il contribuente vive in una continua incertezza che certo non aiuta i possibili investimenti produttivi
    Ma una semplice tassa unica (bassa) in base ai metri quadri? Senza distinzione di reddito, 1a o 2a casa, fitta non sfitta ecc.

  6. Massimo Matteoli

    Il problema vero (IMU o TARES che sia) è che lo stato continua a prelevare fondi con tasse che invece si vorrebbero locali. Ciò stravolge tutto, ma dubito che il gettito della nuova “service tax” andrà per intero agli enti locali perchè è troppo comodo per il governo centrale riscuotere imposte usando come gabellieri i comuni.
    La cosa è doppiamente folle, perchè nel contempo lo stato, mentre con una mano prende con l’altra finanzia per miliardi di euro gli enti locali.
    La cosa più seria da fare sarebbe attribuire ai comuni la tassazione sugli immobili, abolendo i contributi statali.
    Che siano i cittadini-contribuenti a valutare poi con il voto l’operato delle proprie amministrazioni ed il valore dei servizi che ricevono in cambio delle tasse che pagano..
    Ne guadagneremo anche in efficenza, perchè un sindaco che spende le tasse dei propri cittadini è sicuramente più attento ed oculato di cui che usa i soldi ricevuti da Roma.
    Per prima cosa bisogna, però, esserne convinti noi e l’opinione pubblica.ed imporre questo come tema centrale del dibattito, invece di questa uggiosa discussione su prima casa sì, prima casa no.

    • AM

      Giusto che il gettito delle tasse locali vada ai comuni e giusto che i cittadini che pagano le imposte giudichino gli amministratori comunali, ma allora per le amministrative debbono poter votare anche i proprietari delle seconde case, quelli che pagano più imposte. Se si concede poi il voto agli immigrati residenti non proprietari di immobili si arriva all’assurdo che un immigrato tunisino che ha la residenza a Rapallo (e che già vota alle elezioni in Tunisia) può concorrere ad eleggere il sindaco di Rapallo, mentre un pensionato milanese che per 6 mesi all’anno vive nel Tigullio e che qui paga le imposte si vede rifiutare il diritto di voto.

  7. Giovanni

    A mio giudizio la distinzione tra prime case e case date in affitto è pura demagogia. E’ vero che le seconde danno un reddito, ma questo è già abbondantemente tassato. Il proprietario potrebbe provare a scaricare l’IMU sull’inquilino, con il brillante risultato di far pagare la tassa a chi non ha la casa, oppure accollarsi la spesa, con il che la redditività diventa ancora minore, ammesso poi che l’inquilino paghi regolarmente, cosa sempre più rara. Il mercato degli affitti sarà sempre più asfittico, alla faccia dell’esigenza della mobilità territoriale. La vicenda mi ricorda il ’68, quando i proprietari erano visti come sfruttatori da bastonare, mentre spesso si tratta di persone che hanno investito i risparmi per crearsi una sicurezza per l’avvenire.

  8. AM

    Fortunatamente la tassazione IRPEF sulle case sfitte non è stata reintrodotta e si è evitato il solito pastrocchio all’italiana. E’ infatti un’assurdità che un’imposta sui redditi colpisca redditi che non esistono. Se si vogliono punire i proprietari di case sfitte si introduca una patrimoniale sugli immobili sfitti. Ma ci vuole coraggio. Forse la parola “patrimoniale” spaventa i politici italiani.

  9. enrico

    Un articolo molto interessante. Dal dibattito di questi giorni non riesco però a capire o ad immaginare come la nuova imposta interesserà le seconde case nell’impianto complessivo. Condivido quindi con i lettori una serie di interrogativi. In particolare, se ad essere “ritoccata” sarà solo l’Imu sulla prima casa, assisteremo ad una doppia tassazione delle seconde case e a pagare saranno sia affittuari che proprietari (per lo stesso immobile)? Inoltre, in questo modo, non sarà sostanzialmente un’ Imu più leggera sulle prime case grazie esclusivamente al nuovo gettito degli affittuari? O si procederà ad una revisione complessiva dell’ Imu anche per le seconde case (in questa ipotesi perchè non si parla mai del gettito complessivo Imu ma solo dei 4 miliardi dell’abitazione principale)? Lasciando l’Imu sulle altre abitazioni invariata, i due effetti di cui si parla nell’articolo non vanno a sommarsi aumentando a dismisura il costo degli affitti?

    • lavoceinfo

      Approva
      Inviato da iPhone
      Il giorno 01/set/2013, alle ore 11:43 AM, “Disqus” ha scritto:

  10. Alberto

    Come sempre dipende dal punto di vista. Per lo stato l’esigenza è coprire i buchi (creati da chi e come) che di volta in volta si formano con l’aumento del prelievo, spesso fantasioso e troppo spesso iniquo per non dire altro, di tasse, imposte, accise, bolli, infiniti balzelli.
    Questa ormai va in direzione contraria all’esigenza di chi produce in Italia non essendo più competitivi con le aziende di stati concorrenti e contraria all’esigenza di chi, dovendo dare sempre di più, non riesce più ad arrivare alla fine del mese o arranca.
    Come sempre si tratta di capire in quale direzione si vuole andare.
    Quando l’ultima azienda che ha lottato sul mercato fino all’ultimo e seppur con rammarico sarà costretta a chiudere (le ragioni a quel punto sono inutili), i risparmi, se non prelevati prima con l’ennesimo fantasiosa giustificazione per l’esigenza di coprire i buchi, terminati, le sorti del paese quali saranno ? Dovremmo sperare che qualcuno voglia acquistare quel che rimane ?

  11. Alberto

    Una volta la “patrimoniale” sulla casa avveniva una tantum, poi l’anno esatta costantemente introducendo ICI e poi IMU. Mi faccia capire cosa intende ulteriore patrimoniale e soprattutto perché se Caio possiede un bene, come la casa da locare, deve essere costretto a locarla ad ogni costo a qualcuno il quale, se non vuole pagare la pigione, lo stato lo tutela perché è la parte più debole; per avere il diritto, non di essere pagato, ma di evitare che persista questo stato di “non percepimento” richiede processi di mesi/anni e lo stato in ogni caso (vd. immobili commerciali) esige imposte su locazioni non percepite.

    • Umbe

      Anche io non ho capito perché si parlio di “… assurda discriminazione…” tra case locate e non locate in via di principio, ancora di píu in un frangente in cui trovare un affittuario sia un´impresa (parlo x esperienza) solo piú piccola di trovarne uno che paghi regolarmente. DI cosa devo essere “punito”, di non voler affittare? Anche l´ipotesi di una IMU x case sfitte mi sembra al limite del legale e del lecito: ho una casa, pago spese condominiali come gli altri condomini, pago eventuale IMU e mi tassano su redditi che non percepisco. Mi si passi la battuta: allora mi diano la possibilitá di pagare in modo figurativo…

    • AM

      orse non sono stato chiaro. Intendevo solo dire che un’imposta sul reddito (IRPEF) che colpisce una casa realmente sfitta (non affittata in nero) quindi ovviamente senza reddito, ha di fatto il significato di un’imposta patrimoniale. In Italia era così sino all’introduzione dell’IMU da parte del Governo Monti.

  12. patrizio

    Credo che sia urgente una revisione catastale complessiva. I mezzi ci sono – da google earth in avanti. E vanno riviste le rendite e le classificazioni. Poi si possono fare modifiche alle aliquote.

  13. Gianni M.

    E no!! In Italia si tassa sia il patrimonio che il reddito…il problema è proprio questo. Non solo ti tassano il reddito, ma su quello che compri con ciò con ti rimane dopo aver pagato le tasse, te lo ritassano ancora!!

  14. FLAVIO

    L’incremento degli affitti a motivo dell’introduzione dell’Imu ovvero dell’incremento dell”Ici ad Imu è molto teorico in quanto il locatore non può traslare questo maggiore costo sull’inquilino per l’intera durata del contratto. Un incremento è ipotizzabile per i contratti nuovi o in scadenza, pertanto gli effetti sono in gran parte futuribili, compreso il fatto, non secondario, che un aumento dell’affitto può rendere l’inquilino moroso con tutte le conseguenze del caso

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