Il nostro paese ha bisogno di capitale umano per uscire non solo dalla recessione, ma anche dalla stagnazione che l’ha preceduta. C’è un capitale umano che possiamo acquisire subito. E’ quello dei piccoli numeri, dei talenti che girano per il mondo e che si interrogano oggi su com’è cambiata la geografia del mondo dopo la crisi per decidere dove andare. Pochi innesti di qualità possono significare grandi cambiamenti nella nostra economia. Oggi i 2000 studenti di dottorato stranieri in Italia, in 9 su 10, pensano solo a scappare appena finiti gli studi perché sfiniti dai rinnovi dei permessi di soggiorno, dalle forche caudine cui vengono sottoposti dalle nostre leggi sull’immigrazione. Introduciamo subito un visto per gli studenti (come il J1 negli Stati Uniti) che permetta di risiedere, entrare ed uscire legalmente dal nostro paese per tutta la durata del corso di studi. Deve essere concesso sulla base di una lettera di accettazione dell’università che accoglie il dottorando e che ha tutti gli incentivi ad ammettere solo gli studenti con maggiori potenzialità. A quel punto potranno pensare solo a studiare senza dover frequentare a lungo le nostre questure in attesa di un rinnovo del permesso, che poi arriva immancabilmente quando è già scaduto. Le nostre politiche dell’immigrazione dovranno poi garantire una corsia preferenziale a chi ha studiato da noi e ha una laurea o un dottorato. Chi viene da noi deve già sapere che al termine del corso di studi verrà messo nella stessa condizione degli studenti italiani nel cercare un impiego.
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Ermione D'Annunzio
Evito di commentare. Il livello di didattica anche di grandi università italiane è scadente.Le possibilità di impiego sono poche anche per le laureate o i laureati italiani.Il senso di libertà di applicare altri metodi ,appresi anche all’estero o tramite corsi anche non universitari,delle persone laureate ,dottorate ,specializzate è pari allo zero. L’istruzione di persone che vengono dall’estero dovrebbe mirare a migliorare le condizioni dei loro Paesi di provenienza,non creare concorrenza in Italia,perché per l’appunto ,è comunque difficile che portano innovazione ,le persone laureate ,dottorate ,specializzate italiane possano applicare quell’innovazione nelle loro ricerche ,nelle professioni che svolgono perché non provano libertà,hanno paura di mobbing se applicano concetti diversi,hanno paura di qualsiasi giudizio che possa buttare fango sulle loro possibilità di carriera :dopo le innovazioni apprese anche da colleghe/colleghi dall’estero,c’è il tema delle relazioni sessuali che possono nascere in ambito universitario che ,data la visione della studiosa/studioso quale asessuato o sposato per vie misteriose che con le relazioni e il sesso non c’entrano,è un tema connesso col fango ,data la visione del sesso non come possibilità di relazioni ,come tutte le manifestazioni affettive,d’amicizia,ma come manifestazione di corruzione e sporcizia e irregolarità.