La recessione è finita, per ora, nel Regno Unito. Merito delle Olimpiadi di agosto. I dati inglesi non possono però essere una valida ragione di rammarico per la rinuncia al progetto Roma 2020. Ai tempi di Italia ’90 nel nostro paese non ci fu nessuna accelerazione nell’andamento del Pil. E di quell’evento non rimane nessuna traccia positiva nei dati di contabilità nazionale. La spesa pubblica in infrastrutture e grandi opere non accelera la crescita nello stesso modo in tutti i paesi.
Dopo una sequenza di tre trimestri negativi cominciata nel quarto trimestre 2011, la recessione è finita, almeno nel Regno Unito. La stima preliminare dell’Office for National Statistics (Ons) parla chiaro: nel terzo trimestre il Pil è aumentato di un bel +1 per cento rispetto al trimestre precedente, in tal modo recuperando in un colpo solo una buona parte delle perdite di Pil sofferte nei trimestri precedenti (pari rispettivamente a -0,4, -0,3 e -0,4 per cento).
EFFETTO LE OLIMPIADI NEL REGNO UNITO
Come mai il Pil va meglio nel Regno Unito proprio quando l’Europa del Sud è prigioniera di una durissima recessione e anche l’Europa del Nord e dell’Est, che finora hanno fatto faville, vedono rallentare i loro tassi di crescita trimestre dopo trimestre? La risposta c’è e – per una volta – è molto semplice. Si chiama effetto Olimpiadi.
Già, perché a Londra ci sono state le Olimpiadi nel mese di agosto 2012. E ciò ha portato a un boom di consumi e investimenti paralleli che hanno probabilmente sostenuto in modo consistente l’economia inglese. Bisogna dire “probabilmente” perché la stima preliminare del Pil non include stime separate per le sue varie componenti. È però presumibile che la stima definitiva, se confermerà il dato preliminare, mostrerà un boom combinato della domanda interna, appunto, di consumi e investimenti.
In tempi grami come questi, il premier inglese David Cameron può certamente fregarsi le mani per la soddisfazione. Almeno per ora.
NIENTE LACRIME DI COCCODRILLO PER ROMA 2020
Vedendo i dati inglesi, a qualche nostalgico della crescita a colpi di investimenti infrastrutturali e faraonicheopere pubbliche potrebbe venire in mente di sollevare di nuovo un tema discusso con calore nei mesi scorsi. Si potrebbe cioè chiedersi cosa sarebbe successo se, anziché fare un passo indietro, il Governo Monti avesse tirato dritto con il progetto di portare a Roma le Olimpiadi del 2020, anziché accantonarlo. Chissà, magari anche l’Italia, oltre al Regno Unito, potrebbe godersi se non già oggi una ripresa consistente come quella inglese, almeno un’attenuazione della recessione grazie alla messa in opera dei lavori preventivi per l’Olimpiade.
È possibile. Però, i dati relativi alla più recente esperienza nazionale di questo tipo – i mondiali di calcio di Italia ’90 – indicano che le cose allora non sono andate così. In quella occasione, l’evento sportivo non portò ad alcuna accelerazione del Pil. Anzi.
Naturalmente, ci sono tanti elementi che influenzano la crescita del Pil trimestrale di un paese. Come minimo, tuttavia, di Italia ’90 non rimane nessuna traccia positiva nei dati di contabilità nazionale. Gli eventi sportivi fanno bene al Pil quando il denaro pubblico è speso bene. In Italia, invece, le opere si finiscono anni dopo lo svolgimento dell’evento. La spesa pubblica in infrastrutture e grandi opere non accelera la crescita nello stesso modo in tutti i paesi. Il che suggerisce che Monti era nel giusto a non volere Roma 2020.
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