Dal 2008 al 2012 in Italia sono state chiuse oltre 1.500 filiali bancarie. Per le grandi banche la stretta è stata soprattutto sulla rete degli sportelli nel Mezzogiorno, dove invece sono cresciute i piccoli istituti. La relazione tra numero di dipendenti per sportello e finanziamento alle Pmi.
COME LE BANCHE REAGISCONO ALLA CRISI
La crisi economico-finanziaria che ha investito il nostro paese a partire dal 2008 è per entità e durata di portata straordinaria. La recessione che l’Italia sta fronteggiando non ha infatti eguali nella sua storia. E le banche italiane ne risultano evidentemente scosse e poste sotto tensione. In questo contesto, le politiche adottate dall’industria bancaria sono rivolte ad affrontare la crisi e a rivedere le modalità di interazione con la clientela, in particolare tramite strategie che riguardano la presenza sul territorio attraverso gli sportelli bancari e mediante la forza lavoro.
Abbiamo approfondito il tema, confrontando in particolare il contesto italiano con quello europeo. (1)
Dal 1997 al 2012 in Italia la tendenza del numero medio di sportelli ogni 100mila abitanti è stata complessivamente crescente, anche se in riduzione dal 2008 al 2012, mentre nell’area euro si è registrata una flessione nell’intero periodo (grafico 1).
Grafico 1 – Area euro: sportelli bancari ogni 100mila abitanti
* Sono esclusi Cipro e Lussemburgo data la loro funzione di “hub” finanziario.
La Francia non è riportata nel grafico per la presenza di discontinuità statistiche tra il 2005 e il 2006.
Fonte: elaborazioni Cer su dati Bce ed Eurostat.
Dall’inizio della crisi economico-finanziaria è in corso in Italia un netto ridimensionamento: dal 2008 al 2012 sono state chiuse oltre 1.500 filiali bancarie. Benché la riduzione del numero di sportelli sul territorio sia stata generalizzata, per le banche grandi è derivata soprattutto da una stretta sulla rete degli sportelli nel Mezzogiorno. (2) Proprio in queste regioni, invece, la dinamica degli sportelli delle banche piccole è stata positiva ed è andata ad attenuare l’effetto negativo sull’aggregato nazionale della flessione nella rete di sportelli dei grandi istituti. (3) L’effetto di sostituzione non è stato sufficiente a evitare la riduzione complessiva nel Mezzogiorno, dove permane una rete di sportelli molto sottodimensionata rispetto al Centro-Nord, giustificata anche dalle ridotte masse intermediate da ogni singola filiale.
Non è invece possibile annoverare tra le cause della flessione delle filiali il maggior ricorso agli sportelli automatici (Atm), la cui numerosità si è costantemente ridotta a partire dal 2010, con una dinamica ancor più negativa di quella delle filiali operative. La tecnologia sembra invece avere un impatto non trascurabile sui canali di vendita remoti, quelli cioè legati a internet e phone banking. Questi canali hanno registrato negli ultimi quindici anni una netta accelerazione in termini di numero di clienti interessati. Nel periodo post-crisi, e dopo il picco di utilizzatori del 2010, si è osservato comunque un arretramento nel numero di clienti, collegabile al contesto economico non favorevole.
SPORTELLI CON MENO DIPENDENTI
La comparazione internazionale circa il numero medio di dipendenti bancari ogni 100mila abitanti evidenzia nel periodo uno scenario speculare rispetto a quello delle filiali: l’Italia è infatti uno dei paesi che ha diminuito il numero pro-capite di bancari, attestandosi nel 2012 su un livello inferiore alla media dell’area euro.
Osservando la dinamica del numero medio di dipendenti per filiale si riscontra, per l’intera area euro, una sostanziale stabilità della dimensione degli sportelli nel periodo 1997-2012, con circa dodici dipendenti ciascuno. L’Italia ha invece mostrato una flessione, che ha portato la dimensione media degli sportelli nel 2012 al di sotto della media dell’Eurozona.
Grafico 2 – Crescita annua del numero medio di dipendenti per sportello e tasso di crescita dei finanziamenti a Pmi e grandi imprese
Note: (1) Relazione statisticamente significativa all’1%. (2) Relazione statisticamente non significativa.
Fonte: elaborazioni CER su dati Banca d’Italia
La dimensione media degli sportelli costituisce però un fattore fondamentale nelle relazioni con la clientela, soprattutto imprenditoriale. Utilizzando dati macroeconomici su base regionale per il periodo 2008-12 abbiamo esaminato la relazione esistente tra il numero medio di dipendenti per singolo sportello, nell’anno t-1, con la dinamica dei finanziamenti alle imprese nell’anno t. (4) Su base regionale le due variabili risultano essere correlate positivamente, con una relazione statisticamente significativa. In altri termini, nelle regioni dove il numero medio di dipendenti per sportello ha registrato un tasso di crescita più elevato, i finanziamenti sono aumentati a loro volta nel periodo successivo, e viceversa. Il risultato mette in evidenza come la dimensione dello sportello stia assumendo un ruolo sempre più importante nella gestione delle pratiche di finanziamento, in particolare in quella di screening dei beneficiari, in quanto la maggiore incidenza dei crediti deteriorati spinge le banche verso una maggiore selettività.
Si ha una conferma di questa interpretazione osservando il grafico 2 che riporta la relazione tra la dinamica della dimensione degli sportelli e quella dei finanziamenti erogati alle piccole e medie imprese, nella parte di sinistra, e alle imprese grandi nella parte di destra. (5) Si osserva come il legame tra le due variabili sia positivo e statisticamente significativo solo nel caso delle imprese di minore dimensione, quelle per cui i rapporti banca-cliente sono basati sul cosiddetto relationship banking. Una minor presenza di forza lavoro nelle filiali bancarie può quindi avere l’effetto di ridurre la possibilità di acquisire soft information, cioè quelle informazioni qualitative sul prenditore di fondi che sono legate a un rapporto interpersonale.
In definitiva, le ristrutturazioni bancarie in corso stanno producendo effetti non solo per gli azionisti e i lavoratori del settore, ma anche per l’intera economia attraverso i riflessi sul mercato del credito.
È importante che il “netto cambio di passo” invocato per gli istituti di credito dal Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, tenga conto anche degli aspetti più strettamente legati ai rapporti tra banche e imprese.
(1) L’analisi è stata condotta per la stesura del Rapporto Banche CER 2/2013, di prossima uscita.
(2) Sono grandi gli istituti di credito con fondi intermediati medi superiori ai 9 miliardi di euro.
(3) Sono piccoli gli istituti di credito con fondi intermediati medi inferiori ai 9 miliardi di euro.
(4) Sono state adottate due diverse frequenze temporali (t e t-1) al fine di ridurre la potenziale endogeneità degli indicatori.
(5) Sono stati considerati finanziamenti destinati alle imprese di piccola e media dimensione quelli di importo inferiore a un milione di euro.
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Tommaso
Una domanda: le imprese per le quali i tassi di crescita del credito al tempo t sono positivi non sono anche più produttive delle altre? Perchè se questo è vero, l’effetto macro potrebbe essere positivo.
PisolinolUltra
In merito alla riduzione della rete degli sportelli delle grandi banche nel mezzogiorno e alla compensazione (parziale) di tale effetto da parte degli istituti di credito, forse è utile ricordare che ciò risulta collegato al processo di concentrazione che ha caratterizzato il settore italiano. Il 2007, infatti, coincide con l’inizio delle prime operazione di concentrazione, la cui autorizzazione da parte dell’antitrust è stata condizionata alla cessione di un elevato numero di sportelli, acquisiti proprio dalle banche medio-piccole. Una descrizione di ciò è contenuta nell’IC42 pubblicata recentemente dall’AGCM.
Detto ciò, nella fase di confronto internazionale, potrebbe essere interessante confrontare un indice di concentrazione del settore.
Mario
il razionamento del credito dovrebbe essere causato più dal deleveraging delle banche, dalla frammentazione dei mercati finanziari e dalla conseguente divergenza nei costi di approvvigionamento delle banche dei vari paesi. Non dovrebbe essere correlato con la dimensione media dello sportello che, anzi, è una decisione che le banche avrebbero dovuto prendere da tempo per ridurre i costi del personale e migliorare la produttività.
Dario
Buon articolo, ma siete sicuri che la relazione tra
sportelli e credito a PMI sia di causalità? Anche se testati con un anno di differenza, non potrebbe esistere una causa terza, come l’andamento dell’economia (leggi crisi), che provoca una diminuzione degli sportelli e, contemporaneamente, una diminuzione dei finanziamenti (vuoi per minor disponibilità di credito, vuoi per minor richiesta, vuoi per entrambe)?
Mi aspetto che le osservazioni positive siano relative al 2008/9 e poi tendano a scendere con la crisi/stretta
del credito. Questa discesa continua potrebbe (condizionale) far sì che i dati evidenzino un apparente relazione di causalità diretta tra sportelli a t-1 vs finanziamento PMI a t, mentre la “vera” causa è il trend economico discendente.