Lavoce.info

Pubblico impiego: tanto a pochi, poco a tanti*

I privilegi di cui godono i vertici della pubblica amministrazione valgono anche per i livelli più bassi del pubblico impiego? I casi del comparto scuola e dei vigili del fuoco sembrano dirci il contrario. Un confronto con il Regno Unito.

In precedenti puntate abbiamo mostrato che in Italia le retribuzioni dei parlamentari, dei  dirigenti ministeriali,  dei diplomatici, e dei giudici della corte costituzionale tendono ad essere ben più alte di quelle dei loro colleghi britannici o  tedeschi.  Anche se il raffronto per ora è limitato solo ad alcuni settori, il quadro che ne emerge sembra abbastanza chiaro: agli alti livelli, la pubblica amministrazione italiana è una fonte di notevoli privilegi.

Questa conclusione è vera anche per i livelli più bassi della pubblica amministrazione, che ovviamente riguardano la stragrande maggioranza dei dipendenti?  I confronti internazionali non sono facili, perché è spesso complicato trovare due persone con esattamente le stesse qualifiche e le stesse mansioni. In quest’articolo consideriamo due categorie di dipendenti pubblici i cui livelli stipendiali sono quasi perfettamente comparabili in Italia e Gran Bretagna: insegnanti e vigili del fuoco.

INSEGNANTI

La tabella 1 mostra le remunerazioni totali (al lordo delle tasse) di un insegnante di ruolo di scuola elementare in Italia e in Gran Bretagna. Le remunerazioni sono espresse in euro. Per convertire i salari britannici abbiamo usato il tasso di cambio corretto per la parità del potere d’acquisto, per tener conto dei diversi costi della vita nei due paesi. In Italia la remunerazione dipende solo dall’anzianità(1). In Gran Bretagna vi sono 6 livelli all’interno della “Main Scale”, e 3 livelli all’interno dell’ “Upper Pay Scale(2). Al contrario dell’Italia, il passaggio di livello è condizionato a una valutazione.

La colonna 1 mostra lo stipendio medio tabellare italiano, di un insegnante  delle scuole primarie (le vecchie “elementari”), di un insegnante laureato delle scuole secondarie, e di un dirigente scolastico (i vecchi “presidi”). La colonna 3 include anche tutte le spese accessorie e indennità varie, esclusa la “RIA”, la  retribuzione individuale di anzianità. (3) La colonna 5 mostra le medie corrispondenti per la Gran Bretagna (mentre i dati britannici distinguono tra dirigenti di scuole primarie e secondarie, la distinzione non è disponibile per l’Italia). Nelle colonne “In rapporto al Pil procapite” abbiamo diviso i dati della colonna immediatamente a sinistra per il Pil procapite, che è più alto in Gran Bretagna.

La conclusione è incontrovertibile: le remunerazioni medie degli insegnanti sono più basse in Italia, sia in termini assoluti che in rapporto al Pil procapite. La differenza si attenua, e anzi si inverte, nel caso dei dirigenti scolastici: la media in termini assoluti è simile nei due paesi, ma in rapporto al Pil è più alta in Italia.

Tabella 1

perotti_teoldi1Note:
1. Stipendio (inclusa tredicesima)  + Indennità di vacanza contrattuale.
2. Stipendio (inclusa tredicesima)  + Indennità di vacanza contrattuale + retribuzione di posizione (parte fissa)
3. Stipendio (inclusa tredicesima)  + Indennità di vacanza contrattuale  + tutte le spese accessorie e indennità varie (esclusa RIA). Fonte: “Conto annuale del personale 2012”, Ragioneria Generale dello Stato.
4. Stipendio medio. Include “all allowances”. Fonte: Department for Education, School Workforce in England November 2012. Sono considerate le “maintained school”.  I dirigenti scolastici inglesi possono avere un salario che va da un minimo di 49.716 a un massimo di 123.291€. Si veda l’ulteriore nota metodologica al seguente link.

Il grafico 1  fornisce un’informazione visiva su due carriere “tipiche” in Italia e Gran Bretagna Abbiamo supposto che in Italia  (linee verde chiaro e verde scuro) un insegnante inizi a lavorare a 24 anni come insegnante di ruolo (ovviamente questo non avviene quasi mai, ma questo fornisce il limite superiore alla carriera di un insegnante italiano, e rafforza le nostre conclusioni).

Leggi anche:  Nuove regole europee di bilancio: cosa cambia per regioni e comuni

In Gran Bretagna l’insegnante inizia  nella Main Scale  al grado M1, e abbiamo ipotizzato  tre traiettorie: la linea rossa (“solo main scale”) assume che l’insegnante progredisca dal grado M1 al grado M6 della Main Scale in 20 anni e lì si fermi; la line arancione (“main and upper scale”) assume che l’insegnante  progredisca fino al Grado M6 della Main Scale dopo 10 anni e poi continui fino al grado U3 dell’Upper Scale; la linea blu (“progressione regolare”) assume che l’ insegnante progredisca dal grado M1 al grado U3 a intervalli di lunghezza uniforme. In tutti i casi, abbiamo assunto che l’insegnante vada in pensione a 65 anni.

Come si vede, la traiettoria italiana è sempre sotto quella britannica.

Grafico 1

grafio_perottiteoldi

 

VIGILI DEL FUOCO

Passiamo ai vigili del fuoco. La tabella 2 riporta le remunerazioni in Italia e in Gran Bretagna, dai contratti nazionali e di contea, partendo dal livello più basso. Anche in questo caso le remunerazioni britanniche sono nettamente maggiori, sia in valore assoluto sia in rapporto al Pil. In questo caso la differenza (sia assoluta sia percentuale) aumenta con il grado.

Tabella 2

Schermata 2014-02-19 alle 11.32.48Fonte: UK Fire and Rescue Service è su base locale, suddiviso in 55 contee o gruppi di contee.  Per l’Uk è stato preso in esame il caso del Berkshire. Lo stipendio italiano è il risultato di stipendio tabellare, indennità di rischio, indennità di vacanza contrattuale, indennità di turno, indennità nottura e (ai gradi applicabili) maggiorazione di rischio (v. contratto collettivo vigente)

CONCLUSIONI

Da precedenti lavori pubblicati in questa serie di articoli si può concludere attendibilmente che i dirigenti pubblici italiani sono ben pagati e, nei casi che abbiamo studiato, più dei loro colleghi britannici o tedeschi.

Ai livelli più bassi dell’amministrazione pubblica, invece, l’evidenza empirica (anche qui nei due casi che abbiamo studiato) suggerisce l’opposto: i dipendenti pubblici italiani sono meno pagati dei loro pari grado britannici. La differenza, nel caso della scuola, si attenua e si inverte a livello di dirigenti scolastici.

Leggi anche:  L'ultimo tesoretto*

Una parte di questo differenziale potrebbe essere spiegata con il fatto che gli insegnati britannici, al contrario di quelli italiani, sono sottoposti a valutazione e hanno un orario contrattuale maggiore (5). Ma, anche tenendo conto di questi fattori, riteniamo che la conclusione principale sia incontrovertibile: mentre ai livelli alti della pubblica amministrazione i dirigenti italiani sono pagati più dei loro colleghi britannici, ai livelli più bassi non c’è alcuna evidenza di una sproporzione significativa. Al contrario vi è qualche evidenza che i dipendenti della statali italiani siano pagati meno dei loro colleghi britannici.

 *Roberto Perotti coordina un gruppo di lavoro della segreteria di Matteo Renzi sulla spesa pubblica. Il contenuto di questo articolo rappresenta le idee personali di Roberto Perotti e non è stato in alcun modo sottoposto alla visione né tantomeno al vaglio preventivo di alcun componente del gruppo di lavoro o della segreteria.

 

 

(1) La tabella della progressione in Italia e Gran Bretagna è  disponibile a questo indirizzo. Per Gran Bretagna si son considerati i dati su England and Wales (no London area).
(2) Dal settembre 2014, rimarranno vigenti solo il minimo e il massimo della scala: in quel range, ogni scuola potrà stabilire liberamente lo stipendio di ogni singolo insegnante.
(3) La RIA è un assegno determinato dal valore per classi e scatti in godimento al 31 dicembre 1986, con l’aggiunta della valutazione economica dei ratei di classe e scatto maturati al 31 dicembre 1986. Già dal 1989, la Ria non è più prevista dai Ccnl, ma viene comunque corrisposta a chi l’ha avuta per tutta la sua vita lavorativa. Per maggiori informazioni qui.
(4) E non sono state considerate nemmeno i bonus variabili relativi al livello di responsabilità assunto che possono essere assegnati ad un insegnante inglese. Lo stipendio può essere aumentato con l’assegnazione di “additional responsability” all’insegnante, secondo un range che va da un minimo di 580€ a un massimo di 14.538€.
(5) L’orario contrattuale degli insegnanti britannici è di 34 ore settimanali, quello degli insegnanti italiani è di circa 23 ore (includendo riunioni di vario tipo, scrutini, esami, etc) più il lavoro non contrattuale di correzione compiti e altro.

Leggi la puntata precedente “Manager di società pubbliche: quattro criteri per capire*” o vai allo Speciale con tutte le altre puntate.

Lavoce è di tutti: sostienila!

Lavoce.info non ospita pubblicità e, a differenza di molti altri siti di informazione, l’accesso ai nostri articoli è completamente gratuito. L’impegno dei redattori è volontario, ma le donazioni sono fondamentali per sostenere i costi del nostro sito. Il tuo contributo rafforzerebbe la nostra indipendenza e ci aiuterebbe a migliorare la nostra offerta di informazione libera, professionale e gratuita. Grazie del tuo aiuto!

Leggi anche:  Un po' di Pil in più

Precedente

Karlsruhe: doppia sfida all’Europa

Successivo

Il lavoro dopo la legge Fornero

85 commenti

  1. Il primo livello della pubblica amministrazione deve avere un livello economico inferiore all’Inghilterra: abbiamo in Italia un costo della vita inferiore, occorre fare un confronto in termini di capacità di potere di acquisto.

    • si. è esattamente quello che abbiamo fatto: abbiamo convertito i salari britannici in euro usando il tasso di cambio corretto per la parità di potere d’ acquisto

  2. Massimo Gandini

    La questione degli insegnanti è annosa e controversa e come sempre susciterà un vespaio tra chi li ritiene dei fortunati fannulloni (spesso la maggioranza degli italiani) e chi invece li considera martiri o eroi. Le due visioni sono inconciliabili, c’è una dicotomia insanabile tra chi pensa che guadagnano anche troppo per quel che fanno e chi invece li considera sottopagati. Meno convenzionale il discorso riguardo i vigili del fuoco: li ritengo forse i migliori dipendenti dello Stato (come anche il personale medico e paramedico, almeno nel nord italia). A parte le normali eccezioni un vigile del fuoco è in genere una persona in gambissima, come ho sempre avuto modo di riscontrare, dalle abilità infinite e dalle altrettante infinite risorse. Essendo quindi i vigili persone molto capaci e avendo un orario di lavoro alquanto ridotto che concede tanto tempo libero (tre turni da 12 ore settimanali a meno di calamità) praticamente tutti hanno anche un secondo lavoro (in nero), infatti nei cantieri i posatori di serramenti, i fabbri, gli elettricisti e certi muratori che svolgono lavori particolari sono appunto vigili del fuoco fuori dell’orario di servizio. Con il secondo lavoro il loro reddito risulta cosi decisamente più alto.

    • Stella

      Salve,
      mi dispiace ma non sono d’accordo: la circostanza (presunta) che alcuni VF abbiano un secondo lavoro, non giustifica affatto il basso livello retributivo da essi percepito.
      La tabella del Prof. Perrotti mostra peraltro una costante degli stipendi di tutta la PA italiana: il livello iniziale, quello d’ingresso è accettabile (vedi confronto con VF GB), successivamente, si verifica un totale appiattimento e una sostanziale mancanza di progressione economica rispetto all’aumento delle responsabilità. Poche decine di euro di aumento ad ogni tornata contrattuale e qualche centinaio di euro di differenza tra una funzione inferiore ed una superiore sono ingiustificati e non incentivano, né premiano il merito. È qui il vero problema degli stipendi pubblici!

  3. Luca

    Però la nostra opinione pubblica considera ugualmente “parassiti” tutti i dipendenti pubblici e si rallegra che l’allora ministro Brunetta abbia bloccato il pagamento degli scatti d’anzianità (anche ai dirigenti ed ai manager?), scelta confermata in parte dai suoi successori.

    • Edoardo

      E’ un commento approssimativo: non ho dati a supporto in questo preciso istante ma penso che la pubblica amministrazione italiana sia sovradimensionata, piena di enti completamente inutili o con funzioni duplicate (un post di Perotti precedente lo confermava, se non vado errato) e molto inefficiente. Che poi non sia esattamente la scuola il settore dove prevale questa problematica anche questo mi pare sia parte dell’immaginario comune.

      • Stella

        Non creda che disponga di info aggiornate: la PA italiana è dal punto di vista numerico sensibilmente diminuita negli ultimi 10 anni in seguito a:
        – blocco assunzioni
        – pensionamento obbligatori al raggiungimento età pensionabile (Brunetta)
        – blocco turn over
        – riduzione del 20% delle piante organiche di tutte le PA (Brunetta + spending rewiew)
        Risultato: dipendenti che escono, nessuno nuovo assunto in sostituzione e il 20% in meno delle assunzioni anche in futuro per effetto della riduzione delle piante organiche.

        La PA può e deve essere riorganizzata e ciò è fattibile solo partendo da dati certi (effetto di leggi dello Stato già approvate) e non dalla facile vulgata dell’inefficienza dei fannulloni, generalizzata e come tale iniqua.

  4. Enrico

    Ottimo articolo. Due domande non polemiche:
    1) è possibile che la differenza rispecchi anche il benefit non dichiarato del “posto sicuro”, cioè che una parte del maggiore stipendio britannico includa un “fattore rischio”?
    2) non è possibile che la differenza sia *anche* (non solo) dovuta alla legge della domanda-offerta: se facessero un concorsone ci sarebbero migliaia di persone anche a fronte di stipendi bassi (e ci sono sempre state), per cui non è necessario rendere ulteriormente appetibile una posizione da insegnante aumentando gli stipendi.
    Grazie in anticipo.

    • La mia personale risposta, senza prove scientifiche, a entrambe le domande e’ si’. Quello che volevamo indicare nell’ articolo e’ che, anche tenendo conto di questi fattori, ai livelli piu’ bassi non sembra esserci la forte sporpozione che invece si riscontra chiaramente ai livelli piu’ alti.

    • Giulio

      La sicurezza del posto di lavoro ha in generale un valore economico e secondo me molto alto per l’italiano medio. Lo dimostra il fatto che ci sono masse di persone che, pur di avere la prospettiva di ottenere un lavoro statale, insiste nel perseguire certe carriere molto inflazionate (tipo quella scolastica). Questo anche a costo di intraprendere una lunga vita da precario (suppleze), intermittenti, pagate poco e a volte lavorare in antieconomia, dedotti i costi del pendolarismo, magari a lunga percorrenza per raggiungere posti remoti, ma che danno maggior punteggio.
      Tradotto significa scambiare soldi con i famosi “punti”, necessari per salire in graduatoria e quindi avere una prospettiva del posto statale fisso.
      Un’analisi numerica interessante per confrontare questo fattore potrebbe essere quella di quantificare la sicurezza del posto nei diversi paesi valutando il numero di persone che viene effetivamente licenziata all’anno per giusta causa da un posto fisso statale.
      Ho l’impressione che in Italia siamo prossimi allo 0.

  5. Piero Atzori

    Grazie per questo importante contributo. Un chiarimento mi pare necessario: come si è arrivati a computare in 23 ore settimanali “più il lavoro non contrattuale di correzione compiti e altro” di cui alla nota n.5?

    • E’ una stima a spanne. Gli insegnanti hanno 18 ore di aula contrattuali, piu’ 80 ore annue di riunioni et altre attivita’, piu’ le ore richieste per scrutini, esami etc..

      • Piero Atzori

        In quel suo finale “e altro” della nota n.5, togliendo riunioni, scrutini, esami, sono da inserire innumerevoli compiti, il cui elenco è aperto. Ogni anno c’è qualche aggiunta gratuita, come quest’anno le incombenze relative ai Bes (bisogni educativi speciali). Altri esempi di “altro”: attività di programmazione, progettazione, ricerca, documentazione, aggiornamento e formazione, Dsa, adempimenti individuali come: a) preparazione delle lezioni, b) correzione degli elaborati, c) rapporti individuali con le famiglie.
        In definitiva, direi che se si considerano meno di 36 ore settimanali complessive si sbaglia in difetto.

      • Paolo Porcaro

        Precisazione (e una domanda). Il “lavoro di correzione compiti, scrutini, esami, rapporti con le famiglie, etc.” può essere più correttamente definito “non contrattualmente quantificato”, piuttosto che “lavoro non contrattuale”, dato che è previsto dal contratto collettivo nazionale, art. 29, c. 2 e c. 3, lettera c). Le 34 ore settimanali britanniche sono tutte ore di aula, o vi sono ricomprese ore in cui è obbligatoria la presenza a scuola, senza lezione frontale? Grazie.

  6. guido

    Professor Perotti, per avere ampia e compiuta veduta andrebbe anche riportato il numero di vigili del fuoco e/o di insegnanti in Italia e in Uk . Confronteremo in tal modo l’andamento della spesa globale per queste categorie oltre che avere le spese (redditi) per ciascun insegnante/vigile.

    • Questo e’ piu’ difficile,anche perche’ il rapporto scuole private / scuole pubbliche e’ diverso. Il confronto corretto, ovviamente, andrebeb fatto tenendo conto del rapporto medio insegnanti / studenti, e in definitiva della fantomatica “produttivita’ oraria”. Ma non conosco nessuna stima attendibile della produttivita’ (e ritengo che sia praticamente impossibile ottenerla) per gli insegnanti dei due paesi.

    • E’ un confronto difficile. Il confronto corretto sarebbe quello tra remunerazioni orarie e la fantomatica “produttivita’ oraria”. Ma non conosco alcuna stima della produttivita’ media degli insegnanti nei due paesi, e francamente ritengo sia praticamente impossibile calcolarle.

  7. Giorgio

    Ciò che sto per scrivere è abbastanza “antipatico”, ma onestamente non pensavo che i docenti italiani percepissero stipendi lordi così elevati. Sono infatti elevati non solo in rapporto al settore privato (un “privilegiato” bancario di 3^ area 1° livello guadagna poco più di un insegnante elementare secondo la colonna 3 della Tab. 1, però a fronte di 37,5 ore di lavoro settimanale, che ormai è sempre più spesso “integrato” da ore straordinarie non retribuite, e mesi di ferie in meno), ma anche rispetto all’insegnamento universitario (un assegnista guadagna più o meno come un maestro elementare, non parliamo poi dei dottorandi e della precarietà che ormai, ex lege 240/2010, si trascina fin verso i 40 anni), con la differenza che il personale accademico non si dedica solo alla didattica (di altro livello rispetto alle elementari, mi si conceda) ma pure alla ricerca.

    • La scuola e la sanità sono due conquiste della società attuale nelle quali non si deve fare il confronto con il settore privato, un’altra cosa è dire che devono essere efficienti.

    • Piero Atzori

      Giorgio, lei dovrebbe chiedersi come mai un insegnante che ha più ferie delle sue, che ha un orario più leggero del suo, che ha uno stipendio eccessivo, come ritiene lei, vada incontro molto più di altri lavoratori a sindromi neurologiche e tumorali e in generale al burn out. La risposta va ricercata e non vanno bevuti i luoghi comuni propalati da giornalisti, politici e cattedratici (non alludo a Perotti). Sappia che l’orario di lavoro di un insegnante non coincide affatto con il tempo che sta a scuola. Un assegnista ha a che fare con BES, DSA? Ha a che fare con i bambini e con i genitori dei bambini? Come mai ci sono bancari che non si trascinano verso i 40 anni in banca, in quanto riescono a stare a casa pagati (da tutti) in attesa della maturazione dell’età pensionabile, mentre una maestra deve trascinarsi a scuola tra trenta bambini scatenati ben oltre i 40 anni di servizio, fino a 66-67 anni di età, come prevede la legge della Fornero, altra nemica degli insegnanti?

      • Giorgio

        Siccome si allude al fatto che l’orario di lavoro dei docenti non finisce con le lezioni, ricordiamo anche che il reddito degli stessi non finisce con lo stipendio. Quanti sono quelli che, specie alle superiori, arrotondano con le lezioni private in nero? O, se di educazione fisica, con attività in palestre? Il fondo di solidarietà dei bancari, inoltre, è pagato dalle banche stesse non “da tutti”.
        Sulle sindromi degli insegnanti, è incredibile che qualcuno possa crederci davvero (poverini, vadano a fare i muratori poi ne riparliamo). Così come gli accenni al Bes, Dsa, etc. Ho la bellezza di tre amiche che fanno le maestre di sostegno, e tutte confermano ciò che è ovvio: si tratta quasi sempre di bambini profondamente maleducati o svogliati, ma meglio non dirlo troppo forte sennò gli insegnanti di sostegno perdono il loro lavoro ed è meglio nascondere queste caratteristiche dietro ad altisonanti acronimi spacciandole per malattie. Poi tanto i bimbi crescono ignoranti e maleducati, e arrivano in università dove assegnisti precari col dottorato guadagnano come un insegnante diplomato alla magistrale (lasciamo perdere per pietà quanto percepiscono i dottorandi).

        • Laura

          Le persone che criticano il lavoro degli insegnanti e si ostinano ad insistere con poca fantasia e molto qualunquismo ed ignoranza a dire che gli insegnanti lavorano per sole 18 ore e poi se la spassano dovrebbero sapere che gli insegnanti sarebbero i primi ad accettare di essere pagati per le ore effettive di lavoro che svolgerebbero molto volentieri a scuola anziché a casa, come accade in molti altri paesi europei, dove, tra le altre cose, le ore di lezione frontale non sono affatto superiori a quelle italiane mentre lo stipendio sì! Gli insegnanti italiani devono accettare di preparare le lezioni, correggere i compiti e tutto il resto a casa ma a quanto pare questo tipo di servizio non conta o non esiste, quindi la smettessero tutti questi acritici commentatori della professione altrui! E poi non paragoniamo il bancario all’insegnante per favore! Consiglio a tutti di provare un mesetto a scuola nel ruolo di insegnante, con un paio di Dsa, Bes, etc.: qualche genitore inferocito perché il povero figliolo non viene compreso. Vorrei proprio vedere se regge. Nessuno vuole capire che una totale delegittimazione dall’istituzione scolastica nuoce in primis ai propri figli ed al loro futuro ma verrà il giorno in cui i figli di persone che arrivano da altri paesi e che hanno dentro il desiderio di riscatto e la fame del sapere li metteranno da parte. E così vedremo quanto è stato utile demolire la scuola italiana ed i suoi docenti! Come sempre si guarda a chi è più o meno al proprio livello o al di sotto e si teme che ci usurpi qualcosina o stia meglio di noi anziché rivolgere lo sguardo verso l’alto e mirare a capire cosa si decide sopra di noi e cosa questo comporta per il nostro futuro.

        • Piero Atzori

          Non perdiamo di vista il paragone tra stipendi bassi degli insegnanti e quelli eccessivi dei dirigenti del Prof. Perotti e del Dr. Teoldi. Citare anche tra parentesi i muratori non c’azzecca, le malattie professionali sono diverse da quelle degli insegnanti, che solo evidenze che derivano da ricerche mediche possono definire. I maestri elementari sono sempre più provvisti di laurea. Le ripeto, infine, di non bersi tutti i luoghi comuni, ad esempio non si beva quello che ha scritto
          Lorenzo Salvia, il quale sul Corriere della Sera dell’8 febbraio sbatte in prima pagina l’equazione professore=evasore, confondendo gli insegnanti in servizio con altri che danno lezioni private, come tanti laureati, tanti precari senza supplenze e tanti studenti universitari. Accettare la collocazione degli insegnanti “in cima alla classifica degli evasori”, come ha fatto incautamente Salvia, significa rasentare il ridicolo. Consideri che gli insegnanti delle scuole medie inferiori e superiori sono attualmente a quasi a 400.000 comprendendo gli insegnanti di sostegno; consideri che una minima parte presta lezioni private e che dunque quell’equazione è offensiva
          per la gran parte dei docenti. Se uno su dieci desse lezioni private e i nove/decimi di questi evadesse il fisco, gli altri che c’entrano? (Il fatto è che per colpire l’evasione occorre studiare (come fa Perotti) e questo comporta fatica. Per un computo del numero dei docenti in servizio che danno ripetizioni private a pagamento:
          1) Toglierei dal computo gli insegnanti più anziani in quanto vorrebbero solo andare in pensione;
          2) Toglierei tutti gli insegnanti che non danno debiti: ad esempio di Religione o Educazione Fisica;
          3) Toglierei gran parte degli insegnanti le cui materie anche se a debito non comportano necessità di lezioni private: materie orali come Storia, Geografia, o pratiche, come Disegno;
          4) Considererei al massimo il 50% degli insegnanti di materie come matematica,chimica, latino, greco, le cui carenze rendono necessario il ricorso a lezioni private, in quanto non tutti i docenti danno le lezioni private a pagamento. Il dato Codacons 2009 degli 850 milioni di euro per le ripetizioni, citato da Salvia, da riferirsi in minima parte agi insegnanti, improbabile anche nel 2009, è certamente superato dai tempi. Sempre meno famiglie possono infatti sostenere spese importanti per le ripetizioni.

          • giulioPolemico

            “Consideri che una minima parte [N.d.L.: degli insegnanti] presta lezioni private”
            Lei sa benissimo che quanto afferma è falso. Lo sappiamo tutti perfettamente che un mucchio di insegnanti da le ripetizioni private, e tutto in nero. È sempre stato così. Non ci venga a raccontare che sono una minima parte: Lei sta dando le più fondate conferme alle nostre osservazioni sulla categoria.

          • Piero Atzori

            Le pare di aver letto nelle righe da me postate che difendo i colleghi che evadono il fisco? Lei non dovrebbe sparare nel mucchio come ha fatto il corsera. Perché non denuncia i casi di evasione fiscale di sua conoscenza al posto di criticare a vanvera e da posizione coperta?

      • giulioPolemico

        Il suo commento è tipico del vittimismo di (non tutti, ma molti) docenti statali. Da docenti con poco senso del lavoro mi citate i 30 bambini scatenati, i genitori, ecc. Crede invece che le altre categorie lavorino nel paradiso terrestre? Ogni lavoro ha le sue fatiche. Ma, rispetto a quello che fate, siete pagati di più degli altri (perché costituite massa di voti che nessun politico vuole perdere).
        Riguardo al tempo che molti insegnanti trovano per dare un mucchio di ripetizioni private, vorrei avercelo io il burnout come ce l’hanno loro…

    • m

      Dire che 25.000 lordi (in media) siano tanti è una boiata, se poi si vive in una città magari del nord o nella capitale non ci paghi nemmeno l’affitto di casa. Che poi ci sia chi sta peggio non è una motivazione che sta in piedi.

    • Giuseppe

      57 anni, quasi 39 anni di contributi (senza riscatto laurea, troppo caro) pensione tra 10 anni, se va bene, stipendio di 1740 euro netti, per ora (con aumento Irpef regionali e comunali da questo mese saranno 1718, circa), blocco dei contratti e degli scatti dal 2008 (allora il mio salario era di 1790 euro), corde vocali da buttare e altre malattie professionali non leggere, riconosciute dalla letteratura scientifica internazionale, ma non in Italia. Farei cambio volentieri con lei. Cosa dice? Cordiali saluti. Giuseppe Farinetti

      • Massimo Gandini

        57 anni con 39 anni di contributi senza riscatto laurea…… (negli anni 80 il riscatto costava due lire , sbagliato non farlo allora, attualmente ovviamnete è invece un salasso improponibile), anche lei come i nostri politici giubilati dalla legge Mosca vanta contributi previdenziali figurativi da quando era nella culla?

        • Giuseppe Farinetti

          Bizzarra osservazione. Ho arrotondato, in realtà ho 57 anni e due mesi di età, 38 anni e 9 mesi di contributi. Ecco l’aritmetica. Ho iniziato a lavorare, per un po’, dopo i 16 anni, a 18 anni e tre mesi circa ho cominciato a lavorare stabilmente come salariato (anche se cambiando, all’inizio, datori di lavoro), con contributi versati regolarmente, salvo un periodo di qualche settimana per un’aspettativa non retribuita. Da allora non ho smesso mai di lavorare, ahimè, faccia un po’ lei i conti (sono nella scuola da 30 anni, di ruolo da quasi 28).
          Non ho riscattato il primo anno di università (ero iscritto a 17 anni e mezzo), perché tenevo (e tengo) famiglia (a proposito; a lei sembravano due lire? Cercherò il vecchio decreto con cui avevo rinunciato al riscatto di un anno dopo averlo chiesto, per mancanza di soldi: era il 1988, mi pare fossero circa 3 milioni per un anno, cifra per me inaccessibile). M sono pagato integralmente l’università lavorando (e lei? la sua laurea come ha fatto a riscattarla?), i figli (tre, il primo ora ha 37 anni e lavora in Germania da 12, almeno lì può vive), costano, soprattutto se si vuole garantire loro una qualche possibilità di vita dignitosa (infatti campo in affitto, ma almeno i figli hanno fatto studi avanzati: vecchi sogni da genitori anni sessanta/settanta, senza contributi figurativi?) E lei cosa fa: il professore universitario? Il funzionario pubblico? Il manager? L’impiegato in banca? Il rentier? Auguri
          Giuseppe Farinetti

          • Massimo Gandini

            Mi sembrava incomprensibile la sua situazione , non volevo offendere . Negli anni 80 il costo era nullo rispetto a quello odierno assolutamente fuori portata per chiunque. Tra l’altro essendo in pratica abolite le pensioni di anzianità non ha nessun senso al giorno d’oggi pagare per un riscatto che ormai non porta nessun beneficio. Anche io sono di origine proletarie e le mie estati da studente a partire dai 14 anni le ho trascorse nei campi a raccogliere pomodori.

          • Giuseppe Farinetti

            Ho recuperato in amministrazione il dato esatto sul costo che non ho pagato all’Enpas: 3.890.086 Lire (per un solo anno di università). Saluti

    • Stella

      Questa si chiama guerra fra poveri!

  8. m

    Prof. Perotti pur apprezzando lo sforzo come si fa a parlare di Italia? Come fa a confrontare Milano e Messina? Lecco e Reggio Calabria? In termini, non solo culturali e sociali, ma economici le differenze sono abissali. Il livello dei prezzi di una provincia del sud sono di gran lunga inferiori a quelli della capitale o di una città del Nord. Analogamente Londra è una realtà, anzi un mondo a sé, rispetto all’Inghilterra o agli altri stati UK.

    • dagoberto

      nella nota 1 “Per Gran Bretagna si son considerati i dati su England and Wales (no London area).”

  9. GianLuigi Miglio

    sarebbe opportuno che gli insegnanti avessero l’orario come gli altri dipendenti pubblici e in quelle ore fossero a disposizione dei genitori, degli allievi, per preparare le lezioni, correggere i compiti e così via…

    • Piero Atzori

      Anche se trasformare l’insegnante in impiegato comporta molte conseguenze negative, mi pare ormai una scelta inevitabile, data la sfiducia che nutrono gli insegnanti. Oggi gli insegnanti, lavorando a casa e usando pc e stampanti proprie e riscaldandosi a spese proprie, fanno risparmiare un sacco di denari pubblici. Del resto essi sono sempre più indotti al disimpegno per il mancato riconoscimento del lavoro a casa. A questo punto ci si assuma la responsabilità di consentire ai docenti di svolgere il loro lavoro pomeridiano a scuola. Nei mesi invernali le caldaie brucino tutto il gasolio necessario, anche in scuole con dispersioni termiche enormi. Si prevedano gli spazi idonei per i docenti con dotazione di computer,
      stampanti e tutto il resto occorrente, dato che le sale dei professori sono dei porti di mare.

      • Massimo Gandini

        la disistima che gli italiani nutrono nei confronti degli insegnanti è originata in gran parte dall’atteggiamento vittimistico che sembra essere la caratteristica dominante del docente italiano. La lamentela continua , l’afflizione perpetua , soprattutto se scarsamente motivata ,provoca solo dispetto. La domanda per entrare nella scuola supera in modo incommensurabile l’offerta, se fosse questo mondo infernale non sarebbe cosi. Io ho lavorato per 20 anni con un ingegnere che era anche insegnante di scuola secondaria, come insegnante era talmente impegnato che poteva svolgere anche (male) un altro lavoro . Tutti gli ingegneri che lavorano nella scuola hanno anche lo studio dove operano al pomeriggio , posso assicurare che il lavoro di insegnanti non li ha mai uccisi dalla fatica

        • Piero Atzori

          La disistima è un arma che fa danni. Se c’è disistima nei confronti degli insegnanti, non importa come originatasi, occorre valutare che si ottiene la loro delegittimazione davanti ai ragazzi, i quali non li prendono più come modelli e non studiano, non crescono, non si costruiscono le competenze necessarie per affrontare il futuro. Questo sta già accadendo. Se gli insegnanti vengono vilmente attaccati questi risponderanno agli attacchi per legittima difesa. Un esempio è il messaggio, partito questo pomeriggio, a Renzi http://www.change.org/it/petizioni/matteo-renzi-renzi-non-svendere-la-scuola-a-scelta-civica?share_id=MOKiSArHzv&utm_campaign=share_button_action_box&utm_medium=facebook&utm_source=share_petition , che è una sorta di veto di assegnare a Scelta Civica il Ministero all’istruzione, dopo gli attacchi gratuiti di Mario Monti e dell’on. Capua agli insegnanti. Gli insegnanti non sono mai stati bravi a difendere i loro interessi, ma sono senz’altro capaci di nuocere. Provi Renzi a ignorarli. Quale vittimismo, quello di chi come me ha denunciato l’offesa gratuita e ridicola agli insegnanti additati come i primi evasori? Le vittime vere sono le giovani leve. A quelle nessuno pensa. I dirigenti intanto, mentre ci si dedica agli insegnanti, infangandoli, stanno tranquilli con gli eccessivi stipendi che prendono, quelli apicali e di prima fascia autopremiandosi persino, con le cosiddette “retribuzioni di risultato”.

          • Massimo Gandini

            Fino a quando per ogni posto di docente di ruolo ci saranno molte migliaia di candidati che lo bramano, come avviene attualmente, significa che le condizioni offerte sono ritenute molto allettanti e non vi è necessità di nessun adeguamento economico. Quando i concorsi andranno deserti e nessuno si presenterà ai provveditorati per le supplenze allora si potrebbe porre il problema ma è un’ipotesi non plausibile per molti ma molti anni a venire

          • Stella

            In Italia per ogni posto di lavoro ci sono “molte migliaia di candidati che lo bramano”, è il segno dei tempi e della crsi occupazionale che sta attanagliando il Paese. Non mi sembra un valido argomento di discussione.

          • Massimo gandini

            A dire il vero è sempre stato così, la crisi in questo caso centra ben poco, ricordo che ad esempio che il concorsone del 2000 praticamente lo tentarono tutte le laureate donne che conoscevo. Il richiamo del posto statale sicuro con solo mezza giornata di lavoro era anche allora irresistibile, come è sempre stato e come è ovvio, sempre sarà.

        • Enrico

          Concordo 100%

          Un mio Professore (la P maiuscola è voluta) il cui *esempio* è stato determinante per la mia formazione scientifica e tecnica, diceva che il mondo si aspetta che tu abbia dei risultati, l’impegno può essere la via per ottenerli ma non il fine.
          Quindi se si vogliono più soldi si lavora di piu o ci si assume maggiori responsabilità (non solo a parole), ma non semplicemente perchè si fa bene il proprio lavoro (si è pagati per far bene il proprio lavoro, non per farlo male).

          Se proprio si vuole misurare tutto vediamo anche la paga/oraria e non solo il lordo annuale.

        • Rainbow

          Concordo e sottoscrivo al 100%. Gli insegnanti sono vittimisti, non sono gli unici a guadagnare meno dei loro omologhi europei. Hanno il triplo delle ferie degli altri, non hanno lo stress di dover combattere con i colleghi per andare in ferie ( perché a pasqua, natale e d’estate le scuole chiudono!); è sicuramente un lavoro non facile, con asperità ma tutti i lavori hanno l loro scomodità: posso assicurare che stRe inchiodati x 7 ore al giorno davanti al pc e’stressante! Se fosse un lavoro terribile e sottopagato come mai quando c’e’un concorso x insegnare si presentano in massa a concorrere? Inoltre sono una lobby molto potente,sono circa 800mila e hanno sempre un trattamento privilegiato nel pubblico impiego. Le retribuzioni del P.I sono bloccate da 4 anni tranne quelle degli insegnanti per gli scatti di anzianita’!

          • Piero Atzori

            Rainbow, La questione degli scatti stipendiali della scuola è un pochino più complessa di come lei se la rappresenta. Lei non sa che se una parte del personale della scuola ha potuto godere dello scatto stipendiale nonostante una norma abbia bloccato gli scatti, è perché i denari sono derivati da risparmi interni al sistema scolastico e dal fondo per il salario accessorio.

    • Marcello

      Se un insegnante svolge parte del suo lavoro a casa, col pc, evitando di inquinare l’aria negli spostamenti in bus o auto, si dice che è un assenteista fannullone.

      Se è un altro lavoratore si dice che fa “Smart working”.

      Mettiamoci d’accordo.

      • Stella

        Infatti, ben detto: oggi si sperimenta il cd “lavoro agile”, lo smart working per meglio conciliare sviluppo sostenibile, lavoro e famiglia. Ma se tale discorso lo si estende al pubblico, allora scatta il furore ideologico di alcuni e l’invidia per il presunto posto fisso da parte di altri!

  10. Giuseppe

    Trovo davvero paradossale il confronto tra gli insegnanti italiani e quelli inglesi, visti i due diversi sistemi di istruzione pubblica e privata. Molto più corretto sarebbe fare un confronto con la Francia e, magari, con alcuni Länder tedeschi: la sproporzione risulterebbe ben più vistosa. Così potreste anche mettere alla prova la vostra debole ipotesi esplicativa (che denota mancanza di conoscenza dell’evoluzione storica del settore in Italia) sulla mancanza di valutazione e sull’orario abbreviato. In Francia, a d esempio, un collega che abbia la mia stessa qualifica di docente liceale e la stesa anzianità di servizio , con tre ore in meno alla settimana di orario e molte pause di due settimane durante l’anno scolastico, guadagna non meno di 1600 euro in più (io dopo 30 anni di servizio guadagno 1740 euro netti al mese). In Baviera superiamo anche questa cifra, con ore di 45 minuti e molti benefit. La realtà di cui tenere conto è la politica dei redditi al ribasso sostenuta dai sindacati confederali (in primis la CGIL, che non sopportava l’idea che un docente laureato potesse guadagnare di più di un operaio metalmeccanico), che hanno barattato, sostenuti volentieri dalle forze politiche di governo e di opposizione, i bassi salari con l’aumento dell’occupazione, in barba alle norme costituzionali che prevedono l’accesso tramite concorso. Quarantacinque anni di enormi danni non si riparano più, come la maggior parte delle cose in Italia: un paese da buttare, in cui regnano sovrani il privilegio, la cultura delle rendite da posizione, l’ignoranza di massa, la corsa ad arraffare quel che si può, distruggendo beni e legami sociali.
    Buon lavoro
    Giuseppe Farinetti

  11. Gualtiero Bonera

    Inevitabilmente la discussione è scivolata sull’eterna questione relativa al lavoro degli insegnanti, anche se lo scopo dell’articolo era un altro.
    Limitatamente agli insegnanti, se è pur vero che essi vedono disconosciuto il proprio lavoro, che i loro stipendi sono più bassi dei loro colleghi europei e che lavorano in un ambiente che non stimola la meritocrazia, vanno riconosciuti però degli indubbi vantaggi rispetto ad un lavoratore da 40 ore settimanali. Innanzitutto i giorni lavorativi annuali sono inferiori ad ogni altra categoria; secondariamente va riconosciuto un minore impegno lavorativo settimanale, senza però eccedere affermando che lavorano solo le ore contrattuali (di lavoro a casa ne hanno). Inoltre da tutte le ricerche svolte sugli insegnanti è emerso chiaro che uno dei maggiori vantaggi offerti dal loro lavoro è proprio la grande quantità di tempo libero (e questo emerge prorpio dalle interviste ad insegnanti stessi).
    Discorso diverso è quello retributivo, dal momento che sono in generale tutte le retribuzioni dei lavoratori italiani di medio-basso livello ad essere più basse delle corrispondenti europee; quindi vanno alzati tutti gli stipendi della classe media e non solo quelle degli insegnanti.
    Infine, in merito alla PA italiana, per esperienza posso dire che il discorso è troppo complesso per essere racchiuso in poche righe: vanno distinti chiaramente i diversi comparti delle amministrazioni (un conto è lavorare come impiegato in un piccolo comune e un altro invece è essere un impiegato ministeriale); va poi chiarito univocamente quanti lavoratori sono stati assunti tramite concorso pubblico e quanti no; le progressioni sono elargite oppure basate sulla meritocrazia?
    Un fatto comunque è certo: in Italia sono le posizioni lavorative di spicco (pubbliche e private) ad essere sopra la media europea, mentre la classe media italiana soffre il confronto con la sua omonima europea.

  12. Roberto Bellei

    Credo che i vostri dati relativi agli stipendi degli insegnanti debbano necessariamente essere corretti per tener conto del 47,8% in più dell’orario contrattuale in UK (rispetto ad un differenziale dello stipendio del 50,5%). Inoltre vorrei sapere se, oltre alle 34 ore settimanali, gli insegnanti inglesi devono garantire altre ore per riunioni di vario tipo, scrutini, esami, etc. In caso negativo lavorerebbero più del doppio di quelli italiani. Il che non sorprende in quanto in UK la scuola c’è anche il pomeriggio. Un ultimo dato sarebbe stato interessante: quello delle ore contrattuali e di quelle effettive, dovute ad assenze di vario tipo (o assenteismo) che da noi sono la causa dell’esercito di supplenti che forse in UK sono proporzionatamente di meno.

    • Stella

      La storia dell’esercito di supplenti di cui narra risale oramai a venti anni fa, oggi, i Dirigenti scolastici non hanno i soldi per nominare i supplenti e di supplenti in giro ce ne sono davvero pochi! Così pochi che i nostri figli sono costretti a restare anche per 15gg senza l’insegnante di Lettere.

      Non capisco perché commentare a tutti costi quando non si dispone di informazioni adeguate.

  13. Rainbow

    Non ce l’ho con gli insegnanti ma per formazione culturale, professionale e mentale, non amo la retorica e la faziosità delle argomentazioni specie quando i dati oggettivi comprovano il contrario. Il vittimismo degli insegnanti, al pari di quello di tutte le altre corporazioni italiche che difendono con le unghie e con i denti (avvocati,magistrati,medici,dirigenti pubblici,politici,sindacalisti,giornalisti,etc) le loro prerogative e a volte i loro privilegi, è un dato di fatto e vi dimostro perché.
    Gli insegnanti evidenziano continuamente che guadagnano meno dei loro omologhi europei, ma questo vale per tutte le figure professionale italiane, quindi dovrebbero lamentarsi tutti, ma lo fanno solo loro in maniera cosi martellante appena vengono toccati nelle loro prerogative!
    È un dato oggettivo che hanno il triplo delle ferie degli altri, e un orario giornaliero minore; sostengono che lavorano anche a casa, è vero, ma andrebbe quantificato; l’indeterminatezza di questo lavoro non giustifica quello che loro sostengono, ossia che alla fine, sulla base dei loro calcoli arbitrari, superano l’orario di lavoro degli altri! Poi non si capisce come farebbero gli ingegneri e i commercialisti che insegnano, se lavorassero cosi tanto a casa, a gestire il loro studio professionale!
    Non hanno rispetto alle altre attività, lo stress di dover contrattare, ad ogni ponte/periodo feriale, le ferie con il capoufficio e i colleghi perché in estate, a pasqua, a Natale, le scuole chiudono!
    Se fosse vero che il loro lavoro fosse così terribile e sottopagato non si spiega come mai ad ogni concorso per l’insegnamento si presentino eserciti di aspiranti: nel concorso a cattedra del 2001 fu battuto il record storico di partecipanti ad un concorso pubblico: un milione e trecentomila aspiranti!
    5) È vero che fanno un lavoro difficile e delicato con asperita (gestire i ragazzi e’sicuramente stressante), ma questo vale per molte altre attività, “ogni lavoro gha le proprie scomodità”: i poliziotti rischiano la vita, gli infermieri sono quotidianamente a contatto con il dolore e la sofferenza e lavorano di notte; vi assicuro che stare 7 ore al giorno davanti ad un pc è parimenti molto stressante! Tutte queste professioni e anche altre, non guadagnano più degli insegnanti! Ricordo che, nel P.I, un funzionario DIII della Provincia, 36 h a settimana di lavoro, laureato, guadagna 1450€ al mese!
    6) nel P.I sono la lobby più potente e più numerosa ( 800.000 unita’), infatti le retribuzioni della P.A sono bloccate da 4 anni tranne quelle degli insegnanti che hanno avuto gli aumenti retributivi per scatti di anzianità. Renzi ha già detto che vorrebbe dargli altri aumenti, non credo farà lo stesso per le altre categorie( cancellieri, poliziotti, infermieri, impiegati, etc) della P.A.

    • Piero Atzori

      “Lobby degli insegnanti”? Mi risulta che le lobbies curano i loro interessi particolari e, in Italia, non alla luce del sole. Gli insegnanti, invece, hanno dimostrato a)di non saper curare i loro interessi particolari, b) di saper rispondere pubblicamente agli insulti, se insultati. Un po’ poco per caratterizzarsi come lobby.

      Lobby è più quella dei dirigenti ministeriali, apicali, di prima e di seconda fascia, i quali, agendo in sordina a contatto di gomito con i governanti di turno, sono finora riusciti alla grande a garantirsi i privilegi di cui godono.
      Anche in questo blog, spesso dietro pseudonomi e in negativo nei confronti degli insegnanti, la lobby dei dirigenti si sta esprimendo e non sempre in modo limpido anche se approssimato come fa lei. Cordialmente P.A.

  14. Rainbow

    Studio molto interessante come lo sono tutti quelli del Prof.Perotti (Perotti oggi e’stato citato dall’editoriale di Alesina/ Giavazzi del Corriere della sera!), che insisto, meriterebbe un posto in qualsiasi governo, quantomeno come consulente per queste cose! Tuttavia, a mio avviso, al netto della questione degli insegnanti (che ha monopolizzato quasi tutti i commenti, anche io mi sono espresso su questo) bisognava paragonare almeno altre due categorie, non credo che due sole categorie (insegnanti e vigili del fuoco) siano un campione sufficientemente rappresentativo dell’universo della P.A. Per esempio, potevano essere testate anche le categorie degli infermieri, o dei poliziotti, o di un impiegato ministeriale di fascia media, non credo che si sarebbero riscontrate grandi disomogeneità da inficiare la comparazione!

    • Stella

      Concordo sulla necessità di un allargamento dell’analisi anche ad altri settori della PA: impiegati e funzionari delle Amministrazioni Pubbliche francesi e tedesche percepiscono stipendi di gran lunga più elevati (siamo nell’ordine del 35, 40% in più) non giustificabili con il diverso costo della vita all’estero (divario del costo della vita riscontrabile peraltro anche tra Nord e Sud Italia).

      Il vero problema degli stipendi della PA sta nella sostanziale mancanza di progressione economica: dopo un livello iniziale quasi accettabile, non vi più possibilità di sostanziale incremento di stipendio.

  15. Luigi

    Gli insegnanti Italiani, lavorando solo 18 ore settimanali, è giusto che percepiscano metà dello stipendio. Non si può pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca.

    • pasquale morea

      Ha ragione, la invito a fare lei l’insegnante, magari anche solamente una settimana insieme a suo figlio per tutte le materie che deve fare (se lo ha), altrimenti venga a scuola; sono sicuro preferirà tornare subito al suo, di lavoro.

      • Stella

        Credo che abbia frainteso il mio intervento: era assolutamente in difesa degli insegnanti e poneva l’accento sulle molteplici ore di lavoro svolte dagli insegnanti fuori dalla scuola. E a questo proprosito, mi domandavo perché siano riconosciute e lautamente retribuite le ore di lavoro svolte dai magistrati a casa e non anche quelle degli insegnanti.

    • Stella

      Premesso che gli insegnanti non hanno affatto un orario lavorativo ridotto addirittura al 50% rispetto agli altri dipendenti pubblici, in quanto, hanno numerose attività pomeridiane da svolgere a scuola, nonché attività da compiere a casa (correzioni, preparazioni di lavoro, verifiche, lezioni, uscite d’istruzione etc.) ma allora perché invece non si è mai messo in discussione l’orario di lavoro dei magistrati che, eccettuati i due giorni di udienze pubbliche a settimana, lavorano a casa?

      P.S.: non sono un insegnante ma ci vuole onestà!

  16. Luisa Maestri

    Vorrei precisare che l’orario di lavoro settimanale degli insegnanti di scuola primaria è di 24 ore ( 22 di insegnamento + 2 ore di programmazione settimanale). A queste si aggiungono 80 ore annuali per riunioni di vario genere ( quelli che in gergo vengono definiti ” organi collegiali” , cioè Collegi Docenti, Consigli di Interclasse, ecc). A queste si aggiungono le ore per la preparazione delle lezioni e per la correzione degli elaborati. A queste si aggiungono le ore per i colloqui con i genitori e con gli specialisti ( psicologi, logopedisti, ecc.) A queste si aggiungono le ore che si devono dedicare alla cura della documentazione ( registri, griglie di valutazione, ecc). A queste si aggiungono le eventuali relazioni che si devono stilare quando occorre…..Insomma: non ho capito come una persona informata possa scrivere che lavoriamo mediamente 23 ore alla settimana. Comunque complimenti per quanto affermato nel resto dell’articolo.

  17. pasquale morea

    Chi non conosce il mondo della scuola fa presto a parlare cadendo però nei luoghi comuni. E’ vero che per gli insegnanti è una comodità poter disporre di un periodo feriale estivo continuo (perché di questo solamente si tratta), ma le ferie propriamente dette per questa categoria sono, in numero di giorni, esattamente le stesse di un qualsiasi altro impiegato del pubblico impiego. I giorni di vacanza di quelle natalizie e pasquali, al netto dei giorni “rossi” del calendario, sono (uno più uno meno) l’equivalente delle ore degli impegni extrascolastici pomeridiani a scuola effettuate e non retribuite. Molti insegnanti, poi, quasi tutti, sono costretti a raggiungere la sede di servizio in auto a causa della oggettiva difficoltà (spesso impossibilità) dei collegamenti pubblici; molti, all’interno della stessa giornata, devono spostarsi su almeno due sedi per ragioni di orario. Qualcuno vuole provare a lavorare così? A scuola si torna il primo settembre, si va via a fine giugno e molti fanno gli esami di stato (superiori). Sono pronto a firmare a quattro mani le 36 ore dei britannici o dei tedeschi ma anche la stessa retribuzione. Ah, dimenticavo, gli insegnanti tedeschi hanno 12 settimane di ferie l’anno (vere) e vanno in pensione al massimo a 62 anni e 2 mesi (i maschi). Comunque, se volete, possiamo far partire il calendario scolastico il 10 agosto (come Amburgo, Duesseldorf, Berlino, ecc.), credo che molti di voi saranno contenti avendo dei figli in età scolare.

  18. Salvatore Sirabella

    Mi farebbe piacere che una volta tanto non si parlasse solo degli a insegnanti ma pure del personale Ata. Nel mio caso direttore Amministrativo con responsabilità enormi e competenze da possedere importanti, lo stipendio è di circa un terzo in meno di quello del Dirigente Scolastico. La scuola senza i D.S.G.A. ( direttore dei servizi generali e amministrativi) non è gestibile eppure la nostra retribuzione è ridicola.

  19. cecilia

    Da insegnante, mi auguro che il nostro lavoro venga riconosciuto e seriamente valutato. Servirebbe per riparare in parte i danni fatti da decenni di politiche assurde fatte di mancate assunzioni, mancata selezione, e in generale di scarsissima considerazione delle giovani generazioni, che evidentemente per chi governa non meritano una scuola di qualità ma vanno solo parcheggiate e intrattenute in qualche modo.

    Per la maggioranza dei docenti lo stipendio basso è un problema secondario, quello che pesa di più è la mancata considerazione di un lavoro che siccome non può essere misurato con il numero di pezzi prodotti, i più non riescono ad apprezzare.

    Di insegnanti venali, in 25 anni ne ho conosciuti pochissimi, e per questi l’insegnamento era il secondo lavoro (svolto spesso malissimo), utile solo per avere la pensione statale mantenendo in piedi l’attività privata.

  20. maurizio

    Gli insegnati che si lamentano, possono licenziarsi e andare a lavorare nel privato, dove potranno mettere a frutto tutta la conoscenza che trasmettono ogni giorno. Auguri.

  21. ezio

    ringrazio per questa analisi che conferma una volta di più dati già evidenziati negli ultimi anni da vari studi. Adesso è importantissimo procedere nell’evidenziare invece le enormi sperequazioni interne alla PA italiana (sarebbe anche interessante un confronto internazionale proprio sulla frammentazione della PA). A mio modesto avviso occorre cogliere l’occasione storica del blocco pluriennale della contrattazione del pubblico impiego per:

    revisionare l’impostazione delle aree contrattuali del pubblico impiego in un ottica
    di equità interna al sistema, finalizzato anche a ottimizzare la mobilità

    avviare una revisione radicale del corpus contrattuale e normativo del pubblico
    impiego

    Riguardo al secondo punto, l’equità interna del comparto pubblico deve essere assolutamente rivista: non ha senso che a pari responsabilità, orario e mansioni uno statale guadagni oggi da 100 a 200 euro in più netti al mese di un impiegato di un ente locale. (detto altrimenti si passa da uno stipendio medio lordo annuo negli Enti Locali di € 28.000 a quello di € 43000 per i ministeriali di Palazzo Chigi – dati Sole 24 Ore del 11 marzo 2013).
    Questa iniquità distorce completamente il mercato interno delle mobilità intersettoriali che nel contesto attuale dovrebbe essere sempre più strategico per ottimizzare l’allocazione delle risorse umane senza costringere i lavoratori a delocalizzazioni difficili da sostenere.

    Riguardo al terzo punto credo che oggi ci siano ancora sia il tempo, che le forze (il personale oggi poco impegnato all’ARAN ecc. ma anche raccogliendo i contributi dalla periferia) di riprendere in mano i contratti e le leggi sulla PA, ripassare articolo per articolo, coordinando il tutto, salvando il salvabile e ristrutturando tutti i contesti
    tenendo anche conto dei contenziosi giuslavoristici e dei filoni di attenzione
    rilevati dalla corte dei conti e dagli ispettorati centrali negli ultimi dieci anni.

  22. Aldo

    Ho letto l’articolo e lo trovo davvero interessante. I commenti sono sempre sui soliti luoghi comuni. Voglio solo dire che:
    1 Gli insegnanti sono caratterizzati come professionisti dal C.C.N. Ma che non possono usufruire di ferie come e quando decidano.
    2 Il totale dei giorni di ferie e’ uguale a qualsiasi altro dipendente pubblico.
    3 Il numero di ore e’ notevolmente superiore a quello riconosciuto e retribuito dal C.C.N. tra: lezione frontale, incontro con le famiglie in orario scolastico e pomeridiano, preparazione lezione e compiti, correzione compiti, programmazione dipartimentale, programmazione di classe, programmazione personale, consigli di classe ordinari e straordinari, riunioni di dipartimento, collegi docenti, scrutini intermedi e finali, esami di stato, esami di recupero dei debiti …. Devo ancora continuare!
    4 E ora che i Ministri della pubblica istruzione siano persone che sappiano come e’ fatta la realtà scolastica (possibilmente provenienti dalla scuola) e non vengano dalle realtà più disparate.
    5 Non parlo poi delle strutture scolastiche, che nella maggior parte dei casi sono fatiscenti o, nei casi migliori, alienanti. La scuola dovrebbe essere un luogo bello e vivibile in cui chi vi lavora desideri rimanere anche di pomeriggio!!!

    • giulioPolemico

      Altro esempio tipico di una categoria mediamente poco avvezza al sacrificio:
      “Gli insegnanti sono caratterizzati come professionisti dal C.C.N. Ma che non possono usufruire di ferie come e quando decidano.”
      Perché, crede che la segretaria di un commercialista possa andare in ferie nei mesi di dichiarazione 730 o nei periodi di liquidazione dell’IVA?
      Crede che la cassiera di un supermercato possa andare in ferie nei periodi di saldi, di promozioni, o nel mese dei regali per le Feste?
      Crede che chi lavora nel turismo e nell’alberghiero possa andare in ferie nei mesi migliori? Farà sempre le ferie nel triste novembre.
      Guardi che nelle piccole aziende, che in Italia sono prevalenti, le ferie (o presunte tali) te le fai con il telefonino acceso, pronto a rientrare in caso di problemi.
      E le categorie che ho citato non hanno due mesi e passa di ferie, né sono illicenziabili. (E a parità di titolo di studio, guadagnano decisamente meno).

  23. massimo gandini

    Chiunque ha un’idea di come và il mondo è consapevole del doppio (spesso anche triplo) lavoro dei VF a cui rinnovo la mia stima, tuttavia non posso chiudere gli occhi davanti alla realtà raccontando favole. Purtroppo oggi parlare di un incremento salariale dei dipendenti pubblici è pura follia. Chi mantiene i dipendenti pubblici, ovvero il mondo del lavoro privato, dipendente o autonomo, è allo stremo e rischia l’estinzione, estinzione anche fisica visto lo stillicidio di suicidi presso gli imprenditori. Le poche aziende floride sono quelle che hanno successo sui mercati esteri ma purtroppo sono una sparuta elite. Per tutti gli altri è sofferenza assoluta con contrazione importante dei redditi. Al giorno d’oggi coloro che possono guardare con più serenità al proprio futuro sono i pensionati (almeno quelli con reddito accettabile , in genere chi ha usufruito di una pensione di anzianità) e i dipendenti pubblici. Tassare ulteriormente il lavoro privato per aumentare il reddito dei dipendenti pubblici significa dare il colpo di grazie a quei pochi che ancora resistono nonostante tutto.

  24. Arnolfo Spezzachini

    Continuate a citare il confronto tra il costo delle Corti costituzionali italiana ed inglese. Ma nel Regno Unito, visto che hanno una costituzione non rigida, non sembra esistere affatto la Corte Costituzionale. Potreste essere così gentili da verificare? http://castainvenzione.blogspot.it/2014/02/la-corte-costituzionale-inglese-costa.html

    • http://en.wikipedia.org/wiki/Supreme_Court_of_the_United_Kingdom
      Nel mio articolo trovera’ anche il link al bilancio della Corte Suprema inglese.
      Una domanda alla persona che ha scritto l’ articolo da lei citato: secondo lei è plausibile che una persona nella mia condizione si esponga al pubblico ludibrio inventandosi di sana pianta una istituzione (con tanto di bilancio) che non esiste, tanto piu’ nell’ era di Internet quando in due secondi su Google si puo’ verificare se esiste o meno?

      • Arnolfo Spezzachini

        La Corte Suprema esiste? Si
        Ha funzioni anche lontanamente paragonabili a quelle di una Corte Costituzionale? NO
        Esiste una istituzione inglese che svolga le funzioni della Corte Costituzionale? NO

  25. GianLuigi Miglio

    Cosa c’entra con la mia proposta lo sai solo tu. Poi mi spieghi come si fa a fare i colloqui con i genitori o ad essere disponibile agli studenti da casa in orario di lezione o nel dopo scuola. Anzi così ci sarebbe la possibilità del tempo pieno sempre.
    Lo smart working meglio lasciarlo fare nei compiti che possono essere fatti.

    • Marcello

      Sono stupito del suo intervento. Cosa centra il fatto che dica che si può lavorare altrettanto efficacemente in modo più intelligente invece che pretendere, con una visione evidentemente solo punitiva? Mi sembrava evidente. Non è meglio lavorare inquinando e intasando meno senza venire meno alla propria funzione? Proverò a spiegarglielo.

      La disponibilità per i colloqui con i genitori o le spiegazioni agli studenti si possono fare per appuntamento o anche via internet con molti dei meravigliosi strumenti che ci mette a disposizione la tecnologia. Come noi docenti siamo così culturalmente antichi da proporre una cosa così ovvia e così pratica? Si certo.

      Essere disponibili non vuole dire essere pronti a ogni richiesta H24 come direbbe Crozza quando fa la caricatura di un noto governatore di una regione del nord. Il docente deve essere disponibile, ma non schiavo e prono alle richieste dello studente o del genitore. Non cadiamo nel furore ideologico e populista che deve punire il docente. Sono d’accordo a licenziare il docente chiaramente fannullone, ma non il docente in se.

      • GianLuigi Miglio

        Si vede che insegna in classi tecnologicamente avanzate dove i genitori sono tutti nel cloud. Il lavorare senza inquinare lo lasci a chi può fare davvero il telelavoro. Io come genitore voglio il confronto vis à vis con chi è deputato a parte dell’educazione di mio figlio. Cosa significa schiavo, o disponibile h24? Significa essere tutti i giorni a scuola in orario definito e preciso.

        • Marcello

          Mi scusi ma anche io sono genitore e ho de figli che vanno a scuola. Non mi serve avere un docente a scuola 8 ore al giorno, mi serve che ci sia negli orari che ha definito di ricevimento. Non ho bisogno di uno schiavo al mio servizio solo perché “io pago”.

          • GianLuigi Miglio

            Perché io che timbro il cartellino per tutte le mio ore sono uno schiavo del mio datore di lavoro? Un prof che fa le mie stesse ore ed a casa libero per lei è uno schiavo?

  26. Arnolfo Spezzachini

    Caro professor Perotti, solo chi fa può sbagliare.

    Il punto principale è che il Regno Unito ha una costituzione elastica. Essendo elastica essa può essere modificata con legge ordinaria e non è previsto un iter legislativo più gravoso per modificarla. Nei paesi dove vige una costituzione elastica non può quindi esistere una legge che sia anticostituzionale. La legge successiva che va in contrasto con una norma costituzionale la abroga o modifica.
    Questa è la situazione oggi nel Regno Unito così come era la situazione in Italia ai tempi dello Statuto Albertino, anch’esso carta costituzionale modificabile con legge ordinaria.
    Mi rafforza nella mia idea il testo che Lei ha linkato, nel pezzo in cui si afferma che:

    “Because of the doctrine of parliamentary sovereignty, the Supreme Court is much more limited in its powers of judicial review than the constitutional or supreme courts of some other countries. It cannot overturn any primary legislation made by Parliament.[3] However, it can overturn secondary legislation if, for example, that legislation is found to be ultra vires of the powers in primary legislation allowing it to be made”

    La Corte Suprema inglese è quindi “molto più limitata nei suoi poteri di revisione giuridica delle corti supreme o costituzionali di altri Paesi”
    Insomma ha funzioni che non sono neanche lontanamente paragonabili con quelle della Corte Costituzionale italiana.

    Lei è stato tratto in inganno dal nome pomposo della corte e da una conoscenza non specialistica del diritto costituzionale.
    Ciò che mi lascia davvero interdetto è invece la assoluta passività da parte di commentatori anche autorevoli che hanno trascurato un aspetto così importante.

    Ringraziandola ancora per la sua cortese risposta resto a sua disposizione per eventuali approfondimenti.

    Arnolfo Spezzachini

    • Tutto vero, e contrariamente a quanto lei crede tutto ben noto da tempo anche ai non addetti ai lavori come me. Ma i giudici della suprema corte inglese lavorano a tempo pieno, e probabilmente di piu’ dei membri della nostra Corte Costituzionale, i quali non sono noti per ammazzarsi di lavoro. Il fatto è che non c’e’ nessun membro dell’ ordine giudiziario inglese che guadagni nemmeno lontanamente quanto si guadagna nella nostra corte costituzionale (o in cassazione, sospetto, se mai la cassazione si degnerà di rendere pubblici gli emolumenti totali). Il resto sono dettagli.
      Se comunque non le piace l’ esempio inglese, prenda quello americano. O vuole sostenere che la Corte Suprema statunitense non ha avuto alcuna influenza sulla storia degli Stati Uniti, e per questo si meritano di guadagnare meno della metà dei nostri?
      Cordialmente
      Roberto Perotti

      • Arnolfo Spezzachini

        Caro Professore, ho verificato quanto da Lei affermato.

        1) I giudici inglesi lavorano molto di più di quelli italiani.

        La Corte suprema inglese ha inserito ad oggi, dal momento della sua creazione nel 2009, nella lista dei casi decisi 363 decisioni.
        Nello stesso periodo la Corte Costituzionale italiana ha emesso poco più di 1500 decisioni.
        Sulla base dei numeri quindi i giudici italiani lavorano poco meno di cinque volte di più dei giudici inglesi.

        2) Nessun giudice inglese guadagna nemmeno lontanamente quanto si guadagna nella nostra corte costituzionale.
        Lei però dimentica che nessun giudice inglese ha funzioni neppure lontanamente paragonabili a quelle di un giudice costituzionale.

        Mi scusi se sono rimasto sull’argomento iniziale ma disperdere il discorso aprendo anche la medesima questione al riguardo di Corti costituzionali statunitensi e canadesi o Corte di cassazione italiana mi sembrava il mezzo migliore per non arrivare ad alcuna conclusione.
        Su quanto ci siamo detti finora ho preparato comunque due righe.

        Ancora grazie per la pazienza e la collaborazione.
        A presto

        Arnolfo Spezzachini

        • errare e’ umano, perseverare …..

          Il numero delle sentenze e’ irrilevante, per tre motivi. Primo, se proprio vogliamo essere precisi dovremmo vedere quanto sono lunghe… Secondo, anche questo criterio non sarebbe sufficiente: bisognerebbe vedere quanto ci si mette a scriverle. Terzo, persino questo criterio non e’ sufficiente: bisognerebbe vedere chi le scrive. E’ ben noto che i giudici della Corte Costituzionale italiana raramente redigono la gran parte delle sentenze.

          Infine, c’e’ un criterio abbastanza chiaro. E’ ben noto che i giudici della Corte Costituzionale solitamente vanno a casa il giovedi pomeriggio (primo pomeriggio, per l’ esattezza).

          “Lei però dimentica che nessun giudice inglese ha funzioni neppure lontanamente paragonabili a quelle di un giudice costituzionale.” I giudici della Corte Suprema americana guadagnano molto meno della meta’ dei nostri. Eppure se il criterio e’ l’ importanza storica delle decisioni, allora mi pare non ci sia confronto: i giudici americani hanno deciso sulla schiavitu’, sui diritti umani, sull’ aborto, e su miriadi di decisioni di enorme impatto.
          Cordiali saluti
          Rpberto Perotti

  27. GianLuigi Miglio

    Allora facciamo tutte le lezioni in streaming, così basta 1 solo prof per tutta l’italia per ogni materia. anzi ancora meglio le registriamo così siamo a posto per diversi anni.
    Eccoti servita lo smart working…. più risparmio di così….

    • Marcello

      E’ evidente il suo pregiudizio rispetto agli statali. Nessuno sta parlando di fare solo le lezioni in streaming. Si sta parlando di fare quel lavoro che può essere fatto a casa. Se devo preparare una lezione o leggermi un articolo scientifico o scriverlo posso farlo anche da casa.

  28. sergio firpo

    ho qualche esperienza del sistema scolastico inglese per essere stato visitor teacher di una grammar school del Kent.gli insegnanti sono organizzati per gruppo ognuno diretto da un supervisore,i contributi previdenziali per il pensionamento sono in maggior parte a carico del personale(quindi si spiega la diversità di stipendio base),sono disciplinati da un dirigente scolastico e da un board di cui fa parte la rappresentanza locale,dopo l’acquisizione del titolo di idoneità sono assunti tramite inserzioni pubbliche su giornali e superamento delle prove davanti al board. I titoli necessari all’ accesso all’insegnamento non sono specifici alla materia insegnata come nel nostro sistema anche se spesso un semplice MA non è sufficiente ma va arricchito con altre specializzazioni. Anche in GB i docenti preparano le lezioni a casa.

Lascia un commento

Non vengono pubblicati i commenti che contengono volgarità, termini offensivi, espressioni diffamatorie, espressioni razziste, sessiste, omofobiche o violente. Non vengono pubblicati gli indirizzi web inseriti a scopo promozionale. Invitiamo inoltre i lettori a firmare i propri commenti con nome e cognome.

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén